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Giancarlo Baghetti

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Giancarlo Baghetti
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
Automobilismo
CategoriaFormula 1, Campionato mondiale vetture sport, ETCC, 24 Ore di Le Mans, 12 ore di Sebring, Targa Florio
RuoloPilota
Termine carriera29 agosto 1968
Carriera
Carriera in Formula 1
Esordio2 luglio 1961
Stagioni1961-1967
ScuderieItalia (bandiera) FISA 1961
Italia (bandiera) Sant Ambroeus 1961
Ferrari 1962
A-T-S 1963
Italia (bandiera) Centro Sud 1964
Brabham 1965
Regno Unito (bandiera) Reg Parnell Racing 1966
Lotus 1967
Miglior risultato finale9º (1961)
GP disputati21
GP vinti1
Podi1
Punti ottenuti14
Giri veloci1
Carriera in Campionato del mondo sportprototipi
Esordio25 marzo 1961
Stagioni1961-1968
ScuderieFerrari 1961-1962
Germania Ovest (bandiera) Porsche 1963
Italia (bandiera) Scuderia Centro Sud 1964
Italia (bandiera) Abarth Corse 1964
Ferrari 1964
Stati Uniti (bandiera) Kleiner Racing Enterprises 1965
Ferrari 1965
Italia (bandiera) Abarth Corse 1966
Ferrari 1966
Italia (bandiera) Autodelta 1967
Stati Uniti (bandiera) NART 1967
Stati Uniti (bandiera) Algar Enterprises 1968
Italia (bandiera) Autodelta 1968
GP disputati25
Podi3
 

Giancarlo Baghetti (Milano, 25 dicembre 1934Milano, 27 novembre 1995) è stato un pilota automobilistico e giornalista italiano di Formula 1.

Fu l'unico pilota, ad eccezione di Nino Farina che vinse la prima gara di Formula 1 della storia valida per il mondiale, e Johnnie Parsons che vinse la 500 Miglia di Indianapolis 1950 (all'epoca parte del calendario iridato di Formula 1), a vincere un Gran Premio di Formula 1 all'esordio assoluto, imponendosi in occasione del Gran Premio di Francia 1961.

Ritenuto da molti addetti dell'epoca uno dei grandi talenti dell'automobilismo,[1] non riuscì del tutto a mantenere le brillanti aspettative degli esordi, non andando mai oltre il nono posto ottenuto nella classifica piloti del mondiale 1961.

Fu attivo anche nei campionati a ruote coperte, vincendo il Campionato europeo turismo nella categoria Divisione 1 nel 1966. Giunse inoltre secondo nell'edizione 1962 della Targa Florio.

Giancarlo Baghetti nacque in una famiglia benestante, visto che il padre Italo, fondatore e proprietario degli Stabilimenti Metallurgici Accorsi & Baghetti, era un imprenditore dell'industria siderurgica. Fin da giovanissimo si appassionò all'automobilismo.[2] Nel 1956 cominciò a prendere parte a gare in salita con un'Alfa, ottenendo diversi successi e ben figurando alla Mille Miglia di quell'anno.[3]

Passato alle competizioni a ruote scoperte nel 1959, l'anno seguente si impose all'attenzione degli addetti ai lavori con diverse vittorie in Formula Junior e con la conquista della Coppa FISA, a seguito del quale la Federazione italiana decise di affittargli una vettura per correre un Gran Premio di Formula 1 nel 1961, preferendolo a Lorenzo Bandini e dando inizio a una rivalità fra i due.[3]

L'esordio e l'anno in Ferrari (1961-1962)

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L'esordio di Baghetti in Formula 1 avvenne, alla guida della vettura messagli a disposizione dalla FISA, al Gran Premio di Siracusa, gara extra campionato, in cui stupì gli addetti ai lavori qualificandosi al secondo posto e vincendo la gara, davanti a piloti ben più esperti, come Dan Gurney e Jack Brabham.[4] Tre settimane dopo Baghetti riuscì a ripetersi al Gran Premio di Napoli. L'esordio in una gara valida per il campionato avvenne il 2 luglio 1961 nel Gran Premio di Francia, favorito sia dai due successi conquistati che dalla decisione di Olivier Gendebien di abbandonare la Ferrari.[4] Al volante di una Ferrari 156 F1 messa a disposizione dalla Federazione Italiana Scuderie Automobilistiche dopo la vittoria della Coppa l'anno precedente, pur essendosi piazzato in 12ª posizione durante le qualifiche, Baghetti vinse il gran premio.

Baghetti a Monza nel 1962

Nel 1961 Baghetti partecipò ad altri due Gran Premi, sempre su Ferrari 156 della Scuderia Sant Ambroeus di Eugenio Dragoni: quello di Gran Bretagna e quello d'Italia. In entrambe le occasioni fu costretto al ritiro, dopo essere partito rispettivamente al 19º e 6º posto. Sul circuito brianzolo, Baghetti segnò il suo unico giro più veloce in carriera.

Visti i buoni risultati ottenuti, per il 1962 venne assunto come pilota ufficiale della Ferrari.[3] L'annata si rivelò, per un insieme di fattori, molto difficile e Baghetti non riuscì a replicare i successi dell'anno precedente. All'esordio stagionale ottenne subito un quarto posto in Olanda e giunse quinto in Italia. Il suo miglior risultato fu comunque un secondo posto al Gran Premio del Mediterraneo, gara non valida per il campionato. A fine anno Baghetti decise di seguire Phil Hill ed altri ferraristi, tra cui l'ingegner Carlo Chiti, alla A-T-S dopo che questi avevano lasciato la Ferrari.

Il passaggio alla A-T-S e gli ultimi anni (1963-1967)

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L'esperienza alla A-T-S partì con grandi aspettative, visti anche gli ingenti finanziamenti di cui sembrava inizialmente disporre la scuderia, ma i contrasti tra i soci interni, che portarono all'uscita dal team di Giovanni Volpi e Jaime Ortiz Patino, ridimensionarono notevolmente il budget.[5] La progettazione della vettura inoltre partì in ritardo e, vista la perdita dei finanziatori, non erano possibili grandi sviluppi.[5] Baghetti prese parte a cinque Gran Premi, accusando sempre pesanti distacchi e concluse solo una gara in 15ª posizione, staccato di 23 giri.

Nel 1964 Baghetti approdò alla Scuderia Centro Sud ma, alla guida di una BRM P 57, non ottenne piazzamenti nei 6 gran premi disputati.

Tra il 1965 ed il 1967, Baghetti corse tre gran premi senza risultati.

Partecipò anche alla Targa Florio cogliendo due secondi posti nelle edizioni del 1962 e 1966.

Dopo il ritiro

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Nel 1967, mentre assisteva al Gran Premio di Monaco, fu protagonista di un notevole atto di coraggio: fu tra i primi (insieme all'amico principe Juan Carlos) a soccorrere Lorenzo Bandini, intrappolato nella sua Ferrari in fiamme.

Dopo il ritiro dall'agonismo fu per anni, fino alla morte (avvenuta nel 1995 per un cancro), condirettore della rivista automobilistica Auto Oggi.

Da fine anni settanta ai primi anni novanta, fu testimonial per Fiat Auto Spa, impegnato nel ruolo di collaudatore e recensore dei veicoli del gruppo.

Nei primi anni ottanta fu opinionista nel programma di Rai 2 Blitz di Gianni Minà, al cui interno venivano trasmesse, tra le altre cose, anche le dirette dei gran premi di Formula 1.

È morto il 27 novembre 1995, all'età di 61 anni a causa di un cancro.[6]

Baghetti riposa nel cimitero monumentale di Milano,[7] nell'edicola familiare sulla quale spicca il grande gruppo bronzeo L'Elevazione della Croce[8] opera di Gianni Remuzzi.[9]

Risultati in Formula 1

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1961 Scuderia Vettura Punti Pos.
FISA[10]
Sant Ambroeus
Ferrari 156 1 Rit Rit 9
1962 Scuderia Vettura Punti Pos.
Ferrari Ferrari 156 F1 4 Rit 10 5 5 11º
1963 Scuderia Vettura Punti Pos.
A-T-S ATS Tipo 100 Rit Rit 15 Rit Rit 0
1964 Scuderia Vettura Punti Pos.
Scuderia Centro Sud BRM P57 10 8 12 Rit 7 8 0
1965 Scuderia Vettura Punti Pos.
Brabham Brabham BT7 Rit 0
1966 Scuderia Vettura Punti Pos.
Reg Parnell Racing Ferrari 246 F1-66 NC 0
1967 Scuderia Vettura Punti Pos.
Lotus Lotus 49 Rit 0
Legenda 1º posto 2º posto 3º posto A punti Senza punti/Non class. Grassetto – Pole position
Corsivo – Giro più veloce
Squalificato Ritirato Non partito Non qualificato Solo prove/Terzo pilota

Risultati completi alla 24 Ore di Le Mans

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Anno Classe Gomme Vettura Squadra Co-piloti Giri Pos.
Assol.
Pos. di
Classe
1961 S
3.0
12 D Ferrari 250 GT SWB
Ferrari 3.0L V12
Ferrari Francia (bandiera) Fernand Tavano 163 DNF DNF
1962 E
3.0
27 D Ferrari 268 SP
Ferrari 2.6L V8
Ferrari Italia (bandiera) Ludovico Scarfiotti 230 DNF
1964 P
5.0
22 D Ferrari 275 P
Ferrari 3.3L V12
Ferrari Italia (bandiera) Umberto Maglioli 69 DNF DNF
1965 P
1.6
40 D Ferrari Dino 166 P
Ferrari Dino 1.6L V6
Italia (bandiera) Dino Italia (bandiera) Mario Casoni 2 DNF DNF
1967 P
5.0
25 G Ferrari 412 P
Ferrari 4.0L V12
Stati Uniti (bandiera) NART Messico (bandiera) Pedro Rodríguez 144 DNF DNF
1968 P
2.0
41 D Alfa Romeo T33/2
Alfa Romeo 2.0L V8
Italia (bandiera) Autodelta Italia (bandiera) Nino Vaccarella 150 DNF DNF
  1. ^ Boyd, pp. 34-35.
  2. ^ Cristiano Chiavegato, L'addio a Baghetti un campione di stile, in La Stampa, 28 novembre 1995, p. 33.
  3. ^ a b c Giovanni Notaro, Giancarlo Baghetti, ufficiale e gentiluomo, su omniauto.it. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  4. ^ a b (EN) Felix Muelas, Mattijs Diepraam, A bright light that faded quickly, su forix.com, agosto 1999. URL consultato il 19 gennaio 2015.
  5. ^ a b ATS la caduta degli angeli ribelli, su autosprint.corrieredellosport.it, 20 marzo 2013. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  6. ^ Future Internet Editorial Office, Acknowledgement to Reviewers of Future Internet in 2019, in Future Internet, vol. 12, n. 1, 20 gennaio 2020, pp. 18, DOI:10.3390/fi12010018. URL consultato il 13 novembre 2024.
  7. ^ Comune di Milano, App di ricerca defunti Not 2 4get.
  8. ^ Codex, Pavia (IT) - http://www.codexcoop.it, Scultura - Monumento sepolcrale - Edicola Famiglia Baghetti - Gianni Remuzzi - Milano - Cimitero Monumentale, Non identificato – Fotografie – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 febbraio 2017.
  9. ^ Michela Valotti, Gianni Remuzzi (1894-1951): l'onestà della scultura, con una biografia inedita di Giuliana Donati Petténi, Bergamo/Bione, Ateneo di scienze lettere ed arti di Bergamo; Edizioni Valle Sabbia, 2019, pp. 134-136, ISBN 978-88-97690-21-4.
  10. ^ Al Gran Premio di Francia 1961.
  • Maxwell Boyd, Automobilismo, traduzione di P. Balsamo, Milano, Sepel, 1963.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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