Ebrei trogloditi
Gli ebrei trogloditi costituivano comunità ebraiche che vivevano in abitazioni scavate nella roccia nel Gebel Nefusa, nella Libia nord-occidentale, e nelle montagne meridionali della Tunisia, in particolare a Matmata. La comunità emigrò in massa dalla regione alla fine degli anni 1940.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nell'XI secolo si riscontrano documentazioni relative a comunità ebraiche nel Gebel Nefusa nelle cronache dello storico Abu ʿUbayd al-Bakri, che evoca la città di Giado, descrivendola come un importante crocevia per le vie commerciali trans-sahariane che coltivava relazioni con il Fezzan e con l'Impero di Kanem-Bornu, che ospitava comunità ebraiche.[1] Nel 1510 800 ebrei di Tripoli trovarono rifugio nel Gebel Nefusa in seguito alla cattura della città da parte degli spagnoli.[2] Tra il XVII e il XIX secolo molti ebrei del Gebel Nefusa emigrarono verso le città della costa, principalmente verso Tripoli e Gabès. Intorno al 1914 rimanevano nella regione del Gebel Nefusa tra i 2000 e i 2500 ebrei.[3] Nel 1949 la comunità abbandonò completamente la regione per emigrare in Israele a causa delle tensioni politiche e dell'antisemitismo dilaganti ai tempi in Libia. Gli emigranti stabilirono numerosi moshavim in Galilea.[2]
Cultura
[modifica | modifica wikitesto]La consuetudine di vivere in abitazioni scavate nella roccia per proteggersi dal caldo era condivisa con i vicini musulmani; le strutture erano costituite da stanze distribuite attorno a un cortile sotterraneo scavato con un tetto situato a livello del suolo; erano quindi nascoste alla strada. Diverse famiglie convivevano insieme, condividendo stanze scavate che fungevano da cucina e dispensa; le strutture troglodite includevano anche una sinagoga.[2] Pur vivendo in comunità berberofone, gli ebrei trogloditi erano arabofoni e ricorrevano al berbero solo per le comunicazioni con i musulmani. Questa situazione è simile a quella degli ebrei dello Mzab, anch'essi di lingua araba e viventi in comunità berberofone. È tuttavia possibile che in tempi anteriori il berbero costituisse la lingua madre della comunità.[4] Cognomi come Nefoussi, Ghariani e Sroussi, derivanti da toponimi del Gebel Nefusa, costituiscono cognomi molto diffusi tra la comunità e testimoniano le origini nefusi di queste famiglie.[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Shinar, pp. 83-88.
- ^ a b c (EN) The Jews of Libya, in Jewish Renaissance, aprile 2005, pp. 13-22.
- ^ Taïeb, 1992, p. 95.
- ^ Taïeb, 2000, p. 159.
- ^ Taïeb, 1992, pp. 98-99.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Harvey E. Goldberg, Cave dwellers and citrus growers a Jewish community in Libya and Israel, CUP Archive, 1972, p. 208, ISBN 0521084318.
- (EN) Pessah Shinar, Modern Islam in the Maghrib, Gerusalemme, Università Ebraica di Gerusalemme, ISBN 9657258022.
- (FR) Jacques Taïeb, Les Juifs du Maghreb au xixe siècle: aperçus de démographie historique et répartition géographique, vol. 47, n. 1, Population, 1992.
- (FR) Jacques Taïeb, Sociétés juives du Maghreb moderne (1500-1900), Parigi, Maisonneuve et Larose, 2000, ISBN 2706814675.