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Mistica

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La mistica, e i relativi termini misticismo e misticità (che formalizzano la mistica in dottrine e pratiche), indicano quel sentimento di contemplazione, venerazione o adorazione della dimensione del sacro o della divinità, implicandone un'esperienza diretta al di là del pensiero logico-discorsivo.[1] Questa condizione di intensa partecipazione al divino può interessare i sensi del corpo, o soltanto la sua parte immateriale e trascendente (talora chiamata anima), in forma sovra-razionale o persino irrazionale, dando luogo anche a stati vicini all'incoscienza (come la trance medianica), culminando infine con l'estasi.

L'estasi mistica di San Francesco d'Assisi, circonfuso da una luce divina (dipinto di Jusepe de Ribera, 1642)

Come il credo spirituale e la pratica religiosa al quale sono collegate, resta oggettivamente difficile proporre una definizione sintetica e onnicomprensiva delle possibili esperienze mistiche, così come delle relative condizioni in grado di determinarle o predisporle.[2]

L'esperienza mistica è in genere ritenuta possibile soltanto col necessario intervento di Dio, angeli, demoni, o di una qualche entità non umana o soprannaturale; alcune dottrine professano tuttavia che il singolo essere umano possa giungervi da solo mediante un cammino di ascesi, ed un sufficiente potenziamento delle proprie conoscenze e capacità magiche.[3]

Etimologia e storia del significato

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Persefone apre la cesta (λίκνον) mistica (μυστικών) contenente gli oggetti sacri propri dell'iniziazione. Pinax (πίναξ) rinvenuta nel santuario di Persefone a Locri, risalente al V sec. a.C. e conservata al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria.

L'italiano "mistico" deriva dal latino mystĭcus,[4] derivante a sua volta dal greco antico mystikós (μυστικός) usato per indicare i misteri propri dei culti iniziatici, dato che mýstēs (μύστης) significava appunto «iniziato».[5]

«I misteri erano cerimonie di iniziazione, culti nei quali l'ammissione e la partecipazione dipendono da qualche rituale personale da celebrare sull'iniziando. La segretezza e, nella maggior parte dei casi, un'ambientazione notturna sono elementi concomitanti di questa esclusività.»

"Mistero"[7] indicava dunque una cerimonia sacra di carattere segreto, passando poi a significare in italiano ciò che sfugge alle normali possibilità di conoscenza, ciò che è "enigmatico" o appunto "segreto".

L'etimologia di «mistico» attiene dunque alle antiche iniziazioni (in latino initiatio), ed ai termini greci mystikós, mystḕrion, mýstēs che nell'ambito delle religioni misteriche ineriscono alle relative "iniziazioni" cultuali, e alla loro concomitante "segretezza", ma il suo espresso riferimento alla contemplazione del "divino" lo si deve per la prima volta alla lettura che ne dà Plotino:

Plotino coi suoi discepoli
(GRC)

«Τοῦτο δὴ ἐθέλον δηλοῦν τὸ τῶν μυστηρίων τῶνδε ἐπίταγμα, τὸ μὴ ἐκφέρειν εἰς μὴ μεμυημένους, ὡς οὐκ ἔκφορον ἐκεῖνο ὄν, ἀπεῖπε δηλοῦν πρὸς ἄλλον τὸ θεῖον, ὅτῳ μὴ καὶ αὐτῷ ἰδεῖν εὐτύχηται.»

(IT)

«È questo il significato della famosa prescrizione dei misteri: "non divulgare nulla ai non iniziati". Proprio perché il Divino non dev'essere divulgato, fu proibito di manifestarlo ad altri, a meno che questi non abbia già avuto per sé stesso la fortuna di contemplare.»

La categoria concettuale della mistica, sebbene preparata dagli antichi culti iniziatici, passa dunque in ambito neoplatonico a indicare l'avviamento alla contemplazione dell'Assoluto, da cui deriva la sua associazione con la pratica del silenzio, cioé l'apofatismo tipico della teologia negativa.[8]

Analogamente Paolo di Tarso, che pure precede Plotino, e così i primi cristiani, si appropriano dei termini misterici riferendoli al loro nuovo culto:[8] «Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio».[9]

Il primo autore che utilizza i termini relativi alla "mistica" in un senso puramente "spirituale" (avulso dai significati misterici precedenti)[10] è Dionigi l'Areopagita, vissuto nel V-VI secolo, ritenuto uno scrittore cristiano[11] e autore della Teologia mistica (Περὶ μυστικῆς θεολογίας), il quale presenta quelle nozioni proprie del tardo neoplatonismo in un linguaggio cristiano[10]:

(GRC)

«σὺ δέ, ὦ φίλε Τιμόθεε, τῆι περὶ τὰ μυστικὰ θεάματα συντόνωι διατριβῆι καὶ τὰς αἰσθήσεις ἀπόλειπε καὶ τὰς νοερὰς ἐνεργείας καὶ πάντα αἰσθητὰ καὶ νοητὰ καὶ πάντα οὐκ ὄντα καὶ ὄντα καὶ πρὸς τὴν ἕνωσιν, ὡς ἐφικτόν, ἀγνώστως ἀνατάθητι τοῦ ὑπὲρ πᾶσαν οὐσίαν καὶ γνῶσιν· τῆι γὰρ ἑαυτοῦ καὶ πάντων ἀσχέτωι καὶ ἀπολύτωι καθαρῶς ἐκστάσει πρὸς τὸν ὑπερούσιον τοῦ θείου σκότους ἀκτῖνα, πάντα ἀφελὼν καὶ ἐκ πάντων ἀπολυθείς, ἀναχθήσηι.»

(IT)

«Tu, o caro Timoteo, con un esercizio attentissimo nei riguardi delle contemplazioni mistiche, abbandona i sensi e le operazioni intellettuali, tutte le cose sensibili e intelligibili, tutte le cose che non sono e quelle che sono; e in piena ignoranza protenditi, per quanto è possibile, verso l'unione con colui che supera ogni essere e conoscenza. Infatti, mediante questa tensione irrefrenabile e assolutamente sciolto da te stesso e da tutte le cose, togliendo di mezzo tutto e liberato da tutto, potrai essere elevato verso il raggio soprasostanziale della divina tenebra.»

Il trasferimento dei lemmi riguardanti la mistica, riferiti al "divino", dall'alveo neoplatonico pagano a quello cristiano operato da Dionigi l'Areopagita, il quale l'addita come vertice della teologia in quanto consente di giungere all'Assoluto, ovvero al Dio trinitario, per mezzo di paradossi che intendono superare i limiti del pensiero logico-discorsivo, sarà ampiamente ereditato dalle Chiese cristiane greche e orientali[12].

Questa separazione dall'antico contesto esoterico proseguirà nel Medioevo, in cui il misticismo neoplatonico riformulato da Agostino divenne una prerogativa soprattutto della scuola francescana di San Bonaventura, basata sulla superiorità dell'intuizione sulla razionalità, e in Germania della mistica renano-fiamminga di Johannes Eckhart. Il teologo Jean de Gerson (1363-1429), cancelliere della Sorbona, definì, nel XV secolo, la teologia mistica come «una conoscenza sperimentale di Dio, ottenuta abbracciando l'amore unitivo».

Mistica e religione

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Un'illustrazione di Gustave Doré del paradiso dantesco, che raffigura la visione mistica delle anime beate.

In tutte le grandi religioni del mondo si rinvengono correnti mistiche. Fondate sulla ricerca personale e sul contatto diretto col divino, come ad esempio nel pietismo, tali correnti possono talora apparire sovversive ed in contrasto con le istituzioni delle Chiese, e se da un lato queste ultime potevano a volte reprimere o guardare con sospetto ai movimenti estremistici od ai singoli esponenti di una teologia ritenuta "eretica", è vero anche che tutte le Chiese hanno eletto mistici come i massimi esempi della propria fede[13].

Come scrive Giordano Berti nel Dizionario dei Mistici,[14] «ogni religione è in grado di offrire diverse strade mistiche, che possono assumere toni estremi, persino aberranti, ma che corrispondono evidentemente a una necessità interiore» (si pensi solo alle penitenze cui si sottopongono certi monaci medioevali, alle torture sciamaniche, ai prolungati digiuni degli asceti induisti e jainisti). La mistica dunque può essere al tempo stesso un fattore di contatto oppure di netto distacco fra le diverse religioni proprio perché è relativa a differenti bisogni spirituali, in parte innati e in parte indotti dalle culture e dalle tradizioni locali.

Comune alle varie esperienze mistiche è l'estasi, uno stato di beatitudine che giunge dopo una progressiva separazione sia dalla conoscenza sensibile sia da quella razionale, fino alla perdita dell'"io" che, trasumanandosi o annichilendosi,[3] si identifica nel "tutto", venendo rapito in Dio o nell'anima del cosmo (indiamento). Secondo alcuni mistici l'estasi può essere anche raggiunta spontaneamente, improvvisamente e senza cause apparenti. Gli episodi di estasi spontanea sono le apparizioni ai semplici pastorelli come i momenti fondanti nel percorso di un grande maestro o, addirittura, di una religione.

«L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava.»

Terra di mistici è poi in particolare l'India, culla di svariate esperienze spirituali connotate da contemplazione estatica e devozione interiore, tra cui quella di Adi Shankara, fondatore della'Advaita Vedānta.[3] Riguardo la genesi della spiritualità mistica, in ambito antropologico sono state distinte tre fasi dello sviluppo di una religione:

  1. Il primo stadio è quello primitivo, nel cui contesto Levy-Bruhl parla di "partecipazione mistica", dove il divino è semplicemente presente ovunque, nelle piante, nei fiumi, nella terra, in cielo, negli animali, in ogni cosa e non vi sono distinzioni nella coscienza umana.
  2. Il secondo stadio è il momento creativo, a seguito di una rottura con lo stato primordiale, per cui diventa necessaria una ricomposizione, e nella quale le energie sono rivolte allo sviluppo dei temi e dei miti relativi: la mistica non ha un ruolo in questa fase perché le energie sono dedicate alla costruzione.
  3. Quando però una religione ha raggiunto ormai un impianto consolidato, una diffusione ed una istituzionalizzazione con gerarchie e riti, in quel momento si sente il distacco dal contatto originale con il divino e lo si ricerca di nuovo, per colmare il baratro che si è venuto a creare. E si sviluppano le mistiche[13].
L'estasi mistica di Santa Teresa d'Avila, circonfusa da raggi di luce divina (scultura di Gian Lorenzo Bernini, 1647)

I mistici possono avere comportamenti semplicemente anticonformisti o estremi. Nei primi secoli del cristianesimo gli stiliti vivevano sulle colonne una vita di digiuno e di preghiera, mentre i maestri zen impartivano insegnamenti con azioni che sfidavano apparentemente ogni logica.

  • Nel cristianesimo fin dai primi tempi si ritrovano correnti mistiche, alcune integrate e altre osteggiate come eretiche, come lo gnosticismo in Asia minore, ed in Egitto i Padri del deserto. Nell'Ortodossia sono ammesse forme di ricerca mistica come l'esicasmo. In ambito cattolico, tra le personalità mistiche si possono ricordare Ildegarda di Bingen, Meister Eckhart, Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, in quello protestante Jakob Böhme; ma la mistica non disdegna gli umili, per esempio la piccola Bernadetta di Lourdes. San Tommaso d'Aquino, la cui opera non è certo di stampo mistico, pure sembra avere vissuto alcune intense esperienze mistiche verso la fine della sua vita[15] riportate anche nel famoso inno Adoro te devote. Nel 1900 si è sviluppata in Italia una corrente mistica all'interno del movimento pentecostale guidata da Domenico Zaccardi.
  • Nell'ebraismo, la cabala è la corrente esoterica che affonda le radici negli stessi luoghi e negli stessi tempi della formazione delle correnti mistiche cristiane ma si sviluppa vigorosamente dal X secolo in poi (Abramo Abulafia), vi è poi cassidismo nato in Polonia nel XVIII secolo e l'anomalo movimento del sabbatianesimo di Sabbatai Zevi nel XVII secolo.
  • Nell'islam, le correnti mistiche si raccolgono attorno al sufismo, ma tutta la religione ha una impronta mistica. Le personalità: Al Ghazali, Gialal al-Din Rumi, Ibn Arabi
  • Il manicheismo si strutturava in classi dove potevano diventare sacerdoti solo i predestinati scegliendo una via di ascesi.
  • Il buddhismo basato gnosticamente sulla ricerca individuale ha consentito lo sviluppo di correnti mistiche come, ad esempio, lo Zen.
  • Nelle religioni dei popoli primitivi, lo sciamanesimo consente il contatto diretto con le divinità; spesso tramite l'utilizzo di sostanze psichedeliche. Riti quali quello dei misteri elusini, derivano probabilmente da questa antica tradizione di incontro tra l'essere umano e l'immemore e trascendentale universo della pura coscienza, raggiungibile in pochi minuti dopo aver assunto una delle sostanze psichedeliche dette "classiche". Sostanze aliene al corpo non sono strettamente necessarie per il raggiungimento di certi risultati sulla coscienza, ma sicuramente sono una via molto veloce, potente e non duratura. La meditazione viene utilizzata per raggiungere effetti simili a quelli di sostanze quali dimetiltriptammina.

Oltre alle teologie e le religioni, la mistica ha influenzato vari campi del sapere prescientifico, dall'arte ermetica alla teosofia, all'alchimia, e poi la psicologia con Carl Gustav Jung.[16] Nella musica un esempio è Arturo Benedetti Michelangeli.[17]

Misticismo ed esoterismo

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Misticismo ed esoterismo, talora identificati in quanto modi di vivere la spiritualità, differiscono in realtà su vari aspetti messi in evidenza da alcuni autori.[18] Sebbene l'etimologia di misticismo rimandi (come visto sopra) ai misteri dei culti iniziatici, il suo significato attuale ha perso attinenza con la dimensione esoterica dell'iniziazione, per passare ad indicare un'esperienza individuale più o meno sognante di partecipazione al divino, priva di riflessione critica o di riferimenti a un contesto scientifico-dottrinale.[19]

Tale esperienza, che risulta pertanto di difficile comunicazione, può anche rientrare nell'ambito di una specifica religione, adottandone i simboli e le mitologie, ma le sue caratteristiche restano di natura profana o exoterica, cioè contrapposte alla via esoterica (o iniziatica), per accedere alla quale viceversa è richiesta una forma di sapere approfondito, solitamente appannaggio di una cerchia ristretta di adepti.[19]

«Il misticismo è passivo, mentre l'iniziazione è attiva. […] Nel caso del misticismo, l'individuo si limita a ricevere semplicemente quel che gli si presenta, e come si presenta, senza intervenire per nulla. Ed è proprio in tal fatto che risiede per lui il pericolo principale, perché così è "aperto" a tutte le influenze, di qualsiasi ordine, e per di più, in generale e salvo rare eccezioni, non ha la preparazione dottrinale che sarebbe necessaria per permettergli di stabilire fra queste influenze una discriminazione qualsiasi.
Nel caso dell'iniziazione, al contrario, è all'individuo che compete l'iniziativa di una "realizzazione" che proseguirà metodicamente, sotto un controllo rigoroso e incessante, e dovrà normalmente condurre al superamento delle possibilità stesse dell'individuo. […]»

Da una diversa prospettiva, Rudolf Steiner chiama il misticismo «filosofia del sentimento», perché esso cerca di usare come strumento di conoscenza non il sapere concettuale ma il sentire. In tal modo esso eleva impropriamente un elemento dal valore puramente soggettivo a principio universale.[21] Essendo una forma primordiale di spiritualità, il misticismo non è rinnegare ma semmai da integrare con lo sviluppo della conoscenza esoterica.[20]

Mistica e politica

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Anche in ambito politico, affinché un ideale o un indirizzo spirituale possa illuminare la condotta di un partito o di una nazione, si è dato luogo a correnti di pensiero come quelle della mistica fascista e del misticismo nazista.

Elenco di mistici

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Cristianesimo
Lo stesso argomento in dettaglio: Mistica cristiana.
Ebraismo
Lo stesso argomento in dettaglio: Cabala ebraica.
Islam
Lo stesso argomento in dettaglio: Sufismo e Confraternita islamica.
Induismo
Sikhismo
Buddhismo
Taoismo
Jainismo
Shintoismo
Altri
  1. ^ Dizionario di storia della Treccani, su treccani.it.
  2. ^

    «The term mysticism, like the term religion itself, is a problematic but indispensable one. Identifying a broad spectrum of ideas, experiences, and practices across a diversity of cultures and traditions, it is a generic term rather than the name for any particular doctrine or mode of life.»

  3. ^ a b c Franz Rudolf Merkel, Goffredo Coppola, Guido Calogero, Misticismo, in Enciclopedia Italiana, Treccani, 1934.
  4. ^ Il sostantivo femminile "mistica" è entrato nella lingua italiana nel XVII secolo, derivando dall'aggettivo, sempre italiano, "mistico", questo entrato nella lingua italiana nel XIV secolo. Il sostantivo maschile "misticismo" entra invece nella lingua italiana solo nel XIX secolo.
  5. ^ Il termine mýstēs (μύστης) deriva infatti da mýo (μύω, "celare"), questo dall'atto di socchiudere gli occhi, come le labbra e gli occhi dei partecipanti ai misteri di Eleusi. Sull'etimologia di quest'ultimo termine e sulla sua correlazione con μύστης, nota Pierre Chantraine:

    «[...] on en a conclue que le μύστης est proprement celui qui ferme les yeux, ce qui n'apparaît pas très naturel; ce peut être aussi bien celui qui ne répète rien, qui tient les lèvres closes [...]»

  6. ^ Ancient Mystery Cults, introduzione al saggio Antike Mysterien, Funktionen und Gehalt, President and Fellows of Harvard College, 1987, trad. it.: Bari, Laterza, 1989, p. 13.
  7. ^ Derivante dal termine latino mystērĭum con analogo significato, e a sua volta dal greco antico mystḕrion (μυστήριον).
  8. ^ a b «La categoria della mistica nasce con l'applicazione di tale osservanza alla contemplazione dell'Assoluto neoplatonico, l'Uno inaccessibile. Già il filosofo Plotino (204-270) richiama alla disciplina misterica del silenzio [...]. I maestri a lui successivi seguono le sue orme, tratteggiando l'iter contemplativo sulla falsariga della prima ipotesi del Parmenide platonico, mentre estendono la terminologia relativa ai misteri a diversi risvolti della dottrina da essi insegnata e alle sue fonti: oltre a Platone, Pitagora, gli Oracoli caldaici e gli scritti orfici. Ciò riflette un clima culturale e cultuale largamente diffuso, in cui un alto numero di esperienze religiose e soteriologiche di matrice orientale si appropria dell'etichetta di "misteri", in origine usata per cerimonie elleniche. Lo stesso Paolo se ne serve per la propria fede, e i padri orientali lo seguono, applicando l'aggettivo "mistico" a una serie di referenti prettamente rituali» (Mario Piantelli, Mistica in "Dizionario delle religioni". Torino, Einaudi, p. 490).
  9. ^ «Οὕτως ἡμᾶς λογιζέσθω ἄνθρωπος ὡς ὑπηρέτας Χριστοῦ καὶ οἰκονόμους μυστηρίων Θεοῦ» (Paolo di Tarso, Prima lettera ai Corinzi, 4,1).
    Si pensi anche, sempre in ambito proto-cristiano, all'accezione che il termine mystikós riserva alla verità rivelata sottintesa nel significato letterale delle Scritture e quindi non ancora nel comune significato di particolare relazione con il divino:

    «Nor does the early Christian term mustikos correspond to our present understanding, since it referred to the spiritual meaning that Christians, in the light of revelation, detected under the original, literal meaning of the scriptures.»

  10. ^ a b Mario Piantelli, Mistica in "Dizionario delle religioni", Torino, Einaudi, p. 490.
  11. ^ Su questo autore, che nei suoi scritti indica sé stesso come contemporaneo di Paolo di Tarso, esistono numerose problematicità. Mentre Massimo il Confessore, Scoto Eriugena, Alberto Magno, Tommaso d'Aquino e Nicola Cusano gli offrono credibilità considerandolo, tra l'altro, Theologorum Maximus, a partire dal Rinascimento si è certi che le opere del Corpus Dionysiacum non siano altro che degli pseudoepigrafi redatti secoli dopo la data del I secolo attestata dagli stessi. Recentemente uno studio di Carlo Maria Mazzucchi (cfr. Dionigi Areopagita, Tutte le opere, Milano, Bompiani, 2010, pp. 707-762), sostiene l'ipotesi che dietro il nome di Dionigi l'Areopagita si celi l'ultimo scolarca di Atene, il "pagano" Damascio, intenzionato a trasferire nelle teologie cristiane ormai dominanti i contenuti propri delle teologie neoplatoniche "pagane". Giovanni Reale non segue ma la prende in seria considerazione (cfr. Introduzione a Dionigi Areopagita, Tutte le opere, Milano, Bompiani, 2010, pp. 9 e sgg.).
  12. ^ Mario Piantelli, p. 490
  13. ^ a b Gershom Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica Milano, 1965
  14. ^ Giordano Berti, Dizionario dei Mistici, Milano, Vallardi, 1999, p. 7.
  15. ^ Biografia di San Tommaso su santiebeati.it
  16. ^ Gary Lachman, Jung il mistico. Dimensioni esoteriche della vita e degli insegnamenti di Carl G. Jung, trad. it. di M. Faccia, prefazione di Paolo Crimaldi, Roma, Mediterranee, 2012 ISBN 978-8827222102.
  17. ^ Aurelio Porfiri, Benedetti Michelangeli, il pianista che cercava l'assoluto, su lanuovabq.it, 2000.
  18. ^ In particolare Guénon, cfr. Ivan Siani, L'essere e il non-essere nelle opere di René Guénon (PDF), su thesis.unipd.it, nota 34, Università degli Studi di Padova, 2003, p. 13.
  19. ^ a b c René Guénon, Considerazioni sull'iniziazione (PDF), in Arturo Reghini e Julius Evola (a cura di), Via iniziatica e via mistica, § 1, pp. 17-21.
  20. ^ a b Rudolf Steiner, I fattori della vita (PDF), in La filosofia della libertà. Tratti fondamentali di una moderna concezione del mondo. Risultati d'osservazione animica secondo il metodo delle scienze naturali, traduzione di Ugo Tommasini, Milano, Fratelli Bocca Editori, 1946, pp. 42-43.
  21. ^ Ciò avviene, secondo Steiner, perché in genere il sentimento avvolge prima, oscuramente, quel che solo in seguito il concetto con la sua luce chiarisce; perciò «l'uomo primitivo arriva all'opinione che nel sentire l'esistenza si presenti a lui direttamente e nel sapere indirettamente».[20]
  • I Mistici, a cura di Elémire Zolla. Milano, Garzanti, 1963 ( antologia di scritti di Mistica classica precristiana e Mistica cristiana di Autori europei; indirizzo eclettico del Curatore; all'opera collaborò con alcune traduzioni, non accreditate nel testo, la poetessa Cristina Campo).
  • Gianni Baget Bozzo, in collaborazione con Giorgio Sacchi, Manuale di mistica, Milano, Rizzoli, 1984.
  • Giorano Berti, Dizionario dei Mistici. I grandi Maestri dello spirito di ogni tempo e religione, Milano, Vallardi, 1999.
  • Luigi Borriello et al., Dizionario di mistica, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1998.
  • G. Esposito, - S. Consiglio, La relazione mistica. Esperienza e coscienza cristiana di Dio, Cantagalli, 2006
  • Bernard McGinn, The Presence of God: A History of Western Christian Mysticism, New York, Crossroad, 1991-2020 (6 volumi).
  • Kurt Ruh, Storia della mistica occidentale, Milano, Vita e Pensiero, 1993-1997 (2 volumi).
  • Gershom Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica, Milano, Il Saggiatore, 1965 (Die jüdische Mystik in ihren Hauptströmungen, Zürich, 1957).
  • Marco Vannini, Storia della mistica occidentale, Milano, Mondadori, 1999.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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