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Uno coi capelli bianchi

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Uno coi capelli bianchi
Commedia in tre atti
AutoreEduardo De Filippo
Lingua originale
GenereTeatro napoletano
Composto nel1935
Prima assoluta26 gennaio 1938
Teatro Quirino di Roma
Personaggi
  • Giambattista Grossi, ricco industriale
  • Teresa, sua moglie
  • Giuseppina, loro figlia
  • Giuliano Grimaldi, marito di Giuseppina
  • Margherita, cameriera
  • D'Attilio, avvocato
  • Bellocore, socio di Grossi
  • Bianca, nipote dei signori Grossi
  • Francesco Zanone, dottore, suo marito
  • Assunta, cameriera
  • Lorenzo Fondini, commendatore
  • Pauselli, barone
  • Portiere
 

Uno coi capelli bianchi è una commedia napoletana in tre atti scritta da Eduardo De Filippo nel 1935, appartenente al filone della "Cantata dei giorni pari".

Storia della commedia

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La commedia segna un punto di svolta cruciale nel percorso teatrale del grande attore napoletano, che compie un passo dal teatro macchiettistico, a un teatro più drammaturgico e ragionato, cimentandosi con i problemi della società italiana del tempo.

Eduardo esordisce in Uno coi capelli bianchi al teatro Quirino di Roma.

Alla fine della commedia, suscitò scalpore una furibonda lite tra vecchi e giovani in merito alle tematiche trattate da De Filippo, il quale fu costretto a scrivere un finale alternativo, per non toccare i sentimenti della classe più anziana, finale che tuttavia non andò mai in scena, per stessa ammissione di Eduardo, che dichiarò di non avere il coraggio di cambiare l'originale[1].

Giambattista Grossi è un ricco industriale in scatolami e pomodori. Egli è causa di tutte le discordie che capitano in casa sua, sempre pronto a mettere sconforto tra suo genero e sua figlia, invidioso della giovinezza dei due sposi. Proprio in una delle sue malefatte appunto, confesserà a sua figlia la relazione occasionale del marito con un'altra donna, ed ella per vendetta ricambierà il tradimento, con la complicità di un amante, distruggendo di fatto il nucleo familiare. Nel finale, messo alle strette dal genero, tenterà di ingannare quest'ultimo, giustificandosi col fatto che come padre, non poteva accettare che sua figlia fosse stata tradita, ottenendo la reazione rabbiosa del giovane che, conoscendo l'indole maligna e beffarda di suo suocero, lo schiaffeggerà furiosamente, lasciandolo in terra. Giambattista, circondato dalla folla di curiosi accorsi per aiutarlo, si lamenterà del fatto di essere stato malmenato, nonostante avesse "i capelli bianchi".

  1. ^ È lo stesso Eduardo a raccontarlo in un'intervista televisiva a Claudio Donat-Cattin (1984)
  • Eduardo De Filippo, Teatro (Volume primo) - Cantata dei giorni pari, Mondadori, Milano 2000, pagg. 955-1058 (con una Nota storico-teatrale di Paola Quarenghi e una Nota filologico-linguistica di Nicola De Blasi)

Collegamenti esterni

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