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Alessandro Piperno

scrittore italiano

Alessandro Piperno (1972 – vivente), scrittore italiano.

Alessandro Piperno

Citazioni di Alessandro Piperno

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  • È abbastanza strano che ogni volta che un mio libro viene tradotto all'estero io venga associato a lui [Alberto Moravia]. Accade per una questione di ambientazioni, la borghesia, l'ipocrisia, il voyeurismo, la sessualità onanistica, perversa, ossessiva. Tuttavia, non amo il suo stile corrivo, la prolificità, le sue generalizzazioni sociologiche. Anche se è evidente che stiamo parlando di un grande scrittore.[1]
  • È lui [Charles Baudelaire] ad aver eletto l'artificio umano ad antidoto contro la brutalità della Natura. Dobbiamo a lui questa magnifica intuizione. La Natura non ha saputo creare niente di più preciso della matematica, niente di più emozionante di una sinfonia di Mozart, niente di più maestoso di un affresco di Michelangelo. Nulla è più infinito e audace dell'immaginazione umana. La più salubre acqua di fonte vale meno di un buon vino d'annata; nessun frutto è degno di una cioccolata con la panna e nessun prato è comodo come un materasso.[2]
  • [Su Open] Eppure la cosa che più mi ha colpito in questo libro è la smania del suo autore-protagonista di decifrare il mistero inattingibile dell'umana insoddisfazione. Come ogni libro americano che si rispetti è un'opera sulla caduta e sulla redenzione. Ma, a ben vedere, non è questo il dato più significativo. Ciò che Agassi sa raccontare meglio è il senso di tedio e gratuità che non smette di assediarci. E che, paradossalmente, rende amare sia le vittorie che le sconfitte. Una vacuità descritta con la grazia di Sophia Coppola. Un vuoto che può essere colmato solo da ciò che Agassi romanticamente chiama l'«ispirazione».[3]
  • Gomorra non è un romanzo di lotta contro la camorra, o non solo. È un libro che ha avuto la forza di creare un immaginario straordinario, talmente straordinario che si è imposto. Oggi, quando pronunciamo la parola Gomorra, nessuno pensa più alla Bibbia. Bensì a Scampia, alla cocaina, alle teste dei cinesi che cascano dal container. È un romanzo che ha delineato i confini di un universo letterario che prima non esisteva, come La dolce vita di Federico Fellini.[1]
  • [Su Lolita di Vladimir Nabokov] Se c'è un libro che più di tutti ha portato, come dire, all'estrema conseguenza la giocosità della letteratura, la determinazione di uno scrittore a ingannare il lettore, be', io credo che quel libro sia proprio Lolita.[4]
  • Sì, Swann prova a dimenticarsi del proprio giudaismo ogni tanto, così come Saint-Loup fa di tutto affinché gli altri si scordino che lui è, anzitutto, un Guermantes. Ma evidentemente l'ebraismo così come la discendenza aristocratica hanno una forza tale da sovrastare il singolo individuo. Swann e Saint-Loup nulla possono contro la schiavitù dei cromosomi. Ecco perché il viso di Swann, alla fine della sua vita, diventa tragico e affilato come quello di Shylock, così come il fondoschiena di Saint-Loup si allarga fino quasi a sovrapporsi a quello non meno illustre di suo zio Charlus.[5]
  • Talvolta anch’io ho bisogno che la cavalleria sbuchi strombazzante dalla collina a ristabilire senso e giustizia; ma può avvenire che abbia voglia di ricordarmi, proprio come Tarantino, che ogni conquista (persino quelle del West) si fonda sull’avidità e che non c’è ordine nuovo che non sia figlio di un massacro etnico.[6]

Incipit di Dove la storia finisce

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A quarantanove anni Federica Zevi sapeva di rappresentare – per vedovi, divorziati, single di lungo corso – un ripiego accettabile alle trentenni vagheggiate e sempre meno disponibili.[7]

Persecuzione. Il fuoco amico dei ricordi

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Era il 13 luglio del 1986 quando un imbarazzante desiderio di non essere mai venuto al mondo s'impossessò di Leo Pontecorvo.
Un attimo prima Filippo, il suo primogenito, era alle prese con la più gretta delle lamentazioni infantili: contestare l'esigua quantità di patatine fritte che la madre gli aveva fatto scivolare nel piatto a fronte dell'inaudita generosità mostrata verso il fratello piccolo. Ed ecco un istante dopo l'anchorman del tg delle venti insinuare, al cospetto di un considerevole spicchio di nazione, che il lì presente Leo Pontecorvo avesse scambiato lettere depravate con la ragazza del suo tredicenne secondogenito.

Citazioni

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  • Leo Pontecorvo non sapeva odiare, ma solo chi odia vince.
  1. a b Dall'intervista di Nicola Mirenzi, "Grillo ha convinto il 30% degli italiani, perché ha adottato la formula magica: 'Non è colpa vostra, è colpa loro", Huffingtonpost.it, 1º ottobre 2017.
  2. Da Perché odio la Natura, La Lettura, suppl. del Corriere della Sera, 13 agosto 2017, pp. 2-3.
  3. Da Che romanziere questo tennista, Corriere.it, 1º agosto 2011.
  4. Da Alessandro Piperno: "I giochi vertiginosi di Vladimir Nabokov", Video disponibile sul sito dialoghisull'uomo.it, teatro Bolognini, 2016.
  5. Da Alla recherche di Proust, in Il secolo gay, Diario del mese, gennaio 2006, p. 40.
  6. Da Il mito della frontiera non è molto mitico, in La lettura, suppl. del Corriere della Sera, 24 dicembre 2017, pp. 4-5.
  7. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Alessandro Piperno, Persecuzione. Il fuoco amico dei ricordi, Mondadori, 2010. ISBN 9788804573739

Altri progetti

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