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Flaminio Ponzio

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Palazzetto di Flaminio Ponzio. Facciata ricostruita a piazza Campitelli

Flaminio Ponzio (Viggiù, 1560Roma, 1613) è stato un architetto italiano che operò principalmente sotto il pontefice Paolo V.

Arrivò ancora giovane da Viggiù a Roma, ed entrò nell'ambiente dei costruttori cittadini al seguito del suo conterraneo e parente Martino Longhi il Vecchio. Con i Longhi padre e figlio Ponzio collaborò poi ripetutamente: le maestranze lombarde infatti formarono e occuparono saldamente, in quegli anni, il gusto dei più importanti committenti di curia.

Poche del resto sono le memorie che ci pervennero della vita di Flaminio Ponzio; solo sappiamo che fu uomo di non picciola virtù, e di piacevole conversazione; e che visse qui in Roma nel Pontificato di Paolo V, dal quale fu amato ed avuto grandemente in pregio, non che in tutte le sue fabbriche adoperato. Morì questo giudizioso architetto sotto quel pontificato di età di quarantacinque anni, con grande rammarico di ciascuno che lo conobbe, e specialmente degli artefici valenti, i quali egli aveva soprammodo in amore.[1]

Quella stessa natura collaborativa che gli permise di inserirsi agevolmente nell'ambiente romano nonostante la provenienza provinciale fece sì che pochissime siano le opere rimaste in Roma completamente attribuibili a lui, forse solo il suo palazzetto in via Alessandrina e il Fontanone del Gianicolo. Scorrendo ad esempio le sue opere elencate in Sgarbi, op. cit., si elencano soprattutto disegni, facciate, rifacimenti, collaborazioni.

Opere principali

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Operò nella corrente culturale architettonica della Controriforma in uno stile severo e pedante, quasi libresco, derivato da Domenico Fontana, non più integralmente rinascimentale ma già aperto al barocco, in forme solenni, fredde e paludate. Fu nominato da papa Paolo V Borghese architetto dei palazzi pontifici.

La critica più aggiornata ha rivisto il precedente giudizio individuando in artefici come il Ponzio un esponente della tendenza architettonica definita: «...di transizione e di mediazione al barocco...» con ricerche ed esiti innovativi, partendo dalla riflessione sulla formatività michelangiolesca, attento ai nuovi fermenti. S. Benedetti definisce Onorio Longhi, Ponzio, Vasanzio e Maderno una «nuova generazione di mediatori al barocco».[2]

Tutte le opere da lui realizzate si trovano a Roma:

Nell'Urb.Lat.1081, c. 142 r, alla data del 6 aprile è dato l'annuncio della sua morte "è morto quel Flamminio Poncio Architetto di Sua Santità in cui luogo è stato accettato quel ...(sic) fiammengo famigliare del Card.Borghese".

  1. ^ Francesco Gasparoni, Arti e lettere, vol. I, Roma 1863, pagg. 217-219
  2. ^ S. Benedetti, Giacomo del Duca e l'Architettura del Cinquecento, Roma, 1972, p. 427
  3. ^ Il palazzetto fu demolito nel 1931 e la facciata ricostruita a piazza Campitelli, come la contigua chiesa di s. Rita. Ospita attualmente (2013) uffici del Comune di Roma (si veda scheda)

Se i dati riportati nella scheda sono corretti, risulta morto all'età di 53 anni.

  • Vittorio Sgarbi, Roma - Dal Rinascimento ai nostri giorni in: Dizionario dei monumenti italiani e dei loro autori, Milano, Ed. Bompiani, 1991, pp. 207–208. ISBN 88-452-1801-5
  • L. Crema, Flaminio Ponzio, architetto milanese in Atti IV Congresso Nazionale di Storia dell'Architettura, Milano, 1939, pp. 1–28
  • (EN) H.Hibbard, Biografy of Flaminio Ponzio in The Architecture of the Palazzo Borghese, Appendix II, 1962, pp. 97–104;
  • A. White, La casa di Flaminio Ponzio in via Alessandrina in Saggi in onore di Guglielmo De Angelis d'Ossat, Roma, 1987, pp. 443–446 A. G. White, Alcune note sugli interventi di Flaminio Ponzio in S. Sebastiano fuori le mura in margine ai rilievi della basilica romana in OPUS quaderno di storia architettura restauro 2 - 1990, pp.77- 88
  • Margherita Fratarcangeli-Gianluigi Lerza, Architetti e maestranze lombarde a Roma(1590-1667)-Tensioni e nuovi esiti formativi in OPUS, I saggi di Opus, Pescara, 2009
  • Gianluigi Lerza, PONZIO, Flaminio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 84, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015. URL consultato il 25 marzo 2018. Modifica su Wikidata

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