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Cercopithecus neglectus

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Cercopiteco di Brazzà[1]
allo zoo di Houston, Texas
Stato di conservazione
Rischio minimo[2]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdinePrimates
SottordineHaplorrhini
InfraordineSimiiformes
FamigliaCercopithecidae
GenereCercopithecus
SpecieC. neglectus
Nomenclatura binomiale
Cercopithecus neglectus
Schlegel, 1876
Areale
Areale del cercopiteco di Brazzà

Il cercopiteco di Brazzà (Cercopithecus neglectus Schlegel, 1876) è una scimmia del Vecchio Mondo endemica delle foreste fluviali e paludose dell'Africa centrale. Il cercopiteco di Brazzà è la specie più grande della famiglia dei cercopitechi ed è uno dei primati arboricoli africani più diffusi. A parte per le dimensioni, questa specie è facilmente riconoscibile dagli altri cercopitechi per il diadema arancione sulla fronte e la folta barba bianca. A causa della sua natura criptica, la specie non è ben documentata in tutti i suoi habitat, ma gli esemplari studiati mostrato comportamenti unici per la specie come la monogamia e un comportamento aggressivo nei confronti degli altri cercopitechi.

Conosciuti localmente come scimmie delle paludi, questi primati prendono il loro nome comune dal naturalista ed esploratore italo-francese Pietro Savorgnan di Brazzà.[3][4] Il nome scientifico, neglectus, può essere tradotto come "a cui non è stata prestata attenzione", ed è stato dato loro per il loro comportamento elusivo e capacità di nascondersi nel loro habitat sia dagli umani che dai predatori.[5]

Una femmina mentre toeletta un maschio, al Lincoln Park Zoo, Chicago

Il cercopiteco di Brazzà è la specie di cercopiteco più sessualmente dimorfica in termine di dimensioni; i maschi pesano circa 7 chilogrammi, mentre le femmine pesano circa 4 chilogrammi; la lunghezza del corpo si aggira tra i 40-47 centimetri per le femmine e tra i 45-60 per i maschi; la coda è più lungo del resto del corpo.

Gli adulti presentano una pelliccia agouti grigia con il dorso bruno-rossastro, arti e coda neri e groppa bianca. Entrambi i sessi hanno delle tasche sulle guance che usano per trasportare il cibo mentre si muovono per la foresta.[6][7] I maschi hanno uno scroto distintamente blu, mentre le femmine hanno una regione perianale rossa e capezzoli visibili. I giovani non hanno i colori più scuri sulle estremità caratteristici degli adulti, ma mantengono le strisce bianche e la groppa rossa, mentre i neonati sono un agouti marrone uniforme. Le caratteristiche più evidenti di questa specie si trovano sul volto, dove è presente una folta barba bianca, insieme ad un diadema a mezzaluna arancione sulla fronte e strisce bianche sulle cosce, che lo distinguono dagli altri cercopitechi.[6][8] A causa di questo aspetto distintivo, la scimmia viene talvolta anche chiamata "scimmia dell'Ayatollah" in onore del grande ayatollah Ruhollah Khomeini, che aveva una barba simile.

Distribuzione e habitat

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Secondo i rapporti, i cercopitechi di Brazzà si trovano nelle paludi, nelle foreste di bambù e nelle foreste montane secche dell'Angola, Camerun, Repubblica Centrafricana, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Etiopia, Gabon, Kenya, Sud Sudan, Nigeria e Uganda, e forse della Tanzania.[2][9][10] Le truppe di questo primate si trovano quasi esclusivamente vicino all'acqua, avventurandosi raramente a più di 1 km di distanza da un fiume o affluente. Di conseguenza, a volte possono essere visti nuotare.[6][7] Questa specie preferisce le fitta foresta dalla densa vegetazione, avventurandosi solo nelle foreste più aperte per nutrirsi. Sono prevalentemente arboree, ma scendono al suolo per nutrirsi di piante erbacee.[2][6] A causa della loro natura criptica non esiste una stima accurata della popolazione della specie in tutto il suo areale.[8]

Madre con piccolo, allo zoo di Shanghai

Si ritiene che l'aspettativa di vita di questa specie corrisponda in modo simile a quella degli altri membri del genere Cercopithecus, con una durata di 22 anni in natura e 30 anni in cattività.[8] La sua natura criptica rende il cercopiteco di Brazzà difficile da osservare in natura. Le dimensioni delle truppe sono piccole per un cercopiteco, variando in media da 2 a 10 individui.[11] In alcune aree dell'Africa occidentale, come il Gabon e il Camerun, sono stati osservati piccoli gruppi legati da coppie di maschi, femmine, neonati e giovani. Nell'Africa orientale, i cercopitechi di Brazzà vivono in gruppi composti da singoli maschi e più femmine. I maschi solitari non creano gruppi di scapoli e occasionalmente detronizzano un maschio dominante per assumere l'accesso alle femmine.[7]

I maschi comunicano con suoni rimbombanti. La mattina presto i maschi emettono forti grida per stabilire il territorio, sebbene utilizzi questo richiamo anche per riunire un gruppo disperso.[6][7] Quando vengono attaccati da un predatore, i maschi emettono un segnale d'allarme. In caso d'attacco da parte di un'aquila coronata, i maschi emettono un breve latrato prima di attaccare l'aquila cercando di spaventarla. È stato anche osservato che le femmine lanciano segnali di allarme e ringhiano contro gli umani. Altrimenti, le vocalizzazioni femminili si limitano a gracidi sommessi emessi durante l'alimentazione o il riposo. I neonati e i giovani emettono strilli acuti d'aiuto quando vengono separati dalle madri o dal gruppo.[7] Data la natura criptica di questa specie, sentire i loro richiami a volte è l'unico modo per sapere che sono presenti.[12] A differenza di altri cercopitechi, che spesso formano associazioni polispecifiche per diminuire la predazione e aumentare la ricerca del cibo, i cercopitechi di Brazzà sono piuttosto aggressivi verso le altre specie e sono noti per tollerare solo alcune specie di colobini che non competono con loro per le stesse risorse.[7]

Esemplare al Ménagerie du Jardin des plantes, Parigi

La dieta dei cercopitechi di Brazzà consiste principalmente di piante erbacee trovate sul suolo della foresta e di frutta quando disponibile. Questi vengono integrati con insetti, semi e altre fonti di cibo quando gli alimenti primari scarseggiano.[7]

Le femmine raggiungono la maturità sessuale intorno ai 5 anni di età, mentre i maschi non raggiungono la maturità fino a circa 6 anni di età.[13] La maggior parte dei giovani maschi lasciano il loro gruppo natale prima di raggiungere la maturità.[7] La stagione riproduttiva dura da febbraio a marzo, ma le femmine possono entrare in estro anche durante i periodi di elevata disponibilità di cibo.[6] La gestazione dura dai 5 ai 6 mesi e il cucciolo rimane vicino alla madre per il primo anno di vita, dopodiché viene svezzato.[6][13] Le femmine di solito hanno un solo cucciolo alla volta, anche se in rare occasioni sono nati gemelli, con un intervallo tra le nascite di un anno.[13]

I predatori del cercopiteco di Brazzà includono l'aquila coronata, leopardi, esseri umani e scimpanzé comuni. Sebbene rari, anche cani randagi e pitoni possono predare i giovani. La tipica risposta alla predazione di questa specie è nascondersi rannicchiandosi in una palla stretta contro il lato di un albero con la corona arancione e le strisce bianche sulle cosce nascoste e attendere in silenzio che il predatore se ne vada. Gli individui si muovono solo se il predatore si avvicina alla loro posizione, e anche in quel caso si muovono silenziosamente e lentamente per cercare di sfuggire all'attenzione.[7]

Conservazione

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Il cercopiteco di Brazzà è elencata come a Rischio minimo dalla Lista Rossa IUCN.[8] Le principali minacce per questa specie sono la deforestazione dovuta al disboscamento, l'avanzamento dell'agricoltura e la caccia per il mercato della bushmeat.[14][15] Esistono numerose popolazioni in cattività ospitate negli zoo di tutta Europa e del Nord America. L'Associazione degli zoo e degli acquari (AZA) e l'Associazione europea degli zoo e degli acquari (EAZA) gestiscono la popolazione in cattività secondo un piano di sopravvivenza della specie. Questo è un caso unico in quanto la specie non è elencata come Vulnerabile o in Pericolo di estinzione, ma è stata sponsorizzata dall'AZA per prevenire in modo proattivo la necessità di una conservazione reattiva in futuro.[16] Sono necessari ulteriori dati per valutare appieno le esigenze di conservazione di questa specie.[8]

  1. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Cercopithecus neglectus, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  2. ^ a b c Mwenja, I., Maisels, F. e Hart, J.A., Cercopithecus neglectus, vol. 2019, 2019, pp. e.T4223A17947167, DOI:10.2305/IUCN.UK.2019-3.RLTS.T4223A17947167.en. URL consultato il 19 novembre 2021.
  3. ^ Mammal species of the world : a taxonomic and geographic reference, Wilson, Don E., Reeder, DeeAnn M., 3rd, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4, OCLC 57557352.
  4. ^ Bo Beolens, Michael Watkins e Michael Grayson, De Brazza, in The Eponym Dictionary of Mammals, JHU Press, 18 novembre 2009, ISBN 978-0-8018-9533-3. URL consultato il 16 giugno 2021.
  5. ^ DeBrazza's Monkey, su Capron Park Zoo, 9 agosto 2018.
  6. ^ a b c d e f g Stein, J., Cercopithecus neglectus, su animaldiversity.ummz.umich.edu, Animal Diversity Web, 2002. URL consultato il 30 aprile 2012.
  7. ^ a b c d e f g h i J. M. Wahome, T. E. Rowell e H. M. Tsingalia, The natural history of de Brazza's monkey in Kenya, in International Journal of Primatology, vol. 14, n. 3, giugno 1993, pp. 445–466, DOI:10.1007/bf02192776.
  8. ^ a b c d e DeBrazza's monkey: Cercopithecus neglectus, su iucnredlist.org, 3 febbraio 2019. URL consultato il 4 dicembre 2019.
  9. ^ Mbaruk A. Suleman & Wilbur Ottichilo Karere G. Mugambi e Thomas M. Butynski, The vanishing De Brazza's monkey (Cercopithecus neglectus Schlegel) in Kenya, in International Journal of Primatology, vol. 18, n. 6, 1997, pp. 995–1004, DOI:10.1023/A:1026352331577.
  10. ^ Thomas M. Butynski e Yvonne A. de Jong, Primates of Africa's Coastal Deltas and Their Conservation, in Primates in Flooded Habitats, 2019, pp. 244–258, DOI:10.1017/9781316466780.031, ISBN 9781316466780.
  11. ^ Karere G. Mugambi, Thomas M. Butynski, Mbaruk A. Suleman e Wilbur Ottichilo, The Vanishing De Brazza's Monkey (Cercopithecus neglectus Schlegel) in Kenya, in International Journal of Primatology, vol. 18, n. 6, 1997, pp. 995–1004, DOI:10.1023/A:1026352331577.
  12. ^ Fiona Maisels, Nicolas Bout, Clement Inkamba-Inkulu, Liz Pearson, Paul Aczel, Rufin Ambahe, Edgar Ambassa e Roger Fotso, New Northwestern and Southwestern Range Limits of De Brazza's Monkey, Mbam et Djerem National Park, Cameroon, and Bateke Plateau, Gabon and Congo, in Primate Conservation, vol. 22, n. 1, gennaio 2007, pp. 107–110, DOI:10.1896/052.022.0109.
  13. ^ a b c Cercopithecus neglectus de brazza's Monkey : Fr. Cercopithèque de Brazza; Ger. Brazza-Meerkatze, in Mammals of Africa : Primates, 2013, DOI:10.5040/9781472926920.0059, ISBN 978-1-4729-2692-0.
  14. ^ Tony King, Detectability and Conservation of De Brazza's Monkey ( Cercopithecus neglectus ) in the Lesio-Louna and South-West Lefini Reserves, Bateke Plateau, Republic of Congo, in Primate Conservation, vol. 23, n. 1, novembre 2008, pp. 39–44, DOI:10.1896/052.023.0104.
  15. ^ Avelin F. Aghokeng, Ahidjo Ayouba, Eitel Mpoudi-Ngole, Severin Loul, Florian Liegeois, Eric Delaporte e Martine Peeters, Extensive survey on the prevalence and genetic diversity of SIVs in primate bushmeat provides insights into risks for potential new cross-species transmissions, in Infection, Genetics and Evolution, vol. 10, n. 3, aprile 2010, pp. 386–396, DOI:10.1016/j.meegid.2009.04.014, PMC 2844463, PMID 19393772.
  16. ^ AZA Species Survival Plan© Profile: De Brazza's Monkey, su umich.edu. URL consultato il 4 dicembre 2019.

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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