Lucio Voreno
Lucio Voreno (latino: Lucius Vorenus; ... – ...) è stato un militare romano.
Lucio Voreno | |
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Nascita | I secolo a.C. |
Morte | I secolo a.C. |
Etnia | Italico |
Religione | Religione romana |
Dati militari | |
Paese servito | Repubblica romana (Populares) |
Forza armata | Esercito romano |
Specialità | Fanteria |
Reparto | Legio XI |
Grado | Centurione |
Comandanti | Gaio Giulio Cesare |
Guerre | Conquista della Gallia |
Battaglie | Battaglia di Alesia |
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Biografia
modificaCitato da Giulio Cesare nel suo De bello Gallico, era un centurione della XI Legione durante la guerra in Gallia. Nel libro 5, cap.44[1], Cesare lo descrive in perenne competizione con Tito Pullo per raggiungere per primo la promozione ai gradi più elevati. Appare come protagonista insieme a Tito Pullo nel romanzo di Andrea Frediani I due centurioni, oltre che nella serie televisiva Roma.
Furio Voreno, nipote di Lucio Voreno, è uno dei protagonisti del romanzo storico "Antica madre" di Valerio Massimo Manfredi
Nella serie televisiva Roma, i due sono i protagonisti della storia della città dalla Battaglia di Alesia alla morte di Cesare; contrariamente alla storia, però, sono presentati come appartenenti alla XIII Legione. Lucio Voreno, in particolare, viene descritto come "Centurione Prima Lancia", congedatosi allo scoppio della guerra civile per fedeltà alla Repubblica e successivamente nominato da Cesare magistrato e quindi senatore allo scopo di garantirsi una valida guardia del corpo. Qui di seguito il testo del capitolo 44 del libro V del De Bello Gallico:
«Erant in ea legione fortissimi viri, centuriones, qui primis ordinibus appropinquarent, Titus Pullo et Lucius Vorenus. Hi perpetuas inter se controversias habebant, quinam anteferretur, omnibusque annis de locis summis simultatibus contendebant. Ex his Pullo, cum acerrime ad munitiones pugnaretur, "Quid dubitas," inquit, "Vorene? aut quem locum tuae probandae virtutis exspectas? hic dies de nostris controversiis iudicabit." Haec cum dixisset, procedit extra munitiones quaque pars hostium confertissima est visa irrumpit. Ne Vorenus quidem tum sese vallo continet, sed omnium veritus existimationem subsequitur. Mediocri spatio relicto Pullo pilum in hostes immittit atque unum ex multitudine procurrentem traicit; quo percusso et exanimato hunc scutis protegunt, in hostem tela universi coniciunt neque dant regrediendi facultatem. Transfigitur scutum Pulloni et verutum in balteo defigitur. Avertit hic casus vaginam et gladium educere conanti dextram moratur manum, impeditumque hostes circumsistunt. Succurrit inimicus illi Vorenus et laboranti subvenit. Ad hunc se confestim a Pullone omnis multitudo convertit: illum veruto arbitrantur occisum. Gladio comminus rem gerit Vorenus atque uno interfecto reliquos paulum propellit; dum cupidius instat, in locum deiectus inferiorem concidit. Huic rursus circumvento fert subsidium Pullo, atque ambo incolumes compluribus interfectis summa cum laude sese intra munitiones recipiunt. Sic fortuna in contentione et certamine utrumque versavit, ut alter alteri inimicus auxilio salutique esset, neque diiudicari posset, uter utri virtute anteferendus videretur.»
«In quella legione militavano due uomini fortissimi, Tito Pullone e Lucio Voreno, centurioni che stavano raggiungendo i gradi più alti. I due erano in costante antagonismo su chi doveva esser anteposto all'altro e ogni anno gareggiavano per la promozione, con rivalità accanita. Mentre si combatteva aspramente nei pressi delle nostre difese, Pullone disse: "Esiti, Voreno? Che grado ti aspetti a ricompensa del tuo valore? Ecco il giorno che deciderà le nostre controversie!" Ciò detto, scavalca le difese e si getta contro lo schieramento nemico dove sembrava più fitto. Neppure Voreno, allora, resta entro il vallo, ma, temendo il giudizio di tutti, segue Pullone. A poca distanza dai nemici, questi scaglia il giavellotto contro di loro e ne colpisce uno, che correva in testa a tutti; i compagni lo soccorrono, caduto e morente, proteggendolo con gli scudi, mentre tutti insieme lanciano dardi contro Pullone, impedendogli di avanzare. Anzi, il suo scudo viene passato da parte a parte e un piccolo giavellotto gli si pianta nel balteo, spostandogli il fodero della spada: così, mentre cerca di sguainarla con la destra, perde tempo e, nell'intralcio in cui si trova, viene circondato. Subito il suo rivale Voreno si precipita e lo soccorre in quel difficile frangente. Su di lui convergono subito tutti i nemici, trascurando Pullone: lo credono trafitto dal giavellotto. Voreno combatte con la spada, corpo a corpo, uccide un avversario e costringe gli altri a retrocedere leggermente, ma, trasportato dalla foga, cade a capofitto in un fosso. Viene circondato a sua volta e trova sostegno in Pullone: tutti e due, incolumi, si riparano entro le nostre difese, dopo aver ucciso molti nemici ed essersi procurati grande onore. Così la Fortuna, in questa loro sfida e contesa, dispose di essi in modo che ognuno recasse all'antagonista aiuto e salvezza e che non fosse possibile giudicare a quale dei due, per valore, toccasse il premio per il valore.»
Note
modifica- ^ de bello gallico libro 5 - par 44 Archiviato il 25 agosto 2005 in Internet Archive.
Voci correlate
modifica- "Roma", serie televisiva della HBO.