Dervio
Dervio comune | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Lecco |
Amministrazione | |
Sindaco | Stefano Cassinelli (lista civica Dervio viva) dal 10-06-2024 |
Territorio | |
Coordinate | 46°04′35″N 9°18′24″E |
Altitudine | 213 m s.l.m. |
Superficie | 11,7 km² |
Abitanti | 2 654[2] (23-6-2021) |
Densità | 226,84 ab./km² |
Frazioni | Corenno Plinio, Castello, Monastero, Borgo, La Foppa, Pianezzo, Monte, Roncacci, Villa, Balma, Ronchi di Vesgallo[1] |
Comuni confinanti | Bellano, Cremia (CO), Dorio, Pianello del Lario (CO), San Siro (CO), Sueglio, Valvarrone |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 23824 |
Prefisso | 0341 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 097030 |
Cod. catastale | D280 |
Targa | LC |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[3] |
Cl. climatica | zona E, 2 271 GG[4] |
Nome abitanti | derviesi |
Patrono | san Pietro e san Paolo |
Giorno festivo | 29 giugno |
Cartografia | |
Posizione del comune di Dervio nella provincia di Lecco | |
Sito istituzionale | |
Dervio (Derf in dialetto comasco[5][6], pronuncia fonetica IPA: /ˈdɛrf/) è un comune italiano di 2 614 abitanti della provincia di Lecco, situato sulla sponda orientale del Lago di Como, in Lombardia.
Geografia fisica
[modifica | modifica wikitesto]Dervio deve la sua particolare forma a conoide al Varrone, torrente che taglia in due il paese stesso e che nasce dall'omonima Valvarrone. Durante il suo incessante corso ha eroso e trasportato sedimenti rocciosi, i quali si sono pian piano adagiati sul fondo del lago, fino a formare la penisola derviese. Oltre alle frazioni più importanti, sono presenti altre località montane, quali: Pianezzo, Mai, Monte, Pratolungo e Vignago; inoltre da Dervio parte la strada provinciale della Valvarrone (SP67) che permettette di raggiungere Lavadee ed il Rifugio Roccoli Lorla, da cui parte il sentiero per il Monte Legnone, che con i suoi 2.609 m d'altezza è la cima più alta della provincia di Lecco e del settore più occidentale delle Alpi Orobie.
Origini del nome
[modifica | modifica wikitesto]Il toponimo Dervio si ritiene possa derivare dalla radice celtica Derw o Dervo che significa quercia, forse per la presenza di querce sacre[7][8]. L'ipotesi ottocentesca di un'origine greca da Delfo, attraverso il latino, pur basata su un passo di Strabone[9], è oggi ritenuta inattendibile per l'assenza di testimonianze dell'uso di Delphum prima del XVII sec.[7][10][11]
La prima citazione del nome è in un testamento conservato dall'Archivio di Stato di Milano; fu redatto il 3 marzo 814, con cui Rotprando lasciò alcuni beni all'oratorio di San Quirico (oradorio Sancti Quirici in Derve positur). Nel documento sono citati anche una chiesa di San Pietro, forse la parrocchiale di Dervio, e alcuni beni a Dorio (citato come Dauri).[12]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Dervio in epoca romana passava la via Spluga, strada romana che metteva in comunicazione Milano con Lindau passando dal passo dello Spluga. Per secoli però le comunicazioni sul lago avvenivano in modo più comodo tramite le acque del Lago di Como.
Nel X secolo il monastero di Santa Cristina possedeva alcuni beni a Dervio (Dirvy)[13].
Nel 1480 il Contado della Riviera con Dervio assieme a Mandello del Lario, Bellano, Varenna, Corenno e Monte Introzzo.[14], venne infeudato a Pietro II Dal Verme, conte di Bobbio, Voghera, Castel San Giovanni e tutta la val Tidone, Pieve di Incino e Valsassina; morì nel 1485 e il feudo assieme agli altri della Riviera viene assegnato, non senza contrasti dei cittadini interessati, a Chiara Sforza, figlia di Galeazzo Maria Sforza, vedova Dal Verme.
Nonostante i tentativi di sottrarle le proprietà, Chiara Sforza ne mantenne il controllo fino alla morte (1530); invece già nel 1533 gli eredi Fregoso preferirono cedere Dervio e gli altri feudi della Riviera agli Sfondrati, che ne furono feudatari fino al 1788.
Simboli
[modifica | modifica wikitesto]Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 20 ottobre 1998.[15]
«Di rosso, al castello di argento, murato di nero, merlato alla guelfa, formato dalle due torri riunite dalla cortina di muro, le torri merlate di tre, finestrate di uno di nero, chiuse con piccola porta, dello stesso, la cortina merlata di quattro merli e di due semimerli, questi uniti alle torri, chiusa con grande porta di nero. Ornamenti esteriori da Comune.»
È raffigurato in forma ideale il castello di Orezia, in realtà costruito solo da una torre tardomedievale fortificata, che era permetteva il controllo della strada della Valvarrone.
Il gonfalone è un drappo di bianco.
Monumenti e luoghi d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]Architetture militari
[modifica | modifica wikitesto]- Torre di Orezia (XI secolo), in località Castello
- Castello di Corenno Plinio, fortificazione medievale a recinto con due torri (torre quadrata a nord-est e torre a vela a sud-ovest)
- Castelvedro, resti di una fortificazione altomedievale in località Mai
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Castello di Orezia
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Castello a Corenno Plinio
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Castello a Corenno Plinio
-
Arche Andreani
Da dicembre 2016 l'Amministrazione comunale ha aderito a Wiki Loves Monuments.[16]
Architetture civili
[modifica | modifica wikitesto]- Villa Capona (XVI secelo, rimaneggiata nell'Ottocento), presenta un giardino dove alcune nicchie conservano affreschi allegorici[17]
- Palazzo Sormani Marietti (XVII secolo)[18]
- Ex-casa comunale[19]
- Centrale idroelettrica Bonomi[20]
- Villa Galperti e Stabilimento Redaelli, edifici realizzati su progetto di Enrico Agostino Griffini[21][22]
- Villa Vergottini (anni 1920)[23]
Architetture religiose
[modifica | modifica wikitesto]- Chiesa prepositurale dei Santi Pietro e Paolo, in località Borgo
- Chiesa parrocchiale di San Tommaso di Canterbury, nella frazione di Corenno Plinio
- Arche Andreani, tre arche funebri del XIV sec. della famiglia Andreani poste sulla facciata e sul sagrato della chiesa parrocchiale
- Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta, in località Ponte di Villa
- Chiesa di San Leonardo, in località Castello
- Oratorio di San Gregorio Magno, in località Borgo
- Chiesa di Santa Cecilia
Società
[modifica | modifica wikitesto]Evoluzione demografica
[modifica | modifica wikitesto]- 331 nel 1751
- 387 nel 1771
- 429 nel 1805
- 742 nel 1809 (dopo annessione di Corenno e Dorio)
- 656 nel 1853
- 734 nel 1861
- 940 nel 1881
- 1331 nel 1901
- 1511 nel 1921
- 2296 nel 1931 (dopo annessione di Corenno e Dorio)
- 2242 nel 1936
- 2168 nel 1951 (dopo ricostituzione del Comune di Dorio)
Abitanti censiti[24]
Etnie e minoranze straniere
[modifica | modifica wikitesto]Al 1º gennaio 2016 erano residenti 171 cittadini stranieri (77 provenienti da paesi africani, 66 da paesi europei, 20 da paesi del continente americano, 14 da paesi asiatici). I paesi più rappresentati sono il Marocco (55) e Albania (21).[25]
Istituzioni, enti e associazioni
[modifica | modifica wikitesto]- Sezione di Dervio del Club Alpino Italiano, fondata nel 1946[26]
- Unione Sportiva Derviese
- Coro Delphum, attivo dal 1998[27]
- Pro Loco Dervio, attiva dal 1972
Cultura
[modifica | modifica wikitesto]La biblioteca comunale, attiva dal 1977, dal 2011 ha sede nell'ex palazzo comunale in piazza IV Novembre.[28] È parte del Sistema Bibliotecario Lecchese.
Sono presenti una scuola primaria e una scuola media.
Eventi
[modifica | modifica wikitesto]- Festival Internazionale Cinema d'Animazione e Fumetto (dal 1999)[29]
- Ritorno a Corenno (dal 2015), manifestazione con esposizione di presepi e per la riscoperta delle vecchie abitazioni del borgo medioevale di Corenno Plinio.
Geografia antropica
[modifica | modifica wikitesto]Suddivisioni storiche
[modifica | modifica wikitesto]La frazione di Corenno Plinio costituì comune autonomo tra la prima metà del XV secolo e il 1927 (venne riunito a Dervio anche per un breve periodo di tempo dal 1806, durante il dominio napoleonico).
I nuclei abitati primitivi della piana principale furono quelli delle località Borgo[30] (abitazioni attorno alla chiesa prepositurale), Castello (nucleo fortificato a monte),[30] Villa[30] (abitato di origine rurale,[30] corrispondente all'attuale via Armando Diaz) e Balma (poche costruzioni ai lati dell'attuale via Duca d'Aosta). Durante il Medioevo il Borgo aveva una fortificazione citata nelle cronache della guerra decennale, ma non ne resta alcuna traccia.[30]
Nel corso del Novecento con la progressiva urbanizzazione della piana venne meno la netta suddivisione tra i nuclei storici.
In località Monastero era presente dal XIV secolo un monastero degli Umiliati[31], dedicato a San Clemente[31]. Con la soppressione dell'ordine nel 1571, l'edificio venne venduto a privati e subì numerose trasformazioni[32].
«Vedete cotesto paesello sporgente sur un promontorio, ed ivi una casa bianca, elevata? È Dervio, e dov’è quella casa stava un monastero di Umiliate.»
Economia
[modifica | modifica wikitesto]Settore primario
[modifica | modifica wikitesto]Fino alla metà del XIX secolo nel territorio derviese erano presenti vigne, oliveti, coltivazioni di gelsi e allevamenti di alcuni bovini. Diffusa era anche la pesca dell'agone, pratica che proseguita anche nel Novecento, ma in modo ridotto.[33]
Settore secondario
[modifica | modifica wikitesto]Come in altri centri della zona, per secoli fu presente la lavorazione della lana, attività promossa dagli Umiliati del monastero di San Clemente[31].
Negli anni 1870 iniziarolo la propria attività alcune industrie cartarie, nonché la Ferriera della Società Metallurgica. Quest'ultima impresa venne successivamente sostituita dalla ditta Redaelli, che prima del 1925 arrivò ad avere oltre ottocento operai.[31]
Nell'ultimo quarto del Novecento, le attività industriali derviesi subirono una consistente flessione.[31]
Turismo
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1905 alcuni inglesi, in villeggiatura a Bellagio, crearono il Lake Como Golf Club, attivo solo per pochi anni.
Uno sviluppo turistico locale si ebbe a partire dagli anni 1980[31].
Nel 2016, Legambiente e Touring Club Italiano hanno attribuito 4 vele (su un massimo di 5) alle spiagge di Dervio nella Guida Blu, riconoscimento assegnato per il nono anno consecutivo.[34]
Infrastrutture e trasporti
[modifica | modifica wikitesto]La piana è attraversata dalla Strada Provinciale del Lago di Como.
In località Chiari è presente lo svincolo della Strada statale 36 del Lago di Como e dello Spluga con ingresso in direzione Lecco e uscita in direzione Colico.
La stazione ferroviaria, posta al centro della piana, è sulla linea Lecco-Tirano.
È presente uno scalo della linea di navigazione, attivo però solo in modo stagionale.[35] A Dervio vi è inoltre il cantiere della Navigazione Laghi.
Amministrazione
[modifica | modifica wikitesto]Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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1990 | 1995 | Fulvio Balbiani | Sindaco | ||
1995 | 2004 | Vittorio Rusconi | Sindaco | ||
2004 | 2009 | Gianmario Macchi | Sindaco | ||
2009 | 2019 | Davide Vassena | Sindaco | due mandati | |
2019 | in carica | Stefano Cassinelli | Sindaco |
Gemellaggi
[modifica | modifica wikitesto]- Rousínov, dal 2005
Altre informazioni amministrative
[modifica | modifica wikitesto]Il comune è parte della Comunità montana della Valsassina, Valvarrone, Val d'Esino e Riviera.
Sport
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1902 venne fondata a Dervio l'Unione Sportiva Derviese che, dopo un periodo di inattività durante la Prima Guerra Mondiale, venne ricostituita nel 1921.[36] Oggi sono presenti le sezioni relative a Atletica, Calcio, Ciclismo, Pallacanestro e Pallavolo.[37]
Sono presenti circoli velici e scuole di vela. La posizione della piana permette inoltre l'attività di windsurf e di kitesurf.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Comune di Dervio - Statuto.
- ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2019.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
- ^ Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, Garzanti, 1996, p. 249, ISBN 88-11-30500-4.
- ^ A.Aondio e F.Bassani (a cura di), Dialetto da salvare, Oggiono, Cattaneo, 1983, p. 215.
- ^ a b Brivio, p. 132.
- ^ Borghese, pp.197-198.
- ^ Geografia V, 1,6,213.
- ^ Guerrino Viglienghi, La probabile origine del nome Dervio, in Rivista Archeologica dell'Antica Provincia e Diocesi di Como, vol. 1970-1973, pp. 485-492.
- ^ Guerrino Viglienghi, Ancora a proposito del nome Dervio, in Rivista Archeologica dell'Antica Provincia e Diocesi di Como, vol. 1974-1975, pp. 143-147.
- ^ M. Casanova (a cura di), Dervio. Il territorio e la storia, Comune di Dervio, 2014, p. 11.
- ^ Andrea Castagnetti (a cura di), S. Cristina di Corteolona, in Inventari altomedievali di terre, coloni e redditi, Roma, 1979, p. 38. URL consultato il 22 maggio 2022.
- ^ Adami, p. 67.
- ^ Dervio, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 23 ottobre 2024.
- ^ Adesione al progetto “Wiki Loves Monuments Italia” coordinato da Wikimedia Italia, su dervio.trasparenza-valutazione-merito.it. URL consultato il 22 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2017).
- ^ Belloni et al., p. 247.
- ^ Palazzo Sormani Marietti, su lombardiabeniculturali.it.
- ^ Casa comunale (ex), su lombardiabeniculturali.it.
- ^ Centrale idroelettrica di Corenno, su lombardiabeniculturali.it.
- ^ Stabilimento Redaelli - complesso, su lombardiabeniculturali.it.
- ^ Villa Galperti, su lombardiabeniculturali.it.
- ^ Villa Vergottini, su lombardiabeniculturali.it.
- ^ Statistiche I.Stat ISTAT URL consultato in data 28-12-2012.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it. - ^ Cittadini stranieri Dervio 2016, su tuttitalia.it.
- ^ La storia della Sezione CAI di Dervio, su caidervio.it.
- ^ La nostra storia, su corodelphum.it.
- ^ Biblioteca Comunale, su Comune di Dervio. URL consultato il 29 giugno 2016 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2016).
- ^ 1a Edizione 1999, su Comune di Dervio. URL consultato il 29 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2015).
- ^ a b c d e Brivio, p. 161.
- ^ a b c d e f Brivio, p. 138.
- ^ Brivio, p. 139.
- ^ Brivio, p. 136.
- ^ Ancora promosse le spiagge di Dervio. Quattro vele da Legambiente e Touring, in La Provincia di Sondrio, 20 luglio 2016. URL consultato il 22 marzo 2017.
- ^ Dervio, su navigazionelaghi.it. URL consultato il 22 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2017).
- ^ Numero unico pro Unione Sportiva Derviese, 20 marzo 1921, su bdl.servizirl.it.
- ^ Unione Sportiva Derviese, su usderviese.it.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Enrico Casanova, Dizionario feudale delle provincie componenti l'antico stato di Milano all'epoca della cessazione del sistema feudale, Firenze, 1904, pp. 79-80.
- Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna. Saggio di storia comunale, Milano, 1927.
- Dino Brivio, Dervio, in Itinerari lecchesi sul lago della 36, Lecco, Stampa Grafiche Stefanoni, Edizione della Banca popolare di Lecco, 1984, pp. 113-163.
- Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
- Annalisa Borghese, Dervio, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, pp. 197-198.
- AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne - A Giovanni Paolo II, Como-Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1996.
- Angelo Borghi, Il lago di Lecco e le valli, Lecco, Cattaneo Paolo Grafiche, 1999, pp. 185-196, ISBN 8886509375.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Dervio
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Dervio
- Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Dervio
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Dervio, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.
- Dervio - LarioOrientale.eu, su larioorientale.eu. URL consultato il 15 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2012).
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