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Un uomo per tutte le stagioni (film 1966)

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Un uomo per tutte le stagioni
Paul Scofield in una scena del film
Titolo originaleA Man for All Seasons
Lingua originaleinglese, latino
Paese di produzioneRegno Unito
Anno1966
Durata120 min
Rapporto1,85:1
Generestorico, drammatico
RegiaFred Zinnemann
SoggettoRobert Bolt (pièce teatrale)
SceneggiaturaRobert Bolt
ProduttoreFred Zinnemann
Produttore esecutivoWilliam N. Graf
Casa di produzioneColumbia Pictures, Highland Films
FotografiaTed Moore
MontaggioRalph Kemplen
MusicheGeorges Delerue
ScenografiaJohn Box, Terence Marsh
CostumiElizabeth Haffenden, Joan Bridge
TruccoEric Allwright, George Frost
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Un uomo per tutte le stagioni (A Man for All Seasons) è un film del 1966 diretto da Fred Zinnemann, tratto dall'opera teatrale di Robert Bolt, adattata per il cinema dallo stesso autore, vincitore di sei Premi Oscar, tra cui quelli per il miglior film e il miglior regista.

L'attore shakesperiano Paul Scofield, già protagonista dell'originale produzione teatrale del 1960 presentata nel West End londinese e della produzione presentata l'anno successivo a Broadway, che gli valse il Tony Award, riprese il fortunato ruolo in questa versione cinematografica ottenendo un altrettanto grande successo, dimostrato dagli svariati riconoscimenti ricevuti, tra cui l'Oscar, il Golden Globe e il BAFTA.

Nell'Inghilterra del Cinquecento Thomas More, filosofo illuminato e uomo integerrimo, si rifiuta di accondiscendere al re Enrico VIII che vuole divorziare dalla moglie, Caterina d'Aragona, per sposare Anna Bolena. La prima parte del film è ambientata nel 1529. Il cardinale Thomas Wolsey, Lord Cancelliere d'Inghilterra, convoca Thomas More ad Hampton Court per chiedergli collaborazione nel risolvere il problema del divorzio del sovrano dalla prima moglie. More è incline ad avviare una trattativa diplomatica con la Santa Sede per ottenere un annullamento, ma Wolsey vuole accelerare i tempi, facendo pressione sulla Chiesa, in particolare agendo sulla tassazione dei suoi possedimenti in terra inglese. More rifiuta la proposta del cardinale e torna a casa.

All'uscita dal palazzo riceve una serie di suppliche relative a casi giudiziari discussi nel tribunale di cui è presidente. Nell'occasione dimostra notevole integrità morale, rifiutando regali e tentativi di corruzione. Tiene per sé solo un calice d'argento, di cui cerca di disfarsi durante il ritorno in barca verso Chelsea. Giunto a casa, trova il giovane Richard Rich, un intellettuale scaltro e ambizioso, ansioso di ottenere una raccomandazione da Sir Thomas per avviare la sua carriera politica. More, conoscendone l'indole, lo ritiene inadatto e gli suggerisce la carriera accademica. Thomas afferma che la politica sottopone gli uomini ai ricatti e alla corruzione, e mostra a Rich il calice d'argento. Rich lo terrà per sé, con la scusa di venderlo e di comprarsi un vestito nuovo.

Thomas incontra il fidanzato della figlia Margaret, William Roper, con cui ha un acceso confronto, e gli impedisce di frequentare la figlia fino a che non avrà ritirato l'appoggio alle tesi di Martin Lutero. Pochi mesi dopo il cardinale Wolsey, accusato di alto tradimento, viene sostituito come Lord Cancelliere da More, e muore mentre viene condotto prigioniero nella Torre di Londra. Nonostante le insistenze del sovrano, More non intende cedere sul divorzio, confutando abilmente le argomentazioni teologiche proposte da Enrico VIII.

Nel frattempo Thomas Cromwell, segretario di Wolsey, trama contro More per prenderne il posto e decide di sfruttare le ambizioni del giovane Rich. Nel 1532, incapace di reggere il confronto con il re, More si dimette da Lord Cancelliere. Il suo successore Cromwell, insieme all'arcivescovo Thomas Cranmer, assecondano i desideri di Enrico VIII, facendo approvare l'Atto di Supremazia e approvando le seconde nozze con Anna Bolena. More, per non compromettersi, sceglie di ritirarsi dalla vita politica e di non proferire parola su quanto accaduto. Il silenzio di More viene interpretato come un'opposizione al re. Dopo essersi rifiutato di prestare giuramento di fedeltà a Enrico VIII in quanto Capo della Chiesa, More viene arrestato e rinchiuso nella Torre. More si difende brillantemente dalle accuse che gli vengono rivolte, ma viene condannato per lo spergiuro di Rich, che in cambio riceve da Cromwell la carica di Procuratore Generale del Galles. Il film si conclude con l'esecuzione di Sir Thomas, "fedele servitore del re, ma prima di Dio".

  • Il titolo del film (così come la pièce teatrale sempre di Bolt) è ispirato a Robert Whittington, un contemporaneo di More, che nel 1520 scrisse di lui:
"Thomas More ha l'intelligenza di un angelo e una singolare sapienza: / non ne conosco l'eguale. / Perché, dove trovare tanta dolcezza, umiltà, gentilezza? / E, secondo che il tempo lo richieda, una grave serietà o una straordinaria allegrezza: / un uomo per tutte le stagioni".
  • Tale definizione di Whittington ha contribuito a consolidare l'immagine di More come massimo esempio di integrità morale, di uomo che rimane fedele ai propri principi e alla propria fede in qualunque circostanza pur adattandosi a essa, a "tutte le stagioni" appunto. Per questa definizione famosa, sia la pièce che il film ritraggono More come un eroe tragico, motivato da un'ardente fede cattolica, invidiato dai suoi rivali, profondamente amato dalla sua famiglia e rispettato dalla gente comune.

Riconoscimenti

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Nel 1999 il British Film Institute l'ha inserito al 43º posto della lista dei migliori cento film britannici del XX secolo.[1]

Collegamenti con altre opere

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La pièce teatrale di Robert Bolt ha avuto nel 1988 un omonimo adattamento televisivo, diretto ed interpretato da Charlton Heston.

  1. ^ (EN) The BFI 100, su bfi.org.uk. URL consultato il 18 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2009).

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN316752028 · LCCN (ENn98049184 · GND (DE1099468973 · BNE (ESXX5268994 (data) · BNF (FRcb164604946 (data) · J9U (ENHE987010857638605171
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