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Vito Elio Petrucci

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Vito Elio Petrucci (Genova, 27 aprile 1923Genova, 17 maggio 2002) è stato un poeta, giornalista, drammaturgo e paroliere italiano.

Era considerato l'erede intellettuale di Gilberto Govi.[senza fonte]

Nato a Genova, si laureò in scienze economiche e commerciali all'università del capoluogo ligure. Intraprese quindi la sua attività pubblicistica lavorando per periodici e quotidiani. A partire dagli anni cinquanta iniziò a pubblicare le proprie prime opere poetiche, affermandosi in particolare come autore con la silloge Non esser soli, del 1962.[1][2]

Autore di oltre trenta commedie teatrali, saggi e critiche sulla lingua e cultura genovese, nel suo lavoro pubblicistico si concentrò sullo studio e la diffusione delle tradizioni liguri. Ebbe notorietà grazie ai propri programmi radiofonici e televisivi dedicati alla cultura ligure, fra i quali A Lanterna per la Rai, e la serie delle commedie genovesi della Compagnia dialettale della Radio Televisione Italiana di Genova, di cui fu direttore per due decenni dal 1954. Per anni fu divulgatore della lingua e della storia del capoluogo ligure in una fortunata trasmissione televisiva per Telegenova con Maria Vietz.[2]

Pubblicò nel 1984 una grammatica della lingua genovese,[1] e per i propri studi e pubblicazioni sulla lingua genovese fu nominato membro dell'Academie des Langues Dialectales di Monaco, e dell'Association International pour l'Utilisation des Langues Régionales à l'Ecole di Liegi, oltre a ricevere varie onorificenze e premi (Melvin Jones Fellow del Lions Club, Premio Regionale Ligure per la poesia genovese, Premio Città di Genova 1990, Premio Luigi De Martini 1982).[2]

Tra le sue pubblicazioni, 12 raccolte di poesie dialettali, 21 libri su cultura e tradizioni genovesi, diverse commedie in genovese e scritti in collaborazione con altri autori. Le sue opere sono presenti in antologie di poesia dialettale quali ad esempio Le parole di legno e Le parole perdute. Tra le sue raccolte, Bansighæ da l'æxia (1970), Un vento döçe (1972), O quadrifeuggio (1980), Ciù in là de parolle (1990).

Come paroliere ha scritto i testi di alcune canzoni, a volte usando lo pseudonimo Grippaudo, tra cui Una lettera dal cielo, incisa da Renzo D'Angelo, e Zanzara cha cha cha e Parlo da solo, incise da Annamaria Grilloni.

Morì a Genova nel 2002 a settantanove anni.[1] Fu sepolto nel Famedio del Cimitero monumentale di Staglieno a Genova.[3]

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