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Sesto tomo dell'io

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Sesto tomo dell'io
AutoreUgo Foscolo
1ª ed. originale1890
Genereromanzo
Sottogenereautobiografico
Lingua originaleitaliano

Il Sesto tomo dell'io (1799-1800 o 1800-1801) è un abbozzo di romanzo autobiografico di Ugo Foscolo rimasto incompiuto nella forma di silloge di brani. Può essere considerato come il tentativo fino ad allora più ardito di riforma del romanzo italiano ed è un "luogo" privilegiato della produzione foscoliana in cui è possibile cogliere l'influenza di Sterne, e in particolare del Tristram Shandy.

In questi brani l'autore fa riferimento a se stesso con il nome di Lorenzo: abbastanza scontati i riferimenti al personaggio dell'Ortis e al nome di battesimo di Sterne, ovvero Laurence. Nelle intenzioni di Foscolo il Sesto tomo doveva raccontare il ventitreesimo anno di vita dell'autore-protagonista ed essere parte di un più vasto progetto (l'Io appunto) che ne raccontasse tutta l'esistenza.

Nell'Avvertimento, Foscolo afferma:

«Il libro che sta fra le mani del candido Lettore è il sesto tomo dell'Io, opera annunziata nel paragrafo precedente che n'è il proemio universale. Mando innanzi il sesto perché gli antecedenti volumi stanno ancora nel mio calamaio, e i futuri nel non-leggibile scartafaccio del fato. Comprende questo tomo il mio anno ventesimoterzo, dai 4 maggio del 1799 sino a' 4 maggio del 1800. Unito che sia al corpo dell'opera, lascerà il frontispizio che porta.[1]»

Quello che possiamo leggere oggi è solo un insieme di brani slegati, ma in questi è possibile individuare in modo piuttosto evidente la lezione sterniana, che si palesa nel ricorso alla scrittura ironica e dissacrante, nel punto di vista autoironico, nelle frequenti digressioni e riflessioni metanarrative.

Nonostante l'autore scriva in prima persona, e nonostante il 4 maggio rappresenti una data per vari versi significativa nella sua esperienza personale e letteraria[2], la scontata equazione secondo cui egli dovrebbe coincidere con il protagonista è messa in discussione da diversi elementi. L'anno in cui Foscolo probabilmente scrive il Sesto tomo, infatti, è il ventiduesimo della sua vita, alcuni dati biografici sono deliberatamente alterati e le regole del genere romanzesco sono sovvertite in un singolare esperimento narrativo.[3]

Mancano anche l'accordo sul titolo esatto dell'opera - a patto che dovesse esserci - e sulla data di composizione, per quanto gli appunti debbano essere collocati « con ogni probabilità, all'inverno 1799-1800, quando il Foscolo era fuori d'Italia, a Nizza ».[4] È inoltre possibile che i libri precedenti e seguenti al Sesto tomo non fossero stati nemmeno progettati dall'autore, il quale avrebbe in tal modo aggiunto un ulteriore elemento al suo tentativo di abbattimento delle convenzioni romanzesche. Il proposito sperimentale, pertanto, potrebbe essere preminente rispetto alle esigenze autobiografiche.[5]

Il primo editore di queste carte, Giuseppe Chiarini, gli diede nel 1890 il titolo di Frammenti di un romanzo autobiografico. Il ritrovamento di altri fogli condusse alle edizioni di Severo Peri (1910), Vittorio Cian (1913, all'interno delle Prose) e Mario Fubini (Tra le Prose d'arte, nel quinto volume della lemonierriana Edizione Nazionale delle Opere, 1951).

  1. ^ Edizione Nazionale delle "Opere" di Ugo Foscolo, vol. V (Prose varie d'arte, a cura di M. Fubini), Firenze, Le Monnier, 1951, p. 4
  2. ^ La data compare nell'attestato al valor militare rilasciato al Foscolo dopo la battaglia di Cento, in cui fu ferito (M. Fubini, in op. cit., p. XXII); si tratta inoltre del giorno in cui il Werther di Goethe scrive la prima lettera e il Gulliver di Swift - autore citato negli appunti del romanzo - inizia il viaggio (V. Di Benedetto, Introduzione, in U. Foscolo, Il Sesto tomo dell'Io, Torino, Einaudi, 1991, pp. XXVI-XXVIII)
  3. ^ M. A. Terzoli, Foscolo, Bari, Laterza, 2010, pp. 40 e ss.
  4. ^ V. Di Benedetto, Lo scrittoio di Ugo Foscolo, Torino, Einaudi, 1990, p. 85
  5. ^ Vedere l'analisi di M. A. Terzoli in loc. cit.

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