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Dialetto lucerino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Voce principale: Dialetti della Puglia.
Lucerino
Lucèrìne
Parlato inItalia (bandiera) Italia
Regioni  Puglia
Locutori
Totalecirca 40.000
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue italiche
  Lingue romanze
   Dialetti italiani meridionali
    Dialetti dauno-appenninici
     Lucerino
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
«Tutti l'essere umani nasceno liberi e uguali 'n dignità e diritti. Lore so dotati de ragiune e de cuscienza e hanno agì l'uni verso l'ati pu spirito de fratellanza»

AFI: ['tuttə l'ɛssərə u'manə 'naʃənə 'libərə e u'gwalə n dəgnə'ta e də'rittə. Lorə sɔ də'tatə də ra'giunə e də cu'ʃjɛnt͡sə e 'annə a'd͡ʒi l'unə 'vɛrt͡sə l'atə pu 'spirətə də fratel'lant͡sə]

Dove è parlato il lucerino

Il dialetto lucerino, parlato nella città di Lucera e in alcune località limitrofe, rientra nei dialetti pugliesi settentrionali (dauno-appenninici) facenti parte del gruppo dei dialetti italiani meridionali i quali, a loro volta, sono affini alla lingua napoletana. Nell'impianto generale di derivazione greco-latina, il lucerino ha assorbito vocaboli dall'arabo, dal francese, dallo spagnolo e dal tedesco[1]. Presenta le maggiori affinità con gli altri dialetti dauno-appenninici e con i dialetti garganici.[2]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Lucera.

Dapprima la cultura ellenica di provenienza magno-greca e poi la colonizzazione romana di Lucera hanno influenzato in modo notevole l'idioma cittadino. Sarà comunque il periodo medievale, in particolare le dominazioni saracene ed angioine, a far acquisire al lucerino un carattere molto singolare, con un importante arricchimento lessicale[3], che lo differenziano dagli altri parlati del Tavoliere, dei Monti della Daunia e del Gargano[4]. In opposizione ai Saraceni, attorno al 1275, re Carlo I d'Angiò raccolse, all'interno della fortezza svevo-angioina di Lucera, circa 140 famiglie francoprovenzali, che successivamente si stabilirono nei centri montani di Faeto e Celle di San Vito (nell'alta Valmaggiore), ove è tuttora parlata la lingua francoprovenzale. Tutti questi cambiamenti furono decisivi per lo sviluppo del dialetto lucerino, in particolare il periodo arabo che ha lasciato una notevole impronta nel parlato cittadino, basti pensare alla forma ijà! tuttora usata[5].

Caratteristiche generali

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Per quanto riguarda il vocalismo, si evidenziano alcuni aspetti particolari: la vocale ì, sia in sillaba libera che in posizione rimane intatto, dà sempre i (nide per “nide"; accide per “accide”; ecc.).[6] La vocale È in sillaba aperta di voce piana abbiamo ę (ad esempio gastęmę che significa bestemmia).[6]

Rispetto al consonantismo, il lucerino è caratterizzato dalla presenza di consonanti costrittive o continue[7] e consonanti nasali.[8]

Nel lucerino, gli articoli determinativi sono: u per il maschile singolare, a per il femminile singolare; i per il maschile e femminile plurale, mentre gli articoli indeterminativi sono: nu e na.[9]

Pronomi personali

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Per quanto riguarda i pronomi personali, si segue questo schema:

Pron. Pers. Soggetto Pron. Pers. Oggetto
Forma tonica Forma atona
It. Luc. It. Luc. It. Luc.
1ª p. sg. io io [iə] me mmé mi me [mə]
2ª p. sg. tu tu [tə] te tté ti te
3ª p. sg. lui, egli, esso

lei, ella, essa

isso ['issə]

essa ['essə]

lui, sé

lei, sé

isso ['issə]

essa ['essə]

lo, gli, si

la, le, si

ce

ce

1ª p. pl. noi nuje noi nnuje ci ce
2ª p. pl. voi vuje voi vvuje vi ve
3ª p. pl. loro, essi

loro, esse

lore

lore

loro, sé

loro, sé

llore

llore

li, si

le, si

ce

ce

Gruppo verbale

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Il verbo essere (ESSE), esse
indicativo presente indicativo imperfetto indicativo perfetto indicativo futuro congiuntivo imperfetto condizionale presente
io songo ero fuje sarraggio fosse sarrìa
tu si' jere fusse sarraje fusse sarrisse
isso / essa è / eje fuje fuje sarrà fosse sarrìa
nuje simo èramo fujemo sarrimo fossemo sarrimmo
vuje site èrete fusseve sarrite fusseve sarrisseve
llore sònno èrano fujeno sarranno fossero sarrìeno

Il participio passato è state. Il gerundio è stanno.

Esempi linguistici

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Di seguito alcuni esempi del dialetto lucerino:

  • Alijà, usato per indicare l'atto di sbadigliare per fame o per sonno. Originariamente dal latino halitus, poi dallo spagnolo alear[1];
  • Ijà!, termine arabo, usato come intercalare[10];
  • Mafissce!, esclamazione usata per dire "non ce n'è più, niente", dall'arabo māfīš;
  • Mammalucco, usato per indicare una persona goffa, sciocca, sottomessa. Deriva dall'arabo mamluk (posseduto, schiavo)[1];
  • Scarceofolo (carciofo), dal greco "kyndra" (cinara); poi dall'arabo "kharshuf" (sciocco, minchione, fuoco d'artificio che gira vorticosamente prima di dirigersi verso l'alto)[1].
Il dialetto lucerino rientra nei dialetti dauno-appenninici (IIIa) nel sistema dei dialetti italiani meridionali

Il lucerino è stato utilizzato da diversi poeti locali. Si elencano alcune pubblicazioni.

  • Enrico Venditti, Poesie in dialetto lucerino, Lucera, Catapano, 1965
  • Enrico Venditti, Giuvanne e Frangische, Tip. Catapano, Lucera, 1971
  • Enrico Venditti, U cacc’e mitte, Tip. Catapano, Lucera, 1972
  • Enrico Venditti, A tramúte, Tip. Catapano, Lucera, 1974
  • Enrico Venditti, Tantannarrète, Tip. Catapano, Lucera, 1977
  • Costantino Catapano, Na zènn d lucerin, Lucera, Catapano, 1980, rist. 2004
  • Lella Chiarella, A ruchele d’u Castille, Lucera, Orion, 1980
  • Zefferino Di Gioia-Fiorenzo Fattibene, Citte citte ammizz'a Chiazze, Edistampa, Lucera, 1982
  • Zefferino Di Gioia-Fiorenzo Fattibene, 'Ndò sckoppa 'ndrone, Edistampa, Lucera, 1984
  • Lella Chiarella, I trascurze mammanonne, Lucera, Catapano, 1984
  • Enrico Venditti, Vecchio Ferragosto Lucerino, Ed. C. Catapano, Lucera, 1985
  • Enrico Venditti, U mègghie poste, Tip. Catapano, Lucera, 1987
  • Lella Chiarella, Jurne pe jjurne. Poesie in dialetto lucerino (a cura di Domenico D'Agruma), Lucera, Orion, 2000
  • Pasquale Zolla, Keléure è mmore d’u pajèse mìje, Lucera, 2001

Teatro e musica

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Dagli ultimi decenni degli anni Novanta, un ruolo importante nella trasmissione del dialetto lucerino è svolto del Gruppo teatrale "Amici dell'Arte"[11], guidato da Germano Benincaso dal 1969. Il gruppo ha portato in scena numerose commedie con adattamenti in vernacolo lucerino, e opere inedite realizzata dal Benincaso. La prima opera data alle stampe è Ze Necole (Tip. Catapano, Lucera, 1975); a seguire altre quattordici commedie tra le quali Mast don Tubbije (Tip. Catapano, Lucera, 1976) e Nu marijule onèste (Tip. Re-me-Graf, Foggia, 1982).

Nel 1993 il gruppo ha pubblicato anche il cd E so’ Lucera ancòre: arie, stornelli e canti lucerini.[12].

Di seguito la prima strofa di Stornelli lucerini e la relativa traduzione in italiano:

(LUCERINO)

«Tenéme nu Castìlle
sope a na bella còppe;
d'abbasce l'hè guardà
pecchè 'nze pò 'nghianà.
Po' stace Anfitèatre,
però si vìne a sere,
tu nen u puie truvà
pecché luce 'nge ne stà.
Rit. Lariulì, lariulà;
lariulì, lariulì, là, là.»

(IT)

«Abbiamo un Castello
sopra un bel colle;
dal basso lo devi guardare
perché non si può salire.
Poi c'è l'Anfiteatro,
però se vieni la sera,
tu non lo puoi trovare
perché luce non ce n'è.
Rit. Lariulì, lariulà;
lariulì, lariulì, là, là.»

  1. ^ a b c d Dialetto Lucerino, su Il frizzo. URL consultato il 1º aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2017).
  2. ^ F. Piccolo, p. 1.
  3. ^ D. Morlacco.
  4. ^ F. Piccolo, p. 3.
  5. ^ A. Pedicino.
  6. ^ a b F. Piccolo, p. 8.
  7. ^ F. Piccolo, p. 14.
  8. ^ F. Piccolo, p. 19.
  9. ^ F. Piccolo, p. 21.
  10. ^ I Cunde, M'Arrecorde, su Lucera.it.
  11. ^ Gruppo Tearrale "Amici dell'Arte" di Lucera, su Amici dell'Arte. URL consultato il 1º aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2017).
  12. ^ "...E sò' Lucere ancòre", su Germano Benincaso. URL consultato il 1º aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2016).
  13. ^ Stornelli lucerini, su Germano Benincaso. URL consultato il 1º aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2017).
  • Francesco Piccolo, Il dialetto di Lucera (Foggia), in L'Italia dialettale. Rivista di dialettologia italiana, vol. XIV-XV, Pisa, Tip. G. Cursi e F., 1938-39.
  • G.M. Rufo, U sdragh, in "Luceria", A. I, marzo, fasc. 2, Tip. Frattarolo, Lucera, 1910
  • Maria Luisa de Peppo, La fonetica, la morfologia e la sintassi del dialetto di Lucera, Tesi di laurea in Lettere, Univ. degli Studi di Bologna, A. A. 1942-43; La cadenza melodiosa nel dialetto di Lucera, in Saggi linguistici dell'Istituto di Glottologia
  • Enrico Venditti, Ciacianella. Vicende e personaggi della vecchia Lucera, Lucera, Catapano, 1969
  • Maria Giuseppa Del Gaudio, Fonetica, fonematica e lessico nel dialetto di Lucera, Tesi di laurea, Univ. degli Studi di Chieti, A. A. 1977-78
  • Michele Melillo, Lucera e i Saraceni: problemi di lingua e storia, Lucera (lezione tenuta in occasione della V Settimana di Studi Pugliesi, 9.5.1980)
  • Enrico Venditti, Luceríne ’mbocaciùcce, Tip. Catapano, Lucera, 1980
  • Lella Chiarella-Mimmo D'Agruma, Proverbi lucerini, motti e modi di dire, Lucera, Edistampa, 1981
  • Enrico Venditti, Ciacianella 2, Lucera, Catapano, 1983
  • Michele Dell'Anno (a cura di), U matremoneje de Seppine e Mariuccia, III Scuola Media Statale di Lucera, 1983
  • Pasquale Zolla, Maste Frangiscke u scarpare, Lucera, Edistampa, 1984
  • Pasquale Zolla, 47: murte che parle, Lucera, Edistampa, 1985
  • Dionisio Morlacco, Chi campa véde. Profili di popolani, Lucera, Catapano, 1987
  • Pasquale Zolla, U munn’è fatt’a pesature, Lucera, Catapano, 1988
  • Michele Urrasio, Enrico Venditti, Lucera, Catapano, 1989
  • Pasquale Zolla, Nucére, pajése de Sanda Marije, Lucera, Edistampa, 1991
  • Lella Chiarella-Mimmo D'Agruma, U farnale. Arguzia ironia estro nel dialetto di Lucera, Lucera, Edistampa, 1991
  • Le parole della memoria. Antologia della poesia dialettale della Daunia, Lucera, 1992
  • Dionisio Morlacco, Bazar Tripoli. Noterelle di costume, Lucera, Catapano, 1994
  • Raffaele Montanaro, I mestire de ‘na vote (I mestieri di una volta), Lucera, 1998
  • Lella Chiarella-Mimmo D'Agruma, Racconti, favole e leggende popolari di Lucera, Lucera, Orion, 2002
  • Romano Petroianni, U murare. Interiezioni, locuzioni ed espressioni in dialetto lucerino, Lucera, Scepi, 2004
  • Pasquale Zolla, Parle kume t'ha fatte mammete: Dizionario enciclopedico/etimologico del dialetto di Lucera, Tip. Catapano, Lucera, 1ª Ed. 2005, rist. 2014
  • Romano Petroianni, Na defreschate de cape, Lucera, 2007
  • Raffaele Montanaro, Ati timbe (Altri tempi), Lucera, 2007
  • Pasquale Zolla, Ce stéve ‘na vóte... a’kkussì s’akkundav’ a Llucére, Lucera, Catapano, 2007
  • Pasquale Zolla, Pe ‘na bbèlla fèmmene... dicianne de uèrre(traduzione dell’Iliade di Omero), Lucera, 2009
  • Enrico Venditti, Cifre di memoria. Poesie e saggi per la cultura e la storia (a cura di Giuseppe Trincucci), Foggia, Litostampa, 2009
  • Giuseppina Bellucci, Le tradizioni popolari di Lucera, Appunti di etnografia e civiltà nel 1950, Grafiche Quadrifoglio, Foggia, 2011
  • Poveri ma felici. Lucera di una volta nei racconti di Vincenzo Palumbo (a cura di Massimiliano Monaco), Lucera, Catapano, 2013
  • Donna Cuncettella e Donna Rusaria. Dialoghi in dialetto lucerino (a cura di Giuseppe Trincucci), Lucera, Catapano, 2014
  • Dionisio Morlacco, Dizionario del dialetto di Lucera, Lucera, 2015.
  • Lino Zicca-Lino Montanaro, Bar De Chiara. Storie da bar: un album di ricordi, di fatti, di fantasie, di aneddoti e di personaggi, Lucera, Catapano, 2016
  • Aldo Pedicino, Terra mia. Grammatica, poesia e modi di dire in dialetto lucerino (a cura di Massimiliano Monaco), Lucera, 2016.
  • Aldo Pedicino, Vocabolario lucerino, dattiloscritto presso la Biblioteca Comunale di Lucera

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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