Via Appia

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Disambiguazione – Se stai cercando la Strada Statale Appia, vedi Strada Statale 7 Via Appia.
Via Appia: regina viarum

La via Appia Antica è una strada romana che collegava Roma a Brindisi, il più importante porto per la Grecia e l'Oriente nel mondo dell'antica Roma. L'Appia è probabilmente la più famosa strada romana di cui siano rimasti i resti, la sua importanza viene confermata dal soprannome con il quale i Romani la chiamavano: regina viarum.

Storia

Percorsi della Via Appia. In rosso l'Appia Antica, in blu l'Appia Traiana

I lavori per la costruzione iniziarono nel 312 a.C., per volere del censore Appio Claudio Cieco (Appius Claudius Caecus, appartenente alla Gens Claudia), che fece ristrutturare ed ampliare una strada preesistente che collegava Roma alle colline di Albano. Il percorso originale dell'Appia Antica, partendo da Porta Capena, vicino alle Terme di Caracalla, collegava l'Urbe a Capua (Santa Maria Capua Vetere) passando per Aricia (Ariccia), il Foro Appio, Anxur (Terracina), Fundi (Fondi), Itri, Formiae (Formia), Minturnae (Minturno), e Sinuessa (Mondragone).

Da Capua proseguiva poi per Vicus Novanensis (Santa Maria a Vico) e superando la Sella di Arpaia raggiungeva, attraverso il ponte sul fiume Isclero, Caudium (Arpaia) e di qui, costeggiando il monte Mauro, scendeva verso Apollosa ed il torrente Corvo, su cui, a causa del corso tortuoso di questo, passava tre volte, utilizzando i ponti in opera pseudosidoma di Tufara, di Apollosa e Corvo.

Questi furono distrutti durante la seconda guerra mondiale e sono stati ricostruiti insieme a quello sul fiume Isclero con la massima fedeltà: i primi due a tre arcate e l'ultimo a due. Con l'eccezione del ponte di Tufara, tutti gli altri sono stati ricostruiti nel luogo originario.

È dubbio quale percorso seguisse l'Appia da quest'ultimo ponte fino a Benevento, rimane però accertato che essa vi entrava passando sul Ponte Leproso o Lebbroso, come indicato da tracce di pavimentazioni che conducono verso il terrapieno del tempio della Madonna Delle Grazie da cui poi proseguiva nel senso del decumano, cioè quasi nel senso dell'odierno viale San Lorenzo e del successivo corso Garibaldi, per uscire dalla città ad oriente e proseguire alla volta di Aeclanum (Mirabella Eclano), come testimoniano fra l'altro sei interessanti cippi miliari conservati nel Museo del Sannio.

L'Appia raggiungeva poi il mare a Tarentum (Taranto), passando per Venusia (Venosa). Un'importante stazione era presente nella città di Uria (Oria) e da qui terminava a Brundisium (Brindisi) dopo aver toccato altri centri intermedi. I lavori di costruzione si protrassero fino al 190 a.C., data in cui la via completò il suo percorso fino al porto di Brindisi.

Le due colonne che attestano la fine della Via Appia al porto di Brindisi

La strada fu costruita con perizia e precisione degna dei migliori ingegneri moderni tanto da essere percorribile con ogni tempo e mezzo grazie alla pavimentazione che la ricopriva. Mentre sul semplice sterrato infatti gli agenti atmosferici, primo fra tutti la pioggia, rendevano difficili il cammino dei mezzi di trasporto a ruote, la presenza delle grandi pietre levigate e perfettamente combacianti che costituiscono il fondo della via permettevano la circolazione in qualunque condizione meteorologica. La pavimentazione poggiava a sua volta su di uno strato di pietrisco che colmava una trincea artificiale che assicurava la tenuta del drenaggio.

Si trattava di una tecnica nuova e rivoluzionaria e fu a partire da una tale innovazione che la Repubblica e l'Impero Romano poterono costruire la vastissima rete stradale del mondo romano. Quasi sempre rettilinea, larga circa 4.1 metri (14 piedi romani), misura che permetteva la circolazione nei due sensi, affiancata sui lati da crepidines (marciapiedi) per il percorso pedonale, l'Appia si meritò ben presto l'appellativo di regina delle strade (regina viarum).

Sulla Via Appia apparvero per la prima volta le pietre miliari.

Nel 71 a.C., 6.000 schiavi si ribellarono sotto la guida del celebre Spartaco (Spartacus). Dopo la cattura e la morte dello schiavo, tutti i ribelli vennero a loro volta catturati e crocifissi lungo la strada fino a Pompei.

La Via Appia Traiana avrebbe poi subito dopo collegato in maniera più lineare Benevento con Aecae (Troia), Canusium (Canosa) e Barium (Bari).

Dopo la caduta dell'Impero Romano, la strada cadde in disuso per molto tempo, fino a quando Papa Pio VI ordinò il suo restauro e la riportò in attività.

Dal porto di Brindisi salpò Federico II in direzione della Terra Santa; nel medioevo, l'Appia divenne con la via Traiana, la via dei crociati.

La strada dimenticata per secoli fu riscoperta durante il periodo rinascimentale.

Ampie parti della strada originale si sono preservate fino ad oggi, ed alcune sono ancora oggi usate per il traffico automobilistico (per esempio vicino a Velletri). Lungo la parte di strada più vicina a Roma si possono ammirare numerose tombe e catacombe romane delle prime comunità cristiane.

Alcuni monumenti nel tratto cittadino (fino al VI miglio)

Da Porta Capena a Porta San Sebastiano

Da Porta San Sebastiano a al VI miglio

Dal VI miglio a Frattocchie

Galleria

La nuova via Appia

Lo stesso argomento in dettaglio: Strada Statale 7 Via Appia.
I tracciati

Una nuova via Appia venne costruita da Roma a Brindisi quasi-parallelamente a quella originale nel 1784.

Visto l'interesse storico e la mole dei reperti archeologici presenti lungo la via, è stata proposta molte volte l'istituzione di un'area protetta che permetta di preservare e fruire di queste ricchezze. Ormai storiche sono le battaglie promosse da Antonio Cederna.

Attualmente esiste il Parco Regionale dell'Appia Antica, istituito il 10 novembre 1988, con un'area di circa 3.500 ettari ed esteso nei comuni di Roma, Ciampino e Marino.

Bibliografia

Voci correlate

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