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Klemens von Metternich

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Klemens von Metternich in un ritratto di Thomas Lawrence

Klemens Wenzel Lothar von Metternich (1773 – 1859), diplomatico e politico austriaco.

Citazioni di Klemens von Metternich

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  • Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d'accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini.[1]
  • È inutile sbarrare le porte alle idee: le scavalcano.[2]
  • Gli abusi del potere generano le rivoluzioni; le rivoluzioni sono peggio di qualsiasi abuso. La prima frase va detta ai sovrani, la seconda ai popoli.[3]
  • Gli avvenimenti che non possono essere impediti, devono essere diretti.[4]
  • Il mondo è perduto, l'Europa è in fiamme; dalle ceneri sorgerà un nuovo ordine di cose, o, meglio, l'antico ordine apporterà la felicità ai nuovi regni.[4]
  • L'Europa sarà salvata, e mi lusingo che non mi si ascriverà la minore parte del merito. Il mio sentiero politico è quello stesso che ho percorso da molti anni. Prima d'essermi accinto al grande lavoro, ho studiato, e non invano, il mio nemico e la sua forza. (da una lettera al padre[4])
  • L'Italia è un'espressione geografica.[5]
Italien ist ein geographischer Begriff
  • La Santa Alleanza non fu se non l'espressione dei sentimenti dell'Imperatore Alessandro; e sbocciò scaldata dall'alito del Bergasse[6] e della signora di Krüdener.[7]
  • Niente è singolare come questa reliquia, vecchia di diciassette secoli. La sorte sembra averla sepolta per dare alle generazioni future un'idea completa delle abitudini romane. La ventesima parte di Pompei appena è riportata alla luce. Si passeggia nell'anfiteatro, nel foro, nella basilica, in due teatri, uno per la tragedia, l'altro per la commedia, in quattro templi, fra i sepolcri; si percorrono tre strade sul loro antico selciato, si entra in più di cento negozi e case, alle cui porte si trova scritto il nome del proprietario, e tutti questi luoghi sono nello stesso stato in cui erano il giorno in cui furono inghiottiti. Gli altari dei templi e le tombe sono nuove come in una laboratorio di scultura; la città è spaziosa abbastanza per aver contenuto da trenta a quarantamila abitanti; i templi, il foro ed i teatri sono belli come potevano esserlo in una capitale romana e come dovrebbero esserlo in quelle della Cristianità. Siamo tutti uomini di assai cattivo gusto nel 1819.
Rien n'est curieux comme cette relique, vieille de dix-sept siècles. Le sort semble l'avoir ensevelie pour donner aux générations futures une idée complète des habitudes romaines. C'est à peine si la vingtième partie de Pompei est déblayée. On se promène dans l'amphitéâtre, au forum, dans la basilique, dans deux théâtres, l'un pour la tragédie, l'autre pour la comédie, dans quatre temples, au milieu des tombeaux; on parcourt trois rues sur leur antique pavé, on entre dans plus de cent boutiques et maisons, aux portes desquelles se trouve écrit le nom du propriétaire, et tous ces lieux sont comme le jour où ils ont été engloutis. Les autels des temples et les tombeaux sont neufs comme dans un atelier de sculpture; la ville est assez spacieuse pour avoir contenu de trente à quarante mille habitants; les temples, le forum et les théâtres sont beaux comme ils pouvaint l'être dans une capitale romaine et comme ils devraint l'être dans celles de la Chrétienté. Nous sommes tous gens de bien mauvais goût en 1819.[8]
  • Questo Vesuvio, mia buona amica, è uno spettacolo imponente ed augusto. Sfortunatamente non posso vederlo dalla mia finestra; lo si vede però da qualsiasi posto, anche solo a cento passi dalla mia casa, come un immenso fanale nella notte. Una forte eruzione come quella del 1814, per esempio, deve essere uno spettacolo incredibile. La montagna è così vicina alla città, ed il pendio vi porta in modo così diretto che la formazione di un nuovo cratere, e ogni eruzione ne forma uno nuovo, la metterà in gran pericolo. I napoletani, del resto, non ci pensano; sono come i marinai, che dimenticano che solo una tavola li separa dall'abisso, e si è tentati di dimenticare, al cospetto di una natura tanto bella e ridente, come il pericolo possa essere anche ravvicinato dal godimento.[9]
  • Qui sareste la creatura più felice del mondo. Tutto ciò che la natura ha fatto di più bello, di più maestoso e di più incantevole è versato qui a torrenti, su tutto ciò che si vede, si sente e si tocca.[10]
  • Sire, voi siete perduto. Ne avevo la sensazione quando sono venuto qui – ora che me ne vado ne sono certo.[11]
  • Un popolo per metà barbaro, di un'ignoranza assoluta, di una superstizione senza limiti, ardente e passionale come sono gli africani, un popolo che non sa leggere né scrivere e di cui l'ultima parola è il pugnale, offre bel soggetto per l'applicazione dei principi costituzionali.[12]


Dalle lettere alla Contessa di Lieven

Citato in Arthur Herman Metternich, traduzione di Giorgio Liebman dall'Oglio Editore, Milano 1958

  • Con voi, sono stato quello che sono raramente, assolutamente sincero sin dal primo momento della nostra relazione. (Aquisgrana, 20 novembre 1818)
  • È impossibile vedervi partire senza dirvi quello che sento. La storia della nostra vita è compendiata in pochi momenti. Vi ho trovato solo per perdervi.
  • Quello che mi lega a voi è la tranquillità intima che non mi lascia dubbio sulla perfetta identità dei nostri pensieri. (Bruxelles, 27 novembre 1818; citato in Harold Acton)
  • Per me una persona è tutto, o nulla. La mia anima non è suscettibile di un mezzo sentimento o di un mezzo pensiero.
  • L'anima che ha fatto naufragio non afferra la tavola che può salvarla; afferra quella che trova a portata di mano e affoga!
  • Voi sentite un vuoto interno che desiderate colmare. Vostro marito è gentile, fedele, ma non è quello che dovrebbe essere un marito – l'arbitro del destino della propria moglie. (Bruxelles, 28 novembre 1818)
  • Non mi obbilgate più oltre ad essere solo al mondo. (Tirlemont, 28 novembre)
  • Voi conoscete il mio cuore, ma non la storia della mia vita. Quale campo da esplorare, quello di un'intera vita! (Coblenza, 1° dicembre 1818)
  • Ho venti difetti, ma la presunzione non è fra questi venti. (Coblenza, 1° dicembre 1818)
  • Non sono mai stato infedele; la donna che amo è la sola al mondo per me. Quando non amo, prendo una bella donna, che apprezzi qualsiasi cosa, tranne l'amore. (Coblenza, 1° dicembre 1818)
  • Sapete quello che costiruisce il fascino inesprimibile che possedete ai miei occhi? È che mi comprendete. (Donauwoerth, 6 dicembre 1818)
  • Io amo, oppure non amo. Amo, quando una persona mi colpisce in tutti i sensi, quando quella persona siete voi. (Monaco, 7 dicembre 1818)
  • Tutto è semplice nel sentimento che provo, come in tutto quello che dura, tutto quello che resiste al tempo, all'assenza, agli ostacoli. Questo è il legame che ci unisce. (Vienna, 14 dicembre 1818)
  • Quando una persona ama non vi sono due vie, perché uno non ha due cuori. (Vienna, 14 dicembre 1818)
  • Il giorno in cui vi vedrò, invece di scrivervi, sarò felice. Me lo credete, cara Dorotea? (Vienna, 18 dicembre 1818)
  • Di tutte le realtà, la più forte per me è l'amore. Sono certo che quelli che credono esservi bisogno della illusione in amore, non sono abbastanza forti per conoscere l'amore... (Vienna, 20 dicembre 1818)
  • Quello che mi dite, l'ho detto anch'io; quello che avete sentito l'ho amato; quello che avete desiderato lo desidero, quello che temete, lo temo; la vostra presenza, infine, è la mia. Quanta felicità vi è in tutto questo! (Vienna, 22 dicembre 1818)
  • La cosa più importante è quella d'essere compreso, una felicità davvero rara, quando uno sotto nessun aspetto è simile agli altri uomini. Come sono stato compreso poco nel corso della mia vita – quanto poco!... (Vienna, 25 dicembre 1818)
  • Uno non può divenire differente da quello che è. Nessun germe si sviluppa, se prima non esiste. (Vienna, 25 dicembre 1818)
  • È la mia anima che vi ha scelto, non i miei occhi.
    È il mio cuore che vi ama, non la parte materiale di me stesso. (Vienna, 2 gennaio 1819)
  • Credete che io ami soltanto materialmente e che subordini una singola sfumatura di quell'«esprit de coeur», che solo può trafiggermi, alla forma di due occhi, collocati sopra un bel nasino? Se lo credete, non mi conoscete. Se lo temete, ancora non mi conoscete. Se non credete quello che vi dico, allora non mi amate. (Vienna, 3 gennaio 1819)
  • Sapete quello che spesso mi disturba in una relazione come la nostra? Il pensiero che un indiscreto lettore possa trovare che le mie lettere sono simili, all'eccesso, a quelle di tutti gli innamorati. (Vienna, 7 gennaio 1819)
  • Vi amo come la vita stessa. Soddisfo un impulso, amandovi e dicendovelo. (Vienna, 7 gennaio 1819)
  • Comprendete la mia felicità nel potervi considerare parte di ciò che è mio, e di non dovervi guardare come un estraneo? (Vienna, 8 gennaio 1819)
  • Nulla atterrisce quanto la distanza. Voi potreste essere morta ed io non lo saprò abbastanza presto per morire. (Vienna, 15 gennaio 1819)
  • Quando uno è pari a me, non vi è timore per il domani. L'oggi è semplicemente più del domani, non meno... (Vienna 30 gennaio 1819)
  • Tutto qui spira grandezza, gusto, umanità, purezza, e bellezza, nel più alto grado. Credo che sarei più felice qui con voi, che in qualsiasi altro luogo. Ciò è il massimo elogio che io possa fare a questa città. Non so se voi amiate pitture, statue, bronzi, marmi antichi di tutte le qualità. Lo credo, perché lo desidero. (Firenze, 16 marzo 1819)
  • Il pericolo mi stimola all'azione. (Firenze, 21 marzo 1819)
  • L'uomo che voi oggi amate è una pietra di confine, posta dov'è per fermare coloro che corrono all'impazzata. (Firenze, 21 marzo 1819)
  • La mia anima è sopra il pregiudizio: non credo di averne. (Firenze, 21 marzo 1819)
  • Non sono mai tanto coraggioso come quando è necessaria la forza. (Firenze, 21 marzo 1819)

Citazioni su Klemens von Metternich

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  • [Apparteneva] a quel piccolo gruppo di anime incontestabili, che a dispetto dell'inferno e di tutti i suoi satelliti, pure vivevano su questa terra esecrata e profonda ..., Nessuna disgrazia poteva atterrarlo, nessun tiranno forzarlo all'obbedienza. (Friedrich von Gentz)
  • Fra questi [partecipanti al Congresso di Vienna] primeggiava Metternich, anima del congresso, braccio destro dell'imperatore, ministro della coalizione, presidente dell'assemblea, ispiratore dei politici più influenti d'Inghilterra e di Russia, fautore degl'intrighi di Talleyrand, e di Montgelas. Con tanti titoli, chi altri avrebbe potuto andargli innanzi? E già fin d'allora non mancò chi, deplorando un tal fatto, previde com'egli colle sue astuzie, e co' suoi tranelli, non meno che colla sua mediocrità e leggerezza, avrebbe reso sterili tutti i fecondi risultati che si attendevano dal Congresso. (Georg Gottfried Gervinus)
  • Questo frutto tardivo del XVIII secolo era un illuminato, ma un illuminato assolutista, che voleva conservare la monarchia e la struttura feudale della società e dosare il progresso in quantità sempre più piccole, perché in lui si era radicata l'opinione che se si chiedeva il dito mignolo si voleva poi l'intera mano e che ogni riforma liberale avrebbe sicuramente portato alla rivoluzione nazionalista o socialista, e cioè al crollo dell'Austria e dell'Europa. (Franz Herre)
  • Qui giace, per la sua fama troppo tardi, | il Don Chisciotte della legittimità, | che vero e falso a piacer suo contorse, | dapprima agli altri, poi mentì a se stesso, | da furfante, pazzo divenne coi capelli grigi, | poiché finì per credere alle proprie menzogne. (Franz Grillparzer)

Note

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  1. Da Memorie, Ed. Bonacci, 1991.
  2. Citato in Harold Acton, Gli ultimi Borboni di Napoli, Giunti Editori, Firenze.
  3. Citato in Gabriele Nicolò, Duecento anni fa si chiudeva il Congresso di Vienna, Osservatore Romano, 9 giugno 2015.
  4. a b c Citato in Arthur Herman, Metternich, dall'Oglio editore, Milano, 1958.
  5. In Lettere, 19 novembre 1849.
  6. Nicolas Bergasse (1750 – 1832), giurista, filosofo e politico francese.
  7. Citato in Ferdinando Martini, Di palo in frasca, E. Sarasino librajo editore, Modena, 1890, p. 140.
  8. Da Mémoires, documents et écrits divers laissés par le prince de Metternich, chancelier de cour et d'état laissés par le Prince de Metternich chancelier de la Cour et d'État Publiés par son fils le Prince Richard von Metternich, classés et réunis par M. A. De Klinkowstrœm, Deuxième partie, L'Ère de paix, (1816-1848), vol. III, E. Plon et C.ie, Parigi, 1881 pp. 206-207
  9. Citato in Paolo Gasparini e Silvana Musella, Un viaggio al Vesuvio. Il Vesuvio visto attraverso diari, lettere e resoconti di viaggiatori, traduzioni, dove non diversamente indicato, di Paolo Gasparini e Silvana Musella, Liguori, Napoli, 1991, p. 239. ISBN 9788820720896
  10. Da una lettera alla madre, 21 maggio 1819; citato in Napoli nobilissima, vol. I, Arturo Berisio editore, 1970.
  11. Da un colloquio con Napoleone Bonaparte; citato in Herbert Fisher, Napoleone.
  12. Citato in Napoli e Napoleone. L'Italia meridionale e le rivoluzioni europee, traduzione e cura editoriale di Pasquale Palmieri, Rubettino, Soveria Mannelli, 2014, p. 340

Bibliografia

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  • H. A. L. Fisher, Napoleone (Napoleon), traduzione di G. Paganelli-Aventi, Cappelli, 1964.

Voci correlate

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Altri progetti

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