Giovanni Biassa
Giovanni Biassa (La Spezia, 1480 – Mulazzo, 1529) è stato un ammiraglio italiano.
Figlio di Baldassarre e di Francesca Malaspina [1] nacque presumibilmente intorno all'anno 1480 [2]. Sui fratelli erano Antonio, Susanna, Caterina, Pelota e Tomasina. Altra sorella era Francesca, figlia della seconda moglie di Baldassarre.
Probabilmente nel 1503 entra al servizio del papa Giulio II quando il padre Baldassarre è investito del comando della squadra navale pontificia.
Nella primavera del 1507 a Borghetto di Vara si unisce a Giano e Ottaviano Fregoso e con loro s’imbarca a Sestri Levante diretti a Genova per rovesciarne il governo filofrancese. Il tentativo fallisce e sul suo capo è messa una taglia di duecento ducati.
Ben presto Giovanni si rappacifica con il governo genovese per conto del quale, nel mese di luglio respinge il tentativo di sbarco nel golfo della Spezia compiuto dall'ammiraglio francese Prégeant de Bidoux.
Nel 1508, durante la Lega di Cambrai, prende parte a scontri navali contro i Veneziani [3].
Nel 1510, quando papa Giulio II denuncia la Lega e si allea con Venezia, al comando di una galea Giovanni raggiunge Messina riunendosi alla squadra veneziana del Contarini e poi, raggiunte a Ostia le navi pontificie al comando del padre, partecipa alle operazioni di sbarco sulla ligure Riviera di Levante a Chiavari, a Rapallo e a Sestri e quindi, con il grado di sopracomito, al blocco di Genova contro i francesi[4].
Nel 1511 sottoscrive con la Camera apostolica un contratto con il quale si impegna, al comando di due galee e due brigantini, alla guardia della costa tirrenica da Terracina al promontorio dell'Argentario, sia contro le incursioni dei corsari barbareschi, sia contro i contrabbandieri[5]. Per contratto deve corrispondere alla Camera apostolica una malleveria di millecinquecento ducati d'oro, e per questo è finanziato in parti uguali da tre banchieri: i due genovesi, Bartolomeo Doria e Sebastiano Sauli, ed il senese Agostino Chigi[6].
L’incarico tuttavia dura solo due mesi poiché, dopo la battaglia di Ravenna, è destinato dal pontefice ad altri incarichi bellici.
Nel luglio del 1512 è infatti al comando di due navi pontificie nella flotta genovese comandata da Zaccaria Fregoso[7].
Da allora e per due anni rimane al servizio della Repubblica, sempre al comando di due galee.
Quando le sue forze non sono prevalenti agisce con prudenza: nel 1514, una flotta di navi barbaresche compie un'incursione nel golfo di Genova, il Biassa rinuncia ad uscire contro di loro in mare aperto preferendo il sicuro rifugio della Spezia.
Nel 1513 milita sotto Leone X e con le sue galee scorta il ritorno in Francia del signore di Rochefort che era stato inviato a Roma dal re Luigi XII.
Fermandosi poi a Genova durante il viaggio di ritorno è incaricato da Giovanni Vespucci, oratore pontificio presso la Repubblica, di recarsi a Civitavecchia per aggregarsi alla flotta pontificia comandata da Paolo Vettori per proteggere i lidi laziali.
Nel 1516 si unisce alla squadra ordinata dall’arcivescovo Federico Fregoso e batte il Tirreno alla caccia di Curtogoli. A Biserta libera i forzati cristiani; prosegue con Andrea Doria verso Tunisi e Gerba distruggendo naviglio barbaresco.
Nel 1529 combatte per gli imperiali agli ordini di Sinibaldo Fieschi contro francesi e sforzeschi.
Alla metà di ottobre prende parte ad un attacco ai danni di Pontremoli.
Muore poco dopo a Mulazzo per le ferite riportate nel combattimento.
Secondo il Senarega, Giovanni Biassa aveva titolo di marchese di Goano.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Dei Malaspina marchesi di Mulazzo.
- ^ La data è presunta da una lettera del 1510 alla Signoria veneta nella quale il provveditore Gerolamo Contarini lo dice trentenne.
- ^ Più tardi, nel 1510, si vanterà scherzosamente con il provveditore veneto Contarini, come questo stesso scriveva alla Signoria, di "haver dannificato nostri navigli per el passato".
- ^ Il tentativo di blocco fallì perché le navi veneto-pontificie vennero respinte dalla squadra francese e furono costrette a riparare dapprima all'isola d'Elba e poi a Civitavecchia. A questo seguirono altri due tentativi di blocco ugualmente infruttuosi.
- ^ Il contratto del Biassa, stipulato il 15 setttembre 1511, assai interessante per la storia delle consuetudini marinare del tempo, stabiliva che il capitano spezzino, con due galere e due brigantini di sua proprietà o affittatigli dalla Camera apostolica, doveva assolvere a tale condotta per due anni con diritto alla metà delle merci di contrabbando sequestrate, con poteri amplissimi per la lotta contro i pirati, i contrabbandieri e i loro fiancheggiatori, e con diritto di trattenere ‘’in predam omnes et sigulos piratas, turbatores et alios mare ipsum infenstantes cum eorum navigli rebus et bonis ubicumque illos reperire invadere capere et habere possit’’; per conto suo il Biassa s’impegnava all'osservanza di varie norme, anche queste molto interessanti poiché sottintendono gli abusi che si compivano dai capitani di mare al servizio pontificio: tra queste il divieto di uscire dalle acque loro assegnate , di commerciare in proprio con il naviglio destinato alle operazioni previste dal contratto e di mettere lo stesso naviglio a disposizione del pontefice in caso di necessità belliche.
- ^ Il che dimostra come la finanza del tempo fosse largamente interessata alle operazioni navali contro i pirati.
- ^ E’ tuttavia al soldo della Repubblica genovese e non dello Stato ecclesiastico.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- B.Senarega, De rebus Genuensibus commentaria
- A. Guglielmotti, Storia della marina pontificia, III, Roma 1886
- U.Formentini, T.Valenti, La Spezia e la sua provincia, La Spezia 1924