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Necropoli di Pizzofalcone

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La necropoli di Pizzofalcone è un sito archeologico rinvenuto casualmente a Napoli nel 1949, durante i lavori di ristrutturazione di un palazzo distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Un settore della necropoli è stato studiato dall'archeologo Mario Napoli nel corso di una campagna di scavi che durò cinque anni. Il materiale, di fattura Cumana, è databile dalla metà del VII secolo a.C. alla prima metà del VI secolo a.C..[1] Tale ritrovamento fu molto importante nel panorama archeologico e storico napoletano, in quanto comprovò l'origine cumana della città. La necropoli in oggetto attestò dunque che Partenope era una sorta di sub-colonia di Cuma, ossia uno di quei porti-fortezze situati lungo le coste del golfo di Napoli.

Una ripresa dell'occupazione sepolcrale è datata tra il IV secolo a.C. e il III, nella fase in cui Parthenope è ormai diventata la Palepoli di Neapolis.[2]

L'area, oggi ricoperta e quindi non più visitabile, sorgeva in un piccolo spazio a sud-ovest della collina di san Martino, tra i quartieri di Chiaia e Montecalvario.

Il materiale rinvenuto durante gli scavi è oggi conservato nel museo archeologico nazionale di Napoli.

Nel I secolo a.C. la collina di Pizzofalcone e l'isolotto di Megaride si presentavano occupati dall'enorme Villa di Licinio Lucullo. Nel V secolo tale struttura venne fortificata ed ospitò Romolo Augusto, ultimo imperatore dell'Impero romano d'Occidente.

  1. ^ Atti del venticinquesimo convegno di studi sulla Magna Grecia, Neapolis, Istituto per la storia e l'archeologia della Magna Grecia-Taranto, 3-7 ottobre 1985 p.18
  2. ^ Cir.campania.beniculturali.it. URL consultato il 17 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2013).
  • Mario Napoli, Topografia e archeologia in AA.VV. “Storia di Napoli”, Napoli, 1967-1978

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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  • Necropoli di Pizzofalcone, su cir.campania.beniculturali.it. URL consultato il 17 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2013).