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Riabilitazione psichiatrica

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Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

La riabilitazione psichiatrica è il processo per identificare, prevenire o ridurre le cause e gli effetti della disabilità psichica.[1][2] Quest'ultima è definita come un disturbo nel raggiungimento dei ruoli sociali svolti da un individuo e appropriati al suo ambiente abituale;[3] la riabilitazione psichiatrica, anche se nei dettagli viene definita in diversi modi, ha quindi l'obiettivo generale di permettere all'individuo con problemi psichici di accettare i propri limiti e di arrivare al massimo livello possibile di autonomia fisica, psicologica, sociale ed economica.[4][5]

Individuazione e valutazione dei soggetti

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Nella psichiatria, anche in rapporto alla necessità di un coinvolgimento di diverse figure e discipline (medici psichiatri, psicologi, tecnici della riabilitazione, infermieri, assistenti sociali, educatori), la valutazione dei soggetti da riabilitare è più complessa e meno basata su prassi consolidate rispetto ad altri settori della medicina. Esiste inoltre una difficoltà di accordo sulla diagnosi, sulla valutazione dei sintomi e sulla definizione del danno sottostante. La complessità del problema non ha comunque impedito la pratica e la ricerca nel campo della riabilitazione.[6] Alcuni autori ritengono che le competenze sociali nel periodo precedente della malattia siano un buon indicatore per la prognosi.[7] Una precedente stabilità lavorativa è ritenuta infatti indicativa di una maggiore possibilità di recupero di quella funzione sociale; precedenti relazioni affettive stabili faranno ipotizzare il mantenimento o la riacquisizione di rapporti interpersonali duraturi dopo la malattia.[8]

In Italia, le attività di individuazione e valutazione si sono intensificate soprattutto dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici con la legge Basaglia n. 180, maggio 1978.[9]

Metodologia della valutazione

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Le aree principali impiegate nelle scale di rilevazione della disabilità permettono di rilevare i bisogni individuali dei pazienti; tale rilevazione è fondamentale per programmare e valutare le tappe dell'intervento riabilitativo.[10]

La valutazione viene tipicamente eseguita attraverso metodi oggettivi, incluso l'impiego di schede grafiche di registrazione basate sull'individuazione di aree di comportamento.[3]

Esempio di sezione di una scheda grafica di registrazione per la pianificazione di un intervento riabilitativo[3]

Gestione della riabilitazione

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La gestione della riabilitazione avviene in diversi modi all'interno dei diversi sistemi sanitari nazionali. In alcuni paesi è ritenuto centrale il ruolo degli ospedali, anche attraverso reparti dedicati. In altri paesi il ricorso agli ospedali è limitato,[11] e si fa più affidamento sui centri territoriali.

Gestione della riabilitazione in Italia

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In Italia l'assetto organizzativo previsto dalla riforma Basaglia identifica come centro di responsabilità gestionale l'Azienda Sanitaria Locale (ASL) e affida il complesso degli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nel settore della salute mentale al Dipartimento di Salute Mentale dell'ASL, che ha caratteristiche multidisciplinari[12].

La riabilitazione psichiatrica distingue tra gli interventi di cura, che agiscono sul processo della malattia per abolire o ridurre o controllare i sintomi, e quelli di riabilitazione vera e propria, che agiscono per aiutare il paziente ad adattarsi alla malattia. I due tipi di intervento sono separati nel tempo e richiedono competenze professionali diverse (medico psichiatra per la cura; altre figure professionali come il tecnico della riabilitazione, lo psicologo, l'infermiere, l'assistente sociale e l'educatore per la riabilitazione). Spesso i due tipi di intervento vengono effettuati in luoghi diversi: in Italia, per esempio, il trattamento psicofarmacologico del paziente acuto viene effettuato nel reparto di psichiatria (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura) dell'ospedale civile, mentre la riabilitazione del paziente cronico è condotta presso altre strutture.[13]

Il sistema organizzativo per la riabilitazione è composto da diversi moduli, sulla base di due principi diversi:

  • assistenza basata sull'inserimento in residenze specializzate, in cui il paziente può trascorrere l'intera giornata;
  • assistenza basata sulle attività diurne, in cui il paziente passa una parte del tempo per poi rientrare a casa.

La scelta del tipo di residenza deve essere compiuta in base ai bisogni dei pazienti. Le soluzioni sono quindi diverse in base all'età, al livello di autonomia e all'eventuale presenza di familiari a sostegno. In particolare, le prospettive di permanenza sono diverse a seconda dei rapporti sociali dei pazienti: pazienti soli, pazienti con un nucleo familiare, anche se in situazione di conflitto, o pazienti provenienti da reparti psichiatrici.[14]

Le residenze sono spesso organizzate nelle forme note come gruppo-appartamento o casa-famiglia: le etichette corrispondono a un modello di gestione in cui è importante la formazione di "gruppi" di cui fanno parte, in misura diversa, anche gli operatori sanitari, che offrono supporto concreto, facilitano le relazioni interne e fanno da mediatori nei rapporti con gli esterni.[14] In tali situazioni il compito principale degli operatori è la ricostruzione di un ambiente per la convivenza.[15]

La presenza di figure professionali diverse è inoltre determinata dai diversi tipi di assistenza possibili: presenza continua di operatori, semplice supporto pratico (per esempio per il lavaggio della biancheria e l'aiuto nella preparazione dei pasti) o stimolo allo sviluppo di relazioni sociali all'esterno. Anche i rapporti hanno quindi gradi diversi d'intimità; per consentire che siano personalizzati, è comunque necessario che i gruppi siano poco numerosi.[14]

Per quanto riguarda le caratteristiche delle abitazioni, sono preferibili appartamenti normalmente arredati e collocati in contesti comuni. Sistemazioni di questo tipo, con la convivenza di gruppi di 4-6 persone, facilitano i programmi riabilitativi per la riacquisizione di competenze sociali. In generale, gli alloggi devono contribuire a dare ai pazienti una sensazione di appartenenza che aiuta ad attribuire valore alle attività ed abitudini quotidiane.[14]

In una residenza, l'intervento riabilitativo si basa in primo luogo sulla condivisione delle esperienze; può inoltre proiettarsi facilmente all'esterno in attività come il fare la spesa, stabilire rapporti con i vicini, inserirsi in luoghi di aggregazione sociale.[16][17]

L'assistenza diurna

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L'assistenza diurna si svolge generalmente nelle sedi di un dipartimento di salute mentale, incluso l'ambulatorio. Le strutture più tipiche dell'assistenza diurna sono il day hospital e il centro diurno per disabili.

  • Il day hospital è una struttura sanitaria in cui sono presenti medici e infermieri;
  • Il centro diurno per disabili ha di regola le caratteristiche di una struttura polivalente, in cui gli interventi medici sulla socializzazione si accompagnano allo svolgimento di vere e proprie attività lavorative. Avendo la funzione di supportare la carenza di relazioni e di socialità che costituiscono il problema centrale della cronicità psichiatrica, il centro diurno è quindi spesso anche un luogo d'incontro e di scambio.

Nelle attività di assistenza diurna un ruolo importante è assegnato al lavoro, anche nella forma di terapia occupazionale[18]. Il lavoro viene infatti visto come uno strumento per facilitare il reinserimento nella comunità. La percezione della propria capacità lavorativa e l'essere in grado di riprendere il lavoro sono fondamentali nel permettere ai pazienti di uscire dal ruolo di malato.

In Italia è comune l'impiego del lavoro all'interno di cooperative specializzate nell'accogliere i pazienti psichiatrici. Si tratta spesso di cooperative di servizio, agricole, di produzione in cui il paziente può trovare l'opportunità di riprendere contatto con la realtà esterna, stabilire relazioni e assumere ruoli sociali normali.[19]

  1. ^ Ferrara, Germano e Archi, p. 9.
  2. ^ (EN) Psychiatric Rehabilitation, su ncbi.nlm.nih.gov. URL consultato il 21 marzo 2023.
  3. ^ a b c Volterra, p. 2731.
  4. ^ Paola Carozza, Principi di riabilitazione psichiatrica: per un sistema di servizi orientato alla guarigione, F. Angeli, 2006, pp. 52-23, ISBN 88-464-7193-8, OCLC 1045973514. URL consultato l'11 marzo 2023.
  5. ^ Carozza, p. 180.
  6. ^ Geoff Sherpherd, Institutional Care and Rehabilitation, London and New York, Addison-Wesley Longman Ltd, 1984, ISBN 978-0582296046.
  7. ^ Fraser Watts, Theory and Practice of Psychiatric Rehabilitation, a cura di Bennett Douglas, Chichester, John Wiley & Sons Ltd, 1983, ISBN 978-0471901471.
  8. ^ Ferrara, Germano e Archi, p. 15.
  9. ^ Ferrara, Germano e Archi, p. 13.
  10. ^ Volterra, p. 2732.
  11. ^ Ferrara, Germano e Archi, p. 51.
  12. ^ Ministero della Salute, La rete dei servizi per la salute mentale, su www.salute.gov.it. URL consultato il 21 marzo 2023.
  13. ^ Ferrara, Germano e Archi, p. 32.
  14. ^ a b c d Volterra, p. 2737.
  15. ^ Ferrara, Germano e Archi, p. 54.
  16. ^ Volterra, p. 2738.
  17. ^ Carozza, pp. 184-185.
  18. ^ Carozza, pp. 183-184.
  19. ^ Volterra, p. 2739.