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41 Tauri

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41 Tauri
41 Tauri
ClassificazioneStella peculiare
Classe spettraleAp C ~[1]
Tipo di variabileα2 Canum Venaticorum[2]
Periodo di variabilità7,227424 giorni[2]
Distanza dal Sole404 anni luce
CostellazioneToro
Coordinate
Ascensione retta04h 06m 36,413s[1]
Declinazione+27° 35′ 59,610″[1]
Lat. galattica167,428°[1]
Long. galattica-17,959°[1]
Dati fisici
Raggio medio3,54[3] R
Massa
Periodo di rotazione7,227424 giorni[5][6]
Temperatura
superficiale
Luminosità
Indice di colore (B-V)U-B: -0,48
B-V: 0,13[9]
Metallicità[Fe/H]: 0,43[7]
Età stimata146 milioni di anni[10]
Dati osservativi
Magnitudine app.5,150 (max) ÷ 5,220 (min)[2]
Magnitudine ass.−0,37
Parallasse8,0667 ± 0,1063 mas[1]
Moto proprioAR: 21,153 ± 0,139 mas/anno
Dec: -51,792 ± 0,068 mas/anno[1]
Velocità radiale-2,0 ± 2 km/s[1]
Nomenclature alternative
GS Tau, HR 1268, HD 25823, SAO 76455, HIP 19171, BD+27 633[1]

41 Tauri (41 Tau), indicata anche come GS Tauri nella nomenclatura delle stelle variabili, è una binaria spettroscopica, di magnitudine 5,2 situata nella costellazione del Toro. La sua distanza dal sistema solare è stimata sui 404 anni luce.

La primaria è stella peculiare di classe A[1] e una stella variabile di tipo α2 Canum Venaticorum.[2]

41 Tauri è la luminosa stella visibile alla destra della Nebulosa Aquilotto (LBN 777).

41 Tauri è situata nell'emisfero boreale celeste; grazie alla sua posizione non fortemente boreale, può essere osservata dalla gran parte delle regioni della Terra, sebbene gli osservatori dell'emisfero nord siano più avvantaggiati. Nei pressi del circolo polare artico appare circumpolare, mentre resta sempre invisibile solo in prossimità dell'Antartide. Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra fine ottobre e aprile; da entrambi gli emisferi il periodo di visibilità rimane indicativamente lo stesso, grazie alla posizione della stella non lontana dall'equatore celeste.

41 Tauri ha magnitudine pari a 5,2,[1] che la pone al limite della visibilità ad occhio nudo; pertanto per essere osservata senza l'ausilio di strumenti occorre un cielo limpido e possibilmente senza Luna. Sebbene sia una stella doppia, le due componenti non sono risolvibili. È una stella variabile, la cui luminosità varia tra le magnitudini di 5,150 (max) e 5,220 (min) in 7,2 giorni.[2]

Nell'astronomia cinese, 41 Tauri è stata talvolta indicata come la quinta componente[11] dell'asterismo composto da χ Tauri, ψ Tauri, 44 Tauri e φ Tauri e denominato 礪石S, Lì DànP, lett. "cote"[12] o Lishi[11] (nella casa della Chioma, corrispondente alle Pleiadi).

Sistema stellare

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Curva di luce normalizzata di 41 Tauri.

41 Tauri è un sistema multiplo costituito da due componenti. Fu identificato come composto da una binaria spettroscopica nel 1920 da un gruppo di astronomi canadesi del Dominion Astrophysical Observatory, diretti da John Stanley Plaskett.[13]

Negli anni sessanta e settanta, il sistema fu oggetto di osservazioni volte a determinarne le caratteristiche orbitali. Una prima stima del periodo di rotazione, valutato in 11,94 giorni, fu data nel 1962 dall'astronomo austriaco Karl D. Rakos, grazie ad osservazioni ottenute dall'osservatorio Lowell.[14] Sebbene tale valore sia stato sostanzialmente confermato dieci anni dopo da C. Blanco e F. A. Catalano dell'osservatorio astrofisico di Catania,[9] si è rivelato sbagliato. Nel 1973, l'astronoma statunitense Sidney C. Wolff dimostrò che il sistema è in rotazione sincrona, ovvero che il periodo di rotazione di ciascuna stella coincide col periodo di rivoluzione attorno al comune centro di massa.[15] Inoltre, determinò tale periodo in 7,227 giorni, confermato nel 1984[5] e oggi ritenuto il valore corretto, salvo l'esser stata raggiunta una maggiore precisione nella misura.[6]

Sempre nel 1973, Helmut Abt e M. S. Snowden determinarono le caratteristiche orbitali della coppia di stelle, valutando l'eccentricità delle loro orbite in 0,18 e misurando la semi-ampiezza della variazione della velocità radiale della primaria in 16,60 km/s.[16]

Caratteristiche fisiche

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41 Tauri A è una stella peculiare di classe A, caratterizzata cioè da un campo magnetico di elevata intensità e da abbondanze superiori alla media di alcuni metalli, evidenziate da linee di assorbimento piuttosto marcate. Nel caso di 41 Tauri A, risultano particolarmente abbondanti il silicio e il gallio.[17][18] Fu William W. Morgan nel 1933 a scoprire i tratti peculiari della stella.[19][18]

L'età di 41 Tauri A è stimata in 146 milioni di anni.[10] Ha una massa pari a 2,9 volte quella solare,[4] e 3,54 volte le sue dimensioni.[3] La sua luminosità risulta pari a 190 volte quella solare,[8] con la temperatura della fotosfera che raggiunge i 12600 K.[7] La metallicità [Fe/H] di 41 Tauri A è stata valutata pari a +0,43.[7]

Stante la particolarità della stella, è stata classificata sia come appartenente alla classe A, sia come appartenente alla classe B. In questo caso, come B9 p Si.[20][2]

Con una parallasse determinata mediante Gaia in 8,0667 ± 0,1063 mas,[1] la distanza dal sistema solare può essere calcolata in 123,96 parsec (404,3 al).

41 Tauri B, invece, non è stata tipizzata.

  1. ^ a b c d e f g h i j k l 41 Tauri nella banca dati astronomica SIMBAD.
  2. ^ a b c d e f n. N. Samus' et al., General catalogue of variable stars: Version GCVS 5.1, 2017. Accessibile tramite VizieR: [1].
  3. ^ a b D. Shulyak et al., 2014.
  4. ^ a b J. R. Ducati et al., 2011.
  5. ^ a b M. Muciek et al., 1984.
  6. ^ a b M.-C. Artru e R. Freire-Ferrero, p. 112, 1988.
  7. ^ a b c d R. Freire Ferrero et al., 2012.
  8. ^ a b I. McDonald et al., 2012.
  9. ^ a b C. Blanco e F. A. Catalano, 1972.
  10. ^ a b G. A. Gontcharov, 2012.
  11. ^ a b (EN) Ian Ridpath, Taurus the bull, in Star Tales. URL consultato il 27 novembre 2024.
  12. ^ (ZH) 天文教育資訊網 [AEEA (Attività di esposizione ed educazione di astronomia)], su aeea.nmns.edu.tw, 22 maggio 2006. URL consultato il 20 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011).
  13. ^ J. S. Plaskett et al., 1920.
  14. ^ K. D. Rakos, pp. 231-232, 1962.
  15. ^ S. C. Wolff, 1973.
  16. ^ H. A. Abt e M. S. Snowden, pp. 140 e 154, 1973.
  17. ^ M.-C. Artru e R. Freire-Ferrero, pp. 111-112, 1988.
  18. ^ a b C. Bolcal et al., 1987.
  19. ^ W. W. Morgan, 1933.
  20. ^ A. Cowley et al., 1969.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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