Letteratura liechtensteinese
La letteratura liechtensteinese è l'insieme delle opere di autori di nazionalità liechtensteinese, scritte nel Liechtenstein o dal contenuto strettamente correlato al Liechtenstein.[1]
Poesia
modificaUn elemento precursore è individuabile nell'opera di Heinrich von Frauenberg, proprietario del castello di Gutenberg, che si guadagnò un posto nel Codice Manessiano.[1]
La nascita della poesia liechtensteinese è segnata da Lied am Feuer di Peter Kaiser, mentre nel 1908 venne pubblicata l'antologia Liechtenstein in Liede, facendo apparire inni e poesie di stampo patriottico di autori quali Jakob Josef Jauch, Fanny von Hoffnaas, Josef Gabriel Rheinberger, Albert Schädler, Vinzenz Büchel ed Hermine Jucker.[1]
Questa prima fase della letteratura liechtensteinese rispecchia la situazione intellettuale di quell'epoca.[1] Inoltre spicca come eccezione la poesia anonima Die Weberin, che tratta della morte dell'anima a causa del lavoro in fabbrica.[1]
Partendo da Grete Gulbransson-Jehly furono cantati di più nelle poesie i temi del villaggio.[1] Altri temi salienti furono l'esaltazione delle proprie origini, l'elogio dei principi, che furono parte essenziale nella formazione di un'identità nazionale, l'amore esagerato verso la patria e i propri costumi.[1]
A causa della tradizione poetica locale non è stato possibile per il modernismo trovare spazio in questa letteratura, finché giovani scrittori, influenzati dal movimento studentesco degli anni '60, cominciarono a trarre nuove ispirazioni e a ricorrere alle espressioni dialettali.[1]
Michael Donhauser è noto, nel mondo germanofono, soprattutto come poeta.[1]
Prosa
modificaAgli albori della narrativa liechtensteinese troviamo Hermine Rheinberger col romanzo storico Gutenberg-Schalun e Marianne Maidorf con Die Hexe vom Triesnerberg, nato dall'unione tra storia e leggenda.[1]
Nel XXI secolo si sono distinti Iren Nigg e Armin Öhri.[2]
Letteratura dialettale
modificaI dialetti si possono rintracciare nella prosa delle già citate Hermine Rheinberger e Marianne Maidorf, e negli anni del dopoguerra emersero nella narrativa quanto nella poesia, ad esempio con Maria Grabher-Mayer, Ida Ospelt-Amann ed Edwin Nutt.[1]
Il tema della montagna divenne molto diffuso dal 1951 con la rivista Bergheimat e gli autori figuravano come descrittori e non inventori, scrivendo poesie dal forte senso di familiarità e legame con il paese, pure per scopi pratici quali celebrazioni, inaugurazioni o ricevimenti.[1] La poesia dialettale ha trovato nuova espressione nella musica pop e rock del paese.[1]