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Proteste per la morte di Mahsa Amini

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Protesta all'università di Amir Kabir

Citazioni sulle proteste per la morte di Mahsa Amini.

Citazioni

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  • Come ho già detto, questa non è una lotta politica, ma esistenziale. Per il regime come per il popolo è una lotta per la sopravvivenza. Se fosse stata solo una rivolta politica, sarebbe stato facile prendere i leader dei gruppi politici ed ucciderli. (Azar Nafisi)
  • Il nemico oggi colpisce la nostra solidarietà e la nostra unità nazionale, la nostra sicurezza, pace e determinazione, i nostri uomini e le nostre donne non vi permetteranno mai di portare a termine i vostri desideri satanici. (Ebrahim Raisi)
  • Il presidente degli Stati Uniti e le altre autorità americane e i loro Stati mercenari nella regione, tra cui l'Arabia Saudita, e i loro media affiliati hanno sostenuto i rivoltosi, e in una mossa senza precedenti gli americani hanno detto che forniranno strutture soft e hardware per l'accesso a Internet degli iraniani. [...] Quindi, ogni persona saggia sa che dietro gli incidenti ci sono mani straniere. (Ali Khamenei)
  • L'assassinio di Mahsa Amini ha scatenato la rabbia che covava da anni tra donne di diverse generazioni. Per troppo tempo i loro corpi sono stati usati come campo di battaglia per la retorica religiosa del regime islamico. L'attuale resistenza femminile nasce dal rifiuto di essere identificate, come immagine e identità, con un governo oppressivo, e deriva dal rifiuto di dare al governo il diritto di imporre i suoi codici morali ai loro corpi. Ma la lotta non riguarda solo l'hijab obbligatorio: le donne in Iran sono state trattate come cittadine di seconda classe, private dei diritti fondamentali. (Shirin Neshat)
  • L’Iran non fa parte dell’Occidente sviluppato, quindi Zan, Zendegi, Azadi (Donna, Vita, Libertà) è molto diverso dal #MeToo nei paesi occidentali: mobilizza milioni di donne comuni, ed è direttamente collegato alla lotta di tutti, uomini compresi [...]. Gli uomini che partecipano a Zan, Zendegi, Azadi sanno bene che la lotta per i diritti delle donne è anche la lotta per la propria libertà: l’oppressione delle donne non è un caso speciale, è il momento in cui l’oppressione che permea l’intera società è più visibile. (Slavoj Žižek)
  • La morte della giovane ragazza è un incidente tragico che ha rattristato tutti. Ma la giusta reazione non è creare insicurezza, bruciare il Corano, le moschee, le banche, le auto e togliere il velo alle donne. Queste non sono azioni normali. Sono azioni pianificate. (Ali Khamenei)
  • La rabbia è di nuovo un fiume in piena, il coraggio del popolo iraniano è dispiegato nelle piazze per fronteggiare un regime che uccide i suoi cittadini pur di conservare il potere degli Ayatollah: una folla di giovani grida slogan di protesta nelle strade, molte donne si strappano il velo, mettono in gioco di fronte alla brutalità della polizia che picchia e spara, il bene più prezioso, la vita. Si parla già di 5 persone uccise e 75 ferite da lunedì in varie città del Paese. (Fiamma Nirenstein)
  • Lo scontro nelle piazze iraniane a seguito della morte di Mahsa Amini, ormai esteso a tutte le province, è una occasione molto importante per una donna al potere di lanciare la sua potente offa a una battaglia sacrosanta e di larga gittata, perché chiude le porte all'ingerenza nella vita privata, nelle comunicazioni e nelle opinioni, si oppone alla condanna a morte dei gay e delle adultere. C'è un fronte che è antioccidentale e antiatlantico, che vuol vivere nel passato, quello atlantico appartiene all'oggi. L'Iran è un'ottima occasione per varare un atlantismo attivo. (Fiamma Nirenstein)
  • Miei compatrioti in questi 40 giorni siete stati epici. Onorando Ciro il Grande, prestiamo giuramento con la nostra nazione e il suo brillante futuro che l'Iran sarà ancora una volta un esportatore dei principi dei diritti umani e un esempio per tutto il mondo. (Reza Ciro Pahlavi)
  • Ogni organizzazione internazionale che assiste a questo spargimento di sangue e non agisce è una vergogna per l'umanità. (Taraneh Alidoosti)
  • Questa protesta non ha un leader. In Iran non ci sono opposizioni, non ci sono partiti, non ci sono giornali liberi. Ogni donna, in questo momento, è una leader. Sta accadendo qualcosa di bellissimo e tragico allo stesso tempo, ma il fatto che gli ayatollah non abbiano un interlocutore è il tallone d’Achille di queste proteste.
  • In Iran c’è una dittatura molto selvaggia, brutale, che uccide e distrugge. È molto pericoloso. Uccidono i manifestanti e oppositori. Il regime non vuole perdere in questo momento.
  • Anche in un giorno futuro il muro degli Ayatollah crollerà. Ma quel giorno non è adesso, ci vuole tempo.
  • È successo solo nei primi anni della Rivoluzione che gli uomini si tirassero indietro, adesso hanno capito che l’ingiustizia è contagiosa. Oggi tocca alle donne, domani a loro. Sanno che se questa protesta vincerà, sarà vittoria per tutti.
  • Le proteste sono molte estese, coinvolgono oltre cento città. In piazza stanno scendendo persone di tutte le classi sociali ed età: sono morti 16enni e anziani. Diversamente dal passato poi, quando la gente si radunava in un solo punto a Teheran o in un’altra città, oggi le manifestazioni si muovono e sono più difficili da reprimere: per ogni città sono almeno 10 i luoghi in cui esplode la protesta. La polizia non ha agenti a sufficienza.
  • Urlare in piazza “Noi non vogliamo questo regime” significa: vogliamo donne, vita e libertà. Perché la Repubblica islamica è contro le donne tanto quanto è contro le libertà.
  • Credo che non si sia mai visto nella storia dell'umanità. Donne che fanno la rivoluzione, e uomini che si schierano dalla loro parte. Non abbiamo ma avuto così tanto sostegno, è straordinario. Quando il regime ha instaurato l'obbligo del velo, un anno dopo aver preso il potere, nessun uomo si è ribellato. Mio padre all'epoca non è sceso in strada, e tutti gli altri hanno fatto come lui. Oggi è completamente diverso, gli uomini difendono le loro sorelle, madri, figlie. Senza il riconoscimento dei diritti delle donne non ci saranno diritti oper nessuno.
  • L'Iran è come uno strumento al quale sia stata messa una grossa sordina, la voce è rimasta soffocata per decenni e adesso vuole farsi sentire. Siamo diventati tutti attivisti, anche io che sono un'attrice. Non abbiamo scelta, è più forte di noi.
  • Si comincia a soffrire subito, dalla nascita, è un'accumulazione continua. A un certo punto non è più possibile sopportare l'ingiustizia. Le ragazze che manifestano a Teheran e nelle altre città sanno che rischiano la vita ma non possono fermarsi, non ci riescono. Sono guerriere, senza saperlo, perché lottano da sempre.

Citazioni in ordine temporale.

  • Dopo la morte, dieci giorni fa, della giovane Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale per una ciocca di capelli di troppo o un contegno ritenuto inadeguato, le immagini che ci arrivano dall’Iran sono straordinarie. Un po’ ovunque nel paese le ragazze danno prova di un coraggio senza limiti, insieme agli uomini che condividono la loro lotta. Tutte le regioni e tutti gli strati sociali sono coinvolti da questo movimento innescato da un banale incidente (per gli standard dell’Iran) ma che sembra essere stato l’incidente di troppo. (27 settembre 2022)
  • Il regime ha i mezzi per controllare la situazione? Senza dubbio, e se la storia può insegnarci qualcosa possiamo presumere che ne abbia anche la volontà. Niente, in questo caso, potrà fermarne la repressione. Nemmeno le proteste internazionali, arrivate sia dai governi sia dalle opinioni pubbliche. L’Iran è impermeabile alle pressioni, anche perché subisce già sanzioni severe a causa del suo programma nucleare. (27 settembre 2022)
  • La novità è rappresentata da questa nuova generazione, da ragazze più istruite delle loro madri e decise a non lasciarsi sottomettere. (27 settembre 2022)
  • La spinta di un’intera generazione, quella dei nipoti della rivoluzione del 1979, ha fatto segnare una tappa importante nella tormentata storia del paese, con una richiesta di libertà individuale che i mullah pensavano di aver cancellato dal modello politico iraniano. (27 settembre 2022)
  • Considerando le immagini che arrivano da Mahabad, le voci in merito a una spaccatura nel regime e la determinazione dei giovani ma anche dei falchi del governo, non possiamo escludere l’ipotesi di una guerra civile. Già in passato l’Iran di Khomeini ha vissuto diversi periodi vicini alla guerra civile, e se una parte delle forze di sicurezza si schierasse con i manifestanti questa possibilità diventerebbe più concreta. (21 novembre 2022)
  • Gli analisti ipotizzano [...] uno scenario “alla pachistana”, ovvero una militarizzazione del potere a scapito del dominio dei religiosi. In questo caso i Guardiani della rivoluzione, braccio armato della repubblica islamica, diventerebbero più nazionalisti che messianici, un vero potere ombra a immagine dei militari pachistani. (21 novembre 2022)
  • Facendo un passo indietro sulla simbolica polizia religiosa, forse il regime vuole convincere una parte dei manifestanti che la ragione della loro collera è svanita. Il rischio, però, è che accada l’opposto: gli iraniani potrebbero credere che se il potere ha ceduto una volta, allora potrebbe continuare ad arretrare, e soprattutto convincersi che le concessioni non cambiano la natura del regime, ormai inviso ai giovani del paese. (5 dicembre 2022)
  • Se davvero l’obiettivo è una nuova rivoluzione, il movimento dovrà superare un grande ostacolo comune alla maggior parte delle rivolte popolari degli ultimi anni, dal Libano all’Algeria: la mancanza di organizzazione e di leader. Questa fluidità è un punto di forza perché protegge il movimento dalla repressione mirata, ma è anche una debolezza perché limita le possibilità di coordinamento e iniziativa. (5 dicembre 2022)
  • Le forze dell’ordine sparano spesso con fucili ad aria compressa: le donne vengono colpite ai genitali, al viso e al seno, mentre gli uomini alle gambe, alle natiche e alle spalle. (9 dicembre 2022)
  • Ormai siamo molto lontani dal velo. In Iran è in corso una lotta all’ultimo sangue. (9 dicembre 2022)
  • Anche noi Millenian eravamo pronti per la rivoluzione, ma il mondo non lo era ancora. Non è un caso che il movimento "Donna, vita, libertà" sia sorto in un momento dove femminismo, antirazzismo e parità di genere sono diventati fondamentali per tutti.
  • Giovedì scorso è stato il turno di Shekari, oggi altri due ragazzi sono in attesa di pena di morte. Per non parlare degli oltre 500 ammazzati nelle strade, tra cui decine di bambini. Che cosa deve succedere in Iran perché l'Europa, l'America e tutti gli altri paesi smettano di stringere la mani del dittatore Khamenei?
  • La situazione rischia di essere esplosiva. L'inflazione va a pari passo con la repressione. Vivere è diventato impossibile.
  • L'Occidente può aiutare i ragazzi iraniani raccontando che cosa sta succedendo in Iran e quali orrori commette il regime. Può dare voce agli uomini, alle donne, ai lavoratori, ai giovani e ai vecchi, contro un regime corrotto, che ha fatto così tanto male, ha commesso così tanti delitti. In un Paese ricco come l'Iran c'è ancora un'infinita povertà. La gente non ha cibo, non ha lavoro, i bambini devono elemosinare nelle strade, cercare cibo nell'immondizia. L'Occidente può aiutarli moltissimo.
  • La morte di mia sorella mi spezza il cuore. [...] Quando l'Iran sarà libero saranno gli iraniani a scegliere il tipo di governo che preferiscono.
  • La rivoluzione che sta avvenendo in questo momento in Iran è una rivoluzione dei giovani. Saranno loro a guidare l'Iran con il loro nuovo modo di pensare e le loro idee innovative. Non ho la minima preoccupazione al riguardo.
  • Le cause sono molteplici. Un catalogo di incompetenza, corruzione, repressione e molti altri mali comuni a tutte le altre dittature. Ma c’è una differenza fondamentale, unica, che è la madre di tutti i mali e la causa principale della situazione attuale. Questo regime non appartiene alla nostra epoca, ai nostri tempi. La teocrazia di Teheran cerca di imporre valori medievali a una società del XXI secolo, una società che vive nell'era digitale. È semplice: i nostri giovani sono istruiti e soprattutto connessi, vogliono vivere, vogliono esistere, seguendo i valori dell'epoca in cui vivono.
  • Le donne hanno sempre lottato in Iran per la loro libertà e il loro ruolo nella società. [...] Sono sempre state molto coraggiose, ma è la prima volta che osserviamo un movimento di protesta su così larga scala e in tutte le città iraniane. [...] C'è la possibilità che possa destabilizzare il regime. Non solo per le sue dimensioni: adesso il mondo intero sostiene la battaglia per la libertà delle donne iraniane.
  • Oggi è l'intera nazione a essere contro di loro, tutte le classi sociali, tutte le religioni, tutte le etnie. Il dissenso è penetrato anche tra i leader religiosi illuminati, i politici e gli uomini delle guardie armate, nonché tra la classe dirigente. La gente vuole chiudere questo vergognoso capitolo della nostra storia e voltare pagina. Come può il regime sopravvivere a queste sfide?
  • Speranza, ansia e dolore. Così posso riassumere il mio stato d’animo. Seguo ogni giorno quello che accade in Iran. Sono piena di ammirazione per i miei giovani connazionali.
  • Gli uomini, per la prima volta, sono a fianco delle donne nella lotta femminista in corso nelle piazze dell'Iran, una lotta non tra sessi, ma di un popolo intero per la parità di diritti e la democrazia, di cui il peggior nemico è la cultura patriarcale.
  • In questo sistema di potere, retto da gente vecchia e arcaica, che appartiene a un altro secolo, i giovani di oggi non vedono più un futuro, non credono neppure alla sua possibile riforma: quella iraniana è una dittatura e se si aprisse alle riforme, smetterebbe di esserlo. è ora di dire "bye byè" a questi vecchi che governano.
  • Questa generazione è sorprendente per me. Nelle piazze i ragazzi scandiscono lo slogan "Donna, vita libertà" e le ragazze rispondono con "Uomo, patria, prosperità"; è una lotta comune della luce contro le tenebre, della democrazia contro la dittatura.
  • Vedere ragazzi e ragazze insieme in strada a protestare mi dà speranza, anche se sono estremamente triste per tutta la violenza che stanno subendo: gli uomini uccisi nella repressione, credetemi, sono tanti quanti le donne.
  • E dunque in Iran una giovane donna è morta, ammazzata di botte, per la posizione del velo sul capo. Per undici volte le hanno sbattuto la testa contro il muro [...] e, nonostante il volto tumefatto, le autorità hanno avuto il coraggio di parlare di infarto.
  • In Iran stanno massacrando una generazione di giovanissimi che, nativi digitali, non accettano l’arbitrio di un clero ignorante e sanguinario.
  • Una donna costretta alla barbarie del velo subisce l’umiliazione di essere ripresa per la libertà di pochi capelli. Viene arrestata e picchiata a morte. Il corpo della donna è campo di battaglia e chi dice il contrario mente.

Voci correlate

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Altri progetti

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