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Roberto Saviano

scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano (1979-)

Roberto Saviano (1979 – vivente), scrittore e giornalista italiano.

Roberto Saviano nel 2011

Citazioni

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Il pericolo non nasce da chi pesca, trova, una nuova notizia, il pericolo nasce da chi la riesce a far passare, da chi rompe la crosta degli addetti ai lavori, da chi in qualche modo riesce a far veicolare dei messaggi, dei racconti.[1]
  • Io credo che in qualche modo i sogni più privati possano coincidere con quelli più nobili, i sogni sociali, quando iniziano ad assomigliarsi. [...] Uno dei miei sogni era stato quello di rimanere nella mia terra, raccontarla, e continuare, come dire, a resistere. Mi piace usare una frase di un vecchio barbuto che scrisse questa cosa in un vecchio libro: "Tutto ciò che io desidero non è possibile identificarlo e quindi preferisco dire che io voglio il sogno di una cosa". E quindi anche io sogno una cosa.[1]
  • Biagi aveva la qualità di affrontare il frammento del quotidiano. Il problema punto per punto. Senza precipitarsi alla soluzione ma avanzando per ogni passaggio e svolgimento. Quello che le persone volevano ascoltare era ciò di cui lui voleva occuparsi.[2]
  • Non ho mai visto Biagi come un cane da guardia della democrazia quanto piuttosto come uno che non ha mai abbandonato la sua vocazione di guardiano del faro della democrazia. Un guardiano del faro, come Maqroll il gabbiere descritto da Alvaro Mutis, intento a garantire l'illuminazione affinché si possa entrare serenamente in porto piuttosto che guidare le navi, piuttosto che indicargli le rotte, ne illuminava il punto d'arrivo. Affinché tutti potessero scegliere in libertà. Questo il talento di Biagi, e la sua maggior autorevolezza.[2]
  • Qualche volta, quando non ne posso più della mia vita blindata, sento Raffaele Cantone perché vive costantemente sotto scorta non da due anni, ma da molti di più. Cantone ha scritto un libro che racconta il suo periodo alla Dda di Napoli, intitolato Solo per giustizia. Diviene magistrato quasi per caso, dopo aver cominciato a fare pratica come avvocato penalista. Diviene magistrato per amore del diritto. Ed è proprio quel percorso che lo porta a divenire un nemico giurato dei clan. Non lo muove nessuna idea di redimere il mondo, nessuna vocazione missionaria a voler estirpare il cancro della criminalità organizzata. Lo guidano invece la conoscenza del diritto, la volontà di far bene il proprio lavoro, e anche il desiderio di capire un fenomeno vicino al quale era cresciuto. A Giugliano. Un territorio attraversato da guerre di camorra che ricorda sin da quando era ragazzo.[...] Raffaele Cantone oggi non lavora più alla Dda, è diventato giudice al massimario della Cassazione. Ma ha voluto dare un altro strumento per sconfiggere le mafie. Un libro in cui si racconta come si arriva a diventare uno dei principali nemici dei clan e come è fatta la vita di chi li combatte: solo per giustizia.[3]
  • La voce di Miriam Makeba era quello che i sudafricani dell'apartheid avevano al posto della libertà.[4]
  • Wikipedia [...] è una delle realtà culturali più dinamiche, una piattaforma che serve un numero sempre crescente di utenti e che è divenuto uno strumento indispensabile per rendere accessibile il sapere soprattutto ai giovani.[5]
  • I migranti non vengono in Italia soltanto per fare il lavoro che gli italiani non vogliono più fare. Ma vengono a difendere i diritti che gli italiani non vogliono più difendere.[6]
  • Un prete che non sta nella sua stanzetta a confessare le vecchiette o a dare le caramelle ai bambini, è un sacerdote che viene visto con sospetto.[7]
  • Maroni ha il merito di avere iniziato un'azione indubbiamente più forte di quanto sia stato fatto in precedenza. E sul fronte antimafia è uno dei migliori ministri degli Interni di sempre.[8]

Su Anna Stepanovna Politkovskaja, Vanity Fair, 1º aprile 2009.

  • L'assassinio a oggi non ha colpevoli né mandanti. Ma le sue parole continuano a essere spine ficcate sotto le unghie e nelle tempie stesse del potere russo.
  • Il discredito è l'elemento primo di distruzione, si infanga la famiglia cercando di dimostrare collusioni, corruzioni e reati. Si va dai parenti delle vittime che ha raccontato e si fa pressione perché dicano che ha inventato tutto, che tutto è avvenuto diversamente. Si diffondono voci di calunnia: è una menzognera, mitomane, matta, buffona, carrierista.
  • A difenderla c'erano solo i suoi libri e i suoi articoli. I suoi libri sono immediati, veloci, hanno la potenza della scoperta, della novità, dell'informazione sconosciuta e resa nota. Ed è questo ciò che l'ha esposta.
  • Queste parole sono una preghiera, pronunciata con tutte le possibili fasi liturgiche, al lettore che ha deciso di spendere il suo tempo. Una preghiera perché non dimentichi il sacrificio di chi ha deciso di raccontare. Una preghiera affinché possa sentire sin dentro la carne ogni ora della vita di Anna Politkovskaja, una vita spesso passata sapendo di avere una scadenza, ma certa che quella scadenza avrebbe riguardato solo il proprio corpo e diffuso, come le costellazioni, le proprie storie depositandole in ogni lettore che le avesse incontrate.

Su Educazione siberiana di Nicolai Lilin, la Repubblica, 3 aprile 2009.

  • Ho incontrato Lilin nella stanza anonima di un hotel milanese. Corpo minuto ma tonico, viso slavo, colori chiari, occhi luminosi. Parla un italiano preciso, impastato con una cadenza slava unita a un accento piemontese. Quando si infervora gli esce un "Dio bono" che lo rende divertente.
  • Lilin è un discendente degli Urka siberiani con un intercalare sabaudo e racconta proprio di gente come lui, gli ultimi discendenti di questa stirpe guerriera, uomini che usano definirsi "criminali onesti" atavici nemici dei "criminali disonesti". [...] Per leggere questo libro bisogna prepararsi a dimenticare le categorie di bene e di male così come le percepiamo, lasciar perdere i sentimenti come li abbiamo costruiti dentro la nostra anima. Bisogna star lì leggere e basta.
  • Non ci si aspetti un libro sulla mafia russa, né un trattato sul crimine, né alleanze tra clan, imperi economici, faide e sparatorie. È il contrario. È un romanzo che racconta di un popolo scomparso, di una tradizione guerriera che Nicolai conservava dentro di sé e che non riusciva più a tacere.
  • In Educazione Siberiana ci sono pagine di arresti e retate in cui la polizia non riesce a rivolgere la parola a nessun siberiano. Ogni Urka ha sempre al proprio fianco una donna che faccia da tramite. Lilin racconta che dalle sue parti si dice che chi non ha voglia di lavorare e non ha il coraggio di delinquere fa il poliziotto. Nelle comunità criminali degli Urka, diversamente da quanto accade in Italia, esistono regole talmente forti da fermare il business, vincolare il potere.
  • Una delle parti più belle del libro è il racconto dei tatuaggi. Il tatuaggio è un codice per raccontare il carattere di una persona e il percorso della sua vita, il tatuaggio degli urka siberiani è un'eredità antica che viene da molto lontano. Il tatuaggio tradizionale siberiano è un codice segreto, nato in epoca pre-russa e pre-cristiana. I primi briganti nomadi della foresta, gli Efei, si tatuavano per potersi riconoscere, lungo le grandi strade della Siberia dove assaltavano i convogli provenienti dalla Cina e dall'India. I tatuaggi quindi erano un modo per non farsi assalire da "colleghi", e un modo muto per rendersi fratelli. Quando si diffuse il Cristianesimo, il tatuaggio criminale siberiano adottò i simboli della nuova religione: gli Efei si confondevano così con i pellegrini, che erano poveri e, non potendo acquistare croci, catene e immagini sacre, se le tatuavano. Con la formazione dello stato russo, lo Zar decise di sbarazzarsi degli Efei; ma i più irriducibili di loro, gli Urka, ostili a qualsiasi potere, si rifugiarono nella Taiga dove organizzarono una dura resistenza che fu spezzata soltanto dopo secoli, dai comunisti. Nel libro sono meravigliose le pagine dove Lilin racconta come il tatuatore sia una figura speciale, quasi un sacerdote. Per i siberiani puoi diventare tatuatore solo su autorizzazione di un anziano maestro; Lilin scelse all'età di 12 anni di divenire allievo del più esperto della sua città. Era bravo a disegnare, i suoi disegni venivano richiesti per farne tatuaggi, ma aveva bisogno di imparare l'antica arte del tatuaggio tradizionale, eseguito a mano con le bacchette, non con la macchinetta elettrica. A 18 anni, ultimato l'apprendistato, il suo maestro lo nominò tatuatore.

Da Perché Pecorella infanga don Peppe Diana?

la Repubblica, 1º agosto 2009.

  • La battaglia alle organizzazioni criminali, l'ho vista fare da persone di ogni estrazione politica e sociale. Ho visto, quando ero bambino, manifestazioni nei paesi assediati dalla camorra in cui sfilavano insieme militanti missini, democristiani, comunisti e repubblicani. L'onestà non ha colore, spesso così come non ne ha l'illegalità.
  • La legalità è la premessa del dibattito politico, o almeno dovrebbe esserlo. La premessa e non il risultato.
  • Onore è una parola che spesso hanno abusivamente monopolizzato le cosche facendola diventare sinonimo del loro codice mafioso. Ma è il tempo di sottrarla alle loro grammatiche. Onore è il sentire violata la propria dignità umana dinanzi a un'ingiustizia grave, è il seguire dei comportamenti indipendentemente dai vantaggi e dagli svantaggi, è agire per difendere ciò che merita di essere difeso.

Da Il mio Dio «debole» a Gomorra

Avvenire, 16 settembre 2009.

  • Il mio rapporto con Dio passa attraverso i testi sacri.
  • Impegnarsi vuol dire soprattutto rischiare. Non solo la vita, ma la propria serenità.
  • La fede, spesso, è stato il vero motore delle persone di buona volontà che nelle zone più difficili del Sud han cercato di trasformare le cose.
  • Se c'è stata resistenza nella mia terra e se io, nel corso degli anni, sono riuscito ad avere una qualche coscienza antimafia, lo devo ad alcune figure di Chiesa.
  • Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.[9]
  • [Su Francesco Schiavone] Guappo di cartone sei perché ordini esecuzioni di persone disarmate, fai sparare alle spalle a innocenti. Guappo di cartone perché temi ogni mossa che possa compromettere le tue entrate di danaro, perché sei disposto a perdere faccia e dignità per un versamento in euro. Guappo di cartone che costringi al silenzio della paura tutti i tuoi paesani se vogliono lavorare nelle tue imprese. Guappo di cartone perché non fai crescere nessuna impresa che con te e con i tuoi non faccia affari. Guappo di cartone perché avveleni la terra dove i tuoi avi avevano piantato le pesche, i meli, e ora la terra avvelenata non produce nulla se non cancro.[10]
  • [Pietro Taricone] Amava volare, "perché il cielo non tradisce", come ogni paracadutista sa. A tradirlo è stato l'atterraggio, è stata la terra.[11]
  • [...] se si crede all'ipotesi di un Cosentino imperatore nel settore dei rifiuti, con il no all'utilizzo delle intercettazioni sembrerebbe essere un dono fattogli per cercare di riportare la nuova emergenza a una "normalità" di gestione consolidata.[12]
  • Il governo va incalzato sulle cose, non sull'ideologia. Per esempio voglio raccontare il ritorno della monnezza a Napoli. Fui il primo a riconoscere che Berlusconi aveva affrontato il problema. Ma l'ha tamponato; non risolto. E infatti ora il problema si ripresenta.[13]
  • L'Italia di oggi è un Paese in cui è all'opera un'autentica macchina del fango e della delettigimazione. Il gossip non è più argomento delle riviste patinate, quelle che si sfogliano per farsi due risate sotto l'ombrellone; serve a distruggere moralmente e fisicamente la vita delle persone. Si usano fatti privati, a cominciare dal sesso e dalla salute, a scopi di estorsione, per condizionare i comportamenti dei personaggi pubblici o punirli se "sgarrano".[13]
  • L'unità d'Italia è un bene da difendere, non solo perché è costato molto sangue in passato, ma soprattutto perché è conveniente e necessario per il futuro. Se invece l'Italia andrà in pezzi – e il pericolo esiste –, il Nord diventerà una provincia della Mitteleuropa, e il Sud la propaggine settentrionale del Maghreb. Entrambi saranno marginali.[13]
  • Non sono contro il Pd, ma non posso tacere se mi delude. E mi delude spesso.[13]
  • A essere sinceri, il mio vero capolavoro non sarà fare un'altra Gomorra o una nuova trasmissione per milioni di persone ma cercare di ricostruirmi una vita. Ce la sto mettendo tutta, ma non so come andrà a finire.[14]
  • Per superficialità oggi si definisce faziosa l'espressione di un punto di vista. Mi sembra incredibile: avere un'idea significa essere di parte. Non si può esprimere una posizione senza che immediatamente sia data la parola al suo contrario, perché possa annullarla.[14]
  • La 'ndrangheta interloquisce con i poteri del Nord: dove c'è la Lega si rivolge alla Lega. Il problema principale del Nord non sono certo gli immigrati, come vogliono far credere, ma l'alleanza impresa-politica-criminalità.[14]
  • [Antonio] Iovine non l'ha mica arrestato Maroni. Era 16 anni che lo cercavano. Il pm Federico Cafiero de Raho, dell'Antimafia di Napoli, uno degli eroi silenziosi di questo Paese, è la persona a cui deve andare il merito morale del contrasto ai boss casalesi.[14]
  • Chi, dopo quarant'anni di sofferenza, ha chiesto di fermare la macchina a cui era attaccato non è affatto contro chi invece continua a sperare in quella macchina che lo tiene in vita.[14]
  • Veder nascere la bile perché grazie alla televisione arrivi a tante persone che in genere ignorano certi argomenti, in fondo, ti dà soddisfazione.[14]
  • Quando racconto delle gravi connivenze di questo governo con le organizzazioni criminali, quando intervengo per la libertà di stampa, dicono che sono di sinistra. Quando racconto dei dissidenti cubani, dei crimini del comunismo sovietico, sono di destra. Quando invito i migranti di Rosarno a non abbandonare l'Italia, torno di sinistra.[14]
  • Quando sei così esposto nessuno ti è a fianco, tutti ti sono addosso. Il Saviano privato deve nascondersi per difendere se stesso e non si fida di nessuno. Nessuno.[14]
  • Sento che la democrazia è letteralmente in pericolo. Può sembrare esagerato, ma non lo è. La democrazia è in pericolo nel momento in cui, se ti poni contro certi poteri, se ti poni contro il governo, quello che ti aspetta è l'attacco di una macchina che ti getta addosso fango: un attacco che parte dalla tua vita privata, da fatti minuscoli della tua vita privata, che vengono usati contro di te.[15]
  • Mi dispiace molto che Gianni Riotta abbia deciso di lasciare il Sole24Ore perchè la sua direzione ha realizzato un giornale libero, con al centro la battaglia antimafia che una parte responsabile di Confindustria aveva deciso di combattere.[16]
  • In Italia fare il giornalista è un mestiere pericoloso se si vuole essere liberi e senza condizionamenti. La libertà dei giornalisti è sgradita al potere politico.[16]
  • Per nessuno tranne che per i meridionali è così. Se scrivi se canti se giochi, e vieni da Napoli sarai sempre il giornalista napoletano, scrittore napoletano pittore napoletano. Quel napoletano non te lo toglierai mai.[17]
  • Mi manca Napoli. È incredibile come questa città nel tempo possa generare odi profondi, un senso di sfiducia, di forte disprezzo, eppure mancarti. È incredibile come tutto questo fastidio che diventa quasi fisico, come questa ingratitudine, non siano riusciti a mutare la sua bellezza e la voglia di tornare da lei. Di riabbracciarla. È come una compagna che ti ha infinitamente tradito, ma della quale non puoi non riconoscere la bellezza, le qualità umane, la tragica verità. Nonostante lei ti odi, tu ancora vedi tutto quanto ti ha dato quando siete stati felici, ancora riconosci quello che ti ha fatto innamorare di lei.[18]
  • A chi ci vive, a chi la studia, Napoli offre [...] un enorme privilegio: poter assistere a un grande laboratorio dove tutto ciò che accade altrove, dove tutto ciò che accadrà altrove, è già accaduto. [...] Qui tutto è laboratorio. Curzio Malaparte aveva ragione: "Quando Napoli era una delle più illustri capitali d'Europa, una delle più grandi città del mondo, v'era di tutto a Napoli: v'era Londra, Parigi, Madrid, Vienna, v'era tutta l'Europa. Ora che è decaduta, a Napoli non c'è rimasta che Napoli. Che cosa sperate di trovare a Londra, a Parigi, a Vienna? Vi troverete Napoli. È il destino dell'Europa di diventare Napoli".[19]
  • [Su Napoli] Vorrei che questa città smettesse di ferire a morte, eppure so che è un'illusione. Ferire fa parte di questa terra travagliata e colma di una tale bellezza che chiunque abbia la fortuna di viverci aspira a essere felice sempre; è convinto di poterlo essere, felice. Quando si vive qui tutto sembra possibile. Anche continuare a vivere sebbene feriti a morte.[19]
  • Napoli patisce da sempre, ha gli anticorpi e la capacità di insegnare come affrontare emotivamente questo momento difficile, come non perdere la speranza, come prendere le misure. Come rinascere.
    Napoli è una bussola [...].[19]
  • Lo squallore delle affermazioni del padre del porcellum sul ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge è tanto evidente da sconsigliare qualsiasi tipo di commento, si dirà, per evitare amplificazioni. Ma per quanto possa sembrare assurdo, le affermazioni di Calderoli sono un atto politico, opera di un parlamentare navigato ed esponente di un partito che ha giocato un ruolo importante nelle peggiori nefandezze dell'ultimo ventennio. È dunque per puro calcolo che gli esponenti della Lega – normalmente in ciò accomunati ai fascisti di Forza Nuova – non perdono occasione per offendere, sempre con argomenti di natura razziale, il ministro Kyenge.[20]
  • Il proibizionismo (degli alcolici) ha già condotto l'uomo e lo Stato nell'abisso cento anni fa: non ha senso ripetere errori già commessi. La legalizzazione non è un inno al consumo, anzi, è l'unico modo per sottrarre mercato ai narcotrafficanti che, da sempre, sostengono il proibizionismo. D'altronde, è grazie ai divieti che guidano l'azienda più florida al mondo con oltre 400 miliardi di dollari di fatturato annuo. Più della Shell, più della Samsung. Se esiste una merce che non resta invenduta è proprio la droga. L'unica che non conosce crisi, che nonostante sia illegale ha punti vendita ovunque. È la merce più reperibile del mondo disponibile a qualsiasi ora del giorno e della notte.[21]
  • Io credo che la legalizzazione, e non la liberalizzazione, sia l'unica strada. Due termini simili che spesso vengono confusi, ma che indicano due visioni completamente diverse. Legalizzare significa spostare tutto quanto riguarda la produzione, la distribuzione e la vendita di stupefacenti sotto il controllo dello Stato. Significa creare un tessuto di regole, diritti e doveri. Liberalizzazione è tutt'altro. È privare il commercio e l'uso di ogni significatività giuridica, lasciarlo senza vincoli, disinteressarsi del problema, zona franca. Invece legalizzare è l'unico modo per fermare quel silenzioso, smisurato, violento potere che oggi condiziona tutto il mondo: il narco-capitalismo.[21]
  • Umberto Veronesi da anni si dichiara favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere, pur nella consapevolezza di quanto queste possano essere dannose per gli organismi. Ma adduce ragioni di buon senso che condivido. La proibizione di qualsiasi sostanza crea mercato nero, quindi guadagni esponenziali per le mafie. Fa aumentare il costo delle sostanze stupefacenti, quindi chi ha dipendenza ma non i mezzi economici, finisce per rubare, prostituirsi o spacciare a sua volta. In ultimo le sostanze provenienti dal mercato nero non hanno alcun tipo di controllo e le morti spesso sono causate non da dosi eccessive, ma da sostanze letali usate per i tagli.[21]
  • [Su Gomorra - La serie] Il nostro punto di partenza era questo: il peggior modo di raccontare il bene è farlo in modo didascalico. Tutti cattivi? Sì, in quel mondo non ci sono personaggi positivi, il bene ne è alieno. Nessuno con cui lo spettatore può solidarizzare, nel quale si può identificare. Nessun balsamo consolatorio. Nessun respiro di sollievo. Lo spettatore, in maniera simbolica, non doveva avere tregua, come non ha tregua chi vive nei territori in guerra. Quindi la visuale doveva essere unica. Nessuna salvezza per nessuno. Polizia, società civile, sono state messe in secondo piano perché così è nella testa dei personaggi che raccontiamo. Quindi nessuna via di fuga narrativa, nessuna quota di bontà pari a quella della cattiveria. Non una serie in cui ci sono " il cattivo irredimibile, il cattivo che si redime, un buono con delle ombre e il buono redentore". Con la storia di sangue e la storia d'amore. Questa dialettica così classica e così scontata non serve più a un paese che è andato culturalmente oltre. Ecco perché abbiamo scelto un modo diverso di raccontare, non l'unico, non il più giusto, ma certamente diverso. Condivido la critica che spesso viene mossa alle serie italiane – e soprattutto ai direttori di rete che le scelgono – di essere costruite come se qualcuno le avesse masticate prima di darle in pasto ai telespettatori per evitare che possano strozzarsi. Noi non volevamo costruire storie masticate, ma storie difficili da digerire, di quelle che ti tornano in mente il giorno dopo e ancora devi forzarti a scrollartele di dosso.[22]
  • [Su Gomorra - La serie] L'accusa più elementare di solito riguarda l'empatia, l'immedesimazione con personaggi negativi. "I ragazzi – dicono i critici severi – che guarderanno la serie emuleranno le loro gesta". Ma non è vero: l'immedesimazione non avviene con la realtà, ma con una sua rappresentazione. Non c'è nulla di male. È proprio questo il meccanismo narrativo che faceva scattare la catarsi, la purificazione, nel teatro elisabettiano e prima ancora in quello greco. Comprendere il male per riconoscerlo, per conoscerlo. Quanto di loro c'è in me? Mi comporterei allo stesso modo? Non lo faccio per codardia o per coraggio? Se non conosciamo la storia di chi compie atti atroci, se non conosciamo la storia di chi sceglie il male, come possiamo conoscere il bene? Come possiamo scegliere il bene? Ma – affermano gli sdegnati censori – Napoli è il sole, il mare, la cultura, i frutti di mare e la pizza più buona del mondo, le canzoni, Enrico Caruso e Villa Pignatelli. Caravaggio e San Domenico Maggiore. Parla di questo no?[22]
  • Non immaginavo, quando iniziai a pensare di poter costruire una serie televisiva dalle storie scritte in Gomorra, che davvero saremmo arrivati a costruire un progetto come quello che è andato in onda su Sky. Che saremmo riusciti a condensare in uno spazio limitato il maggior numero di informazioni, dettagli. Dettagli, di questo è fatto il racconto di Gomorra. Di dettagli reali, di dettagli presi dalle inchieste, dai verbali delle intercettazioni, dalla cronaca quotidiana. Dalla cronaca attuale e da quella che ormai appartiene alla storia. A una storia che per me, per noi, non è affatto lontana, anche se sono in molti a volerla dimenticare perché è più facile in questo modo guardare in faccia i propri fallimenti.[22]
  • Il Congo è forse la terra più sfruttata al mondo, non solo dall’uomo bianco. I primi grandi mercanti di avorio impararono presto quanto fosse più vantaggioso razziare che commerciare; venivano dalla islamizzata Zanzibar e avevano potere enorme.[23]
  • La ricchezza del Congo sembra inesauribile: da lì partirono quattro milioni di schiavi verso l’America. Quando diventa colonia belga sotto Leopoldo II, quando non sembra poter dare risorse maggiori della carne umana, un medico scozzese inventa lo pneumatico in gomma, quindi la richiesta di caucciù inizia ad arrivare da ogni parte del mondo e il Congo ne è pieno. La prima bomba atomica è stata fatta con uranio congolese e dopo l’uranio c’è il coltan, che serve all’industria elettronica. Senza coltan non ci sono telefonini, non ci sono computer, non ci sono smartphone, tablet. E poi diamanti, e oro.[23]
  • Non piangeranno in molti la morte di Carmine Schiavone. Personalmente però gli devo qualcosa. Lo incontrai quando ancora era nel regime di protezione, i Carabinieri mi misero dei microfoni addosso e quelle registrazioni (poi rese pubbliche) mi cambiarono la vita. Sentire che avevo ricevuto una condanna a morte da una delle figure storiche del clan dei Casalesi mi trasformò. E il colloquio con lui cominciò inaspettato con un "Mi ricordo di te quando eri piccolo e stavi pieno di capelli".[24]
  • In Italia la cultura cattolica, pur se ci diciamo atei cresciuti al di fuori della comunità religiosa, è architrave del nostro quotidiano, soprattutto nel senso di colpa, atavico e inestinguibile. Qualsiasi sacrificio non servirà a lavarlo, lo porteremo con noi in ogni momento della nostra vita, qualunque sia la nostra professione. E poi la consapevolezza che in terra non ci potrà mai essere beatitudine, felicità, salvezza. La felicità in terra è vista con sospetto anche da chi la prova. La ricchezza in terra è vissuta con senso di colpa anche da chi guadagna lavorando sodo, sacrificando molto, sacrificando tutto. Che paradosso: si sacrifica tutto per ottenere qualcosa che ci fa sentire in colpa come se avessimo commesso il peggiore dei torti. Non lontano da noi, nel mondo della riforma protestante, c'è un altro modo di concepire il lavoro, il guadagno e la vita, non migliore ma diverso. Il lavoro non è un castigo di Dio inflitto all'uomo, ma l'unico modo attraverso cui trovare salvezza. Non c'è nulla di sconveniente nel guadagnare, è la mancanza di guadagno, anzi, a essere stigmatizzata.[25]
  • L'espressione "sembra un film" descrive qualcosa di straordinario e spettacolare. Talmente spettacolare da ricordare l'esagerazione filmica, da non poter essere considerata un evento reale. Questa espressione nasce da un equivoco, la differenza tra film e realtà è solo questione di diottrie. La vicinanza al dettaglio spesso è possibile solo in una costruzione scenica e per questo motivo quando un evento, che sia un terremoto o un omicidio, viene ripreso nei suoi dettagli immediatamente fa pensare a un film. Perché la realtà la immaginiamo antagonista della tv o del cinema, la pensiamo distante o non catturabile. La realtà che percepiamo è fluida e, accade sempre, distante. La immaginiamo possibile da registrare solo nella memoria. [...] bisognerebbe ribaltare il commento, quando si guarda la tv o un film al cinema bisognerebbe dire "sembra la realtà". Il rapporto tra film e realtà è lo stesso che passa tra una tela e una fotografia, certo dipende dallo stile del pittore e del fotografo ma nell'obiettivo della ricostruzione scenica non c'è un calco della realtà ma la realizzazione di una profondità.[26]
  • Nel PD e nelle liste c'è tutto il sistema di Gomorra, indipendentemente se ci sono o meno le volontà dei boss. Il PD nel Sud Italia non ha avuto alcuna intenzione di interrompere una tradizione consolidata. E cioè alla politica ci si rivolge per ottenere diritti: il lavoro, un posto in ospedale... Il diritto non esiste. Il diritto si ottiene mediando: io ti do il voto, in cambio ricevo un diritto. Il politico non dà visioni, prospettive, percorsi, ma dà opportunità in cambio di consenso. E De Luca, in questo, è uno che ci sa fare. La politica dovrebbe essere tutt'altro. Dovrebbe ottenere consenso in cambio di trasformazioni complesse e complessive della società. Invece dando il proprio voto l'elettore rinuncia a chiedere progetto e trasformazione in cambio di una e una sola cosa.[27]
  • Il PD non sta facendo la battaglia promessa. Ha creduto che utilizzare le figure di Grasso o di Cantone fosse la garanzia di un'immagine diversa. Ed è questo che Renzi vuole: un'immagine diversa. Sicuramente c'è una parte di mondo del PD in prima linea contro le mafie, ma questo governo [il Governo Renzi] ha fatto poco contro le mafie.[27]
  • Questo PD non ha un'anima che sente come una priorità l'antimafia. Ovviamente non mi sentirei di dire che stiamo parlando di collusioni come succedeva in Forza Italia, però da qui a considerarsi, appunto, un partito antimafia... ce ne passa.[27]
  • È inutile e controproducente sperare che i ragazzi non si facciano canne, che non si sentano attratti dall'uso di droghe sintetiche, che non bevano il sabato sera. Deresponsabilizza tutti, genitori, educatori e istituzioni. La verità è che dovremmo trovare il coraggio di dire ai nostri ragazzi: scusateci, siamo talmente inadatti a questo mondo che preferiamo che ogni tanto qualcuno di voi muoia piuttosto che assumerci come società l'onere di vigilare affinché le sostanze che la maggior parte di voi decide di assumere non siano pericolose per la salute. Eh sì, perché chi prova droghe e beve alcolici il sabato sera non è l'adolescente con una vita familiare complicata, non è la ragazza mollata dal fidanzatino. Non è il diciassettenne sovrappeso o che si crede brutto. Le droghe le prova chiunque per semplice curiosità. È un momento di crescita, come fare sesso per la prima volta. È crescita e trasgressione insieme. È dimostrazione di coraggio, e la vita degli adolescenti è nella fase eroica, quella in cui si vuole costantemente dimostrare a se stessi – non necessariamente agli altri – di poter superare i propri limiti o quelli che la pubblica morale pone. A sedici anni ci si sente onnipotenti ed eterni e non c'è nulla che faccia davvero paura, ecco perché inutile demonizzare o vietare, l'unica cosa che gli adolescenti ascoltano è il ragionamento, l'unica cosa davanti alla quale si fermano è la conoscenza.[28]
  • Avere un figlio non è un dovere, ma un piacere che nessuno può vedersi negato.[29]
  • A Napoli si spara quotidianamente: azioni dimostrative che a volte fanno vittime altre servono a terrorizzare. A Napoli si spara per il dominio sulle piazze di spaccio. Questo è l'unico motivo: da Ponticelli a Fuorigrotta, dal Centro Storico ai paesi limitrofi. Dal traffico di stupefacenti le organizzazioni criminali ricavano la parte maggiore dei loro guadagni, che poi investono in attività che sono concorrenti sleali di aziende legali che non possono contare su liquidità paragonabili, ma che devono fare i conti con le regole del mercato. Legalizzare le droghe, tutte e subito, è l'unico modo per togliere alle organizzazioni criminali il principale canale di guadagno. Da un colpo del genere, e ben assestato, non si riprenderebbero mai più [...]. Il Sud è alla deriva e a Napoli di questioni morali si muore, e non metaforicamente.[30]
  • I Cinque Stelle sono un'estensione della volontà di Casaleggio.[31]
  • Il gioco degli scacchi è un gioco violento, forse il più violento tra gli sport – anche se io non riesco a considerarlo uno sport quanto piuttosto un modo di stare al mondo. Si può vivere con gli scacchi e si può vivere senza gli scacchi: sono due distinte categorie di persone, non ce n'è una terza.[32]
  • Kasparov è un giocatore geometrico, ma allo stesso tempo, e a differenza di molti altri, non inizia una partita con una tattica prefissata. [...] Kasparov è un giocatore duttile, sa essere solido nello schieramento del suo esercito riuscendo a ottenere attacchi fulminei e letali. Giocare con lui significa provare a perdere gustandosi il proprio macello scacchistico o – ma solo se lui vorrà – lasciarsi guidare nel gioco come una novizia viene iniziata al tango da un ballerino professionista. Non danzerà bene ma almeno si divertirà.[32]
  • Uno scacchista non può che giocare d'intelligenza, di strategia, di lealtà. Non ci sono scacchi se non c'è libertà.[32]
  • Il muro di Berlino e il muro di Trump raccontano la stessa storia, quella di una divisione che fa male, di una scissione ineluttabile. Non ci rimane che distruggere i muri a costo di usare bombe atomiche. Buuum, e nel fungo atomico torneremo uniti, elettroni e neutroni in subbuglio, l'idrogeno che frizza, le cariche elettriche che sprizzano ovunque, puzza di carne bruciata. Il nucleare deve servire a questo, e cioè a scacciare i fantasmi di un futuro opaco e a dar vita, invece, a un mondo contaminato da scorie tossiche ma unito dall'ancestrale spirito di fratellanza.[33]
  • L'aborto non è omicidio. Abortire è un diritto spesso negato in Italia. La direzione di strutture sanitarie, di dipartimenti o la presidenza di policlinici, ad esempio, sarebbero – a senso – ruoli incompatibili con l'obiezione di coscienza. Altrove in Europa, gli obiettori non possono essere ginecologi, ma dentisti, cardiologi, ortopedici: non gli è preclusa alcuna carriera. In Italia, anzi, sembra che le cose siano esattamente all'opposto: fa carriera il medico obiettore, quello cioè che non mette in discussione le radici cattoliche del Paese, in cui gli ospedali pubblici continuano ad avere padiglioni dedicati a santi cattolici.[34]
  • Questa parola, buonismo, è diventata una specie di scudo contro qualsiasi pensiero ragionevole, contro qualsiasi riflessione in grado di andare oltre il raglio della rabbia e la superficialità del commento. [...] Aboliamo questa parola. Qui non c'entra la bontà e non c'entra neanche il politicamente corretto, espressione abusata dagli stessi che usano la parola "buonista" come sinonimo di una politica ipocrita che proclama i buoni sentimenti ma poi nel quotidiano fa pagare agli altri il prezzo della propria correttezza e si mantiene nel privilegio. Nulla è più rigoroso e dignitoso della correttezza invece.[35]
  • Le comunità migranti sono ormai nel Dna del Sud, perché al Sud la terra è piena del loro sudore, del loro sangue, perché la terra accoglie la placenta in cui nascono i figli neri d’Italia. Non solo italo-africani ma afro-meridionali. A San Calogero è stato ucciso un meridionale e altri due sono stati feriti. Meridionali che sono come sangue che torna a scorrere in vene che stanno subendo un’emorragia letale, di italiani che emigrano. E per fortuna Soumayla Sacko, Madiheri Drame e Madoufoune Fofana arrivano esattamente nel posto da cui tutti vogliono scappare. Riempiono un vuoto e dobbiamo per questo esser loro grati. Il cambiamento, quello vero, parte da qua. E non ci sono scorciatoie.[36]
  • Salvini ha scelto i suoi nemici: gli italiani del Sud, italiani di cui non si occupa e di cui non si occuperà mai, gli stranieri che vivono e lavorano in Italia, le ragazze e ragazzi nati in Italia da genitori stranieri, ragazzi che parlano italiano, "che amano italiano". I suoi nemici sono i Rom.[37]
  • Ai Giochi del Mediterraneo oro italiano nella 4×400 grazie a Libania Grenot, Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo. I loro sorrisi sono la risposta all'Italia razzista di Pontida. L'Italia multiculturale nata dal sogno repubblicano non verrà fermata.[38]
  • Non ho alcuna paura di perdere perché sono certo di una cosa: saremo più grandi noi nella nostra sconfitta, che loro in questo barbaro trionfo.[39]
  • [Domenico Lucano] Il lavoro incredibile, titanico, bellissimo e prezioso fatto in questi anni per accogliere chi ha bisogno e per salvare noi stessi.[40]
  • Gheddafi indossava la divisa militare perché fosse chiaro che il suo era principalmente un ruolo militare, un potere militare, preso con le armi e mantenuto con le armi.[41]
  • La Lega non è stata in grado di arginare - e in parte forse non ha voluto - la diffusione del potere 'ndranghetista nel nord Italia; la Lega deve ai cittadini italiani 49 milioni di euro e, sempre la Lega, in Calabria si è legata politicamente a figure poco specchiate: mostrandosi oggi con la divisa della Polizia, Salvini spera di poter cancellare tutto questo e dire non semplicemente "io sto dalla parte della legalità" (ci mancherebbe pure che il ministro dell'Interno non lo fosse!), ma "io sono la legalità".[41]
  • Nelle democrazie le forze dell'ordine vivono di quel delicatissimo equilibrio che si fonda sull'equidistanza tra le forze politiche. Al contrario, nelle dittature, i tiranni indossano sempre la divisa, che non è banale teatralizzazione del potere, ma serve a mandare un messaggio preciso: l'esercito risponde a me, a me soltanto e a nessun altro. Fidel Castro ha indossato la divisa nelle apparizioni pubbliche per decenni, la logica era la solita utilizzata nei paesi del socialismo reale: l'esercito è il popolo, io sono il capo dell'esercito, io sono il conduttore del popolo.[41]
  • Il nobile, ricevendo da Dio il compito del comando, inizia a farsi baciare la mano come il sacerdote. Ma perché la mano? Il bacio ha un’origine evangelica. Veniva dato alle mani di Cristo, perché Cristo, imponendole sulle persone, compiva miracoli. Anche le mani degli apostoli vengono baciate, come quelle dei santi, perché dalle loro mani discende il miracolo, la grazia.[42]
  • Roma si racconta compiaciuta con i turisti che leccano i gelati e i selfie ai Fori Imperiali con i gladiatori. Ma è solo una scenografia. È invece la metropoli dove trovare lavoro senza essere protetto da un politico è quasi impossibile, dove un piccolo imprenditore per farsi pagare si deve rivolgere a bande che recuperano i crediti. In questa Roma ogni pistola è un'occasione per provare a farcela. Ancora pensate che siano le serie tv a ispirare i violenti? Quanta colpevole ingenuità, le serie raccontano il reale volto di ciò che accade e chi lo vive ci si specchia direttamente.[43]
  • La Napoli raccontata da Alberto Angela esiste, ma non per nostro merito. Sta lì e resiste in un Sud che arranca, perennemente in affanno. Certo, quella Napoli meravigliosa può essere balsamo: ma per chi, mi domando? Per chi può affacciarsi ai terrazzi dei piani alti, perché chi sta sotto non gode di nessun panorama e vive in una città meravigliosa che però ha poco da offrire, anche in termini di diritti, se siamo d'accordo nel considerare lavoro e istruzione diritti. [...] Io provo un sincero dolore quando leggo commenti sulle sfavillanti bellezze di Napoli contrapposte all'oscurità di Gomorra, perché chi ha occhi per vedere sa bene che le bellezze di Napoli non sono sfavillanti, ma piene di crepe e cicatrici, e che la città è costantemente oltraggiata da agguati che avvengono tra i suoi abitanti, mettendone costantemente a rischio l'incolumità. [...] «Se siete neutrali in situazioni di ingiustizia – diceva Tutu – avete scelto la parte dell'oppressore». Le bellezze di Napoli vanno riempite di diritti e opportunità. O sono solo l'ennesimo strumento nelle mani dell'oppressore.[44]
  • Antonio Russo fu assassinato nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2000 vicino a Tbilisi, in Georgia, mentre documentava le violenze sul popolo ceceno; l’autopsia non segnalò sul suo corpo ferite, non aveva ricevuto percosse, ma i suoi organi interni erano distrutti. L’appartamento in cui si appoggiava a Tbilisi fu messo sottosopra e furono trafugate la sua videocamera, il registratore e tutte le testimonianze che aveva raccolto: audio, video e scritte. Di lui si parla poco, nulla si sa dei mandanti, ma come Anna Politkovskaja aveva puntato una luce sui crimini russi in Cecenia e, come Anna, il suo è stato un omicidio in stile Kgb. Del resto, anche se solo da un anno, quella di cui Antonio documentava i crimini era già la Russia di Putin.[45]
  • La notizia della morte di Cosimo Di Lauro, Cosimino, mi ha riportato direttamente nei giorni della faida di Scampia, quando lui si fece Generale di una delle più sanguinose guerre interne accadute in un'organizzazione criminale, una delle più sanguinarie della storia umana. Era nato fortunato e incoronato: primo figlio del boss Paolo Di Lauro. Era nato l'8 dicembre del '73, e questo era sembrato al padre un segnale miracoloso: il primo figlio maschio che nasce il giorno dell'Immacolata Concezione.[46]
  • Cosimo è rispettato solo perché è il figlio di Paolo. È chiamato «'o Chiatto», cresce grosso, goffo, non ha mai sparato in vita sua. Sì, certo, in strada ci si «vatte», ci si picchia spessissimo, è un modo per misurare la propria mascolinità, corteggiare, mostrarsi vincenti. Ma Cosimo, se non fosse figlio di re, non riuscirebbe neanche a fare l'autista per una famiglia di camorra. Dentro di sé ha voglia di emergere, ha una grande rabbia, brama ad essere rispettato da suo padre per ciò che è, non semplicemente perché è nato dal suo sangue.[46]
  • I liberi imprenditori diventano dipendenti. Cosimo dà l'ordine: tutti a stipendio, riceveranno soltanto un salario, le piazze tornano alla gestione diretta dei Di Lauro, non si è più liberi tra pari, ma c'è un re e tutti gli sono sudditi. Avviene la scissione.[46]
  • Chiunque si pone contro di lui [Cosimo Di Lauro] deve essere ucciso. Un killer degli Scissionisti, Gennaro Notturno, scappa, e gli uomini di Cosimo tortureranno una ragazza, bruciandola, Mina Verde, perché non rivela il luogo dove è nascosto Notturno, con cui ha avuto una relazione. La Scissione cerca di far rientrare Paolo Di Lauro a tutti i costi, gli scissionisti vogliono che il padre riprenda il potere, ma Cosimo continua la guerra. Settanta morti in un anno, in un fazzoletto di terra.[46]
  • [Cosimo Di Lauro] È convinto che persino i morti innocenti giocheranno a suo favore, tanto che diversi pentiti diranno che la sua frase era: «Cchiù sanghe amma fa punt'», più sangue più alto il punteggio. La morte di innocenti non è un problema, perché se la sua furia tocca persino chi non c'entra con le dinamiche di camorra significa che chi invece è coinvolto non avrà scampo di salvezza.[46]
  • Il Terzo mondo muore di fame perché il Primo mondo (il nostro, per essere proprio chiari) storicamente lo depreda, e gli sbatte anche le porte in faccia, e dice in maniera paracula che la soluzione è aiutarli a casa loro.[47]
  • Oggi in Europa affermano che l'Italia ha il primo governo di destra[48] dalla caduta del fascismo. Non è vero! Il primo governo Conte è stato un governo di destra, di destra estrema; è stato un governo xenofobo, un governo che ha totalmente cambiato in (molto) peggio le leggi sull'immigrazione e l'accoglienza. Un governo che ha criminalizzato gli immigrati che vivono e lavorano in Italia da decenni, peggiorando le loro condizioni di vita nel quotidiano.[49]

Sulle proteste per la morte di Mahsa Amini, Corriere della Sera, 7 ottobre 2022.

  • E dunque in Iran una giovane donna è morta, ammazzata di botte, per la posizione del velo sul capo. Per undici volte le hanno sbattuto la testa contro il muro [...] e, nonostante il volto tumefatto, le autorità hanno avuto il coraggio di parlare di infarto.
  • In Iran stanno massacrando una generazione di giovanissimi che, nativi digitali, non accettano l’arbitrio di un clero ignorante e sanguinario.
  • Ho letto Persepolis e ho compreso dinamiche che articoli di geopolitica e reportage non riuscivano a spiegarmi, ho capito la paura, ho sondato quel limbo odioso in cui non auguro a nessuno mai di trovarsi, quel luogo familiare e perturbante che ti rende delatore per aver salva la pelle.
  • [Su Persepolis] Un film che consiglio a tutti, soprattutto alle giovanissime che vogliono capire dove inizia ciò che sta accadendo oggi in Iran, che vogliono capire le radici storiche del conflitto.
  • Una donna costretta alla barbarie del velo subisce l’umiliazione di essere ripresa per la libertà di pochi capelli. Viene arrestata e picchiata a morte. Il corpo della donna è campo di battaglia e chi dice il contrario mente.

Intervento su PiazzaPulita, citato in virgilio.it, 5 maggio 2022.

  • Io sono d’accordo sul sostenere l’Ucraina con le armi, ma allo stesso tempo penso agli insegnamenti di Gandhi che da pacifista si metteva davanti ai proiettili.
  • Zelensky ha fatto un percorso diverso rispetto a Giovanni Falcone e Anna Politkovskaja ma ha dimostrato coraggio perché restando a Kiev ha dato una svolta alla resistenza ucraina.
  • Da noi Putin era considerato un modello politico. Penso a Salvini sulla piazza Rossa con la maglietta di Putin, a Berlusconi che mima il gesto del mitra a una giornalista russa che aveva appena fatto una domanda a Putin e lo stesso Berlusconi che lo definisce un dono di Dio. Anche Grillo ha detto che Putin era uno statista necessario all’equilibrio mondiale. C’è stato un calcolo di convenienza politico-economica.

Sulla morte di Aleksej Naval'nyj, fanpage.it, 23 febbraio 2024.

  • Alexei Navalny non è morto improvvisamente: è stato assassinato da Vladimir Putin e dal suo regime. Per una persona, però, ci sono dei dubbi. E questa persona è Matteo Salvini,  che dice di non sapere nemmeno quello che accade in Italia, figuriamoci se può sapere cosa è successo in Siberia.
  • [...] ricordate il caso Metropol? L'indagine sui presunti fondi russi alla Lega?
    Salvini ha esultato per l'archiviazione di quell'indagine, ma quella sentenza è la prova che i contatti ci sono stati: sono stati provati oltre 40 incontri tra esponenti del partito di Salvini e funzionari russi, uomini di Putin. Inoltre la Guardia di Finanza ha ipotizzato una stima per una delle transazioni della trattativa che non è andata in porto: 110 milioni di dollari per finanziare Lega e Salvini. E allora perché l'archiviazione? Perché la magistratura russa non ha collaborato e senza di loro non è stato possibile avere le prove.
  • Perché se era così insignificante, è stato ucciso? A una prima superficiale lettura la morte nelle carceri russe del suo oppositore più importante può sembrare dannosa, per la figura di Putin. Ma chi conosce le dinamiche del regime putiniano sa leggere i messaggi che sta inviando. [...] il messaggio è "Nessuno può opporsi al governo Russo. Ogni voce contro sarà colpita".

corriere.it, 25 settembre 2024.

  • Chapo sposa Emma non appena compie 18 anni, trentadue meno di lui. È il suo terzo matrimonio e ha già avuto otto figli. Da lei ne avrà altre due, gemelle.
  • Emma Coronel non si è mai pentita, non ha preso le distanze dal Chapo, non ha mai impegnata se stessa nel criticare il potere del narcotraffico e cercare una nuova strada. Ha sfilato, quindi, ufficialmente come moglie di un narcotrafficante. [...] Emma, in quanto moglie del Chapo, sfilando in bianco come il giorno del matrimonio ha mostrato che, nonostante il marito sia in carcere, la forza del cartello è ancora salda, soprattutto mentre è in corso la faida interna con gli uomini dell'altro fondatore del cartello, El Mayo Zambada.
  • Emma in questi anni è stata sempre accanto a suo marito. Emma c'era quando El Chapo inondava di droga gli Stati Uniti; Emma c'era quando il giornalista Javier Valdes Cardenas venne ucciso in pieno giorno a Culiacan nel 2017 per i suoi reportage contro il cartello di Sinaloa; Emma c'era quando El Chapo, latitante fu arrestato in un residence a Mazatlan nel 2014; Emma c'era quando Chapo evase di prigione calandosi nella doccia della sua cella e percorrendo su una motocicletta modificata un tunnel sotterraneo di 1,5 chilometri scavato sotto il carcere.

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Agosto non è crudele. È feroce. Si presenta come un mese del passato e ti costringe a ricordare. Ferocemente smette di essere tutto ciò che era. Aspettavo agosto tutto l'anno da bambino. La spiaggia, i templi di Paestum, la sensazione che tutto l'anno valesse la pena viverlo per rotolarsi nel bagnasciuga con mio fratello, con i miei cugini. La sensazione che la vita vera fosse agosto. L'attesa dell'agosto più bella dell'agosto persino. Vivere agosto da adulti non vale la pena. Ora agosto è solo un mese di promesse non mantenute, la dimostrazione che la vita ti ha tradito e quello che ti aspettavi non arriva. Come una generazione che credeva di poter vivere meglio dei propri genitori e invece vive peggio, assai peggio. Agosto era il mese dove riuscivi a prendere tutto ciò che di bello concepivi. Ora arriva e raccoglie esattamente le briciole dell'intero anno. Agosto ormai è solo un modo, come direbbe Chaillet, per essere infelici in modo molto romantico. (da un post del 30 agosto 2012)
  • Il film di Pif è una parabola, una favola che riesce a raccontare come si vive in terra di mafia. Che racconta le morti, la resistenza. C'è un passaggio che mi ha molto colpito, è la storia di un bambino che quando la mafia uccide – un giudice, un poliziotto o un giornalista – chiede agli adulti il motivo di quella morte. La risposta è sempre la stessa: "Quello è un fimminaro, insidiava le donne degli altri". Queste risposte terrorizzano il bambino al punto che inizia ad associare la possibilità di innamorarsi al pericolo di poter essere ucciso. "La mafia uccide solo d'estate" è un esperimento dolce e allo stesso tempo un racconto drammatico. (da un post del 22 novembre 2013)
  • E poi d'improvviso appari lungo la strada, Vesuvio. Mi accorgo di come la tua assenza abbia reso in questi anni i miei orizzonti vuoti. Solo guardandoti sento la sicurezza d'essere a casa e la minaccia tua costante che insegna a non perdere l'allerta. (da un post del 2 giugno 2015)
  • Il M5S in Sicilia vince a Gela e ad Augusta, in Campania a Quarto. Vince perché non si è rivolto al voto di scambio, perché è stato l'unica vera alternativa alla vecchia politica. Questo, anche chi non condivide le istanze del Movimento e il suo modo di agire, deve riconoscerlo. (da un post del 16 giugno 2015)
  • Sia nei libri narrativi sia nei saggi Rastello è stato un sismografo della realtà. (da un post del 6 luglio 2015)
  • Il Pd mi accusa di delirare quando chiedo le dimissioni del ministro Boschi, come se fosse lesa maestà chiederle di chiarire le troppe opacità del caso Banca Etruria, dato il suo diretto coinvolgimento familiare. [...] Se il ministro Boschi dovesse rifiutare spiegazioni, restando al suo posto nonostante il pesante coinvolgimento della sua famiglia in questa gravissima vicenda che avrà probabilmente sviluppi giudiziari (come potrebbe non averne?), vorrà dire che nulla è cambiato, la Leopolda è una riunione di vecchi arnesi affamati, resi più accettabili dalla giovane età e dall'essere venuti dopo Berlusconi, e il Pd un'accolita che difende i malversatori a scapito dei piccoli risparmiatori. (da un post del 12 dicembre 2015)
  • Le madri, esseri incantevoli e feroci. Custodi di bene assoluto, dedizione totale, empatia e amore incondizionato, ma anche a volte manipolatrici, trasmettitrici di sensi di colpa e di aspirazioni frustrate. (da un post dell'8 maggio 2016)
  • Quando ero piccolo la rivalità con Torino era totalizzante. Una rivalità personificata anche – e soprattutto – dalla Juventus. L'insopportabile Juventus, la magnifica Juventus. Squadra di meridionali: ci sono più tifosi juventini al Sud che non a Torino, questo è certo. (da un post del 17 giugno 2016)
  • Se dovessi immaginare di descrivere in una fiaba il sovrano della savana sceglierei il Kudu. Il palco delle sue corna maestose trova contrasto negli occhi resi intensi da ciglia lunghissime. Il bridge bianco che unisce i due occhi disegnandone anche il contorno sono la sua maschera guerriera. E poi le tre pennellate di rosso mattone nelle orecchie aperte come corni di tromba. Il corpo è possente quasi da bufalo con testa di cervo. Le fasce muscolari del collo e il pelo lungo al suo centro impongono regalità, le righe sottili che gli zebrano il corpo. (da un post del 22 febbraio 2020)
  • La forma soda, la seta della buccia, la polpa morbida intorno al suo cuore duro; il nocciolo che nella mia terra viene chiamato osso. E il sapore aspro sulla punta della lingua e miele al termine. La buccia che fa attrito sui denti e il palato e la polpa che ne delizia il morso. E poi la facilità con cui la apro, nessun taglio né preparazione. Pronta al gusto. Tra tutti i frutti amo l'albicocca. (da un post del 26 agosto 2023)

Gomorra

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Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell'aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a domare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l'uno sull'altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l'uno con l'altro. Ecco dove erano finiti. I corpi che le fantasie più spinte immaginavano cucinati nei ristoranti, sotterrati negli orti d'intorno alle fabbriche, gettati nella bocca del Vesuvio. Erano lì. Ne cadevano a decine dal container, con il nome appuntato su un cartellino annodato a un laccetto intorno al collo. Avevano tutti messo da parte i soldi per farsi seppellire nelle loro città in Cina. Si facevano trattenere una percentuale sul salario, in cambio avevano garantito un viaggio di ritorno, una volta morti. Uno spazio in un container e un buco in qualche pezzo di terra cinese. Quando il gruista del porto mi raccontò la cosa, si mise le mani in faccia e continuava a guardarmi attraverso lo spazio tra le dita.

Citazioni

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  • Tutto quello che esiste passa di qui. Qui dal porto di Napoli. Non v'è manufatto, stoffa, pezzo di plastica, giocattolo, martello, scarpa, cacciavite, bullone, videogioco, giacca, pantalone, trapano, orologio che non passi per il porto. Il porto di Napoli è una ferita. Larga. Punto finale dei viaggi interminabili delle merci. Le navi arrivano, si immettono nel golfo avvicinandosi alla darsena come cuccioli a mammelle, solo che loro non devono succhiare, ma al contrario essere munte. Il porto di Napoli è il buco nel mappamondo da dove esce quello che si produce in Cina, Estremo Oriente come ancora i cronisti si divertono a definirlo. Estremo. Lontanissimo. Quasi inimmaginabile. Chiudendo gli occhi appaiono kimono, la barba di Marco Polo e un calcio a mezz'aria di Bruce Lee. In realtà quest'Oriente è allacciato al porto di Napoli come nessun altro luogo. (p. 16)
  • [A proposito dell'attività economica della camorra] Io so e ho le prove. Io so come hanno origine le economie e dove prendono l'odore. L'odore dell'affermazione e della vittoria. Io so cosa trasuda il profitto. Io so. E la verità della parola non fa prigionieri perché tutto divora e di tutto fa prova. E non deve trascinare controprove e imbastire istruttorie. Osserva, soppesa, guarda, ascolta. Sa. Non condanna in nessun gabbio e i testimoni non ritrattano. Nessuno si pente. Io so e ho le prove. Io so dove le pagine dei manuali d'economia si dileguano mutando i loro frattali in materia, cose, ferro, tempo e contratti. Io so. Le prove non sono nascoste in nessuna pen-drive celata in buche sotto terra. Non ho video compromettenti in garage nascosti in inaccessibili paesi di montagna. Né possiedo documenti ciclostilati dei servizi segreti. Le prove sono inconfutabili perché parziali, riprese con le iridi, raccontate con le parole e temprate con le emozioni rimbalzate su ferri e legni. Io vedo, trasento, guardo, parlo, e così testimonio, brutta parola che ancora può valere quando sussurra: "È falso" all'orecchio di chi ascolta le cantilene a rima baciata dei meccanismi di potere. La verità è parziale, in fondo se fosse riducibile a formula oggettiva sarebbe chimica. Io so e ho le prove. E quindi racconto. Di queste verità. (p. 234)
  • Nonostante la ristrutturazione dei clan, per numero di affiliati la camorra è l'organizzazione criminale più corposa d'Europa. Per ogni affiliato siciliano ce ne sono cinque campani, per ogni 'ndranghetista addirittura otto. Il triplo, il quadruplo delle altre organizzazioni. Nel cono d'ombra dell'attenzione data perennemente a Cosa Nostra, nell'attenzione ossessiva riservata alle bombe della mafia, la camorra ha trovato la giusta distrazione mediatica per risultare praticamente sconosciuta. Con la ristrutturazione postfordista dei gruppi criminali, i clan di Napoli hanno tagliato le elargizioni di massa, L'aumento della pressione microcriminale sulla città trova ragione in quest'interruzione di stipendi data dalla progressiva ristrutturazione dei cartelli criminali avvenuta negli ultimi anni. I clan non hanno più necessità di un controllo capillare militarizzato, o quantomeno non ne hanno sempre bisogno. Gli affari principali dei camorristi avvengono fuori Napoli. (p. 55)
  • [Riportando le parole di padre Mauro pronunciate durante i funerali di Manù, quindicenne di Caivano ammazzato dalla polizia durante un tentativo di rapina] «Oggi non è morto un eroe. [...] Per quante responsabilità possiamo attribuire a Emanuele, restano i suoi quindici anni. I figli delle famiglie che nascono in altri luoghi d'Italia a quell'età vanno in piscina, a fare scuola di ballo. Qui non è così. Il Padreterno terrà conto che l'errore è stato commesso da un ragazzo di quindici anni. Se quindici anni nel Sud Italia sono abbastanza per lavorare, decidere di rapinare, uccidere ed essere uccisi, sono anche abbastanza per prendere responsabilità di tali cose. [...] Ma quindici anni sono così pochi che ci fanno vedere meglio cosa c'è dietro, e ci obbligano a distribuire le responsabilità. Quindici anni è un'età che bussa alla coscienza di chi ciancia di legalità, lavoro impegno. Non bussa con le nocche, ma con le unghie.».
  • Quando tutto ciò che è possibile è stato fatto, quando talento, bravura, maestria, impegno, vengono fusi in un'azione, in una prassi, quando tutto questo non serve a mutare nulla, allora viene voglia di stendersi a pancia sotto sul nulla, nel nulla. Sparire lentamente, farsi passare i minuti sopra, affondarci dentro come fossero sabbie mobili. Smettere di fare qualsiasi cosa. E tirare, tirare a respirare. Nient'altro.
  • Si crede stupidamente che un atto criminale per qualche ragione debba essere maggiormente pensato e voluto rispetto ad un atto innocuo. In realtà non c'è differenza. I gesti conoscono un'elasticità che i giudizi etici ignorano.
  • Dopo aver visto decine di morti ammazzati, imbrattati del loro sangue che si mescola allo sporco, esalanti odori nauseabondi, guardati con curiosità o indifferenza professionale, scansati come rifiuti pericolosi o commentati da urla convulse, ne ho ricavato una sola certezza, un pensiero tanto elementare che rasenta l'idiozia: la morte fa schifo.
  • [Ripetendo i dettami del padre sugli uomini e le pistole] Robbè, che cos'è un uomo con la pistola e senza la Laurea?
    È uno stronzo con la pistola.
    Bravo. E un uomo senza pistola con la Laurea?
    Uno stronzo con la laurea.
    E un uomo con la pistola e con la Laurea?
    È un uomo, papà.
    Bravo Robertino
  • [Ripetendo i dettami del padre] Il migliore, Robbè, non deve avere bisogno di nessuno, deve sapere certo, ma deve anche fare paura. Se non fai paura a nessuno allora in fondo non sei riuscito a essere veramente capace.
  • Al mondo non esiste cosa, organica o disorganica, oggetto metallico, elemento chimico, che abbia fatto più morti dell'AK-47. Il kalashnikov ha ucciso più della bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki, più del virus dell'HIV, più della peste bubbonica, più della malaria, più di tutti gli attentati dei fondamentalisti islamici, più della somma dei morti di tutti i terremoti che hanno agitato la crosta terrestre. Un numero esponenziale di carne umana impossibile persino da immaginare.
  • L'AK-47 è un mitra che riesce a sparare nelle condizioni più disparate. Incapace di incepparsi, pronto a sparare anche sporco di terra, anche se zuppo d'acqua, comodo da impugnare, con un grilletto morbido che può essere premuto anche da un bambino. Fortuna, errore, imprecisione, tutti gli elementi che fanno salva la vita durante gli scontri sembrano eliminati dalla certezza dell' AK-47, uno strumento che ha impedito al fato di avere un ruolo. Facile da usare, facile da trasportare, spara con un'efficienza che permette di uccidere senza nessun tipo d'addestramento. «È capace di trasformare in combattente anche una scimmia» dichiarava Cabila, il temibile leader politico congolese.
  • Diventare imprenditore. Capace di commerciare con tutto e fare affari anche col nulla. Usare tutto come mezzi e se stessi come fine. Chi dice che è amorale, che non può esserci vita senza etica, che l'economia possiede dei limiti e delle regole da seguire è soltanto colui che non è riuscito a comandare, che è stato sconfitto dal mercato. L'etica è il limite del perdente, la protezione dello sconfitto, la giustificazione morale per coloro che non sono riusciti a giocarsi tutto e vincere ogni cosa.
  • C'è chi comanda le parole e chi comanda le cose. Tu devi capire chi comanda le cose, e fingere di credere a chi comanda le parole. Comanda veramente solo chi comanda le cose.
  • È così che si fa il bene solo quando puoi fare il male. Il bene vero è quando scegli di farlo perché puoi fare il male.
  • Corleone, in confronto a Casal di Principe, è una città progettata da Walt Disney.
  • [Discorso don Peppino Diana] Uccidete e venite uccisi in una partita di scacchi il cui re non siete voi ma coloro che da voi prendono ricchezza facendovi mangiare l'uno con l'altro fin quando nessuno potrà fare scacco e ci sarà una sola pedina sulla scacchiera. E non sarete voi. Quello che divorate qui lo sputate altrove, lontano, facendo come le uccelle che vomitano il cibo nella bocca dei pulcini. Ma non sono pulcini quelli che imbeccate ma avvoltoi e voi non siete uccelle ma bufali pronti a distruggersi in un luogo dove sangue e potere sono i termini della vittoria. È giunto il tempo che smettiamo di essere Gomorra.
  • Pretendete di non implorare ciò che vi viene di diritto!
  • Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora. O mai più.
  • Mio padre mi mandava a fare scorpacciate di mozzarelle mondragonesi, ma quale territorio aveva il primato della mozzarella più buona era impossibile stabilirlo. I sapori erano troppo diversi, quello dolciastro e leggero della mozzarella di Battipaglia, quello salato e corposo della mozzarella aversana e poi quello puro della mozzarella di Mondragone. Una prova però della bontà della mozzarella i mastri caseari mondragonesi ce l'avevano. La mozzarella per essere buona deve lasciare in bocca un retrogusto, quello che i contadini chiamano "'o ciato 'e bbufala" ossia il fiato di bufala. Se dopo aver buttato giù il boccone non rimane in bocca quel sapore di bufala, allora la mozzarella non è buona.

Avevo i piedi immersi nel pantano. L'acqua era salita sino alle cosce. Sentivo i talloni sprofondare. Davanti ai miei occhi galleggiava un enorme frigo. Mi ci lanciai sopra, lo avvinghiai stringendolo forte con le braccia e lasciandomi trasportare. Mi venne in mente l'ultima scena di Papillon, il film con Steve McQueen tratto dal romanzo di Henri Charrière. Anch'io, come Papillon, sembravo galleggiare su un sacco colmo di noci di cocco, sfruttando le maree per fuggire dalla Cayenna. Era un pensiero ridicolo, ma in alcuni momenti non c'è altro da fare che assecondare i tuoi deliri come qualcosa che non scegli, come qualcosa che subisci e basta. Avevo voglia di urlare, volevo gridare, volevo stracciarmi i polmoni, come Papillon, con tutta la forza dello stomaco, spaccandomi la trachea, con tutta la voce che la gola poteva ancora pompare: «Maledetti bastardi, sono ancora vivo!».

Citazioni su Gomorra

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  • Gomorra best seller, | si moltiplica come un porno sul server, | a che serve dire che fa affari | se ti fai gli affari tuoi da sempre? (Caparezza)
  • Gomorra non è un romanzo di lotta contro la camorra, o non solo. È un libro che ha avuto la forza di creare un immaginario straordinario, talmente straordinario che si è imposto. Oggi, quando pronunciamo la parola Gomorra, nessuno pensa più alla Bibbia. Bensì a Scampia, alla cocaina, alle teste dei cinesi che cascano dal container. È un romanzo che ha delineato i confini di un universo letterario che prima non esisteva, come La dolce vita di Federico Fellini. (Alessandro Piperno)
  • Gomorra non solo l'ho letto, ma mi è anche piaciuto. E anche se non mi fosse piaciuto, nulla sarebbe cambiato. Perché un editore liberale tiene distinte le sue opinioni dalle scelte della casa editrice. (Marina Berlusconi)
  • Quando ho letto Gomorra mi sono guardato attorno e mi sono accorto che tutti i personaggi del libro erano realmente intorno a me. Saviano è stato l’unico a metterlo nero su bianco in modo così forte. Meritava un elogio. E io non è che elogio tanta gente. (Fabri Fibra)

La paranza dei bambini

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Il nome paranza viene dal mare. Chi nasce sul mare non conosce un solo mare. È occupato dal mare, bagnato, invaso, dominato dal mare. Può starci lontano per il resto dell'esistenza, ma ne resta zuppo. Chi nasce sul mare sa che c'è il mare della fatica, il mare degli arrivi e delle partenze, il mare dello scarico fognario, il mare che ti isola. C'è la cloaca, la via di fuga, il mare barriera invalicabile. C'è il mare di notte.

La morte e l'acqua sono sempre una promessa. E loro erano pronti a passare attraverso il Mar Rosso.

Super Santos

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  • Per i ragazzi essere pali significava poter vivere giocando a pallone; per il clan giocare a pallone significava poter vivere mentre i ragazzi facevano i pali.
  • Giudica come una persona ti tratta. Vendicati se ti tratta male, consideralo padre se ti da il pane, sii grato se vieni trattato bene.
  • Se proprio si deve subire, meglio subire per un desiderio che in parte si era assaggiato che per qualcosa che non si sarebbe assaporato mai.
  • Al loro paese si era abituati a pagare per qualsiasi cosa, ogni scelta la si pagava. La scelta di restare, la scelta di emigrare, di lavorare in nero, di arruolarsi, tutto si pagava senza possibilità di vantaggio. Era la prima cosa che imparavi quando crescevi da quelle parti. Aver pagato per un sogno, il sogno di vivere giocando, in fondo non era peggio di pagare per qualche altro motivo. Se proprio si doveva subire, meglio subire per un desiderio che in parte si era assaggiato che per qualcosa che non si sarebbe assaporato mai.

ZeroZeroZero

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  • Educato. Ciò che rende un uomo un vero uomo è l'educazione. È ciò che si impara che fa la differenza.
  • Sono convinto che la legalizzazione potrebbe davvero essere la soluzione. Perché va a colpire là dove la cocaina trova il suo terreno fertile, nella legge economica della domanda e dell'offerta. Prosciugando la richiesta, tutto ciò che sta a monte avvizzirebbe come un fiore privato dell'acqua. È un azzardo? È fantasia? Il delirio di un mostro? Forse. O forse no. Forse è un altro frammento dell'abisso che in pochi hanno il coraggio di affrontare.
  • C'è un fiume che scorre sotto le grandi città, un fiume che nasce in Sudamerica, passa dall'Africa e si dirama ovunque. Uomini e donne passeggiano per via del Corso e per i boulevard parigini, si ritrovano a Times Square e camminano a testa bassa lungo i viali londinesi. Non sentono niente? Come fanno a sopportare tutto questo rumore?

Incipit di La parola contro la camorra

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Spesso mi si chiede come sia possibile che delle parole possano mettere in crisi organizzazioni criminali potenti, capaci di contare su centinaia di uomini armati e su capitali forti. E come è possibile - questa domanda mi viene ripetuta spessissimo, soprattutto all'estero - che uno scrittore possa mettere in crisi organizzazioni capaci di fatturare miliardi di euro l'anno e di dominare territori vastissimi?
È complicato dare una sola risposta e, in verità, l'unica risposta che mi viene in mente, la più plausibile è che sia proprio la diffusione della parola a mettere paura.

Explicit di Bacio feroce

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Il giorno dopo erano ancora là. Stessa piazza, stessi zainetti sulle spalle, stessi occhi all'insù ad ammirare il graffito.
-Guardate, c'ho una cosa ccà- disse finalmente 'a Lucertola, scavando nel suo zaino. Una Desert Eagle ammaccata ma dall'aspetto ancora fiero.
-Ua', 'o fierro... -disse Salvo e si avvicinò per toccarlo, e lo stesso fece Carminiello, ma 'a Lucertola li scartò e nascose di nuovo la pistola.
-Me l'ha data Risvoltino, -disse, e davanti agli occhi increduli degli amici aggiunse: -Ha detto che è stato il primo fierro del Maraja.
Ancora silenzio. E alla fine disse, serio: -Guagliù, vogliamo costruire una paranza tutta nostra?

Citazioni su Roberto Saviano

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  • C'è stato un comunicato, una solidarietà espressa da parte del sindacato dei giornalisti... va bene, lo condividiamo perfettamente, ma insomma, mi pare che... è meglio andare avanti [...] Non è che ce l'ho con Saviano, dico soltanto che Saviano si propone molto, insomma, no? Cioè c'è un film, il libro, un libro che si vende, i diritti del film che portano a casa anche tanti bei soldini... insomma, va bene... insomma, è scortato; che poi lui racconti come si vive da scortato, io potrei raccontarglielo meglio perché vivo da scortato da più tempo ma non vado raccontando il perché sono scortato. (Emilio Fede)
  • Due entità perseguitano Saviano in questo momento: una è la camorra e l'altra è la presidente del Consiglio [Giorgia Meloni] (Michela Murgia)
  • Io avrò partecipato a mille conversazioni nelle quali gente sbuffava quando dicevi «che vita di merda che fa Saviano, povero»; l'unica differenza era che non avrebbero mai sbuffato in pubblico: fino a qualche tempo fa, l'umanità ancora si vergognava d'avere idee imbecilli. (Guia Soncini)
  • Io credo che Saviano abbia grandi meriti ma anche un grande limite: sta innamorandosi del suo personaggio e della sua immagine. In qualche momento sembra che abbia bisogno di inventarsela, la camorra, anche dove non c'è, altrimenti rimane disoccupato. (Vincenzo De Luca)
  • Mentre la Merini puntava tutto sull'ispirazione dall'alto, Saviano sembra scommettere sull'ispirazione dal basso, condannando gli altri veri scrittori alla sua stessa condanna: realtà e impegno. Come se bastasse un travaso acritico dal piano civile a quello estetico per fare vera letteratura. E come se l' etica non si trovasse altrove che nella realtà. Ambedue, Merini e Saviano, propongono il loro tragico destino come principio universale e capolavoro in sé. (Paolo Di Stefano)
  • Nel '93, quando mi sono pentito, Roberto Saviano era molto giovane. Io lo ringrazio per aver scritto Gomorra, perché ha svegliato delle coscienze. Però parecchi di quelli che parlano esaltando il suo lavoro fanno solo bla bla bla. Non vorrebbero elogiarlo, ma sono costretti dal rumore mediatico. Di Saviano non ho mai detto niente sul fantomatico attentato prima di Natale. La notizia è uscita da una clinica di Montefiascone, non da me. Per come conosco la mentalità dei clan, Saviano tenteranno di farlo fuori quando sarà finito nel dimenticatoio. Ma oggi, ucciderlo per loro sarebbe farlo santo, e mica sono scemi. Succederebbe l'ira di Dio. Come la storia di mandare l'Esercito in Campania contro la camorra: ma che lo mandi a fare, i soldati rischiano pure che la malavita tolga loro le armi. I clan ormai stanno nascosti. I camorristi sanno che il più grande dolore e la più grande meraviglia durano otto giorni. Quando si tornerà alla normalità si farà di nuovo guerra. (Carmine Schiavone)
  • Per me, Saviano è uno che ha lucrato sulla mia città. Non c'era bisogno che scrivesse un libro per sapere cos'è la camorra. Lui però ha detto solo cose brutte e si è dimenticato di tutto il resto. (Marco Borriello)
  • Perché Saviano ha scritto un libro rovinandosi la vita? (Fabri Fibra)
  • Roberto Saviano... ormai sempre lui, la camorra, per carità: ma non è lui ad aver scoperto la camorra, non è lui il solo che l’ha denunciata, ci sono registi autorevoli, c’è gente come magistrati che l’hanno combattuta... e sono morti, lui è superprotetto, giustamente sempre deve essere protetto, però, come dire... non se ne può più, voglio dire, di sentire che lui è l’eroe, gli hanno pure offerto la cittadinanza onorev... ma di che cosa? Non si capisce, ha scritto dei libri contro la camorra come ha fatto tanta altra gente, senza far clamore, senza andare sulle prime pagine, senza raccogliere firme, senza rompere... ahem, volevo dire, scusate, senza disturbare la riflessione della gente, che ha capito bene. Un paese come è il nostro è contro la malavita organizzata. Non c’è bisogno che ci sia Roberto Saviano. (Emilio Fede)
  • [Dopo che Saviano aveva richiesto le dimissioni del ministro Boschi] Saviano ormai è alla disperata ricerca di visibilità, mi chiedo se questi post [su Facebook] siano farina del suo sacco. (Ernesto Carbone)
  • Saviano: può fare un'audience milionaria, ma quello che dice si perde. Se, invece, leggi Gomorra, non te lo scordi più. (Francesco Facchinetti)
  • Sta in un attico a New York a dire cose senza senso, banali, non mi piace assolutamente e non è di sinistra. (Marco Rizzo)
  1. a b Dall'intervista di Enzo Biagi nel corso della trasmissione televisiva RT Rotocalco Televisivo, Rai Tre, 22 aprile 2007.
  2. a b Da Guardiano del faro, Espresso.it, 9 novembre 2007.
  3. Da Giustizia, la società con lo Stato. L'uomo della legge nella terra dei boss, Repubblica.it, 26 ottobre 2008.
  4. Citato in Muore Miriam Makeba dopo il concerto per Saviano, Repubblica.it, 10 novembre 2008
  5. Da Chiedo scusa a Milano ma non sono un uomo libero, Repubblica.it, 6 febbraio 2009.
  6. Da un intervento a I venerdì del Direttore alla Normale di Pisa, Pisa, 15 maggio 2009.
  7. Dall'intervista di Gianni Ballerini, Saviano: il mio Dio «debole» a Gomorra, avvenire.it, 16 settembre 2009.
  8. Dall'intervista di Pietrangelo Buttafuoco, Intervista esclusiva all'altro Saviano: "La lotta alla mafia non ha colore", Panorama, 24 dicembre 2009.
  9. Da "Il premier mi vuole zittire ma sui clan non tacerò mai", Repubblica.it, 17 aprile 2010.
  10. Dalla lettera aperta Sandokan pentiti, il tuo potere è finito, Repubblica.it, 16 giugno 2010.
  11. Citato in Saviano ricorda l'amico Pietro: "Io e lui, compagni di scuola", Repubblica.it, 29 giugno 2010.
  12. Da Il fuoco che smaschera il grande bluff del Cavaliere, Repubblica.it, 25 settembre 2010.
  13. a b c d Citato in Sette, 28 ottobre 2010.
  14. a b c d e f g h Citato in Saviano: ora mi fermo per un po' «Maroni? Un errore arrabbiarsi», Corriere della Sera, 29 novembre 2010.
  15. Da Vieni via con me, cap. 2, La macchina del fango, Feltrinelli, 2011, p. 39. ISBN 978-88-07-94907-4
  16. a b Citato in Saviano: «Mi dispiace molto che Gianni Riotta abbia deciso di lasciare il Sole24Ore», ilpost.it, 15 marzo 2011.
  17. Da "Ecco che cosa mi ha insegnato l'amicizia con Peppe D'Avanzo", Repubblica.it, 1° agosto 2011.
  18. Da un post sul profilo ufficiale Facebook. 14 aprile 2013.
  19. a b c Da Saviano torna a Napoli dopo sette anni. "Le speranze di una città ferita ma viva", repubblica.it, 15 aprile 2013.
  20. Da Ora sì che la Lega è pericolosa, Espresso.it, 18 luglio 2013.
  21. a b c Da Il padrino proibizionista, Repubblica.it, 9 gennaio 2014.
  22. a b c Da Perché sono tutti cattivi nella Gomorra che va in tv, Repubblica.it, 10 giugno 2014.
  23. a b Da "Se permettete parliamo di Congo", L'Espresso (26 settembre 2014)
  24. Da Muore il pentito di Gomorra che predisse: "Quei veleni sottoterra ci uccideranno", Repubblica.it, 23 febbraio 2015.
  25. Citato in La parola "nomade" 
sulla carta d'identità, Espresso.it, 13 marzo 2015.
  26. Da I ragazzini con la pistola per le strade di Napoli: quelle scene da Gomorra che superano la fiction, Repubbica.it, 25 marzo 2015.
  27. a b c Dall'intervista di Alessandro De Angelis, Roberto Saviano: "Gomorra è nelle liste di Vincenzo De Luca. La lotta alla mafia non è una priorità di Matteo Renzi", Huffingtonpost.it, 7 maggio 2015.
  28. Citato in È ora di legalizzare le droghe, Espresso.repubblica.it, 31 luglio 2015.
  29. Da Quegli atti d'amore dietro i diritti negati, Espresso.repubblica.it, 3 febbraio 2016.
  30. Da Cannabis legale, i nonni all'avanguardia, Espresso.repubblica.it, 12 febbraio 2016.
  31. Citato in Conchita Sannino, Il j'accuse di Saviano: "Napoli senza futuro, per il Pd è un buco nero e De Magistris ha fallito", Repubblica.it, 26 febbraio 2016.
  32. a b c Da Saviano: "Io e Kasparov, scacco ai dittatori", Repubblica.it, 13 marzo 2016.
  33. Dall'intervista di Sandra Riccio, Saviano racconta la contemporaneità, Panorama, 14 dicembre 2016
  34. Da Se l’aborto diventa come il divorzio islamico, L'Espresso, 18 gennaio 2017.
  35. Da Scusate se parlo ancora dei deliri di Salvini, Repubblica.it, 25 febbraio 2017.
  36. Da Il mio Sud, una storia di spazi pieni e spazi vuoti, Repubblica.it, 8 giugno 2018.
  37. Citato in Luca Romano, Caso scorta, Saviano a Salvini: "Sei il ministro della Malavita, minacce mafiose", Ilgiornale.it, 21 giugno 2018.
  38. Da un tweet del 1 luglio 2018
  39. Da Portiamo su quelle navi le nostre voci e i nostri corpi, la Repubblica, 10 luglio 2018..
  40. Saviano a Riace al fianco di Lucano: ‘Qui lavoro di integrazione bellissimo’, strill.it, 4 ottobre 2018.
  41. a b c Da Quella divisa non è di Salvini ma dello Stato, Repubblica.it, 11 gennaio 2019.
  42. Da Quel baciamano a Salvini svela il volto della Lega a Sud, Repubblica.it, 21 settembre 2019. URL archiviato il 17 gennaio 2020.
  43. Citato in Solo legalizzare le droghe leggere fermerà i clan, Repubblica.it, 27 ottobre 2019.
  44. Da Usare le bellezze di Napoli per delegittimarne il male è dare la città all'oppressore, corriere.it, 7 gennaio 2022.
  45. In ricordo di un reporter: Antonio Russo ucciso 20 anni fa per le inchieste sulla Cecenia, Corriere.it, 13 marzo 2022.
  46. a b c d e Citato in Cosimo Di Lauro boss della guerra a Scampia: «Il sangue fa punti», Corriere della Sera, 14 giugno 2022.
  47. Da La cultura è quel che resta perchè vive di testimoni come i torturati di via Tasso, Corriere della Sera - Sette, 21 ottobre 2022, p. 11.
  48. Il riferimento è al Governo Meloni
  49. Da Migranti, abbiamo perso tutti UE e Governo gialloverde colpevoli ben prima di Meloni, Corriere della Sera - Sette, 21 ottobre 2022, p. 10.

Bibliografia

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Voci correlate

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