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Via Curia

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La via Curia era una strada romana che collegava Reate (Rieti) a Interamna Nahars (Terni)[1]. La strada fu realizzata da Manio Curio Dentato attorno al 270 a.C., contemporaneamente ai lavori di bonifica della Piana Reatina, costituendo l'asse principale della centuriazione[1]. È rimasta fino a pochi decenni fa il principale collegamento tra i due capoluoghi, con il nome di strada statale 79 Ternana; il vecchio tracciato è stato abbandonato solo di recente, con la costruzione della superstrada Rieti-Terni.

La via è citata solamente da Dionigi di Alicarnasso, il quale a sua volta riferiva informazioni del reatino Varrone. Nel testo di Dionigi si riporta che la città di Carsula distava circa 15 km da Rieti procedendo lungo la via Curia e che nei pressi si trovavano anche Issa, posta su un'isola (probabilmente l'odierna Montisola), e Marruvium (forse l'odierna Colli di Labro) [2], che distava circa 7 km da Septem Aquae (presso Piediluco)[3][1].

Da quanto si può desumere dal testo di Dionigi, la via percorreva la valle del Velino in direzione sud-est/nord-ovest, attraversando il Velino probabilmente attorno alla località di Terria, per poi proseguire nella valle di Piediluco e scendere nella valle del Nera, dove a Papigno attraversava il fiume su un ponte tuttora esistente (il ponte del Toro) e, quindi, si portava a Terni costeggiando il Nera sulla sponda destra[1].

Dopo la costruzione della via Flaminia (220 a.C.), la via Curia ebbe la funzione di via di raccordo fra la Salaria e la Flaminia[1].

  1. ^ a b c d e Paolo Camerieri, Andrea De Santis, La Via Curia, in: Filippo Coarelli (a cura di), DIVUS VESPASIANUS, il Bimillenario dei Flavi. Falacrinae. Le origini di Vespasiano, Edizioni Quasar, Roma, 2009, ISBN 978-88-7140-413-4, pp. 59-61.
  2. ^ Christian Mauri, La Sabina prima dei Sabini: gli Aborigeni e l’età del Bronzo. I santuari romani in opera poligonale, Aracne editrice 2018, pagg. 69-92
  3. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, 1.14.
  • Paolo Camerieri, Andrea De Santis, La Via Curia, in: Roberta Cascino e Valentino Gasparini (a cura di), DIVUS VESPASIANUS, il Bimillenario dei Flavi. Falacrinae. Le origini di Vespasiano, Edizioni Quasar, Roma, 2009, ISBN 978-88-7140-413-4, pp. 59-61 (online).