Marina Cicogna
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Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata (1934 – 2023), produttrice cinematografica, sceneggiatrice e attrice italiana.
Citazioni di Marina Cicogna
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Non avendo avuto figli io non ho una coscienza precisa dell'età. Con i miei amici giovani non sento nessun problema, non sento la diversità. Non me ne rendo conto. L'aspetto conta, ma è la testa che fa la differenza. E per me la curiosità è tutto. Mi muove una curiosità molto infantile, che a volte fa fare anche delle sciocchezze.[1]
- Gli animali sono fra le poche cose belle in un mondo che mi piace poco.[1]
- Negli anni in cui ho vissuto, il mondo è cambiato completamente. La vita che hanno avuto i miei genitori o per la quale sono stata educata, non è stata la vita che ho vissuto. Mi sono dovuta adattare, la vita è fatta di cose imprevedibili, spesso non tanto belle: non puoi prevederla.[2]
- Da tanti anni Cannes è un festival poco simpatico, poco casalingo.[2]
- [Su Pier Paolo Pasolini] Una delle ragioni che mi incuriosiva con lui e che mi metteva contemporaneamente in soggezione, era che avvertivo in lui una certa duplicità di sentimenti e di idee. Si sentiva molto attratto dal mondo dei ragazzotti di strada senza casa, ma aveva avuto e aveva un rapporto forte con la madre e un'educazione di media borghesia. Era un essere alla ricerca di risposte per sé stesso, più che per gli altri: degli altri gli importava veramente molto poco.[3]
- [Su Helmut Berger] Aveva un desiderio nascosto di ribellione che incarnava senza condizionamenti, ammiravo la sua assoluta libertà, che a volte sconfinava nella maleducazione, la sua sfida inconsapevole al perbenismo. [...] Non c'erano limiti per lui. Quando perdeva i freni inibitori era impossibile stargli accanto. È stata un'amicizia segnata dall'imprevedibilità.[4]
Intervista di Valerio Cappelli, corriere.it, 12 agosto 2017.
- [Riferendosi al nonno Giuseppe Volpi di Misurata] Scoprì che Tyrone Power, Mary Pickford e altri attori americani amavano la spiaggia e la Laguna. Così fece tirare un grande lenzuolo e mettere delle sedie in uno dei suoi hotel, l'Excelsior al Lido, lì dove oggi c'è la piscina, e nel 1932 inventò il Festival del Cinema, che per alcuni anni rimase unico al mondo.
- [«Ha detto di essere contraria ai matrimoni tra omosessuali»] Sono contraria ai matrimoni in genere. Ho amato le femministe ma non fanno parte del mio carattere e della mia educazione; nutro ammirazione per certe conquiste difficili da ottenere. Oggi che tutto è accettabile non capisco la necessità di sposarsi, salvo i diritti postumi fondamentali. Forse è la mia mentalità obsoleta.
- [«Com'è cambiato il concetto di lusso?»] Oggi è l'accumulo di denaro, cifre enormi, mostruose finite nelle mani di poche persone. Almeno in America fanno beneficenza. Le persone ricche di una volta, oggi sarebbero abbastanza modeste. La grande differenza è la frenesia di finire sui giornali. Gianni Agnelli mi diceva: noi ci divertiamo sperando di non apparire sui giornali, ora si fa il contrario. È finito tutto con il '68. Io l'anno prima a Venezia avevo tre film, feci venire Jane Fonda con Roger Vadim su un aeroplanino per una festa ye-ye, vestiti in bianco e oro. C'erano Karajan e Onassis, Grace Kelly e Ranieri di Monaco. Queste cose le facevamo perché potevamo permettercelo. Dopo il '68 non si poteva più, senza venire tartassati sulle riviste.
- [«I Festival di cinema continuano a piacerle?»] Mi piacciono quelli compatti, Berlino, Toronto. O quello piccolo a Lione. Cannes è tutto gioielli e moda [...]
Intervista di Raffaela Carretta, iodonna.it, 21 maggio 2018.
- Non mi guardo troppo dentro. Mi fido dell'istinto: anche da giovane non ragionavo, facevo.
- [Su Luchino Visconti] Un genio pieno di contraddizioni. Aristocratico e astrattamente ideologico. L'unico a presentarsi al funerale di Palmiro Togliatti senza cravatta, l'unico che ti faceva mangiare col suo autista: cosa noiosa per lui che non s'inseriva nella conversazione.
- Fellini era una delle persone più divertenti e curiose che abbia mai conosciuto. Un enorme, meraviglioso bambino. Aveva terrore dell'aereo. Nel '65, in volo verso New York per la presentazione di Giulietta degli spiriti, vedo che senza muovere la mano, solo con la punta delle dita, fa un gesto impercettibile, dall'alto in basso e da destra a sinistra. Un segno della croce concentrato. Siamo scoppiati a ridere: guarda che così Dio s'incavola...
- I rapporti aperti a priori non esistono. Sennò vuol dire che di quella persona non te ne importa niente. A posteriori puoi cercare di aggiustare le cose.
- Florinda [Bolkan] è molto brasiliana, libera, volatile. Con una bellezza indissolubilmente legata alla giovinezza. Efebica, sensuale, non somigliava a nessun’altra: per lei era quasi impossibile invecchiare bene.
- Degli uomini mi sono innamorata, ma con le donne è più naturale stare nella stessa casa. Oggi poi l'idea di condividere il bagno con un maschio mi fa orrore. Però, non mi piace incasellare, definire. Né fare battaglie, anche se ammiro chi le fa. Appartengo a un'altra generazione.
Intervista di Valerio Cappelli, corriere.it, 6 febbraio 2022.
[Su Monica Vitti]
- [«Il vostro primo incontro?»] Mi telefonò a notte inoltrata, ero all'hotel Carlton a Cannes durante il festival. Pensavo fosse uno scherzo perché non avevamo ancora mai avuto occasione di parlarci. La riconobbi dalla voce afona inconfondibile. Monicelli di lì a poco avrebbe cominciato le riprese di La ragazza con la pistola, dove era prevista Claudia Cardinale. Io con Euro International ero la distributrice. [«E come andò la telefonata?»] Aveva già fatto i film con Antonioni e voleva accreditarsi come attrice comica, brillante. Così mi disse con foga perché lei, e solo lei, poteva interpretare quel personaggio da pura commedia: ho sempre recitato in film drammatici ma voglio essere io la protagonista del vostro progetto, è nelle mie corde. Spinse al massimo la sua candidatura. Fu così che l'attrice più tormentata e drammatica del nostro cinema seppe dimostrare di possedere il più raro dei doni: quello di farci ridere senza nulla perdere della sua intensa e fragile umanità.
- [«Sul set com'era?»] Determinata. Voleva decidere lei l'inquadratura, dove mettere la macchina da presa, la luce giusta. Tendeva a dettare legge anche nei dettagli. Su Teresa la ladra, che non è un capolavoro, aveva le idee chiare in ogni scena. Infatti a un certo punto dopo Monicelli, Scola e altri talenti di quel rango ha fatto produzioni familiari, con giovani registi abbastanza bravi.
- [«Comica, drammatica...»] E in questo doppio registro non rinunciò mai alla sua femminilità.
- [«Non è stata un sex symbol»] Ma sai, all'epoca non era considerata una beauty. Era contraria a ogni intervento di chirurgia plastica. L'unica cosa che si concedeva, come tante attrici, erano le parrucche. La considerava una forma di ringiovanimento. La sua naturalezza la rendeva moderna e contemporanea. Nell'immaginario è rimasta giovane perché... In fondo è morta vent'anni fa, quando si ammalò e non la si potè vedere più.
Intervista di Valerio Cappelli, corriere.it, 20 aprile 2023.
- Non avevo convinzioni precise sulle scelte sessuali, ho sempre creduto nell'incontro tra le persone.
- [«Che cinema ha sostenuto?»] Mai quello molto popolare, e nemmeno i grandi registi. Fellini e Visconti, con cui ero imparentata alla lontana, mettevano in ginocchio i produttori. I miei erano film di artisti che erano anche scrittori, come Patroni Griffi. In buona parte rispecchiavano la mia libertà. In Helga per la prima volta si vedeva un parto. Avrei potuto fare di più, ho lavorato nel decennio dei 70, poi tornai dagli Usa e in Italia andavano solo filmetti comici. Ci fu la tragedia del suicidio di mio fratello Bino, e per i debiti lasciati mia madre dovette vendere tutto. Il mondo del cinema c'è stato contro. [«Era dura per una donna?»] Sì, ti facevano le scarpe lisciandoti il pelo. C'ero solo io e dopo, come distributrice, Vania Traxler. L'ambiente era maschilista. Non riuscii a produrre Il conformista neanche spaccandomi la testa, e lo stesso per Il portiere di notte di Liliana Cavani, che è molto riservata, non così popolare [...]
- Mio padre, che era un ingegnere estraneo al cinema, prese l'Oscar per aver prodotto Ladri di biciclette e io per Indagine [su un cittadino al di sopra di ogni sospetto] diretto da Elio Petri, con Volonté che divenne stranamente mio amico. Un commissario omicida. L'anno prima c'era stata la strage di piazza Fontana. Avrai tutti addosso, mi dissero. Zeffirelli mi accusò di aver prodotto un film comunista. A Cannes mi diedero il premio alla giuria, non la Palma d'oro. Così non andai agli Oscar, convinta che non l'avrei preso. Invece...
- [Su Jacqueline Kennedy Onassis] Era fisicamente possente, per niente delicata, aveva una figura quasi maschile. La ricordo determinata, di ingenuo non aveva nulla, sapeva quello che voleva [...]
- [Sul Festival di Cannes] È un Festival che detesto per la sua ridicola pomposità. Non riesci nemmeno ad attraversare la strada.
Intervista di Valerio Cappelli, corriere.it, 2 novembre 2023.
- Certamente per una donna, una delle pochissime nel cinema, il non essere stata presa all'inizio sul serio dagli uomini è stata dura, benché tutto sommato una presenza femminile non fosse così avversata. Ma io avevo una certa maniera di andare avanti, se credevo in qualcosa sapevo come ottenerlo. Certi film in cui credevo, come Metti, una sera a cena di Patroni Griffi, non li volevano nemmeno all'Euro, la casa di produzione e distribuzione familiare, e quando Gian Maria Volonté si ritirò dal progetto fecero salti di gioia.
- [...] il Me Too non mi piace dall'inizio, non mi convince che sia la strada giusta per certe battaglie. Ho sempre creduto che dovessimo aiutarci a vicenda.
- Con Alain [Delon] fu buffo. Ero a Megève, dove condividevo una stanza d'hotel con Ljuba Rizzoli, che era bellissima. Lui lasciò un biglietto sotto la porta: ti aspetto nella camera 104. Mancava il destinatario. Strappai il biglietto dalle mani di Ljuba e mi precipitai io. Ero la ragazzina invaghita di un mito, galleggiai sospesa in un'altra dimensione per qualche settimana.
- Ebbi un flirt con Lex Barker, il Tarzan del cinema. Gianni [Agnelli] entrò in stanza con una torcia per vedere se era così bello. Alzò il lenzuolo e disse: mi fate vedere questo Tarzan? In effetti non è male.
- [«Una donna libera come lei, come ha vissuto un mondo conformista e fintamente inclusivo come il cinema?»] Fa parte del provincialismo italiano. Dipende dal fatto che in un ambiente pieno di qualità si infilino persone che di qualità ne hanno poca, dominate dall'invidia, non solo dal conformismo.
Citazioni su Marina Cicogna
[modifica]- Marina Cicogna è l'unico uomo che mi fa paura. (Gianni Agnelli)
Note
[modifica]- ↑ a b Dall'intervista di Maria Luisa Agnese, Marina Cicogna: «Avrei dovuto direi di sì a Gianni Agnelli», corriere.it, 27 dicembre 2018.
- ↑ a b Dall'intervista Marina Cicogna: «Il Lido, che ricordi», corrieredelveneto.corriere.it, 5 novembre 2021.
- ↑ Dall'intervista di Sara D'Ascenzo, Cicogna: «Io, Pasolini e il dialogo su Teorema», corrieredelveneto.corriere.it, 30 agosto 2022.
- ↑ Dall'intervista di Valerio Cappelli, Marina Cicogna: «Vi racconto Helmut Berger, i suoi eccessi, il suo talento, la sua imprevedibilità...», corriere.it, 19 maggio 2023.
Filmografia
[modifica]- Metti, una sera a cena (1969) – produttore
- Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) – produttore
Altri progetti
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