[go: up one dir, main page]

Vai al contenuto

Tunisia

Coordinate: 34°N 10°E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Tunisia
(AR) حرية، نظام، عدالة (Ḥurrīyah, Niẓām,ʿAdālah)
(IT) Libertà, Ordine, Giustizia
Tunisia - Localizzazione
Tunisia - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completoRepubblica di Tunisia
Nome ufficiale(AR) الجمهورية التونسية
Lingue ufficialiarabo[1]
Altre linguefrancese[2], berbero
CapitaleTunisi
Politica
Forma di governoRepubblica presidenziale[3]
In precedenza:
Repubblica semipresidenziale (2011-2022)
Repubblica semipresidenziale a partito unico (1987-2011)
PresidenteKaïs Saïed
Primo ministroKamel Madouri
Indipendenzadalla Francia, 20 marzo 1956
Ingresso nell'ONU20 marzo 1956
Superficie
Totale163 610 km² (92º)
% delle acque5,0%
Popolazione
Totale12 351 444[4] ab. (2023) (79º)
Densità69 ab./km²
Tasso di crescita1,010% (2023)
Nome degli abitantitunisini
Geografia
ContinenteAfrica
ConfiniAlgeria, Libia
Fuso orarioUTC+1
Economia
Valutadinaro tunisino
PIL (nominale)50 842[5] milioni di $ (stima 2023) (96º)
PIL pro capite (nominale)4 070[5] $ (stima 2023) (112º)
PIL (PPA)167 244[5] milioni di $ (stima 2023) (69º)
PIL pro capite (PPA)13 497[5] $ (stima 2019) (100º)
ISU (2023)0,745 (alto) (97º)
Fecondità2,0 (2010)[6]
Varie
Codici ISO 3166TN, TUN, 788
TLD.tn, تونس.
Prefisso tel.+216
Sigla autom.TN
Lato di guidaDestra (↓↑)
Inno nazionaleḤumāt al-Ḥima, Ala Khalidi
Festa nazionale20 marzo
Tunisia - Mappa
Tunisia - Mappa
Evoluzione storica
Stato precedente Regno di Tunisia
 

La Tunisia (in arabo تونس?, Tūnis; AFI: [ˈtuːnɪs]ascolta), ufficialmente Repubblica di Tunisia (in arabo الجمهورية التونسية?, Al-Jumhūriyyah at-Tūnisiyya ascolta), è lo Stato più settentrionale dell'Africa. Fa parte della regione del Maghreb del Nordafrica. Confina con l'Algeria a ovest, la Libia a sud-est ed è bagnata dal Mar Mediterraneo a nord e ad est. Presenta i siti archeologici di Cartagine risalenti al IX secolo a.C., così come la Grande moschea di Qayrawan.

Conosciuta per la sua architettura antica, i souk e le coste blu, copre un'area di 163.610 km² (63.170 miglia quadrate) e ha una popolazione di 12,1 milioni. Contiene l'estremità orientale delle montagne dell'Atlante e le propaggini settentrionali del deserto del Sahara; gran parte del suo territorio rimanente è terra coltivabile. La sua capitale e città più grande è Tunisi, che si trova sulla costa nord-orientale e dà il nome al paese.

La lingua ufficiale della Tunisia è l'arabo moderno standard. La stragrande maggioranza della popolazione tunisina è araba e di fede musulmana. L'arabo volgare tunisino è la lingua più parlata, mentre Il francese funge da lingua amministrativa, utilizzata anche nell'istruzione superiore e nel commercio.

La Tunisia fa parte della Lega araba, dell'Unione africana e dell'Organizzazione della cooperazione islamica. Mantiene stretti rapporti con gli Stati Uniti, la Francia e l'Unione europea, con i quali ha stipulato un accordo di associazione nel 1995, denominato Processo di Barcellona.[7]

Tra il 1956 e il 2011, la Tunisia era de facto uno Stato monopartitico, dominato da tre partiti secolari uno successore dell'altro: prima il Neo-Dustur, poi il Partito Socialista Desturiano e infine il Rassemblement Constitutionnel Démocratique (RCD), sotto la guida prima di Habib Bourguiba e poi, a seguito del colpo di Stato del 1987, da Zine Ben Ali.

Nel 2011, la rivoluzione dei Gelsomini, provocata dal malcontento generale verso il governo di Ben Ali, la mancanza di libertà e di democrazia, portò alla caduta del regime di Ben Ali, catalizzando il più ampio movimento della Primavera Araba in tutta la regione. Poco dopo, il 26 ottobre 2014 si sono tenute le prime elezioni parlamentari democratiche, che hanno visto la vittoria elettorale del partito laico Nidaa Tounes con 85 seggi nell'assemblea su 217.[8][9] A novembre dello stesso anno furono organizzate le elezioni presidenziali.

Dal 2014 al 2020 la Tunisia venne considerata l'unica democrazia del mondo arabo dall'Economist Intelligence Unit e definita come una "democrazia imperfetta".[10]

In seguito a varie proteste contro il Governo Mechichi, per la malagestione della pandemia da COVID-19 e la crisi economica, il 25 luglio 2021 il presidente Saïed sospese il parlamento, licenziò il primo ministro[11], consolidando il proprio potere in quello che Ennahda e gli oppositori hanno definito un "colpo di Stato".[12] Dopo il "Golpe" Saied ha sciolto il consiglio della magistratura tunisina, accusato di corruzione e ha ordinato l'arresto di diversi esponenti politici.[13]

Dopo il referendum costituzionale del 2022, la Tunisia è diventata una repubblica presidenziale.[14][15][16]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Tunisia.

La Tunisia è stata abitata fin dalla preistoria: la presenza umana è documentata fin dal paleolitico. I suoi primi abitanti noti furono tribù berbere. Sintetizzando millenni di storia tunisina bisogna ricordare il conflitto interetnico tra i berberi sedentari e gli arabofoni nomadi, avvenuto fra il XII e il XIV secolo.

Il rapporto fra queste due culture, sul piano del potere politico, è stato sempre squilibrato a sfavore della cultura berbera. La comunità berberofona, ad oggi, è una minoranza pari all'un per cento della popolazione totale[17].

I domini cartaginesi prima delle guerre puniche.
Prima tetrarchia dell'Impero romano.
Sito archeologico di Cartagine

Nell'814 a.C. fu fondata Cartagine per mano dei fenici; dopo le Guerre puniche Cartagine passò sotto la conquista romana, dove conobbe un periodo di grande prosperità. Si svilupparono fortemente l'agricoltura e l'urbanizzazione.

La regione corrispondente oggi alla Tunisia era considerata parte della regione Libica per tutta l'antichità.

L'influenza della cultura di Roma portò anche con sé l'influenza del Cristianesimo; non è possibile stabilire la data di inizio della diffusione ma ai tempi di Tertulliano e Cipriano, la Chiesa nell'area dell'odierna Tunisia appare già organizzata; Agostino d'Ippona afferma che il cristianesimo si diffuse dapprima nelle comunità ebraiche di Susa, Cartagine ed Utica. Cartagine, centro principale, subì varie persecuzioni da parte dell'impero romano: i martiri scillitani (180), Perpetua e Felicita e compagni (203), Cipriano (258), i martiri di Abitina (304).

Il cristianesimo si diffuse fra la popolazione romanizzata, poco e tardivamente presso le popolazioni berbere. Nel corso del III secolo a Cartagine si indissero concili: nel 220 con 70 vescovi; tra 236 e 240 con più di 80 e con oltre 100 nel 256. La maggior parte di questi proveniva da territori della Tunisia odierna.

La Chiesa tunisina fornì forti personalità alla culture teologica in lingua latina quali Tertulliano, Cipriano ed Agostino. Grande il contributo degli "africani" dei primi secoli quali Vittore Vitense, Quodvultdeus di Cartagine e Fulgenzio di Ruspe. La Chiesa cartaginese annoverò tre papi: Vittore I (189-199), Milziade (311-314) e Gelasio I (492-496).

Dinastie islamiche

[modifica | modifica wikitesto]

A metà del VII secolo iniziò la penetrazione degli arabi e della loro nuova religione, l'Islam. Furono loro necessarie sei spedizioni, la prima nel 647, la seconda nel 661, la terza nel 670, la quarta nel 688, la quinta nel 695 e la sesta nel 698-702, per strappare il paese ai Bizantini e insediarvisi stabilmente, spezzando anche la resistenza dei Berberi. Proprio nel 670 gli invasori arabi fondano Qayrawan.

Con la conversione dei Berberi all'Islam (702), l'antica Provincia Africa diventò Ifriqiya nella lingua dei nuovi dominatori. Sebbene il popolo berbero avesse adottato la religione degli invasori, non fu mai disposto ad accettarne il dominio, tanto da aderire in massa al Kharigismo e a iniziare una serie di rivolte che durarono fino all'arrivo dei Turchi ottomani.

Regno di Sicilia (XII secolo).

Dopo la dinastia degli Aghlabidi, soggetta ai califfi sunniti (IX secolo), proprio l'Ifriqiya vide la nascita (909) della dinastia sciita dei Fatimidi (fondatori arabi di Mahdiya, l'attuale Mahdia), loro prima capitale (nel 921). Nella prima metà del XII secolo le città della costa furono occupate dal Regno di Sicilia. Nel 1159-1160 tutta la regione cadde sotto il dominio degli Almohadi, berberi provenienti dal Marocco e dall'Algeria, che unificarono tutto il Maghreb.

Tuttavia, già nel 1228 se ne rese autonoma la dinastia berbera degli Hafsidi, che regnò fino al XVI secolo, quando, in risposta alle crescenti pressioni del Regno di Spagna, si realizzò gradualmente la conquista da parte dei turchi ottomani che si completò nel 1574. Gli ottomani tuttavia furono sempre pochi e costretti a delegare il potere amministrativo a notabili locali, riservandosi l'autorità militare. Nel 1705 venne fondata la dinastia Husaynide (o Husseinide), i cui esponenti regnarono come Bey di Tunisi fino al 1957.

Lo stesso argomento in dettaglio: Protettorato francese in Tunisia.

Nel 1881 la Tunisia fu assoggettata a protettorato francese anche se formalmente rimase retta dal Bey fino al 1956.

Il 12 maggio 1881, in seguito all'invasione militare da parte di truppe francesi, fu firmato il Trattato del Bardo. La Francia, già da 50 anni installata in Algeria, con tale atto bloccò le mire dell'Italia che già contava la colonia europea più numerosa con un insediamento di agricoltori provenienti principalmente dalla Sicilia. La Francia mirava allo sfruttamento delle risorse naturali (agricole e minerarie), quindi investì nella costruzione delle reti di trasporto (stradale, ferroviario e navale) soprattutto in funzione di tale progetto.

La feroce resistenza anticoloniale durò per tutti i 75 anni di dominazione francese, alimentata e poi diretta dagli allievi delle prime scuole e università moderne. La guidò il Partito della Libera Costituzione (Ḥizb al-Ḥurr al-Dustūrī) (1920), poi soppiantato dal più radicale Néo-Destour, (1934), (dal 1964 Partito Socialista Costituzionale). Nel 1938 il governo francese proclamò lo Stato d'assedio in tutta la Colonia, segnando così l'inizio la lotta per l'Indipendenza della Tunisia.

La seconda guerra mondiale coinvolse la Tunisia dal giugno 1940 al maggio 1943. In seguito alla sconfitta francese da parte della Germania hitleriana, in base al Secondo armistizio di Compiègne (22 giugno 1940) la Tunisia diventò parte del regime di Vichy. Dall'ottobre-novembre 1942 la Tunisia venne occupata dai tedeschi e dagli italiani in ritirata pressati dall'8ª Armata britannica proveniente dall'Egitto e dalle divisioni americane provenienti dal Marocco. L'11-13 maggio 1943 le forze dell'Asse, comandate dal generale italiano Messe, in assenza di rifornimenti e rimpiazzi e circondate da soverchianti forze nemiche, si arresero a Capo Bon.

Il 31 luglio 1954 il primo ministro francese Pierre Mendès France s'impegnò, in un discorso a Cartagine, a riconoscere l'autonomia tunisina. Tahar Ben Ammar del Destour divenne primo ministro a Tunisi.
L'anno seguente, il 3 giugno: le convenzioni firmate da Mendès-France e Ben Ammar inaugurarono l'autonomia tunisina; i colloqui proseguirono in vista dell'indipendenza. Il 20 marzo 1956 il Trattato del Bardo venne abrogato. In seguito a quest'evento la Tunisia venne dichiarata indipendente. Alle elezioni dell'8 aprile il Néo-Destour ottenne il 95% dei voti: Habib Bourguiba (1903-2000), esponente del Néo-Destour divenne Primo Ministro. Il 3 agosto la Tunisia abrogò il doppio regime (coranico e civile) nei tribunali e progressivamente attuò lo stesso nelle scuole. Il 13 agosto fu approvato il Codice dello statuto della persona (CSP), che di fatto emancipava le donne (divieto della poligamia, necessità di un'età minima e del reciproco consenso per il matrimonio, abolizione del dovere di obbedienza della sposa, sostituzione del divorzio al ripudio, solo maschile). Cinque mesi dopo fu vietato l'uso dell'hijab nelle scuole e sette mesi dopo alle tunisine è stato pienamente riconosciuto il diritto di voto.

Repubblica e regimi

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Tunisia dal 1956.

Il 25 luglio 1957, avvenne la proclamazione della Repubblica. L'Assemblea Costituente dichiarò decaduta la dinastia Husaynide. Si elesse un consiglio costituzionale che attribuì a Bourguiba le funzioni di Presidente della Repubblica.
Il 1º giugno 1959 venne adottata la prima Costituzione repubblicana, che confermò la natura laica dello Stato. Preceduta in primavera dalle prime elezioni municipali, l'8 novembre si tennero, unitamente a quelle parlamentari, le prime elezioni presidenziali e venne eletto Bourguiba, unico candidato.
All'inizio del 1963, Bourguiba inaugurò la fase socialista, come necessaria allo sviluppo, ma in seguito a ciò la Francia azzerò gli aiuti allo sviluppo, temendo un'influenza della Tunisia sugli Stati facenti parte del Patto Atlantico. Il 15 ottobre le truppe francesi lasciarono il porto di Biserta, ultima loro base nel Paese. Nel 1970 Bourguiba cominciò a chiudere la fase socialista.
Il 26 gennaio 1978, "Giovedì nero" ci fu uno sciopero generale proclamato dal sindacato UGTT e ai disordini che seguirono, la polizia rispose brutalmente, sparando sui manifestanti, su ordine del presidente: alcune centinaia furono i morti.[senza fonte]

L'anno seguente in seguito alla firma degli accordi di Camp David fra Egitto e Israele (settembre 1978), la Lega araba trasferì la sua sede a Tunisi; ritornerà al Cairo nel settembre-ottobre 1990.
Al congresso del PSD del 1981 Bourguiba aprì al pluralismo politico: i primi due partiti di opposizione (MSD e PUP) furono legalizzati il 19 novembre 1983.
Tra la fine del 1983, e il gennaio 1984, l'annuncio di un aumento del prezzo del pane e dei cereali generò violente manifestazioni spontanee; la repressione causò un centinaio di morti, ma il 6 gennaio il presidente annunciò alla televisione il mantenimento dei prezzi.[senza fonte]

Il 7 novembre 1987 il generale Zine El-Abidine Ben Ali, Primo ministro dal 1º ottobre, depose il presidente Bourguiba per senilità con un colpo di Stato[18] "medico", favorito fra l'altro dall'Italia[19]. Il generale costruì un regime autoritario, fondato sul sopruso ed intriso di corruzione, ponendo fidati collaboratori nei ruoli di dirigenza e costruendo leggi elettorali truffa, le quali gli permisero di ottenere dei risultati plebiscitari nelle elezioni degli anni seguenti.[senza fonte]

La rivoluzione dei Gelsomini

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Rivoluzione dei Gelsomini.

Il 17 dicembre 2010 un giovane ambulante, Mohamed Bouazizi, si diede fuoco davanti al palazzo del Governatorato di Sidi Bouzid a seguito della volontà delle autorità di revocargli la licenza. Quest'episodio portò alla nascita della Primavera Araba, un insieme di movimenti popolari che si svilupparono in diverse nazioni arabe.

Il 14 gennaio 2011 si dimise il presidente Ben Ali, il quale andò all'estero. Le sommosse popolari in Tunisia del 2010-2011 contro il carovita furono una miccia. Ad assumere provvisoriamente la presidenza, secondo la costituzione tunisina di allora, fu il presidente della Camera Fouad Mebazaâ, inaugurando un'incerta fase transitoria[20]. Un mese dopo circa, il 6 febbraio il ministro degli Interni tunisino annunciò la cessazione delle attività del partito del deposto presidente Ben Ali, l'RCD (Rassemblement Constitutionnel Democratique), con la chiusura di tutte le sedi del partito.

Il 23 ottobre 2011 si sono svolte le elezioni per l'Assemblea costituente della Tunisia che hanno visto la netta affermazione del partito islamico moderato Ennahda, seguito dal Congresso per la Repubblica. Il difficile cammino costituente, caratterizzato da tensioni anche tra i partiti si è concluso con alcune intese, che hanno permesso di mantenere un quadro politico-istituzionale.

Il 26 gennaio 2014 è entrata in vigore una nuova Costituzione (vedi democrazia islamica), contenente garanzie di libertà ed uguaglianza, principi di tutela delle tradizioni e un'"introduzione rivoluzionaria" dei "nuovi diritti".

Le elezioni legislative per l'attribuzione dei 217 seggi previsti per l'Assemblea del Popolo (il Parlamento tunisino) si sono tenute senza incidenti e contestazioni in Tunisia il 26 ottobre 2014.[21] La propaganda elettorale ha avuto inizio dal 4 ottobre 2014.[22] Esse sono state le prime elezioni[23] giudicate a livello internazionale sostanzialmente rispettose delle tradizioni democratiche parlamentari e realmente multipartitiche. Le prime libere elezioni presidenziali dopo l'indipendenza della Tunisia, tenutesi in due turni il 23 novembre e il 21 dicembre 2014, hanno dato la vittoria a Beji Caid Essebsi.

Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Tunisia.

La Tunisia è il più orientale e più piccolo dei tre Stati disposti lungo la catena montuosa dell'Atlante. È uno degli Stati del Maghreb, come il Marocco, l'Algeria e la Libia. La sua capitale, decentrata rispetto al resto del territorio nazionale, è Tunisi, nel nord del paese.

Il 40% della sua superficie è occupato dal deserto del Sahara, mentre gran parte del territorio restante è composta da terreno particolarmente fertile e circa 1.300 km di coste facilmente accessibili.

Il paese possiede una rete idrografica scarsamente sviluppata. Il fiume Medjerda, lungo 365 km, nasce in Algeria ma si snoda per ¾ del suo percorso in territorio tunisino prima di sfociare a nord della Tunisia.

Il clima si presenta mediterraneo di tipo subtropicale sulle coste, con inverni miti ed estati calde e secche, mentre è di tipo tropicale arido o desertico all'interno, con temperature estive molto elevate (oltre 45 °C - 47 °C) e precipitazioni scarse. Sulle coste il caldo estivo è relativamente limitato dalle brezze marine, in cui si hanno generalmente temperature di circa 35 °C, mentre quando il vento soffia dal deserto, la temperatura può diventare opprimente. A Tunisi, invece, le temperature estive diventano elevate e fastidiose a causa dell'elevata umidità presente.

Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali protette della Tunisia.

In Tunisia ci sono 12.351.444 di abitanti (2023) per la maggioranza araba; ci sono tuttavia anche minoranze berbere e di origine europea, quest'ultime costituite principalmente da francesi (22 000 nel 2011[24]) e italiani (oltre 3 000 nel 2011[25]).

Crescita demografica in Tunisia dal 1961 al 2011

Nonostante la maggioranza (circa il 98%) dell'odierna popolazione tunisina parli arabo e si identifichi nella cultura araba, sarebbe assolutamente errato dedurne un'origine etnica proporzionale. Analisi genetiche condotte tra popolazioni berberofone e arabofone della Tunisia e del Nordafrica hanno mostrato un'unità di fondo nordafricana, per cui la popolazione deve essere considerata principalmente di etnia berbera arabizzata[26] (solo in alcune parti si è riscontrato un DNA derivante dagli antenati fenici)[senza fonte].

Una minoranza che si trova nel paese è quella ebraica, concentrata per lo più a Tunisi e nell'isola di Gerba, molto ridottasi da quando il Paese ha ottenuto l'indipendenza dalla Francia.

Tunisini residenti all'estero[27]

[modifica | modifica wikitesto]

I tunisini residenti all'estero sono 4 milioni, la maggior parte dei quali in Europa, principalmente in Francia (61 028 nel 1968[28]; 598 504 nel 2009) ed in Italia (48 909 nel 1998[29]; 152 721 nel 2009).

Tunisini residenti all'estero (2009)
Francia (bandiera) Francia 598 504
Italia (bandiera) Italia 152 721
Libia (bandiera) Libia 87 177
Germania (bandiera) Germania 85 532
Belgio (bandiera) Belgio e Lussemburgo (bandiera) Lussemburgo 20 752
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita 18 582
Algeria (bandiera) Algeria 16 402
Canada (bandiera) Canada 15 272
Emirati Arabi Uniti (bandiera) Emirati Arabi Uniti 13 842
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti 13 726
Svizzera (bandiera) Svizzera 13 109
Lo stesso argomento in dettaglio: Arabo tunisino.
Lingue parlate durante l'Impero Romano d'Oriente, (VI secolo).

La maggior parte della popolazione parla arabo. Molto parlato è anche il francese, soprattutto nelle città; in alcune località del sud e dell'isola di Gerba sono parlate varianti del berbero.

La Tunisia è lo Stato del Maghreb più omogeneo sul piano linguistico dal momento che la quasi totalità della popolazione parla la lingua araba, che è la lingua ufficiale del Paese. L'arabo tunisino è la variante locale della lingua araba - o più correttamente un continuum linguistico di dialetti, per il quale non esiste nessun organo di normalizzazione - che è parlato al di fuori dei contesti formali.

Durante il protettorato francese in Tunisia, la lingua francese si impose attraverso le istituzioni, in particolare l'educazione, che divenne un forte fattore di diffusione. A partire dall'indipendenza, il Paese si è arabizzato anche se l'amministrazione, la giustizia e l'insegnamento restano bilingui, così come la conoscenza di lingue europee da parte della popolazione è fortemente condizionata dalla televisione e dal turismo.

Al di là delle stime fornite dal governo tunisino, l'Organizzazione internazionale della francofonia ha affermato che il numero di persone aventi una certa conoscenza del francese è di circa 8,5 milioni, corrispondenti al 75% della popolazione.

Lo stesso argomento in dettaglio: Religioni in Tunisia.

Circa il 98,6%[30] della popolazione è di religione musulmana. Oltre alla minoranza di fede ebraica (0,8%)[31][32], è presente anche una piccola componente di credenti di fede cristiana (0,6%).

Ordinamento dello Stato

[modifica | modifica wikitesto]

Una nuova Costituzione è entrata in vigore il 26 gennaio 2014. Essa è composta da 149 articoli ed organizza la forma di Stato della Tunisia come liberal democratica ed indica nella forma di governo una Repubblica semipresidenziale.

Freedom House, secondo il suo rapporto "Freedom in the World 2015", classifica la Tunisia come uno stato politicamente libero, unico caso nel mondo arabo, con un punteggio di 1 sulla scala dei diritti politici e 3 su quella dei diritti civili.

Il potere legislativo è affidato all'Assemblea dei Rappresentanti, composta da 150 membri eletti a suffragio universale. La nuova Carta introduce inoltre due nuove istituzioni per la Tunisia: la Corte Costituzionale e il CSM.

Nel 2015 il Quartetto per il dialogo nazionale tunisino ricevette il Premio Nobel per la pace per essere riuscito a trovare un accordo tra i partiti d'opposizione e per aver redatto una costituzione dal carattere democratico, la prima che sancisce la libertà di culto e la libertà della donna nel mondo arabo.

Suddivisioni amministrative

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Governatorati della Tunisia e Municipalità della Tunisia.

La Tunisia è suddivisa in 5 regioni (minṭaqa, in arabo ﻣﻨﻄﻘـة?/iklim, in arabo إقليم?) con 24 governatorati (wilāyāt, in arabo ﻭلاﻳـة?), che prendono il nome dalle città capoluogo. Ciascun governatorato è retto da un governatore nominato dal Presidente. Le province sono a loro volta suddivise in "municipalità", che raggruppano diversi comuni o "consigli rurali". La più piccola suddivisione amministrativa è l'ʿimadat.

Città principali

[modifica | modifica wikitesto]
Rovine di Cartagine.
Posizione Città Popolazione Governatorato
1 Tunisi
638 845[33]
Tunisi
2 Sfax
330 440
Sfax
3 Susa
221 530
Susa
4 Ettadhamen-Mnihla[34]
142 953[35]
Ariana
5 al-Qayrawan
139 070
al-Qayrawan
6 Gabès
130 984
Gabès
7 Biserta
136 917[36]
Biserta
8 Ariana[34]
114 486[35]
Ariana
9 Gafsa
105 264
Gafsa
10 El Mourouj[34]
104 586
Ben Arous

Ordinamento scolastico

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Istruzione in Tunisia.

Sino al 1958, l'istruzione in Tunisia era disponibile solo per una piccola minoranza, il 14% della popolazione. Adesso è certamente considerata una delle priorità del governo tunisino.

Una delle più rinomate università tunisine è l'Università Ez-Zitouna[37], fondata nel 737 d.C. : è una delle più antiche istituzioni universitarie del mondo islamico. Modernizzata, dopo l'indipendenza della Tunisia, il 20 marzo 1956. A Tunisi e nella sua area metropolitana sono attive numerose università, pubbliche e private, tra le quali l'Université de Tunis El Manar, l'Université de Tunis, l'Université del La Manouba (sita nell'omonimo quartiere nella periferia sud-occidentale della città), l'Université del Carthage ecc. Esistono anche diverse istituzioni universitarie al di fuori dell'area metropolitana, per esempio a Sfax, Gabés, Kairouan ecc. Le istituzioni accademiche private normalmente recano nel nome l'aggettivo "privée" (privato/privata).

Sistema sanitario

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Forze armate della Tunisia.

Le Forze Armate tunisine sono articolate in Esercito, Marina e Aeronautica. In Tunisia è in vigore il servizio militare obbligatorio della durata di un anno, con impiego nelle Forze Armate o nei servizi tecnici di sostegno alle stesse.[38] Fin dagli anni Sessanta le Forze Armate tunisine sono state impiegate in missioni di mantenimento della pace all'estero, in Africa o in Paesi francofoni anche extrafricani (come Cambogia e Comore) sotto l'égida dell'ONU o dell'Unione Africana. Attualmente esse partecipano alla missione MONUSCO (MONUSCO#Forze impegnate) nella Repubblica Democratica del Congo.

Lo stesso argomento in dettaglio: Politica della Tunisia.

Diritti umani

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Condizione della donna in Tunisia e Diritti LGBT in Tunisia.
Lo stesso argomento in dettaglio: Economia della Tunisia.
Oliviero di Sfax.

La Tunisia si colloca all'81º posto nel mondo con un PIL nominale di 45.407 milioni di dollari USA; negli anni 90 l'economia è cresciuta in media del 5% tanto che il paese ha oggi un sistema economico diversificato che va dall'agricoltura, al settore industriale (minerario, fatturiero, e dei prodotti chimici) fino al turismo che rappresenta il 7% del PIL; per quanto riguarda l'agricoltura molto rilevanti per le esportazioni sono l'olivicoltura, la viticoltura, la frutticoltura (pesche, albicocche, prugne, mele, pere, datteri e mandorle della regione di Sfax) e l'orticoltura (pomodori); l'allevamento è prevalentemente ovino e caprino. Il settore industriale è composto principalmente dall'industria dell'abbigliamento e delle calzature, la produzione di parti per automobili e macchine elettriche; lo Stato è riuscito inoltre ad attrarre numerose aziende e multinazionali come Airbus e Hewlett-Packard, che danno lavoro ad un cospicuo numero di addetti; nel 2009 il settore turistico dava lavoro ad oltre 370 000 persone; il primo partner della Tunisia nel commercio è l'Unione Europea; ostacolo all'economia tunisina è rappresentato dalla disoccupazione che colpisce soprattutto i giovani. Possiede anche risorse del sottosuolo, tra cui gas e petrolio, non ancora adeguatamente sfruttate[39].

Al prodotto interno lordo (PIL) l'agricoltura contribuisce per il 16%, l'industria per il 28,5%, e i servizi per il 55,5%. In particolare:

  • agricoltura e industria alimentare: la Tunisia produce ed esporta cereali (mais, frumento, avena), olive e olio di oliva, frutta (in particolare arance e datteri); possiede inoltre una notevole flotta da pesca, che entra frequentemente in concorrenza con i pescherecci italiani.
  • industria: si produce molto per l'esportazione, grazie al basso costo della manodopera: i settori industriali prevalenti sono quelli di trasformazione di prodotti alimentari, il tessile, e dagli anni 2010 è in netto aumento l'estrazione e la trasformazione di prodotti petroliferi. Inoltre la Tunisia è un grande produttore di fosfati (il 6º nel mondo).
  • turismo: settore d'importanza crescente, con circa 5 milioni di visitatori nel 2004.
    I luoghi più frequentati sono Hammamet, Monastir, Nabeul, Susa, Jerba dove sorgono numerosi villaggi con animazione; il deserto del Sahara a sud e i siti archeologici come Cartagine, El Jem, Bulla Regia o Dougga.

I principali partner commerciali della Tunisia sono, nell'ordine: la Francia, l'Italia, la Libia, la Germania, il Belgio e la Spagna (dati 2003).

Il tasso di disoccupazione è alto (14,1%, stime 2007), anche a causa dell'alta natalità (crescita annua dello 0,99%), che fa sì che la metà della popolazione abbia oggi meno di 15 anni.
Anche per questo, la Tunisia è uno dei paesi mediterranei a forte emigrazione, e l'Italia, da cui la separano solo 71 km da Pantelleria e 110 dalla Sicilia, è la seconda destinazione dei migranti tunisini, almeno in transito: in Italia i cittadini tunisini con permesso di soggiorno erano oltre 152 000 nel 2009.

Lo stesso argomento in dettaglio: Autostrade in Tunisia.
L'autostrada A3 per Bizerta.

La rete stradale raggiunge tutti i governatorati della Tunisia. Le strade sono divise in tre categorie principali: Strade nazionali (RN Route nationale), strade regionali (RR Route regionale) e strade locali (RL Route locale).

La rete autostradale è composta da tre autostrade in esercizio: La A1 che collega la capitale al confine libico, la A3 per l'Algeria e la A4 per Bizerta. Nel 2022 sono iniziati i lavori per una quarta autostrada (la A2).

Ferrovie e tranvie

[modifica | modifica wikitesto]
La stazione di Tunisi.

La Tunisia possiede una rete ferroviaria che utilizza due differenti tipi di scartamento, normale e metrico, frutto delle differenti tipologie di costruzione essenzialmente volte allo sfruttamento delle risorse minerarie, la cui costruzione iniziò dal 1871.

Nel 2017 la rete ferroviaria tunisina risulta composta di 23 linee per un totale di 2167 km dei quali:

La rete "grandi linee" della SNCFT (Société Nationale des Chemins de Fer Tunisiens) mantiene i seguenti collegamenti ferroviari[40]:

Oltre alla storica linea TGM, dal 1985 è in corso di realizzazione una Metropolitana leggera a scartamento di 1435 mm a Tunisi. La prima linea fu operativa tra Tunisi e Ben Arous. Nel 2003 è stata creata la Société des transports de Tunis detta anche Transtu. Anche la linea storica TGM sarà sostituita da una nuova linea "metroleggera" il cui completamento è previsto per il 2021[41]

Collegamenti marittimi

[modifica | modifica wikitesto]
Vista sul porto di Tunisi.

I collegamenti marittimi internazionali sono operati dal porto della capitale Tunisi verso le città italiane di Trapani, Palermo, Salerno, Civitavecchia e Genova e verso la città francese di Marsiglia.

Linea Durata media Tipologia Traffico Compagnia
Tunisi - Trapani 7h commerciale passeggeri e veicoli sospesa
Tunisi - Palermo 12h commerciale passeggeri e veicoli Grimaldi Lines, Grandi Navi Veloci, CTN Ferries
Tunisi - Salerno 22h commerciale passeggeri e veicoli Grimaldi Lines
Tunisi - Civitavecchia 19h commerciale passeggeri e veicoli Grimaldi Lines
Tunisi - Genova 24h commerciale passeggeri e veicoli SNCM, CTN Ferries, Grandi Navi Veloci
Tunisi - Marsiglia 23h commerciale passeggeri e veicoli Corsica Linea, SNCM, CTN Ferries
Traghetto al porto di Sfax diretto alle isole Kerkenna.

I trasporti nazionali tra il paese e le isole Kerkenna è operato dalla compagnia di traghettamento Sonotrak che collega il porto di Sfax con l'approdo di Sidi Yousuf, mentre dal piccolo porto di Djorf partono i traghetti per Gerba. Operatori turistici locali offrono un servizio di linea tra il porti di Sfax e Gabès verso l'isola di Gerba[42].

Linea Durata Tipologia Traffico Compagnia
Sfax - Sidi Youssef (Isole Kerkenna) 1h commerciale passeggeri e veicoli So.No.Tra.K[43]
Sfax - Houmt Souk (Gerba) 2h 30min turistico passeggeri Babour Express[42]
Gabes - Houmt Souk (Gerba) 1h 30min turistico passeggeri Babour Express
Djorf - Ajim (Gerba) 30min commerciale passeggeri e veicoli --
Lo stesso argomento in dettaglio: Turismo in Tunisia.

Il turismo rappresenta circa il 7% del PIL. Importanti centri turistici attrezzati sono Jerba, Hammamet, Susa e la capitale Tunisi per il mare. Mentre se si vuole esplorare il deserto del Sahara è consigliato visitare le città di Matmata, Tozeur e Douz. I turisti vengono principalmente da Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Serbia e Russia.

Teatro Comunale di Tunisi.
Lo stesso argomento in dettaglio: Letteratura tunisina.
Abu l-Qasim al-Shabbi.

Nel corso del xx secolo si affermò l'opera di uno dei maggiori poeti del mondo arabo Abu l-Qasim al-Shabbi (1909-1934).

Storia e filosofia

[modifica | modifica wikitesto]

In campo storiografico e filosofico spicca soprattutto la figura di Ibn Khaldun, noto, in particolare, per l'opera Muqaddima (1377).

Un genere di musica tradizionale popolare è rappresentato dal Mezwed.

Strumenti musicali noti sono la darabouka e l'oud.

Nell'ambito musicale, tra i cantanti tunisini più noti spiccano, tra gli altri, Safia Chamia, anche attrice, Latifa e Dhafer Youssef.

Tra i gruppi musicali tunisini, progressive metal, spiccano i Myrath.

Patrimoni dell'umanità

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Patrimoni dell'umanità della Tunisia.

La Tunisia può vantare l'iscrizione di diversi siti inseriti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, tra cui:

In campo cinematografico ricordiamo la regista e sceneggiatrice Kaouther Ben Hania, il cui film L'uomo che vendette la sua pelle, è stato, nel 2021, il primo film tunisino candidato per l'Oscar al miglior film straniero. Nel 2023 un altro film di Kaouther Ben Hania dal titolo Quattro figlie è entrato nella Short-list dei nove candidati per l'Oscar al miglior film straniero. Altro film noto della regista è La bella e le bestie (2017). Tra gli altri registi ricordiamo Abdellatif Kechiche. Tra i film documentari ricordiamo Rouge Parole, (sulla Rivoluzione dei Gelsomini), film del regista tunisino Elyes Baccar, premiato per il miglior documentario "Finestre sul mondo" nel 2012, al Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina di Milano.

Tunisia nello spazio

[modifica | modifica wikitesto]
  • 22 marzo 2021: viene lanciato Challenge-1, il primo satellite tunisino[44].
Stadio Olympico di Radès.

Lo sport più popolare è il calcio. Fra i trofei vinti dalla Nazionale di calcio della Tunisia spicca la Coppa delle Nazioni Africane del 2004; in quella edizione la Tunisia era il Paese ospitante e ha ottenuto la vittoria battendo in finale il Marocco per 2-1. L'attuale capocannoniere della Nazionale tunisina è Issam Jemâa con 36 reti. I club di calcio più importanti sono Espérance Sportive de Tunis, Étoile Sportive du Sahel, Club Africain, Club Sportif Sfaxien.

Nel nuoto ricordiamo la figura di Oussama Mellouli, vincitore di diversi ori mondiali, tra cui quello ai Campionati mondiali di nuoto 2009, disputatisi a Roma.

Giochi olimpici

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Tunisia ai Giochi olimpici.

Il primo oro olimpico per la Tunisia fu conquistato nei 5000 metri piani da Mohamed Gammoudi, ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968.

La prima medaglia olimpica per la Tunisia, invece, risale a Tokyo 1964 e la vinse Habib Galhia, medaglia di bronzo, nel pugilato.

Pallacanestro

[modifica | modifica wikitesto]
La finale di campionati africani di pallacanestro 2017 nel palazzetto dello sport di Rades.

La Nazionale di pallacanestro tunisina ha vinto 3 Campionati africani maschili di pallacanestro (2011, 2017 e 2021). Nel 2011 è stata la prima nazione nordafricana a partecipare al Campionato mondiale maschile di pallacanestro.

Salah Mejri è il primo ed unico giocatore tunisino e arabo a giocare nel NBA.

La Nazionale di pallavolo maschile della Tunisia è la squadra più titolata del Campionato africano maschile di pallavolo, contando 11 titoli.

La Nazionale di pallamano maschile della Tunisia è la squadra più titolata del Campionato africano di pallamano maschile, con ben 10 titoli continentali.

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina tunisina.

I piatti principali della gastronomia tunisina sono il couscous, il tajine, la mulukhiyya, la meshweyya, il brik, l'osbane, la chorba, il mlawi, il lablabi, il mergez.

Fra i dolci si annoverano le samsa, le adlia, la baklawa, i kaak Anbar, i Kaak Tressé, i Mlabes, i machmoum, i miniardise jiljlane e i makroud.

Relativamente alle bevande, la Tunisia produce sia vini bianchi che rossi.

Rossi
Bianchi

Per quanto riguarda i liquori, sono prodotti localmente il Thibarine ed il Boukha; esiste poi una bevanda chiamata Laghmi che consiste in linfa di palma estratta e servita senza alcun trattamento.

Il calendario islamico è lunare pertanto le festività islamiche non hanno giorni stabiliti per tutti gli anni.

Le principali sono:

Mentre le feste nazionali sono:

Data Nome Significato
1º gennaio Capodanno Celebrazione internazionale dell'inizio di un nuovo anno
14 gennaio Festa della Rivoluzione e della Gioventù Celebrazione della Rivoluzione dei Gelsomini, nel 2011
20 marzo Festa dell'indipendenza (عيد الإستقلال) Indipendenza dalla Francia, nel 1956
9 aprile Giorno dei Martiri Repressione delle manifestazioni nazionaliste da parte delle truppe francesi, nel 1938
1º maggio Festa del Lavoro Ricorrenza internazionale della festa dei lavoratori
24 giugno Anniversario della fondazione dell'Esercito Nazionale Istituzione dell'Esercito Nazionale Tunisino
25 luglio Festa della Repubblica Proclamazione della Repubblica di Tunisia, nel 1957
13 agosto Festa della Donna e della Famiglia Promulgazione del Codice dello statuto della persona, nel 1956
15 ottobre Festa dell'Evacuazione Partenza delle ultime truppe francesi dalla base di Biserta, nel 1963
  1. ^ L'articolo 1 della Costituzione afferma: «La Tunisia è uno stato libero, indipendente, sovrano, la cui religione è l'islam e la cui lingua è l'arabo. Il suo ordinamento è quello repubblicano».
  2. ^ Seconda lingua parlata da buona parte della popolazione e prevalente nell'amministrazione, nell'educazione e nell'economia; La Francophonie dans le monde (PDF), su Organisation Internationale de la Francophonie, p. 16. URL consultato il 7 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2012).
  3. ^ Youssef Siher, Tunisia, varata la nuova Costituzione: presidenzialismo e accentramento del potere, così Saied si assicura il controllo del Paese, su ilfattoquotidiano.it, Il Fatto Quotidiano, 22 agosto 2022. URL consultato il 10 settembre 2022.
  4. ^ National Institute of Statistics-Tunisia, su ins.nat.tn, National Institute of Statistics-Tunisia, 12 settembre 2014. URL consultato il 12 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2015).
  5. ^ a b c d (EN) World Economic Outlook Database, April 2019, su IMF.org, Fondo Monetario Internazionale. URL consultato il 22 maggio 2019.
  6. ^ Tasso di fertilità nel 2010, su data.worldbank.org. URL consultato il 12 febbraio 2013 (archiviato il 23 febbraio 2013).
  7. ^ Tunisian Partnership with Western Europe, su web.archive.org, 12 marzo 2012. URL consultato il 19 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 12 marzo 2012).
  8. ^ Tunisia, vince Nidaa Tounes, partito anti-islamista - Mondo, su Agenzia ANSA, 30 ottobre 2014. URL consultato il 19 dicembre 2022.
  9. ^ (EN) Secularist Nidaa Tounes party wins Tunisia election, in BBC News, 30 ottobre 2014. URL consultato il 19 dicembre 2022.
  10. ^ (EN) Democracy Index 2021: the China challenge, su Economist Intelligence Unit. URL consultato l'8 gennaio 2023.
  11. ^ Il presidente tunisino ha licenziato il premier e congelato il Parlamento, su Agi. URL consultato il 5 gennaio 2023.
  12. ^ Tunisia, il presidente Saied licenzia il premier e congela il Parlamento - Africa, su Agenzia ANSA, 26 luglio 2021. URL consultato il 5 gennaio 2023.
  13. ^ Presidente Tunisia scioglie Csm, lavora a riorganizzazione - Mondo, su Agenzia ANSA, 6 febbraio 2022. URL consultato il 5 gennaio 2023.
  14. ^ redazione@ispionline.it, Referendum in Tunisia: la vittoria di Saied, su ISPI, 26 luglio 2022. URL consultato il 5 gennaio 2023.
  15. ^ Giulia Gozzini, Silvia Colombo, Giulia Gozzini-Silvia Colombo, Il referendum autoritario che vuole cambiare la Costituzione tunisina, su Affari Internazionali - Politica ed economia estera, 20 luglio 2022. URL consultato il 5 gennaio 2023.
  16. ^ ilfattoquotidiano.it, https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/08/22/tunisia-varata-la-nuova-costituzione-presidenzialismo-e-accentramento-del-potere-cosi-saied-si-assicura-il-controllo-del-paese/6766952/.
  17. ^ Boukous, Ahmed (1988). Le berbère en Tunisie, EDB 4, citato in Brugnatelli, Vermondo (2006). I berberi (PDF) (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2011)., p. 28
  18. ^ (EN) Coups in Africa, su projects.voanews.com. URL consultato il 23 febbraio 2024.
  19. ^ Vincenzo Nigro, Tunisia, il golpe italiano "Sì, scegliemmo Ben Alì", in La Repubblica, 11 ottobre 1999 (archiviato il 27 marzo 2019).
  20. ^ Colpo di Stato in Tunisia, il premier assume il potere (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2016)., AGI-Agenzia giornalistica italiana.
  21. ^ Tunisie : les législatives fixées au 26 octobre et la présidentielle au 23 novembre, in Jeune Afrique, 25 giugno 2014. URL consultato il 28 ottobre 2014 (archiviato il 18 marzo 2015).
  22. ^ Campaigning begins for Tunisia's parliamentary elections, in Asharq Al-Awsat, 5 ottobre 2014. URL consultato il 7 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2014).
  23. ^ Tunisia begins landmark election race, AFP, 4 ottobre 2014. URL consultato il 19 ottobre 2014 (archiviato il 20 ottobre 2014).
  24. ^ L'inquiétude des Français de Tunisie (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2011)., TF1 News, 16/01/2011
  25. ^ Italiani nel mondo, Preoccupati i connazionali in Tunisia (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2011)., ItaliachiamaItalia, 12/01/2011
  26. ^ «The lack of differentiation between North African Arabs and Berbers has also been observed using other genetic markers such as classical markers (Bosch et al. 1997); autosomal STRs (Bosch et al. 2000), Alu insertion polymorphisms (Comas et al. 2000); and Y-chromosome lineages (Bosch et al. 2001).. This pattern suggests that the Arabization of the area was mainly a cultural process, rather than a demographic replacement of the Berber populations that inhabited the region where the Arabic expansion took place.» (Fadhlaoui-Zid et al. 2004: 231).
  27. ^ (ARFR) La communauté tunisienne à l'étranger en 2008 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2011). (Fonte: Ministero degli Affari Esteri della Tunisia), Office des Tunisiens à l'Etranger (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2009)..
  28. ^ Quid 2003, Géographie humaine de la France - Nationalité des Étrangers, p. 624, b.
  29. ^ Rapporto della Caritas 1998, su arab.it (archiviato il 22 luglio 2011).
  30. ^ Dati CIA, su cia.gov (archiviato il 12 giugno 2007).
  31. ^ (FR) Sito degli ebrei tunisini (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2010).
  32. ^ HARISSA.COM: di Elia Boccara, su harissa.com. URL consultato il 9 ottobre 2009 (archiviato il 4 gennaio 2009).
  33. ^ 3 980 500 nell'area metropolitana
  34. ^ a b c Parte dell'area metropolitana di Tunisi
  35. ^ a b (FR) Portail de données de la Tunisie, Analyse de Données
  36. ^ (FR) Municipalité de Bizerte (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2010)..
  37. ^ https://educativ.net/universities/tunisia/university-ez-zitouna/
  38. ^ (FR) Concept du service national, su csn.defense.tn. URL consultato il 27 luglio 2019 (archiviato il 27 luglio 2019).
  39. ^ Copia archiviata, su globalproject.info. URL consultato il 25 agosto 2017 (archiviato il 18 luglio 2017).
  40. ^ Copia archiviata, su sncft.com.tn. URL consultato il 31 dicembre 2017 (archiviato il 30 dicembre 2017).
  41. ^ Gouvernorat de Tunis : Méga – Projets de 700 milliards pour moderniser le transport d’ici 2021, in Tunisia today. URL consultato il 27 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2012).
  42. ^ a b Sito Babour Express.. URL consultato il 30 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2021).
  43. ^ Sito Sonotrak, orari..
  44. ^ Spazio: lanciato Challenge One, primo satellite tunisino - Cronaca - ANSAMed.it
  • K. Fadhlaoui-Zid, S. Plaza, F. Calafell e M. Ben Amor, Mitochondrial DNA Heterogeneity in Tunisian Berbers, in Annals of Human Genetics, 68:3, 2004, pp. 222–233, ISSN 0003-4800 (WC · ACNP). Ed. online ISSN 1469-1809 (WC · ACNP).
  • Kenneth J. Perkins, Tunisia. La via pacifica all'indipendenza, traduzione di Camilla Pieretti, Trieste, Beit casa editrice, 2014, ISBN 978-88-95324-33-3.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN134854386 · ISNI (EN0000 0001 2110 2127 · LCCN (ENn79065220 · GND (DE4061206-5 · BNF (FRcb11865659f (data) · J9U (ENHE987007564238105171 · NDL (ENJA00573914
  Portale Nordafrica: accedi alle voci di Wikipedia che parlano del Nordafrica