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Faye Schulman

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Faye Schulman con partigiani russi nel dicembre 1944

Faye Schulman (nome completo: Faigel "Faye" Lazebnik Schulman[1]; Lenin, 28 novembre 1919Toronto, 24 aprile 2021) è stata una fotografa e partigiana ebrea di origine polacca, l'unica fotografa nel suo genere a immortalare le lotte dei partigiani ebrei nell'Europa orientale durante la seconda guerra mondiale[2].

Primi anni di vita

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Faigel Lazebnik nacque il 28 novembre 1919 a Sosnkowicze, nella Polonia orientale (ora Lenin nella Bielorussia occidentale) come quinta di sette figli nati da Yakov e Rayzel (Migdalovich) Lazebnik. La famiglia era composta da ebrei ortodossi; all'età di 10 anni Faye divenne apprendista di suo fratello Moishe, fotografo del villaggio, rilevando in seguito il suo studio all'età di 16 anni.[3]

Dopo che i nazisti invasero la Bielorussia, la sua famiglia fu imprigionata nel ghetto di Lenin. Il 14 agosto 1942, le forze tedesche uccisero 1.850 ebrei del ghetto, compresa gran parte della sua famiglia. 26 ebrei non furono uccisi e Schulman fu risparmiata grazie alle sue competenze fotografiche.[4][5] Fu reclutata per lavorare come fotografa per i nazisti.[6] Sviluppò una fotografia in cui poté veder rappresentata la sua famiglia morta in una fossa comune, e questo episodio la convinse a unirsi alla resistenza.[6] Si unì alla Brigata Molotava, composta principalmente da prigionieri di guerra sovietici fuggiti dalla prigionia tedesca, e lavorò per loro come infermiera dal settembre 1942 al luglio 1944.[7] Dopo un saccheggio di Lenin, ottenne la sua attrezzatura fotografica, scattando oltre 100 fotografie della Resistenza.[3][5][7] Quando l'Armata Rossa liberò la Bielorussia nel luglio 1944, si riunì con due dei suoi fratelli e lasciò la brigata dopo essere stata presentata al suo futuro marito, Morris Schulman.[3]

Riguardo ai partigiani sovietici, Schulman ha ricordato che

«il sesso non era un grosso problema nel nostro gruppo. Non pensavamo in termini di uomini e donne, ragazzi e ragazze. Ci siamo trattati alla pari. Non c'erano privilegi speciali per le donne; eravamo tutti partigiani e sapevamo che la morte in guerra non risparmiava nessuno. Certamente in battaglia non c'era differenziazione tra uomini e donne. Tutti i nostri pensieri erano concentrati sulla sconfitta del nemico.»

Nelle sue memorie, ha raccontato di furti e ubriachezza, di un ufficiale che l'ha quasi uccisa quando ha rifiutato le sue avances, e di antisemitismo, scrivendo: "Poiché ero ebrea, ho dovuto lavorare il doppio per essere considerata degna quanto le ragazze gentili. Quando lavoravo notte e giorno mi dicevano: 'Non sei come una ragazza ebrea. Sei proprio come le ragazze russe.' Questo doveva essere un complimento". Lei rispondeva sempre: "'Sì, ma io sono ebrea.' Il mio lavoro come infermiera, fotografa e soprattutto come soldatessa è stato un motivo sufficiente per me per stare in piedi, per essere orgogliosa di me stessa e del mio retaggio."[8] Nonostante questi limiti, era grata ai partigiani per il loro aiuto nella sconfitta dei nazisti. A proposito dell'esperienza, ha scritto:

«Appartenevamo tutti a una brigata. Abbiamo imparato a vivere insieme, mangiare insieme, combattere insieme e sopravvivere insieme. Avevamo anche bisogno di andare d'accordo. A volte era difficile superare una giornata, per non parlare degli anni. C'era una forte amicizia, cooperazione e lealtà tra la maggior parte di noi e la volontà di aiutarsi a vicenda. Nella foresta si creavano legami tra le persone più disparate. Il freddo, la fame, lo stress costringevano gli estranei a diventare come una famiglia. Eravamo anche compagni d'armi, tutti alle prese con le stesse circostanze di vita o di morte. Le nostre vite erano legate dalle condizioni pericolose in cui vivevamo costantemente. Un legame speciale, tuttavia, esisteva tra quelli di noi che avevano sperimentato orrori simili sotto i nazisti.[8]»

Nel 1944, Faye sposò Morris Schulman e visse a Pinsk, in Bielorussia.[3] Dopo la guerra, la coppia rimase nel campo profughi di Landsberg in Germania, dove aiutarono a contrabbandare armi a sostegno dell'indipendenza israeliana.[4] Nel 1948 emigrarono in Canada dove lei prese a lavorare in una fabbrica di vestiti e successivamente dipinse fotografie a mano e dipinse a olio.[3][4][7]

Nel 1948 Schulman emigrò a Toronto. Morì all'età di 101 anni, lasciando due figli (Sidney e Susan), sei nipoti (Michael, Daniel, Nathan, Rachelle, Matthew e Steven) e tre pronipoti (Imogene, Beckham e Lila).[9]

Eredità e scritti

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Schulman è stata decorata dai governi sovietico/bielorusso, statunitense e canadese. Nel 1995 ha scritto A Partisan's Memoir: Woman of the Holocaust.[6] Successivamente è apparsa in un documentario della PBS del 1999, "Daring to Resist: Three Women Face the Holocaust".[3]

  1. ^ (EN) Pictures of Resistance, su Jewish Partisan Educational Foundation, 24 ottobre 2012. URL consultato l'8 gennaio 2022.
  2. ^ Copia archiviata, su ojmche.org. URL consultato il 1º dicembre 2015 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2015).
  3. ^ a b c d e f (EN) Sam Roberts, Faye Schulman Dies; Fought Nazis With a Rifle and a Camera, in The New York Times, 28 maggio 2021, ISSN 0362-4331 (WC · ACNP). URL consultato il 28 dicembre 2021.
  4. ^ a b c (EN) faye lazebnik schulman - The War Years, su PBS. URL consultato l'8 gennaio 2022.
  5. ^ a b (EN) Jewish Partisan Educational Foundation, Faye Schulman, su Holocaust Encyclopedia, 2018. URL consultato l'8 gennaio 2022.
  6. ^ a b c (EN) Stacey Palevsky, Rare photos show hidden life of partisans who fought Nazis, su The Jewish News of Northern California, 13 marzo 2009. URL consultato l'8 gennaio 2022.
  7. ^ a b c (EN) Faye Schulman, su Jewish Partisans. URL consultato l'8 gennaio 2022.
  8. ^ a b (EN) Daniel Lazare, Timothy Snyder's Lies, in Jacobin, 9 settembre 2014. URL consultato l'8 gennaio 2022.
  9. ^ (EN) Emily Langer, Faye Schulman, partisan photographer who captured Jewish resistance during the Holocaust, dies at 101, in The Washington Post, 8 maggio 2021. URL consultato l'8 gennaio 2022.

Altri progetti

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Controllo di autoritàVIAF (EN79396964 · ISNI (EN0000 0000 7375 8024 · LCCN (ENno96022434 · GND (DE118197959 · J9U (ENHE987007284900205171