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Farmacista

professione

Il farmacista è il professionista sanitario specialista del farmaco e di tutti i prodotti per la salute e il benessere, che si occupa della preparazione, fabbricazione e del controllo dei medicinali, nonché della corretta dispensazione, della giusta posologia, aderenza alla terapia ed effetti collaterali dei farmaci (compresi presidi medico-chirurgici ed alimenti destinati a fini medici speciali). Esso ha specifiche competenze in farmacologia pura e applicata, chimica farmaceutica pura e applicata, tossicologia e analisi chimiche, fisiche, biologiche, microbiologiche e tecnologiche su tutti i prodotti per la salute in qualunque matrice, anche ambientale.

Disponendo di una specifica competenza scientifica, è autorizzato a consigliare in materia di farmaci ed a svolgere funzioni epidemiologiche, preventive e di educazione sanitaria presso la popolazione. Il farmacista esercita la professione in laboratori di ricerca, controllo e analisi, patologia clinica e biochimica clinica, farmacologia e tossicologia, igiene e salute pubblica, farmacia comunitaria, parafarmacia, farmacia ospedaliera, industria farmaceutica, cosmetica, nutraceutica, alimentare ed è protagonista in tutti i settori che prevedono la presenza del farmaco e dei prodotti per la salute (cosmetici, dietetici e nutrizionali, erboristici, diagnostici e chimico-clinici, presidi medico-chirurgici, articoli sanitari, ecc.).[1]

 
Farmacia conventuale al Museo della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.
 
Giuramento per farmacisti in epoca borbonica e sabauda

Età antica

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Nell'antica Grecia i rhizotómoi (ῥιζοτόμοι) ricercavano e curavano con erbe e radici, così come nell'antica Roma dove nascevano le prime vere e proprie farmacie (Tabernae medicinae) nelle quali la figura del Pharmacotriba non esercitava più la medicina ma vendeva rimedi medicamentosi e realizzava medicamenti composti prescritti da medici. Un noto medico, botanico e farmacista greco fu Dioscoride, vissuto nel I secolo dopo Cristo a Roma al tempo dell'imperatore Nerone.

Medioevo

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I monasteri medievali, ampliandosi e diffondendosi, organizzarono i loro ospitia con la necessità di creare artigianali "officine farmaceutiche", che vennero dotate di splendidi orti botanici. Attigui alla spezieria sorgevano infatti i cosiddetti giardini dei semplici, dove i monaci potevano coltivare ogni sorta di pianta medicinale e sperimentarne poi l'azione terapeutica servendosene immediatamente. Pionieri di queste pratiche furono i monaci itineranti irlandesi e anglosassoni che fondarono monasteri con "orti dei semplici" anche sul continente, come dimostra la pianta del monastero di San Gallo in Svizzera.

Nel mondo arabo esistevano trattati per farmacia già prima del VII secolo e gli Arabi erano noti per i loro studi nel settore medico e farmacologico (basti ricordare il nome di Avicenna) e "ciò permise l’apertura a Bagdad tra il 699 e il 765 d.C. delle prime farmacie intese in senso moderno e la compilazione, per la preparazione dei farmaci di vari “antidotari” e “dispensari” che svolsero il ruolo delle future farmacopee"[2].

In Italia la figura del farmacista (lo speziale o rizotomo), fino al XII secolo considerata un tutt'uno nella professione del medico, iniziò ad affermarsi dal XIII secolo come professionista autonomo grazie soprattutto alla volontà dell'imperatore Federico II di Svevia. Quest'ultimo, imperatore e sovrano colto ed illuminato del Regno di Sicilia, fondatore dell'Università di Napoli che ancora oggi porta il suo nome, promosse fortemente la cultura araba e stimolò gli studiosi ad occuparsi di matematica, scienze naturali ed alchimia.

 
Stemma dell'Arte dei Medici e degli Speziali, corporazione fiorentina a cui appartenne anche Dante Alighieri

Fu Federico II che separò e regolamentò l'esercizio della professione medica e quella dello speziale, definendone i rapporti e vietando loro ogni forma di associazione (Scuola Medica Salernitana). Il paragrafo 46 delle Costituzioni Melfitane prescrive: "Il medico non potrà esercitare la farmacia ne far società con un preparatore". Questi "confectionari" dovranno prestar giuramento ed eseguire gli ordini dei medici senza frode e le loro "staciones" dovranno occupare il territorio secondo un disegno precostituito (pianta organica). Ben presto anche in altre zone d'Italia, come in Toscana (a Firenze e Siena), in Veneto (a Padova e Venezia), nonché a Roma, Genova, etc., furono fissati i principi fondamentali che regolamentavano la professione ("statuti delle Arti degli Speziali"). A Venezia nel 1258 venne promulgato il Capitolare dei Medici e degli Speziali in cui vennero stabilite norme precise per gli speziali, quali la preparazione di medicine secondo l'arte e le norme dell'Antidotario, il divieto di prescrivere medicine e la sorveglianza dei Consoli della Giustizia su questa attività.[3] Nel 1400 la "Corporazione degli Speziali" era già considerata una fra le più importanti nella società dell'epoca ed era compresa tra le sette Arti Maggiori. Nel 1498 uscì il primo Ricettario Fiorentino imposto dallo Stato, anche se redatto dai Collegi Professionali, e nel Ducato di Milano, sotto il dominio spagnolo, uscì la prima Farmacopea nel 1668.[4] A Padova nel 1545 venne fondato il primo orto botanico universitario[5].

In Svizzera Paracelso nello stesso periodo cominciò ad estrarre dalle droghe i loro principi attivi e introdusse in terapia l’uso di sostanze minerali di sintesi (tartaro emetico). Con Paracelso terminò il periodo dell'alchimia: il suo scopo non era più la ricerca alchemica dell'oro, ma la preparazione razionale delle medicine. Nacque così la cosiddetta iatrochimica, cioè la chimica applicata alla medicina per ottenere nuovi medicamenti di sintesi.[6]

Dalle teorie di Paracelso venne influenzata la chimica dei due secoli successivi, tutta incentrata sulla teoria del "flogisto" (ovvero quella parte della materia che si riteneva, tra l'altro, fosse responsabile dalla combustione delle sostanze). L'aria, allora considerata come una indefinita sostanza inerte, aveva per i chimici del tempo l'unica funzione di assorbire il flogisto durante la combustione. I numerosi esperimenti sui gas e sui passaggi di stato della materia, condotti perlopiù da insigni figure di farmacisti (ad esempio Scheele, Lemery, Rouelle), contribuirono a smontare la teoria del flogisto e ad aprire la strada alla chimica moderna.[6]

Età moderna

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Nell'età moderna Malpighi e Redi provvidero ad introdurre anche nella medicina il metodo scientifico, schiudendo la strada alla farmacologia come scienza autonoma (soprattutto per merito di Rudolf Buchheim, Oswald Schmiedeberg, Claude Bernard e Rudolf Heidenhain).

 
Monumento parigino in cui è ricordata la scoperta del chinino da parte dei farmacisti francesi Pelletier e Caventou

Solo a partire dalla seconda metà del Settecento la chimica cominciò a diventare il principale strumento della terapia farmacologica. Nacquero in quell'epoca i primi trattati di farmacia e le prime farmacopee, inizialmente tutte in latino. L'antica nomenclatura alchemica iniziò così ad essere sostituita da quella chimica. Nella farmacopea Sarda del 1853, tuttavia, accanto ad alcaloidi all'epoca recentemente scoperti come atropina, morfina, codeina, etc., erano ancora annoverati medicamenti obsoleti come la "carne di vipera", considerata per secoli una panacea. Nel ducato di Parma e Piacenza, con la centralizzazione del potere negli Stati moderni nel settecento, venne istituito il Regio-Ducale Protomedicato con un decreto di Filippo di Borbone.[7][8] In questo periodo iniziò a tramontare l'antico nome di speziale ed iniziò ad imporsi quello di farmacista (cioè colui che esercitava l'arte della farmacopea, ovvero della preparazione dei farmaci secondo dettami esclusivamente scientifici).

Età contemporanea

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Nella Francia napoleonica nacque la prima scuola di Farmacia (École de Pharmacie, 1803), presso la quale si formarono anche molti dei maggiori chimici del tempo: fu infatti dal fermento della farmacia a cavallo tra settecento ed ottocento che la chimica cominciò gradualmente a differenziarsi come scienza a sé stante. L'interesse nascente verso la chimica, con particolare riferimento alla ricerca di modelli sempre più complessi in grado di descrivere la composizione della materia, tuttavia spinse i farmacisti dell'epoca, ormai soppiantati dai chimici puri in questa branca della scienza, ad indirizzarsi verso campi in cui potessero ancora esercitare le proprie competenze autorevolmente. Essi quindi ripresero ad occuparsi di un aspetto tradizionale della loro professione: la ricerca di principi attivi da fonti naturali, servendosi finalmente dei nuovi strumenti che la chimica del tempo metteva a disposizione. È in questo modo che i farmacisti dell'Ottocento diedero un contributo fondamentale allo sviluppo della chimica organica, della chimica farmaceutica e della farmacologia: grazie all'estrazione, all'isolamento, all'identificazione chimica e terapeutica di un arsenale di sostanze sempre più ampio e potente (alogeni, alcaloidi, glicosidi).

Allo stesso tempo, specialmente in Germania, i progressi della chimica pratica misero a disposizione dei farmacisti la possibilità di produrre direttamente i farmaci ricorrendo a metodi sintetici sempre più perfezionati. Nacque così la moderna industria chimica e farmaceutica.[9] Negli anni dello sviluppo dell'industria chimica infatti molti farmacisti (come Francesco Angelini, Archimede Menarini, Carlo Erba, Franco Dompè e Giacomo Chiesi) fondarono, partendo dai laboratori delle loro farmacie, le prime industrie farmaceutiche, molte delle quali ancora oggi in attività.

Nel mondo

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Spilla dell'ordine dei farmacisti con il "caduceo"

In Italia per poter diventare farmacista occorre frequentare il corso di laurea in farmacia o in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche (CTF). Sono entrambe delle lauree magistrali a ciclo unico della durata di 5 anni e prevedono la frequenza obbligatoria per alcune discipline, l'accesso è a numero programmato. Gli insegnamenti comprendono sia materie di carattere chimico che insegnamenti di tipo biomedico; sono altresì compresi esami teorico-pratici (come le analisi dei medicinali e le tecnologie farmaceutiche, tra cui il laboratorio galenico e dei prodotti fitoterapici, che prevedono esercitazioni di laboratorio ed il successivo superamento di una prova pratica per poter accedere all'orale) nonché un periodo semestrale di tirocinio (da svolgere presso una farmacia pubblica, privata od ospedaliera, o presso un'azienda farmaceutica).

Fino all'anno accademico 2022/2023, dopo il conseguimento della laurea, per poter esercitare, occorreva conseguire l'abilitazione professionale tramite il superamento dell'esame di stato (in base al principio stabilito per tutte le professioni riconosciute dall'art. 33, quinto comma, della Costituzione), che consentiva di iscriversi al relativo ordine. A partire dall'anno accademico successivo il conseguimento della laurea è diventato abilitante per esercitare la professione di farmacista. I laureati in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche e in farmacia hanno anche diritto di accedere all'esame di stato per esercitare la professione di chimico.

Il Farmacista può perfezionarsi in svariati settori del mondo farmaceutico, tra cui la farmacia clinica, farmacologia, patologia, biochimica, scienze degli alimenti, farmacognosia, tossicologia, microbiologia, genetica, fitoterapia, cosmesi e galenica.

Farmacisti famosi, loro opere e scoperte principali

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Una tavola dell'Erbario Carrara (XV secolo), una traduzione padovana del "De simplici medicina" di Serapione il Giovane
 
La casa di Scheele e la sua farmacia a Köping
 
Burette di Mohr
 
Ernest Fourneau nei laboratori Poulenc (1909)
  1. ^ Decreto Ministeriale del 16 marzo 2007 - Atti Ministeriali MIUR, su attiministeriali.miur.it. URL consultato il 27 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2013).
  2. ^ Roberto Colonna, Antonella Piscitelli e Vincenzo Iadevaia, Una breve storia della farmacologia occidentale, in Giornale Italiano di Farmacia Clinica, vol. 33, n. 2, 1º aprile 2019, pp. 86–106. URL consultato il 25 ottobre 2019.
  3. ^ Saggi di storia della farmacia dalle origini al XX secolo, a cura di Antonio Corvi e Claudio Ronco, edizioni L. I. R.. 2016, Piacenza, pag. 17-18.
  4. ^ Saggi di storia della farmacia dalle origini al XX secolo, a cura di Antonio Corvi e Claudio Ronco, edizioni L. I. R.. 2016, Piacenza, pag. 130.
  5. ^ Orto botanico di Padova
  6. ^ a b Antonio Corvi, La Farmacia italiana dalle origini all'età moderna, Pacini Editore, Pisa 1997
  7. ^ Antonio Corvi, Claudio Ronco, op. cit., pag. 128 - 137.
  8. ^ A Parma, dietro il Duomo, esiste l'antica spezieria di San Giovanni, originaria del XIII secolo e attiva sino al 1776, unico esempio in Italia di farmacia cinque - seicentesca. Ha anche sale affrescate e suppellettili d'epoca. (Emilia Romagna, Touring Editore, 2010, pag. 120).
  9. ^ D. L. Cowen, W. H. Helfand, "La storia della farmacia - Volume 2", Momento Medico, Salerno 1990

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Collegamenti esterni

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