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Ireneo Moretti

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Ireneo Moretti
NascitaCastellucchio, 2 agosto 1904
MorteGibilterra, 20 agosto 1940
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegia Aeronautica
Anni di servizio1923-1940
GradoCapitano pilota
GuerreSeconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
dati tratti da Grande Enciclopedia Aeronautica[1]
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Ireneo Moretti (Castellucchio, 2 agosto 1904Gibilterra, 20 agosto 1940) è stato un militare e aviatore italiano, che ha preso parte alla Crociera aerea Italia-Brasile e a quella del Decennale. Distintosi successivamente anche come pilota collaudatore, durante il breve servizio nella seconda guerra mondiale come comandante della 229ª Squadriglia fu decorato con due Medaglie d'argento e una Croce di guerra al valor militare. Insignito anche della Medaglia d'oro al valore aeronautico.

Nacque a Castellucchio, provincia di Mantova, il 2 agosto 1904, figlio di Stefano e Giulia Panzini.[2] In seguito la famiglia si trasferì a Mantova nel corso del 1913. Iscritto alle liste di leva della Regia Marina, Compartimento di Venezia nel gennaio 1923, il 16 ottobre dello stesso anno si arruolò nella Regia Aeronautica.[1] Frequentò la Scuola di pilotaggio di Portorose conseguendo il brevetto di pilota di idrovolante nel giugno 1924.[1] Nel 1925 prese parte alla Coppa Miraglia.[1]

Sotto il comando del generale Francesco de Pinedo prese parte alla Crociera del Mediterraneo occidentale (25 maggio-1 giugno 1928), effettuata da 61 idrovolanti decollati da Orbetello,[2] dove ritornarono dopo aver raggiunto Sardegna, Spagna e Francia avendo percorso oltre 3.000 chilometri.[3] L'anno successivo prese parte alla Crociera del Mediterraneo orientale, (5-19 giugno 1929) compiuta da una formazione di 35 idrovolanti che percorsero 4.600 km in 8 tappe da Taranto a Orbetello, raggiungendo Grecia, Turchia e Unione Sovietica.[3]

Il successo di nqueste crociere aeree di masa portò a concepire e realizzare una nuova impresa, che prevedeva di sorvolare l'Atlantico meridionale, la Crociera aerea Italia-Brasile,[1] svoltasi dal 17 dicembre 1930 al 15 gennaio 1931.[4] Da Orbetello decollarono 14 idrovolanti S.55, e lui era copilota del velivolo matricola I - CALO al comando del tenente Jacopo Calò Carducci.[4] Tappe in Spagna, Sahara spagnolo e Bolama (Guinea portoghese), sorvolo dell'oceano fino a Bahia, e proseguimento fino a Rio de Janeiro.[N 1][5] In seguito alla vendita al governo brasiliano degli 11 idrovolanti superstiti, i trasvolatori rientravano sul transatlantico Conte Rosso.[2] Tra il 1 luglio e il 12 agosto 1933 prese parte alla trionfale Crociera aerea del Decennale,[6] volando a bordo dell'idrovolante Savoia-Marchetti S.55X (I-BIAN),[N 2] appartenente alla Squadriglia "Verde Stellata".[7] Tale impresa valse a Italo Balbo la promozione a Maresciallo dell'Aria e a lui quella a sottotenente.[1]

Nel gennaio 1939, insieme a Guido Carestiato, collaudò sull'idroscalo della Schiranna (Varese) il prototipo (matricola I-PLIO) dell'idrovolante da trasporto passeggeri Macchi M.C.100.[2]

L'attività per la LATI

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Dopo quattordici mesi di lavoro preparatorio della direzione Sperimentale, la compagnia Linee Aeree Transcontinentali Italiane[8] (LATI) viene ufficialmente costituita l'11 settembre 1939[9] con lo scopo di inaugurare un collegamento diretto tra l'Italia e il Brasile.[8] Il 3 ottobre dello stesso anno iniziarono i voli sperimentali per raggiungere l'isola del Sale,[9] posta nell'arcipelago di Capo Verde.[9] Uno di questi voli venne compiuto direttamente dal direttore generale della LATI Bruno Mussolini[9] a bordo di un velivolo Savoia-Marchetti S.M.83 (matricola I-AZUR), con equipaggio formato dai comandanti Gori Castellani e Amedeo Paradisi, e dagli specialisti Boveri e Trezzini.[9] L'aereo decollò da Guidonia alle 7:45 dell'11 novembre[N 3] raggiungendo a tappe l'isola del Sale il 14 novembre.[10] L'inaugurazione del servizio di linea avvenne il 15 dicembre 1939[10] quando tre velivoli S.M.83, tra cui l'I-AZUR con equipaggio formato da lui e Gori Castellani,[N 4] effettuarono in circa 10 ore la traversata atlantica tra l'isola del Sale e Recife.[10] Il volo inaugurale di ritorno[10] dal Brasile verso l'Italia fu effettuato il 22 dicembre da parte dell'S.M.83 I-AZUR di Castellani e Moretti che decollato da Recife raggiunse l'isola del Sale senza inconvenienti.[10] Purtroppo l'S.M.83 (matricola I-ARPA), pilotato dal comandante Rapp,[10] che decollò per raggiungere la Spagna non vi arrivò mai, in quanto finì tragicamente per schiantarsi contro i contrafforti del Mogador, in Marocco.[10] Non è noto se abbia effettuato ulteriori viaggi, l'unico dato certo è che I-AZUR, decollato da Recife, fu fermato sull'isola del Sale il 10 maggio 1940, nell'imminenza dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, poi avvenuta il 10 del mese successivo.[2]

La guerra e la morte

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Lo Stato maggiore della Regia Aeronautica predispose una squadriglia di bombardieri a lungo raggio, dotata di Savoia-Marchetti S.M.82 Marsupiale appositamente attrezzati[11] per colpire la base navale di Gibilterra. Venne assegnato come comandante alla 229ª Squadriglia, 89º Gruppo del 32º Stormo Bombardamento, di stanza sull'aeroporto di Decimomannu,[11] in vista della prima missione operativa su Gibilterra. La prima missione fu compiuta da due aerei, uno al comando del capitano Enrico Rossaldi e uno al comando del maggiore Giovanni Battista Lucchini, il 20 agosto 1940.[11] Durante la missione il suo velivolo (MM.60992)[N 5] fu abbattuto dal fuoco antiaereo, precipitando in mare nella baia di Algeciras.[11] Per il suo sacrificio fu decorato dapprima con una Croce di guerra al valor militare, successivamente tramutata in una seconda Medaglia d'argento al valor militare "alla memoria".[11]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di reparto da B.T. alla testa dei suoi velivoli, valorosamente partecipava ai combattimenti delle Baleari contro potenti formazioni navali inglesi. Affrontata e superata la difesa della caccia avversaria, noncurante dell'intenso fuoco antiaereo, portava reiteratamente i suoi gregari all'attacco della flotta nemica, danneggiandola gravemente e costringendola per due volte a ripiegare. Cielo delle Baleari, 9 luglio-1 agosto 1940
— Regio Decreto 13 novembre 1940[12]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Cielo di Gibilterra, 20 agosto 1940
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Valoroso comandante di squadriglia da bombardamento, già distintosi in altre azioni belliche, si offriva volontario per una missione offensiva contro una munitissima base navale nemica. Portato a termine il lungo volo notturno, quantunque l'obiettivo fosse fortemente difeso e poco favorevoli le condizioni dell'attacco, insisteva più volte nel portarsi sull'obiettivo ed infine con supremo ardimento, attaccava a bassa quota riuscendo a colpire con precisione il bersaglio assegnatogli. Alto esempio di tenace e sublime senso del dovere. Nel combattimento che ne seguiva l'apparecchio veniva abbattuto. Cielo di Gibilterra, 20 agosto 1940
Medaglia d'oro al valore aeronautico - nastrino per uniforme ordinaria
«Ha partecipato alla Crociera Transatlantica in qualità di Pilota. Orbetello - Rio de Janeiro, 17 dicembre 1930 - 15 gennaio 1931.»
— Regio Decreto 22 gennaio 1931.[13]
  1. ^ Tra i giornalisti testimoni dell'impresa Adone Nosari, mantovano di Gonzaga e futuro direttore nel 1943 della Voce di Mantova.
  2. ^ L'equipaggio era formato dal capitano Vincenzo Biani, dal maresciallo pilota Ireneo Moretti, dal primo aviere motorista Iginio Manara, e dal sergente radiotelegrafista Amedeo Suriano.
  3. ^ Il velivolo atterrò a Siviglia in giornata dopo un volo di 1.580 km. Il viaggio proseguì il 13 novembre fino a Capo Juby, nel Río de Oro (1.667 km percorsi in 4 ore) dove fu attentamente esaminato l'aeroporto militare ivi presente, da impiegare in caso di eventuale emergenza, e dopo altre due ore di volo (587 km) l'aereo giunse a Villa Cisneros. Il 14 novembre il viaggio riprese alle 8:30 con arrivo all'isola del Sale alle ore 12:00 dopo aver sorvolato per 1.080 km l'Oceano Atlantico.
  4. ^ Gli altri aerei erano l'I-ATOS con equipaggio Amedeo Paradisi e Aldo Moggi, e l'I-ARMA con equipaggio Igino Mencarelli e William Lisardi.
  5. ^ Oltre a lui a bordo vi erano Lucchini, il tenente pilota Francesco Paolo Materi, il maresciallo marconista Anselmo Bolzanin, il primo aviere motorista Paolo Gennari, e il primo aviere armiere Gavino Casu.
  1. ^ a b c d e f Mancini 1936, p. 450.
  2. ^ a b c d e Gazzetta di Mantova.
  3. ^ a b Mancini 1936, p. 204.
  4. ^ a b Mancini 1936, p. 205.
  5. ^ Mancini 1936, p. 206.
  6. ^ Mancini 1936, p. 200.
  7. ^ Mancini 1936, p. 201.
  8. ^ a b Gori 2000, p. 35.
  9. ^ a b c d e Brotzu, Caso, Cosolo 1975, p. 65.
  10. ^ a b c d e f g Brotzu, Caso, Cosolo 1975, p. 66.
  11. ^ a b c d e Massimello 2011, p. 36.
  12. ^ Registrato alla Corte dei conti addì 28 maggio 1941, registro n.26 Aeronautica, foglio n.229.
  13. ^ Trotta 1978, p.96.
  • Emilio Brotzu, Michele Caso e Gherardo Cosolo, Dimensione Cielo n.7 Trasporto 1, Roma, Edizioni Bizzarri, 1975.
  • Cesare Gori, Ali d'Italia n.9 SIAI S.79 1ª parte, Torino, La Bancarella Aeronautica, 2000.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
  • Annunziato Trotta, Testo delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Aeronautico, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1978.
Periodici
  • Giovanni Massimello, Giovanni Battista Lucchini, in Storia Militare, n. 211, Parma, Ermanno Albertelli Editore, aprile 2011, pp. 31-39.

Collegamenti esterni

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