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Aetobatus narinari

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Razza aquila maculata
Aetobatus narinari in Turks e Caicos
Intervallo geologico
Cretacico superiore–Recente[1]
Stato di conservazione
In pericolo[2]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
ClasseChondrichthyes
SottoclasseElasmobranchii
SuperordineEuselachii
OrdineMyliobatiformes
FamigliaMyliobatidae
SottofamigliaMyliobatinae
GenereAetobatus
SpecieA. narinari
Nomenclatura binomiale
Aetobatus narinari
(Euphrasén, 1790)
Sinonimi

Aetobatis latirostris
Aetobatis narinari
Aetomylus maculatus
Myliobatis eeltenkee
Myliobatis macroptera
Myliobatus punctatus
Raia quinqueaculeata
Raja narinari
Stoasodon narinari[3]

Areale
Areale tradizionale delle razze aquila maculate (vedi testo)

La razza aquila maculata (Aetobatus narinari (Euphrasén, 1790)) è un pesce cartilagineo della famiglia Myliobatidae.[4]

Tradizionalmente, è diffusa a livello globale nelle regioni tropicali, compresi l'Oceano Atlantico, Pacifico e Indiano. Recenti studi hanno però limitato la specie all'Atlantico (compresi i Caraibi e il Golfo del Messico) con le popolazioni delle altre zone riconosciute come razza aquila ocellata (A. ocellatus) e razza aquila a macchie bianche del Pacifico (A. laticeps)[5].

Le razze aquila maculate hanno un corpo piatto a forma di disco, blu scuro o nero con delle macchie bianche il dorso e con un ventre bianco, e un piatto muso distintivo simile al becco di un'anatra. Le loro code sono più lunghe di quelle altre razze e possono avere 2-6 aculei velenosi sotto le pinne pelviche. La metà anteriore del lungo disco pettorale ha cinque piccole branchie nel lato inferiore[6].

Le razze aquila maculate adulte possono misurare fino a 5 metri in lunghezza, 3 metri di ampiezza alare e pesare fino a 230 kg[6].

Questa razza può essere riconosciuta dalla sua superficie dorsale, che è nera e ricoperta di macchie o anelli bianchi. Vicino alla base della coda relativamente lunga della razza, sotto la pinna pelvica, si trovano numerosi aculei pungenti e velenosi.

Le razze aquila maculate solitamente sono avvistate da sole, ma occasionalmente nuotano in gruppo. È normale vedere queste razze saltare fuori dall'acqua e, almeno in due occasioni, sono state viste saltare sulle barche, con un incidente che è costato la vita di una donna nelle Florida Keys[7].

Sono ovovivipari: la femmina trattiene le uova rilasciando poi delle larve simili come aspetto agli adulti[8].

Normalmente le razze aquila maculate si cibano di piccoli pesci e crostacei, che possono ricercare anche nella sabbia utilizzando il muso per scavare[9].

Distribuzione e habitat

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Nonostante tradizionalmente si pensi che siano distribuite globalmente, negli oceani tropicali di tutto il mondo, recenti studi hanno ristretto la diffusione di Aetobatus narinari all'oceano Atlantico, basandosi su prove genetiche e morfologiche. Infatti la popolazione Indo-Pacifica è in realtà composta da Aetobatus ocellatus e quella dell'est Pacifico da Aetobatus laticeps[5].

La razza aquila maculata è stata descritta per la prima volta dallo zoologo svedese Bengt Anders Euphrasén come Raja narinari nel 1790 da un esemplare trovato in una località sconosciuta (forse le coste del Brasile) durante un viaggio che fece verso le Antille, e più tardi fu classificata come Stoasodon narinari. Il nome attuale del genere è Aetobatus, che deriva dalle parole greche aetos (aquila) e batis (razza). La razza aquila maculata appartiene alla famiglia delle Myliobatidae, che include la più conosciuta manta.

Conservazione

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La Lista rossa IUCN classifica Aetobatus narinari come in pericolo di estinzione (Endangered)[10].

Questa specie di razze è cacciata da una grande varietà di squali. Sono pescate nel sud-est asiatico e in Africa, e vengono principalmente commerciate con gli acquari. Sono invece specie protetta nella grande barriera corallina[10].

  1. ^ (EN) Summers A. (2001), Aetobatus narinari, su digimorph.org.
  2. ^ (EN) Aetobatus narinari, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  3. ^ Bester, Cathleen. "Ichthyology at the Florida Museum of Natural History". Florida Museum of Natural History
  4. ^ (EN) Froese R. and D. Pauly (2020), Aetobatus narinari, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 4 gennaio 2021.
  5. ^ a b WILLIAM T. WHITE,

    A revised generic arrangement for the eagle ray family Myliobatidae, with definitions for the valid genera

    , in Zootaxa, vol. 3860, n. 2, 4 settembre 2014, pp. 149, DOI:10.11646/zootaxa.3860.2.3. URL consultato il 7 gennaio 2022.
  6. ^ a b P. R. Last, Rays of the world, 2016, ISBN 978-0-643-10914-8, OCLC 967717812. URL consultato il 7 gennaio 2022.
  7. ^ Officials: Woman dies after stingray strikes her - CNN.com, su edition.cnn.com. URL consultato il 7 gennaio 2022.
  8. ^ V. Schluessel, M. B. Bennett e S. P. Collin, Diet and reproduction in the white-spotted eagle ray Aetobatus narinari from Queensland, Australia and the Penghu Islands, Taiwan, in Marine and Freshwater Research, vol. 61, n. 11, 2010, pp. 1278, DOI:10.1071/mf09261. URL consultato il 7 gennaio 2022.
  9. ^ Silliman, W. e Gruber, S.H., Behavioral Biology of the Spotted Eagle Ray, Aetobatus narinari (Euphrasen, 1790), in Bimini, Bahamas; an interim report, in Bahamas Journal of Science, n. 7, pp. 13-20.
  10. ^ a b Aetobatus narinari: Dulvy, N.K., Carlson, J., Charvet, P., Ajemian, M.J., Bassos-Hull, K, Blanco-Parra, MP, Chartrain, E., Derrick, D., Dia, M., Diop, M., Doherty, P., Dossa, J., De Bruyne, G., Herman, K., Leurs, G.H.L., Mejía-Falla, P.A., Navia, A.F., Pacoureau, N., Pérez Jiménez, J.C., Pires, J.D., Seidu, I., Soares, A.-L., Tamo, A., VanderWright, W.J. & Williams, A.B., su IUCN Red List of Threatened Species, 28 luglio 2020. URL consultato il 7 gennaio 2022.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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