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Palazzo Benincasa

Coordinate: 43°37′13″N 13°30′36″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Palazzo Benincasa
la facciata
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneMarche
LocalitàAncona
Indirizzovia della Loggia
Coordinate43°37′13″N 13°30′36″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1446-47-XVIII secolo
StileGotico
Usosede della Biblioteca Pubblica Amatori
Realizzazione
ArchitettoGiorgio Orsini
ProprietarioGruppo Amatori
Committentefamiglia Benincasa

Palazzo Benincasa è uno dei più importanti palazzi nobiliari di Ancona, opera quattrocentesca di Giorgio Orsini da Sebenico; nel corso del tempo fu oggetto di ampliamenti e ripristini.

Sito in via della Loggia, adiacente alla notevole Loggia dei Mercanti, venne eretto per volere del ricco armatore e commerciante anconetano Dionisio Benincasa nell'intento di accorpare sotto un unico edificio tutte le sue proprietà lato mare. Oggi risulta essere il più vasto edificio civile privato della città storica.

Storia e descrizione

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L'attuale facciata a bifore

Il palazzo fu realizzato nel XV secolo per volontà di Dionisio Benincasa, capostipite di una delle più antiche e illustri famiglie di armatori e mercanti anconetani, che ne affidò la progettazione all'architetto di Zara Giorgio di Matteo, meglio noto come Giorgio Orsini da Sebenico, probabilmente conosciuto direttamente dal committente durante i suoi viaggi a Venezia, dove l'architetto dalmata stava lavorando alla Porta della Carta del Palazzo Ducale. Il palazzo, costruito a partire dal 1446-47[1], accorpò diversi caseggiati medievali siti lungo la via della Loggia. Alzato su due piani, il retro dava direttamente sul porto, dove al pianterreno erano siti il fondaco, i magazzini e le cantine[2]. La realizzazione di questo edificio in città, fu solo l'inizio di una lunga serie di interventi ad Ancona. Infatti a Giorgio da Sebenico si deve anche la realizzazione facciata della Loggia dei Mercanti (incarico probabilmente caldeggiato dallo stesso Dionisio Benincasa, il cui palazzo confinava con la Loggia) e dei pregevolissimi portali delle chiese cittadine di San Francesco alle Scale e Sant'Agostino.

Il palazzo si sviluppa per una lunghezza di oltre cinquanta metri secondo un andamento che segue quello curvo della strada. Si compone di tre piani. Il pian terreno è caratterizzato da un bel portico ogivale, parte in laterizio e parte in pietra bianca del Conero con raffinate modanature a rilievi che incorniciano gli archi acuti. I due piani superiori, in laterizio, presenta ciascuno una elegantissima serie di bifore.

Nel 1669 secolo il marchese Luciano Benincasa apriva al pubblico la propria libreria e la vedova marchesa Eleonora Vincenzi nel 1749 donò la libreria privata alla città, dopo averne chiesto l'autorizzazione a Benedetto XIV. Il fondo comprendeva allora 2.634 volumi fra opere di diritto, letteratura, storia e geografia; oltre a due mappamondi. La Biblioteca cittadina era nata[3].

Nella seconda metà del XVIII secolo, l'edificio venne completamente rinnovato sopraelevandolo di un piano e inglobando la palazzina che lo separava dalla Loggia dei Mercanti. La facciata venne "modernizzata", spogliandola de "i colonnini e i trafori delle arcuate superbe finestre bifore per formarne altre rettangolari assai più piccole e per se medesime affatto disadorne entro gli elegantissimi contorni di esse". Nello stesso periodo vennero affrescati i soffitti delle sale interne dal pittore lombardo Giuseppe Pallavicini che li decorò con rare vedute di Ancona, oggi ancor più preziose in quanto rappresentano un'importante testimonianza della vita e dell'aspetto della città nel Settecento[3].

Il palazzo appartenne alla famiglia Benincasa fino al 1866, quando la grande crisi finanziaria della Cassa di Risparmio, costrinse il marchese Cesare a cederlo ai Giovannelli,i quali, nel 1918, lo vendettero al Comune di Ancona[3]. Tuttavia gli importanti costi di manutenzione e restauro spinsero la pubblica amministrazione a vendere a sua volta il palazzo, che venne acquistato nel 1924 dall'INA che si impegnava a restaurarlo[4]. I lavori si svolsero fra il 1926 e il 1931 ad opera dell'architetto anconetano Guido Cirilli, che fece riaprire le finestre tamponate e vi inserì capitelli, colonnine esagonali in pietra e lunette in cemento stampato secondo una sua libera interpretazione dello stile quattrocentesco[3][5].

Dopo il terremoto del 1930 e la seconda guerra mondiale, quando scampò fortunatamente ai bombardamenti che devastarono la città e distrussero l'adiacente Palazzo Trionfi, si procedette a lavori di consolidamento.

Nel 2000 passò di proprietà alla Pirelli Real Estate, che iniziò importanti interventi di restauro degli affreschi del piano nobile. Infine, acquisì il palazzo il gruppo Amatori[4], che dal 2008 rese il palazzo sede della Biblioteca privata Amatori, aperta al pubblico, e, in una parte di esso, del Tribunale Amministrativo Regionale delle Marche.

Voci correlate

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Altri progetti

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