Nakone
Nakone (o Nacone, in greco Νακώνη) è il nome di un'antica città della Sicilia, resa nota da due scarne fonti letterarie e, soprattutto, dai cosiddetti Decreti di Nakone. La sua ubicazione, ancora sconosciuta, dovette essere in area occidentale, probabilmente nella Valle del Belice. La sua sopravvivenza non dovette andare oltre l'epoca ellenistica, senza mai giungere alla dominazione romana.
Fonti
Decreti di Nakone
I Decreti di Nakone costituiscono una preziosa testimonianza epigrafica: si tratta di tavolette bronzee redatte nel III secolo a.C., allo scopo di suggellare e disciplinare la ricomposizione di un conflitto intestino (stasis) che aveva colpito la città. Queste tavole potrebbero risalire al periodo della prima guerra punica (264-241 a.C.)[1] e, incidentalmente, testimoniano anche come la città, occupata come Entella da mercenari campani al soldo di Siracusa[2], fosse a quell'epoca completamente ellenizzata.
Fonti letterarie
Oltre che nelle tavole, il nome della città ricorre solo altre due volte in fonti letterarie, laconicamente tramandate da fonti più tarde:
- Filisto di Siracusa (IV secolo a.C.)[3], apud Stefano di Bisanzio (VI secolo d.C.) (autore dell'opera storica Etnica (Ἐθνικά)); lo storico bizantino fornisce l'etnico Naconeo e cita come fonte il sesto libro della Storia della Sicilia di Filisto
- Il Lessico di Suda, alla scarna voce Νακώνη si rifà agli Etnica di Stefano di Bisanzio: oltre al nome, citato con omega (anziché omicron) alla seconda vocale, viene indicata la sola generica ubicazione in Sicilia.[4]
Fonti numismatiche
L'esistenza della città e l'esattezza del nome tramandato dalle fonti scritte, è fornita da alcuni tipi monetali sicuramente riferibili alla città, che esibiscono le legende ΝΑΚΟΝΑΙΟΝ (V secolo a.C.) e NAKONHS (IV secolo a.C.) presenti al rovescio. Al dritto è presente la legenda ΚΑΜΡΑΝΩΝ. Entrambe si fondono nell'etnico ΝΑΚΟΝΑΙΟΝ ΚΑΜΡΑΝΩΝ, cioè «dei naconiani campani», un riflesso dell'occupazione mercenaria campana che coinvolse anche altre città, come Entella e Aitna.
Esistono inoltre alcune coniazioni, riportanti la legenda N o NA, che alcuni vorrebbero riferite a Nakon[1]: si tratta di coniazioni successive al 241 a.C., e quindi posteriori alla prima guerra punica, ritrovate in area settentrionale. Tuttavia esse non possono essere considerate come sicure espressioni della monetazione di Nakone.[1]
Ubicazione della città
L'ubicazione di Nakone è sconosciuta. L'archeologo Paolo Orsi propendeva per un'ubicazione in Sicilia centrale, nel comune di Piazza Armerina, a sud della quale vi è un monte monte Naone (o Navone), su cui sono emerse delle rovine, il cui toponimo rimanderebbe per assonanza al nome della città antica.[5] Un'ubicazione alternativa è stata anche proposta l'area di Solunto, sulla costa settentrionale, nella sfera di influenza cartaginese: ma si tratta di un'argomentazione ardua, basata com'è sulla dubbia e problematica associazione della città di Nakone alla monetazione con legenda N o NA, precedentemente citata.[1]
Al contrario, invece, molti elementi rimandano a un ambiente geografico della Sicilia occidentale, in area elima: una collocazione occidentale è suggerita, ad esempio, dagli stessi decreti, in cui si citano ambasciatori da Segesta[1] intervenuti nella ricomposizione di quella stasis che ne aveva dilaniato l'unità cittadina. Altro indizio è fornito dalle circostanze del ritrovamento dei decreti, apparentemente[1] avvenuto in contemporanea a quello dei decreti di Entella.[6]
Considerazioni basate sulla distribuzione dei tipi monetali, pertinenti con sicurezza a Nakone, indicano come probabile un'ubicazione nella valle del Belice[1].
La fine di Nakone
Se si scartano le già citate coniazioni con legenda Ν o ΝΑ, difficilmente ascrivibili alla città di Nakone,[1] viene a mancare qualsiasi altro elemento in grado di testimoniare la vitalità di questo centro dopo la conclusione della prima guerra punica.[1] La più tarda testimonianza diretta sulla sopravvivenza di Entella rimane quindi quella desumibile dalle tavole bronzee: se ne deduce che la vita della centro urbano dovette esaurirsi già in epoca ellenistica[1], senza mai giungere all'epoca della dominazione romana in Sicilia. Se si accetta la datazione dei decreti in coincidenza della prima guerra punica, è possibile poi che il dissidio tra le fazioni interne sia stato esacerbato e inasprito da divergenti orientamenti di politica estera, che si sarebbero polarizzati sugli opposti fronti filo-cartaginese e filo-romano[1].
Voci correlate
- Antica Entella - Decreti di Entella
- Monetazione della Sicilia antica
- Elimi - Storia della Sicilia greca, della Sicilia fenicia e della Sicilia romana
Note
- ^ a b c d e f g h i j k NAKONE, Scuola Normale Superiore di Pisa
- ^ L'occupazione dovette avvenire in epoca uguale, o di poco successiva all'occupazione di Entella (cfr. NAKONE, SNS, cit.)
- ^ Jacoby, FGrH, 556 F 26
- ^ (GRC) Νακώνη: πόλις Σικελίας, κατὰ τὸν Ἐθνικογράφον («Nakone: città della Sicilia, secondo l'autore degli Ethnica»).
- ^ Si veda anche: Richard Stillwell, William L. MacDonald, Marian Holland McAllister (curatori), The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, dal sito Perseus Project.
- ^ La mancanza di una certezza assoluta circa la contemporaneità dei due ritrovamenti è dovuta al fatto che i Decreti di Entella erano stati illecitamente trafugati e immessi sul mercato antiquario negli anni ’70, prima di essere poi faticosamente recuperati, grazie a un lungo e laborioso lavoro dei Nuclei anti-sofisticazione dell'Arma dei Carabinieri, in stretta collaborazione con l'archeologo Giuseppe Nenci. Si veda Ricordo di Giuseppe Nenci da arkeomania.com