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Quinto Emilio Leto

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Quinto Emilio Leto (in latino Quintus Aemilius Laetus; Thaenae, ... – Roma, 193) è stato un militare romano, prefetto del pretorio nel periodo 191-193, sotto Commodo, Pertinace e Didio Giuliano.

Rilievo dei Pretoriani (Louvre LL 398)

Non si sa molto sulla vita di Quinto Emilio Leto prima del 191. Nacque a Thaenae, in Africa[1]. Il suo nomen suggerisce che i suoi antenati abbiano ricevuto la cittadinanza romana dal triumviro Marco Emilio Lepido (dopo il 43 a.C.). Fu nominato dall'imperatore Commodo prefetto del pretorio nel 191, dopo la morte dei suoi predecessori Regillo e Giulio Giuliano. Quinto Emilio Leto ebbe un ruolo di primo piano nell'uccisione di Commodo il 31 dicembre 192[2], nel conferimento dell'impero a Elvio Pertinace [3] e nell'assassinio di Pertinace il 28 marzo 193[4].

Dopo la morte di Pertinace, fu nominato imperatore il ricco senatore milanese Didio Giuliano il quale riuscì a vincere la concorrenza di Sulpiciano, il suocero di Pertinace, promettendo a ciascuno dei pretoriani, i soldati comandati da Leto, 25.000 sesterzi[5]. Didio Giuliano non riuscì tuttavia a ottenere il comando in tutto il territorio dell'impero, perché sorsero tre oppositori militari: Settimio Severo, Pescennio Nigro e Clodio Albino. Mentre Settimio Severo marciava su Roma, «Giuliano, sospettando in Leto un partigiano di Severo, nonostante fosse stato Leto a salvarlo dalle mani di Commodo, dimenticata ogni gratitudine per un tale servigio, lo fece mettere a morte. Ordinò inoltre che Marcia venisse uccisa assieme a lui»[6].

  1. ^ Oggi Thyna, nell'odierna Tunisia, a km 12 a Sud-Est di Sfax e 216 miglia a Sud-Est di Cartagine ( THAENAE, in Enciclopedia dell'arte antica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1966. URL consultato il 13 dicembre 2019.).
  2. ^ «Il prefetto Quinto Emilio Leto e la sua concubina Marcia ordirono una congiura per assassinarlo. E in un primo tempo gli somministrarono del veleno: ma poiché questo non si mostrava efficace, lo fecero strangolare da un atleta con il quale era solito allenarsi» (Historia Augusta, VI. Commodus Antoninus Aeli Lampridi, 17, 1-2). La congiura che portò all'uccisione di Commodo è narrata con maggiori particolari da Cassio Dione (Storia romana, LXXII, 22, 4) e da Erodiano (Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, I, 16–17). Cfr. Frank Kolb, Literarische Beziehungen zwischen Cassius Dio, Herodian und der Historia Augusta, Antiquitas, Reihe 4: Beiträge zur Historia-Augusta-Forschung, 9 Bonn, 1972, ISBN 3-7749-1166-5, pp. 38 segg.
  3. ^ «Dopo l’uccisione di Commodo, il prefetto del pretorio Leto e il funzionario di corte Ecletto si presentarono da Pertinace per incoraggiarlo ad agire, e lo accompagnarono nell'accampamento. Lì Pertinace tenne un discorso ai soldati, promettendo loro un donativo e affermando che il potere gli veniva conferito da Leto e da Ecletto.» (Historia Augusta, VIII. Helvius Pertinax Iuli Capitolini, 4, 5-6).
  4. ^ «La congiura contro Pertinace fu ordita dal prefetto del pretorio Leto, e da quanti si sentivano urtati dalla grande probità dell'imperatore.» (Historia Augusta, VIII. Helvius Pertinax Iuli Capitolini, 10, 8).
  5. ^ Historia Augusta, IX. Didius Iulianus Aeli Spartiani, 3, 2.
  6. ^ Historia Augusta, IX. Didius Iulianus Aeli Spartiani, 6, 2.

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