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11ª Armata (Regio Esercito)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
11ª Armata
Comando Superiore FF.AA. Grecia
Descrizione generale
Attiva9 novembre 1940 - 18 settembre 1943
NazioneItalia (bandiera) Italia
Servizio Regio Esercito
TipoArmata
Dimensione135.898 uomini (1942)
ComandoAtene (1941-1943)
Battaglie/guerre2ª guerra mondiale
Parte di
1941-1943: Comando Supremo italiano
mag. 1943: Gruppo d'armate Est
lug. 1943: Gruppo d'armate E
Reparti dipendenti
1940-1941:
VIII Corpo d'armata
XXV Corpo d'armata
IV Corpo d'armata
Corpo d'armata speciale

1941-1943:
III Corpo d'armata
XXVI Corpo d'armata

1943:
III Corpo d'armata
VIII Corpo d'armata
XXVI Corpo d'armata
LXVIII. Armeekorps
Comandanti
Degni di notaGen. C.A. Sebastiano Visconti Prasca
Gen. A. Carlo Geloso
Gen. des. A. Carlo Vecchiarelli
Nelle note
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La 11ª Armata è stata una grande unità del Regio Esercito Italiano della seconda guerra mondiale che nel corso del conflitto ha operato sul fronte greco-albanese.

Il Comando 11ª Armata venne costituito il 9 novembre 1940 in Albania, per trasformazione del preesistente Comando Superiore Truppe Albania[1] inquadrando l'VIII e il XXV Corpo d'armata e destinato al settore meridionale della frontiera greco-albanese, per estendere successivamente il proprio schieramento dal massiccio del Pindo al Mar Ionio, con le unità dislocate oltre il confine albanese nel territorio dell'Epiro.[1]

L'iniziale spinta offensiva dei reparti venne però compromessa dalla crisi verificatasi sulla frontiera macedone nella prima metà di novembre e dalla perdita di Ersekë, importante punto di saldatura con la 9ª Armata, con i greci che sfruttando la situazione a proprio favore, il 20 novembre attaccarono il fianco sinistro dello schieramento. Nel corso dei combattimenti sviluppati soprattutto nella zona di Konista, sul corridoio per Kalibaki, a Ponte di Perati, lungo il vallone del Sarantaporos e a cavallo della Vojussa, lo slancio offensivo dei greci venne dapprima frenato e poi arrestato.[1]

La pressione dei greci si manifestò anche nel settore meridionale dove, il 23 novembre, un attacco portato alle spalle del fianco a mare della 11ª Armata consigliò un arretramento della grande unità italiana, che nel mese di dicembre venne rinforzata con il IV Corpo d'armata e il Corpo d'armata speciale.[1] I combattimenti si spostarono intorno ad Argirocastro, evacuata il 7 dicembre, e nella Valle dell'Osum, via di penetrazione per Berat, dove i greci, impadronitosi del passo Devris, costrinsero aliquote dell'ala sinistra dell'11ª Armata a ripiegare sul massiccio del Tomori. I combattimenti furono particolarmente violenti anche lungo la dorsale del Kiarista e in corrispondenza del nodo stradale di Klisura nella Valle del Vojussa; nella Valle del Drino, pesanti attacchi diretti contrio i pilastri difensivi del Mali Ormova e di Buzë-Devri, nonché in corrispondenza dell'area di Kurvelesh, costrinsero la difesa a qualche arretramento locale, ma non consentirono ai greci di raggiungere la via per Tepelenë obiettivo dell'attacco. In Val Shushitza e sul litorale le truppe greche il 12 dicembre, e nei giorni successivi, tentarono la rottura riuscendo soltanto a imporre lievi adeguamenti territoriali al fronte da Porto Palermo a Dermi e dalle posizioni di Chiafat e Drase a quelle di Vranište e Bolena.[1]

All'inizio del 1941 le unità grece proseguirno l'offensiva sulla direttrice operativa Vojussa-Desnitsa, vincendo tra l'8 e il 9 gennaio la resistenza dei reparti italiani e superando gli ultimi capisaldi a protezione del passo di Klisura. Dal 26 al 30 gennaio, unità dell'11ª Armata sferrarono decisi contrattacchi per la riconquista di Klisura, senza tuttavia conseguireo esiti positivi a causa della violenta reazione greca. In febbraio venne combattuta la battaglia difensiva per Tepelenë nella quale i greci tentarono un estremo sforzo per avere ragione della difesa italiana, riuscendo ad impadronirsi delle vette dei monti Scindeli il 14 febbraio e l'8 marzo le alture del Golico e del Trebeshina, ma la loro spinta offensiva si esaurì sulle conquiste di queste alture senza ottenere lo sperato sfondamento in direzione di Valona.[2]

Il 9 marzo ebbe inizio la progettata controffensiva italiana, ribattezzata "offensiva di primavera" e lo stesso Benito Mussolini, giunto in Albania il 2 marzo, assistette all'inizio dell'attacco da un posto di osservazione vicino alle prime linee. La controffensiva italian vide in prima fila l'11ª Armata con i suoi corpi d'armata; circa 300 cannoni, seguiti poi dai bombardieri, colpirono ripetutamente le posizioni greche, aprendo la via all'attacco dell'VIII Corpo d'armata del generale di corpo d'armata Gastone Gambara, sostenuto a sud-ovest dal XXV Corpo d'armata del generale di corpo d'armata Carlo Rossi e a nord-est dal IV Corpo d'armata del generale di corpo d'armata Carlo Spatocco.[3] Dopo un inizio apparentemente confortante, l'attacco italiano segnò il passo a poco dopo l'avvio con lo staticizzarsi dell'azione che assunse l'aspetto di una battaglia di logoramento con elevatissimi tassi di usura e ingenti perdite per entrambi gli combattenti, con varie posizioni ripetutamente conquistate e perdute.[1]

Con l'invasione tedesca della Grecia, per i greci la situazione precipitò e il 13 aprile ebbe inizio il cedimento dell'Esercito greco[4] guidato dal generale Alexandros Papagos. Le forze italiane si spinsero avanti nel vuoto lasciato dai greci in ritirata, e, sebbene il morale e la coesione dei reparti greci peggiorassero di giorno in giorno, si verificarono ancora diverse azioni di retroguardia; il 14 aprile le truppe italiane rioccuparono Coriza, seguita il 18 aprile da Argirocastro. Alle 14:45 del 23 aprile a Giannina venne siglato l'armistizio conclusivo delle ostilità sul fronte greco-albanese che imponeva sostanzialmente una resa incondizionata delle forze greche, firmato dal Tenente generale Georgios Tsolakoglu per la Grecia e il generale Alberto Ferrero per l'Italia[5].

Comando Superiore Forze Armate Grecia

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Dopo l'armistizio con la Grecia le unità dell'11ª Armata vennero impiegate quali truppe di occupazione del territorio peninsulare ed insulare ellenico. Il 1º luglio 1941 l'11ª Armata, ampliati compiti e funzioni, venne ridenominata Comando Superiore Forze Armate Grecia, assumendo alle proprie dipendenze il III e il XXVI Corpo d'armata, perdendo il Corpo d'armata speciale e cedendo il 1º dicembre alla 9ª Armata il XXV Corpo d'armata.[1]

Il Comando Superiore Forze Armate Grecia, con sede ad Atene, fu passato in rassegna da Mussolini nel luglio del 1942;[6] in quell'occasione il Duce visitò anche il Partenone, commentando "Bello. Ma piccolino".[7] Il comando superiore, oltre ad azioni di antiguerriglia, assunse anche compiti di difesa costiera del territorio greco e, dal mese di febbraio 1942, anche delle Isole Ionie.[1]

Il 1º giugno 1943 assunse nuovamente la denominazione di Comando 11ª Armata trasformandosi in una grande unità mista italo-tedesca inquadrando alle proprie dipendenze il III e il XXVI Corpo d'armata italiano e il LXVIII Corpo d'armata tedesco. Dal 28 luglio l'11ª Armata è passata operativamente alle dipendendenze dell'Heeresgruppe E del Generaloberst Alexander Löhr con sede a Salonicco,[1] proseguendo nei compiti di attività antiguerriglia e antisbarco fino all'8 settembre 1943.[1] Il comando dell'11ª Armata venne sciolto ad Atene il 18 settembre 1943 a seguito degli avvenimenti che seguirono all'armistizio dell'8 settembre.[1]

Comando 11ª Armata (1940-1941)
Grado Nome[1] Dal Fino al
Generale di corpo d'armata Sebastiano Visconti Prasca 9 novembre 1940 16 novembre 1940
generale d'armata Carlo Geloso 16 novembre 1941 1 luglio 1941
Comando Superiore FF.AA. Grecia
Grado Nome[1] Dal Fino al
generale d'armata Carlo Geloso 1 luglio 1941 3 maggio 1943
generale designato d'armata Carlo Vecchiarelli 3 maggio 1943 1 giugno 1943
Comando 11ª Armata (1943)
Grado Nome[1] Dal Fino al
generale designato d'armata Carlo Vecchiarelli 1 giugno 1943 19 settembre 1943
  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n 11ª Armata
  2. ^ Cervi 2005, pp. 199-200.
  3. ^ Cervi 2005, pp. 198-199.
  4. ^ Cervi 2005, p. 243.
  5. ^ Cervi 2005, pp. 253-257.
  6. ^ Talune fonti, erroneamente, riportano come data il 1943
  7. ^ Il Duce ed io, Indro Montanelli
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