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Illuminismo

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Illuminismo
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Storia moderna

L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dalla sua minorità. Questa minorità o immaturità proveniva non da mancanza di intelligenza ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di usare questa intelligenza. L'Illuminismo si proponeva coraggiosamente di liberare l'uomo dalla schiavitù delle tradizioni errate del passato e lo invitava a cercare con l'aiuto dell'intelligenza i buoni rimedi alle tante cose sbagliate del mondo. Una delle caratteristiche fondamentali dell'Illuminismo fu la fiducia ottimistica nel potere dell'intelligenza a mutare in meglio il volto del mondo.[1] La patria di origine dell'Illuminismo fu l'Inghilterra e furono subito irradiate in Francia. Parigi in quel tempo fu capitale intellettuale del mondo, qui si discuteva di tutto: di politica, di religione, di economia, di scienze e di letteratura. I giornali contribuivano a diffondere le idee: la sete del sapere era grandissima. I maggiori illuministi francesi furono Voltaire, Montesquieu, Diderot, D'Alembert, Rousseau.

Nel 1733 Voltaire scrisse un libro in cui informava i suoi connazionali sulla società inglese del tempo, la descriveva come una società dove vi era la libertà di parola, dove non vi era né la pena di morte né la tortura, dove le tasse erano uguali per tutti senza esenzioni e dove i contadini vivevano in buone condizioni.[2] Voltaire era stato in Inghilterra dal 1728 al 1729 e vi si era recato dopo essere stato gettato in prigione nella Bastiglia, solo perché aveva osato sfidare a duello un nobile, che l'aveva offeso: Voltaire apparteneva alla classe borghese.

Nel 1748 apparve un altro importante libro scritto da Montesquieu, Lo spirito delle leggi, che ebbe un immenso successo. In quest'opera lo scrittore sosteneva che la migliore forma di governo fosse la monarchia costituzionale all'inglese, in cui la libertà dei cittadini era assicurata dalla divisione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario). In uno Stato può essere libertà e giustizia solo se non è la stessa persona a fare le leggi, ad imporle, e ad amministrare la giustizia. La divisione dei poteri è ancora oggi una delle idee più rispettate ed attuate negli stati democratici moderni. La grande aspirazione degli Illuministi è la libertà. Nel 1750 si diffuse il programma della grandiosa Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze delle arti e dei mestieri. I direttori erano lo scrittore Diderot ed il matematico D'Alembert: ad essa collaborarono i migliori scrittori del tempo, detti appunto Enciclopedisti. Malgrado gli attacchi della Chiesa e due condanne da parte del Re, l'opera fu portata a termine in venti anni e contribuì enormemente alla diffusione delle idee illuministiche in Europa. L'opera è formata da 35 volumi: la modernità della sua concezione, il suo valore pratico, la sua lotta accanita contro i pregiudizi in favore della ragione e del progresso ne fanno l'opera più significativa del Settecento. L'Enciclopedia si può dire che divulgando le idee illuministiche preparò l'esplosione rivoluzionaria del 1789. Nel 1762 fu pubblicata la famosa opera di Jacques Rousseau Il contratto sociale, sosteneva che l'uomo nasce buono e che la proprietà privata e l'ineguaglianza rendono l'uomo infelice. Il pensiero di Rousseau esitò una notevole influenza durante la rivoluzione francese.

I sovrani riformatori

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Alcuni sovrani, come Federico II di Prussia, Maria Teresa e Giuseppe II d'Austria, Caterina II di Russia aiutarono e protessero gli scrittori illuministi: nei loro Stati cercarono di attuare varie riforme. Svilupparono l'agricoltura, fecero costruire strade, diedero incremento alle industrie e al commercio. Questi sovrani così aperti alle nuove idee furono detti despoti illuminati, perché pur rimanendo sovrani assoluti, vollero attuare alcune riforme. Certamente però non avevano nessuna intenzione di concedere maggiore libertà ai loro sudditi e di dividere il potere con loro.[3] Inoltre ritenevano che numerose idee illuministiche non fossero concretamente realizzabili. Esempi di sovrani illuministi sono Giuseppe II d'Austria e Federico II di Prussia. Giuseppe II è stato definito un rivoluzionario sul trono, il suo sogno era creare uno stato perfetto per il bene del maggior numero di persone, di un'attività instancabile (lavorava perfino 16 ore al giorno) , nei dieci anni di regno tra il 1780 e il 1790 emanò ben 17.000 decreti e leggi, sconvolgendo la vecchia società. Federico II, miscredente in religione, spregiudicato in politica, grande scrittore e grandissimo generale, creò la fama dell'invincibilità dell'esercito prussiano.

L'illuminismo in Italia

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La cultura illuministica si diffuse anche in Italia, dove trovò un terreno propizio per svilupparsi. Nel Regno di Napoli per opera di Carlo III di Borbone e del suo abile ministro Bernando Tanucci si migliorarono le leggi, si agevolò il commercio, si riordinò l'amministrazione dello stato e si compirono grandi opere pubbliche, come il Palazzo Reale di Napoli, la Reggia di Caserta, gli scavi di Ercolano e Pompei. In Toscana la Casa di Lorena fece molto per rendere più fiorente ed ordinata la regione. Ma fu la Lombardia che, per opera di Maria Teresa e Giuseppe II, ebbe le più sagge riforme: tornò così ad essere la regione più ricca ed evoluta della penisola Italiana. E proprio Milano, insieme a Napoli fu un centro di cultura illuministica molto importante. A Milano nacque un famoso giornale, Il Caffè, al quale collaborarono i più fervidi ingegni del tempo. Tra essi il più celebre fu Cesare Beccaria, il quale scrisse un libretto intitolato Dei delitti e delle pene (1764), in cui proponeva con ottimi ragionamenti l'abolizione della tortura e della pena di morte. L'opera ebbe una grande fortuna e, tradotta in molte lingue, contribuì a rendere più umana la giustizia.[4]

Le invenzioni e le scoperte

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L'interesse per le questioni scientifiche fu grandissimo nel XVIII secolo: e numerose opere di volgarizzazione furono scritte per rendere comprensibili le nozioni più difficili al pubblico colto del tempo. Nacquero accademie scientifiche: gli stessi sovrani si preoccuparono di aiutare gli scienziati e gli inventori. Le matematiche fecero grandi progressi soprattutto per opera dei francesi D'Alembert e Monge, e dello svizzero Euler. Anche in astronomia si fecero interessanti scoperte: l'esistenza del pianeta Urano, la misurazione del meridiano terrestre e della distanza dalla Terra alla Luna. In fisica furono compiute ricerche soprattutto sul calore e l'elettricità: nel 1745 un professore olandese costruì il primo condensatore, la bottiglia di Leyda. L'elettricità era di moda e costituiva argomento di scherzi di società. Uno dei più noti era detto bacio elettrico. Si svolgeva così: si caricava una ragazza di elettricità statica e quando qualche gentiluomo le si avvicinava per baciarla prendeva una formidabile scossa elettrica. In America Beniamin Franklin, scienziato geniale ed uomo politico democratico, inventava il parafulmine.[5] Il francese Lavoisier consacrò al suo laboratorio una parte delle sue notevoli ricchezze. Dimostrò che la materia poteva cambiare di forma nelle sue trasformazioni, ma che niente si crea e niente si distrugge. Egli analizzò l'aria e constatò la sua composizione: più tardi scoprì che l'acqua è un composto di idrogeno e ossigeno. Lavoisier si può considerare il fondatore della Chimica moderna. Nel campo delle scienze naturali lo svedese Linmeo ed il francese Buffon riordinavano le conoscenza raggiunte in questo campo e iniziavano la classificazione degli animali e delle piante. La medicina non compì grandi progressi: tuttavia alla fine del secolo un medico inglese, Jenner, realizzò, per combattere il vaiolo, la prima vaccinazione. Gli uomini del XVIII secolo nutrivano una immensa fiducia della scienza e della tecnica come benefattrici dell'umanità. L'Enciclopedia consacrò alle arti meccaniche, cioè alla tecnica, la maggior parte delle sue illustrazioni: le splendide incisioni (circa 3000 pagine) formano come un grande quadro della tecnica alla metà del XVIII secolo. In quel tempo l'attività commerciale era divenuta intensa e la richiesta di prodotti aumentava sempre più: l'industria non poteva continuare a produrre secondo i vecchi procedimenti. Questo spiega il successo delle invenzioni specialmente in Inghilterra. Nel 1733 la spola volante del Key permise la tessitura rapida di stoffe molto larghe. Intanto la filatura, grazie a nuove invenzioni, produceva in abbondanza filo di grande qualità. Poi nel 1785 l'inglese Cartwright creò una macchina tessile completamente automatica. Intanto un altro inglese, il Darby, riuscì ad utilizzare il carbone coke, invece del carbone di legna, per produrre un ferro migliore. Lo scozzese Watt perfezionò la scoperta di un protestante francese rifugiatosi in Inghilterra, Papin, e costruì la macchina a vapore. Così egli procurò agli uomini una forza motrice infinitamente superiore a tutte quelle precedentemente impiegate (trazione animale, forza del vento o dell'acqua). Fu questa scoperta che rese possibile la rivoluzione industriale: grazie ad essa il XIX secolo sarà il secolo del vapore. Si tentarono financo le vie del cielo: nel 1783 i fratelli Montgolfier si innalzarono nell'aria mediante una macchina aerostatica, la mongolfiera.

La rivoluzione industriale

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Dal XVIII secolo la macchina diventò la protagonista del progresso industriale e civile. Mentre prima la maggior parte degli oggetti (tessuti, mobili, scarpe, candele) erano prodotti da artigiani nelle loro botteghe, l'avvento delle nuove macchine portò un'autentica trasformazione nell'organizzazione del lavoro. Vennero costruiti grandi edifici (le fabbriche), dotati di macchine moderne: gli artigiano qui divennero solo operai addetti alle macchine. In queste fabbriche le condizioni di lavoro erano in genere pessime: ambienti mal ventilati, sporchi, macchine piuttosto pericolose, orari di lavoro pessimi (dall'alba al tramonto), compensi assai bassi. Gli industriali non si preoccupavano che di arricchirsi, pagando poco gli operai e producendo e vendendo molta merce. Dalle invenzioni scientifiche e tecniche erano venuti gravi danni agli artigiani costretti per vivere a lavorare nelle fabbriche, mentre vennero grandi vantaggi ai ricchi borghesi, che avevano avuto il denaro e lo spirito d'intraprendenza per impiantare le fabbriche. Gli operai, viventi nella miseria e ricchi solo di prole, vennero detti proletari, mentre i borghesi, dotati di capitali in danaro, vennero detti capitalisti. Tra le due classi sociali dei borghesi, proprietari di fabbriche e dei proletari, operai salariati, si sviluppò una lunga lotta che dal campo economico passerà a quello sociale e politico. Si suole chiamare Rivoluzione industriale il passaggio dal metodo di produzione artigiana a quello meccanico della fabbrica. La rivoluzione industriale ebbe grandi effetti sulla società. Consideriamone qualcuno. Nella fabbrica l'operaio non ha più il compito di produrre articoli completi; egli è adibito ad una macchina, che svolge date operazioni, sempre le stesse. Questo sistema è detto della divisione del lavoro: ed ha i suoi innegabili vantaggi. Se, ad esempio, le 18 operazioni necessarie per fabbricare un ordinario spillo di uso domestico fossero divise tra 10 operai, questi in una giornata produrrebbero 48.000 spilli al giorno (4.800 da parte di ogni operaio). Invece se un operaio doveva lavorare da solo e compiere tutte le operazioni necessarie, avrebbe avuto la magra consolazione di produrre uno spillo al giorno. Tuttavia la divisione del lavoro, vantaggiosa per molti aspetti, aveva le sue conseguenze negative, infatti il grande economista Adam Smith sosteneva che se un uomo passa tutto il giorno ad eseguire poche e semplici operazioni, diventa stupido ed ignorante, incapace non solo di sostenere una conversazione razionale, ma anche di concepire sentimenti di generosità o di nobiltà. Certamente la divisione del lavoro, ed il lavoro meccanico stesso privava l'operaio di soddisfazioni morali. Tuttavia la Rivoluzione industriale fece aumentare la quantità dei prodotti sul mercato e portò così l'umanità ad un migliore tenore di vita.

Note

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  1. Sapere aude! Osa conoscere! abbi il coraggio di servirti del tuo intelletto! scrisse il filosofo tedesco Emanuel Kant in un articolo in cui spiegava al popolo cosa fosse l'Illuminismo
  2. Società felice e sorprendente in cui ognuno poteva dire o pubblicare quel che voleva, dove non esistevano né tortura né imprigionamento arbitrario. In questo paese non esistono tasse arbitrarie e per di più da alcune tasse non sono esenti né nobili, né preti. I contadini mangiano pane bianco e sono ben vestiti, né esitano ad aumentare il loro raccolto per timore che l'anno seguente le tasse vengano loro raddoppiate.
  3. Tutto per il popolo, niente attraverso il popolo: questo essi pensavano
  4. Ecco cosa scrive sulla tortura, che comunemente si usava nell'interrogatorio del presunto reo: Una crudeltà consacrata dall'uso nella maggior parte delle nazioni è la tortura del reo mentre si forma il processo. Non è nuovo questo sistema: o il delitto è certo o incerto; se certo, non gli conviene altra pena che la stabilità delle leggi, ed inutili sono i tormenti perché inutile è la confessione del reo; se è incerto, non devesi tormentare un innocente perché tale è secondo le leggi un uomo i cui delitti non sono provati. Mentre sulla pena di morte così scriveva: Io non veggo necessità alcuna di distruggere un cittadino. Non è l'intensità di una pena che fa il maggior effetto sull'animo umano, ma l'estensione di essa... Non è il terribile passeggero spettacolo della morte di uno scellerato, ma il ungo esempio di un uomo privo di libertà, che ricompensa con le sue fatiche quella società che ha offeso, freno più forte contro i delitti
  5. Di lui si disse: Strappò la folgore al cielo e lo scettro al tiranno