Bruno Malaguti
Bruno Malaguti | |
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Nascita | Finale Emilia, 5 dicembre 1887 |
Morte | Roma, 2 dicembre 1945 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Anni di servizio | 1909 - 1945 |
Grado | Generale di divisione |
Guerre | Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale |
Comandante di | 52ª Divisione fanteria "Torino" 6º Reggimento bersaglieri |
Decorazioni | Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia |
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Bruno Malaguti (Finale Emilia, 5 dicembre 1887 – Roma, 2 dicembre 1945) è stato un generale italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo gli studi all'Accademia Militare di Modena (1909) partecipò alla prima guerra mondiale con il grado di sotto tenente in forza nel 5º Reggimento Bersaglieri sul Col di Lana, 1915 – 17, poi al comando di reparti aggregati in Francia sul fiume Mosa, nella regione delle Argonne, dove nel novembre 1918 i francesi riconquistarono territorio fermando definitivamente le truppe germaniche. Più volte ferito e promosso per meriti fu assegnato, a guerra finita, alla Commissione Interalleata in Germania con funzioni di controllo e collegamento. Nell'aprile 1928 venne promosso tenente colonnello e nel 1934 assunse il comando del 6º Reggimento Bersaglieri fino all'incarico di Sottocapo di Stato Maggiore di Corpo d'Armata nel 1937. Generale di Brigata, nel maggio 1940 fu inviato in Africa Settentrionale e poi nominato Sottocapo di Stato Maggiore. Generale di Divisione e Capo di Stato Maggiore nella campagna di Russia, dal 10 luglio 1942 alle dipendenze del gen. Italo Gariboldi fu alla testa dell'8ª Armata del Fronte Orientale comandata dal gen. Adalberto di Savoia. L'8ª Armata[1] comprendeva legioni croate, divisioni tedesche, Romene, Ungheresi e Italiane dell'ARMIR nel quale confluirono anche i resti del CSIR comandato dal gen. Giovanni Messe. Originariamente destinati al Caucaso si attestarono sulla linea del Don dove nell'inverno 1942-43 vennero travolti dalla controffensiva Russa. Noti i fatti che alla fine di gennaio videro reparti degli Alpini ritirarsi in direzione Nikolaievka resistendo all'accerchiamento russo. La divisione Julia e la divisione Cuneense perduti i contatti diressero a sud avendo la peggio, mentre la divisione Tridentina riuscì in un disperato attacco a crearsi un varco che salvò non meno di 18.000 soldati. La conoscenza del territorio ed i rifornimenti degli alleati anglo-americani determinarono la superiorità militare Sovietica costringendo le divisioni italiane e germaniche alla disfatta. Dal 20 agosto 1942 al 20 febbraio 1943 dei 229.000 soldati Italiani 88.548[2] furono dichiarati morti o dispersi, nel marzo-aprile 1943 l'ARMIR rientrò in Italia e i reparti furono riassegnati o definitivamente sciolti.
L'8 settembre 1943 nella Venezia Giulia
[modifica | modifica wikitesto]Nei giorni precedenti il proclama del maresciallo Badoglio la dislocazione delle truppe Italiane al confine orientale era la seguente: la divisione Julia al comando del generale Franco Testi (capo di SM ten. col. Luigi Zenga) in val d'Isonzo, in val Badia e nell'Alto di Friuli; il 14º comando Guardia di Frontiera a Tarvisio, Piedicolle e nella zona Vipacco-Postumia; la divisione Torino al comando del generale Bruno Malaguti nel goriziano (comandante della fanteria gen. Arnaldo Pavan e capo di SM ten. col. Giuseppe Spoliti) . I tedeschi informati di un imminente armistizio scesero in forza da Villaco, nell'alto Friuli, i reparti Italiani già dal 26 agosto intimarono prima e opposero resistenza armata poi. Gli scontri furono a tratti cruenti e si protrassero fino al 12 settembre, partigiani affiancarono a Prevallo i soldati Italiani mentre operai armati in città diedero il via alla battaglia di Gorizia. La divisione Torino respinse tutti gli attacchi tedeschi dal 9 all'11 settembre. Imbattuta,[3] il 12 dovette ripiegare per ordine del comando del 24º Corpo d'Armata (gen. Licurgo Zannini) di Udine. Prima d'essere destituito il generale Malaguti ordinò di liberare tutti i detenuti politici[4] dalle carceri e dai campi di concentramento. Arrestato[5] dai tedeschi fu internato nello Stammlager XX-A della fortezza di Thorn in Polonia e dichiarato nemico della Germania. Nel marzo 1944 fu consegnato alla RSI e detenuto presso le carceri politiche di Verona, Venezia e Brescia[6] fu processato dal Tribunale speciale di guerra nel gennaio 1945. I militari italiani pagarono per questo loro comportamento un grosso tributo: 157 caduti dei quali 29 fanti della "Torino" catturati dai tedeschi a Salcano, fucilati e sepolti in una vecchia trincea a [1][3] Sella Montesanto. Dopo l'8 settembre ben 12 divisioni Italiane del fronte orientale Italiano rifiutarono di consegnare le armi generando gruppi di resistenza armata come la brigata Osoppo e la più nota Garibaldi costituita nel dicembre 1943 da soldati delle divisioni Taurinense e Venezia.
Il generale Bruno Malaguti, fu liberato il 25 aprile 1945 scampando con altri ufficiali alla fucilazione ordinata dalla RSI. Trasferito a Roma per ordine del comando Alleato, rimase a disposizione del Ministero della Difesa come ufficiale a rapporto. Ricoverato all'ospedale Virgilio di Roma, morì il 2 dicembre 1945 per le conseguenze della prigionia.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze Italiane
[modifica | modifica wikitesto]— Regio Decreto 26 maggio 1942[7]
— Regio Decreto 9 giugno 1943[7]
Onorificenze e medaglie straniere
[modifica | modifica wikitesto]— Num. d'ordine 350/10,
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Reparti Italiani sul fronte Orientale
- ^ Col. Massimo Multari, Seconda guerra mondiale - I caduti del fronte orientale (PDF), su campagnadirussia.info, p. 4. URL consultato il 14 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2020).
- ^ a b 70° della battaglia di Gorizia - I. Chiarion, L. Patat, C. Michelutti
- ^ Luciano Spangher, Gorizia 8 sett. 43 carteggi Goriziani di guerra. p.64, 84 - Luciano Patat, Percorsi della memoria civile. p.31. - Luciano Patat, Gorizia settembre 1943 .riv. nº 35 del 2004. p.37
- ^ Luciano Spangher, 8 settembre 1943 carteggi Goriziani di guerra. p 31 - Archivio della RSI, Rapporto del Questore Genchi alla federazione dei fasci, Gorizia 25/01/1944 - Italico Chiarion, 70° della Battaglia di Gorizia.
- ^ Gerard Schreiberg, I Militari Italiani Internati nei campi del Terzo Reich. p.634 - Italico Chiarion, 70° della Battaglia di Gorizia. - Giuseppe Silvestri, Albergo agli Scalzi. p.183, 201
- ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
- ^ num. 22771 del 19-31 agosto 1917. - num. 1591 del 7 agosto 1918.- num. 9874 del 20 febbraio 1919.
- ^ Distintivo ARMIR.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Teodoro Francesconi, Gorizia 1940-1947, Uomo Libero, 1990, pp. 48, 50-51, SBN CFI0201508.
- Luciano Patat, capitoli 6 e 21, in Percorsi della memoria civile, la resistenza nella provincia di Gorizia, Udine, IFSML, 2005, pp. 31,76, ISBN 88-87388-28-8, SBN TSA0858564.
- Luciano Patat, Gorizia settembre 1943 La resistenza dei Militari Italiani, Periodico Storia contemporanea del Friuli nº 35 anno 2004, pp. 28,37,42, ISSN 1127-0977 , SBN IEI0384749.
- Giuseppe Silvestri, Albergo agli Scalzi, Garzanti editore, 1946, SBN IEI0164247.
- Giuseppe Silvestri, Albergo agli Scalzi, Neri Pozza editore, 1963, pp. 183, 201, SBN LO10366749.
- Tone Ferenc, Atti della tavola rotonda: Battaglia partigiana di Gorizia : preludio della resistenza italiana nel Friuli orientale, editore Provincia di Gorizia, 1973, SBN IEI0130199.
- Stefano Di Giusto, Operationszone Adriatisches Küstenland : Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana durante l'occupazione tedesca, 1943-1945, Udine, Ifsml, 2005, pp. 26, 41-42, 48-49, 207, ISBN 88-87388-15-6, SBN TSA0767603.
- Luciano Spangher, Gorizia 8 settembre 1943 carteggi Goriziani di guerra, Ed. Senaus, 2008, pp. 31, 63-65, ISBN 88-95201-09-4, SBN TSA1111444.
- Italico Chiarion, Luciano Patat e Carlo Michelutti, Per il 70° della battaglia di Gorizia, Scritti 2013, SBN TSA1404890.
- Ugo Dragoni, La scelta degli I. M. I.: militari italiani prigionieri in Germania 1943-194, prefazione di Giorgio Rochat, ed. Le lettere, 1996, ISBN 88-7166-284-9, SBN MOD0247193.
- Gerard Schreiberg, I militari italiani internati nei campi di concentramento del terzo Reich 1943- 1945 : traditi, disprezzati, dimenticati, traduzione di Friedrun Mazza e Giulio Primicerj, Roma, Ufficio storico SME, 1992, SBN MIL0168312.
- Franco Miccoli, Carabinieri a Gorizia 1942 – 1945: Memorie degli anni bui, Trieste, Ifsml, 2013, ISBN 978-88-98796-09-0, SBN TSA1399894.
- Mario Torsiello, Le operazioni delle unità italiane nel settembre-ottobre 1943, Roma, SME Ufficio storico, 1975, SBN SBL0054356.
- Giulio Bedeschi, Centomila gavette di ghiaccio, Mursia, 1994, ISBN 88-425-1746-1, SBN LIA0025876.
- Italo Gariboldi, La frontiera italo-jugoslava: La zona di confine in generale, vol. 1 e 2, cap. 3 e 4, Roma, Istituto poligrafico dello Stato, 1931, SBN IEI0150323.
- Quinto Casadio, Una resistenza rimasta nell'ombra: l'8 settembre 1943 e gli internati militari italiani in Germania, Imola, ed. La mandragora, 2004, ISBN 88-7586-027-0, SBN UBO2593399.
- Ettore Musco, La verità sull'8 settembre 1943, Garzanti, 1976, SBN RLZ0060034.
- Giovanni Messe, La guerra al fronte russo: il Corpo di spedizione italiano (CSIR), Milano, Rizzoli, 1954, SBN AQ10038593.
- Luciano Patat, La battaglia partigiana di Gorizia : la resistenza dei militari e la "brigata proletaria" (8-30 settembre 1943), parte 1 - parte 3 (p.83-88), Gradisca d'Isonzo, Centro isontino di ricerca e documentazione storica e sociale Leopoldo Gasparini, 2015, SBN TSA1447292.
- Giorgio Visintin, Guerra di liberazione sui confini orientali, 1956, SBN TSA0697803.
Altri progetti
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