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Renzo Chierici

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Renzo Chierici

Capo della polizia
Durata mandato14 aprile 1943 –
26 luglio 1943
PredecessoreCarmine Senise
SuccessoreCarmine Senise

Dati generali
Partito politicoPartito Nazionale Fascista
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
Professionefunzionario
Renzo Chierici
NascitaReggio Emilia, 11 gennaio 1895
MorteTreviso, 19 dicembre 1943
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armata Regio Esercito
MVSN
SpecialitàMilizia forestale
Pubblica sicurezza
Anni di servizio1915-1918
1923-1934
1941-1943
GradoLuogotenente generale
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano
Campagna d'Italia
Comandante diMilizia forestale
Corpo degli agenti di pubblica sicurezza
Altre carichePrefetto
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Renzo Chierici (Reggio Emilia, 11 gennaio 1895Treviso, 19 dicembre 1943) è stato un generale e prefetto italiano, capo della Polizia per un breve periodo nel 1943.

Figlio del noto pittore reggiano Gaetano Chierici e di Annita Parmiggiani, fu in un primo momento denunciato all'ufficio anagrafe come Renzo Gorgeri, in quanto i genitori non erano sposati e la madre non volle comparire nell'atto. Soltanto alcuni mesi dopo, con atto notarile, fu regolarizzato con il cognome paterno[1].

Arruolatosi nel Regio Esercito durante la prima guerra mondiale, terminò il conflitto con il grado di capitano[2]. Legionario fiumano, laureatosi in giurisprudenza si iscrisse nel 1920 al Partito Nazionale Fascista. Console della Milizia volontaria sicurezza nazionale.

Il 25 ottobre 1920 sposò a Firenze la nobildonna Maria Carbonaro[1], da cui avrà nel 1921 un figlio di nome Gaetano Paolo e nel 1924 una figlia di nome Maria Diana Iolanda (chiamato comunemente Marina)[1].

Nel 1926 passò alla Milizia forestale e fu promosso console generale. Nel 1929 divenne segretario federale del PNF di Ferrara.[3] Fu nominato Prefetto di Pescara (luglio 1935 - agosto 1939) e di Pola nel 1939, rimanendo in carica fino al dicembre 1941[4]. Il 5 dicembre 1941 viene nominato comandante della Milizia forestale col grado di luogotenente generale[5].

Il 14 aprile 1943 venne nominato da Benito Mussolini capo della polizia, ma all'indomani del 25 luglio, dopo la destituzione del Duce, dovette cedere il posto proprio al suo predecessore Carmine Senise: Chierici si mise a sua disposizione. Essendo amico del prefetto napoletano e non ostile all'ordine del giorno Grandi, Chierici venne reintegrato da Pietro Badoglio nel grado di tenente colonnello con l'affidamento del comando di un battaglione di alpini in Alto Adige.[4]

Dopo l'8 settembre 1943 venne arrestato a Roma dai nazisti, che lo consegnarono alle autorità della RSI. Imprigionato e accusato di tradimento, doveva essere sottoposto a un processo; morì a Treviso il 19 dicembre 1943, durante la prigionia, in circostanze misteriose. Lo scrittore Paolo Monelli, riportò che Chierici durante la sua prigionia si era lamentato del freddo e gli venne fornito un braciere contenente una bomba, che scoppiò e lo fece a pezzi.[6]

Un'altra versione è da un presunto prigioniero che dichiarò di essere stato testimone di omicidio, avendo visto il braccio dell'attentatore con le mostrine di carabiniere, sparare attraverso le sbarre della cella.[7]

  1. ^ a b c Giovanni Fontanesi, Renzo Chierici, in Reggio Storia, n. 179.
  2. ^ Caduti Polizia: Chierici Renzo 19/12/1943, su cadutipoliziadistato.it.
  3. ^ Mario Missori, Gerarchie e statuti del PNF, Bonacci, 1986, pagina 188
  4. ^ a b Sito della Polizia di Stato
  5. ^ La lunga strada del legno - Adriano Ribera - Google Libri
  6. ^ Paolo Monelli, Roma 1943, Longanesi, Milano, 1963, pp. 204-205.
  7. ^ Lorenzo Chierici, su Polizia di Stato. URL consultato il 4 dicembre 2024.