Triangolo industriale
Il triangolo industriale è un'area fortemente industrializzata e attiva corrispondente al triangolo con vertici in alcune città. Per antonomasia si riferisce a quello Torino-Milano-Genova.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Torino-Milano-Genova
[modifica | modifica wikitesto]Il primo triangolo industriale italiano (chiamato anche To-Mi-Ge) è quello del nord-ovest d'Italia corrispondente ai vertici di Torino, Milano e Genova. È in quest'area che tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo prese piede l'industrializzazione su larga scala dell'economia italiana. L'industrializzazione era finanziata dalle due banche universali di modello tedesco, la Banca Commerciale Italiana ed il Credito Italiano. La politica di questi istituti di credito era quella di spingere i gruppi industriali da loro finanziati verso un processo di concentrazione di modello tedesco, che, oltre alla concentrazione verticale delle diverse fasi produttive, comprendeva anche una concentrazione territoriale. Fu tale dinamica che portò alla nascita del triangolo industriale del Nord-Ovest[1], in cui gruppi come Fiat, Ansaldo e Breda fecero crescere le rispettive città, trasformandole in metropoli industriali.
Nel dopoguerra il triangolo industriale, concentrando la maggior parte dell'offerta di lavoro, divenne un'area di forte immigrazione interna proveniente dalle altre aree d'Italia, centro, sud e nord-est, fino a ben oltre gli anni sessanta del cosiddetto miracolo economico. Caratteristiche di questo triangolo industriale sono state l'industria siderurgica e l'industria metalmeccanica in forme di medie e grandi aziende.
Venezia-Padova-Treviso
[modifica | modifica wikitesto]Negli anni 1980 e 1990, in concomitanza alla terziarizzazione dell'economia italiana, si inizia a parlare del triangolo del nord-est (Venezia, Padova, Treviso) caratterizzati dalla diffusione, spesso in forma di PMI, di aziende manifatturiere e di servizi.
Milano-Bologna-Treviso
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la crisi economica del 2008-09 il Triangolo industriale italiano è considerato Milano-Bologna-Treviso. Confindustria Padova e Unindustria Treviso calcolano che il “Nuovo Triangolo Industriale italiano” nel cuore dell’Europa con un PIL di 324 miliardi di Euro, come quello della Danimarca, 53 miliardi di valore aggiunto manifatturiero, come il PIL del Belgio. Con Varese e Venezia, il valore del PIL sarebbe quello dell’Austria e il valore aggiunto manifatturiero di 63 miliardi, ovvero il PIL della Svezia. Se fosse una nazione sarebbe la sesta nazione europea per PIL e la quarta per valore aggiunto manifatturiero.[2]
Bari-Brindisi-Taranto
[modifica | modifica wikitesto]La maggior parte degli insediamenti industriali situati nel triangolo Bari - Brindisi - Taranto, sono industrie per la produzione dell'acciaio e per raffinare il petrolio, nonché l'industria tessile e della plastica. Ci sono anche stabilimenti vinicoli, conservieri, del tabacco e dell'olio.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Alessandro Aleotti, Borsa e industria. 1861-1989: cento anni di rapporti difficili, Milano, Comunità, 1990, pagg. 59-60
- ^ IL NUOVO TRIANGOLO INDUSTRIALE/ Milano-Treviso-Bologna: al 6º posto del Pil europeo, su ilsussidiario.net. URL consultato il 28 gennaio 2021 (archiviato il 2 febbraio 2021).
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- TORINO: NASCITA DEL TRIANGOLO INDUSTRIALE. L`ITALIA SI AFFACCIA AL NOVECENTO, su raistoria.rai.it (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2012).