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NGC 6397

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
NGC 6397
Ammasso globulare
NGC 6397
Scoperta
ScopritoreNicolas Louis de Lacaille
Data1752
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneAltare
Ascensione retta17h 40m 41,3s
Declinazione-53° 40′ 25″
Distanza7200 a.l.
(2207 pc)
Magnitudine apparente (V)5.3
Dimensione apparente (V)25,7'
Caratteristiche fisiche
TipoAmmasso globulare
ClasseIX
Altre designazioni
C 86
Mappa di localizzazione
NGC 6397
Categoria di ammassi globulari

NGC 6397 (noto anche come C 86) è un ammasso globulare piuttosto appariscente posto nella costellazione dell'Altare.

Invisibile ad occhio nudo, si rivela all'osservazione binoculare come una leggera macchia chiara. Per notare le sue componenti più luminose, che sono di tredicesima magnitudine, occorrono telescopi con un'apertura non inferiore ai 180-200mm. È uno degli ammassi globulari più vicini conosciuti, essendo distante dal Sole 7200 anni-luce, ma non risulta essere il più luminoso a causa della sua debole concentrazione (classe IX).

Osservazione dei dati incrociati prodotti con i telescopi Hubble e Gaia al centro dell'ammasso evidenzierebbero la presenza di una massa non puntiforme che farebbe supporre la presenza di più buchi neri di massa stellare, piuttosto che, come tipicamente avviene, un'unica massa concentrata originata molto presumibilmente da un unico buco nero di massa intermedia o massiva.[1][2]

  1. ^ (EN) Snapshot: Black holes sprinkled in a globular star cluster, su astronomy.com, febbraio 2021.
  2. ^ (EN) Eduardo Vitral,Gary A. Mamon, Does NGC 6397 contain an intermediate-mass black hole or a more diffuse inner subcluster?, in A&A, A63, 11 febbraio 2021, p. 27, DOI:10.1051/0004-6361/202039650.
  • Catalogo NGC online, su ngcicproject.org. URL consultato il 7 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).
  • Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0, William-Bell inc. ISBN 0-943396-14-X

Voci correlate

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NGC 6397
Doppia osservazione della regione NGC6397 HST JWST[1]

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  1. ^ Ufficio stampa Inaf, A caccia di nane bianche e pianeti distrutti con Jwst, su MEDIA INAF, 7 giugno 2024. URL consultato il 24 giugno 2024.