Terremoto del reatino del 1298
Terremoto del reatino del 1298 | |
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Data | 1º dicembre 1298 |
Magnitudo Richter | 6,26 |
Magnitudo momento | 6,26[1] |
Distretto sismico | Monti Reatini[1] |
Epicentro | Leonessa 42°34′30″N 12°54′07.2″E |
Stati colpiti | Stato Pontificio |
Intensità Mercalli | IX - X[1] |
Vittime | ? |
Posizione dell'epicentro
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Il terremoto del Reatino del 1298 fu un sisma che si verificò in Italia centrale nel 1298 e interessò principalmente i territori di Rieti e Spoleto. Insieme al terremoto del 1898, si tratta dell'evento più distruttivo nella storia sismica di Rieti tra quelli con epicentro locale.[2][3]
Eventi
[modifica | modifica wikitesto]Si ha notizia del terremoto grazie al resoconto di numerosi storici contemporanei e non: l'avvenimento viene citato da Giovanni Villani, Bernardo Gui,[4] Platina, Panvinio[5] e Chacón;[6] in particolare è menzionato in molte fonti storiche dai biografi dei pontefici per via del coinvolgimento di papa Bonifacio VIII.[7]
Tuttavia, come per la maggior parte dei terremoti antichi, sono scarsamente documentate le conseguenze e i danni provocati.[3]
La scossa principale si verificò probabilmente il 1º dicembre 1298,[1] anche se altre fonti riportano date diverse come il 20 novembre[8] o il 10 novembre.[9] Ebbe epicentro sui Monti Reatini, tra i centri di Leonessa (RI) e Polino (TR). Fu preceduta il 30 novembre da una scossa di minore intensità (magnitudo 4,4) con epicentro a Rieti[10] e fu seguita da forti repliche che durarono per circa sei mesi; secondo le cronache dell'epoca le scosse di assestamento erano così forti da sbattere a terra le persone.[11]
Leonessa fu una delle città più gravemente colpite: crollarono numerosi edifici,[11] tra cui la chiesa e il convento di San Francesco (odierna sede del Museo Civico).[12] Conseguenze gravissime si ebbero anche a Poggio Bustone, dove furono registrati danni pari al IX-X grado della scala Mercalli:[1] secondo le cronache dell'epoca, il paese «fu rovinato dalle fondamenta» e morirono 150 persone.[13]
Il castello di Vetranola, nei pressi di Monteleone di Spoleto, fu completamente raso al suolo e dovette essere abbandonato. Nel 1302 il borgo fu ricostruito, ma si scelse di riedificarlo in posizione diversa, nella speranza di renderlo meno vulnerabile ai terremoti[14] (la speranza fu però vana: l'abitato sarà nuovamente distrutto, stavolta definitivamente, nel terremoto del 1328[15]).
A Rieti e a Spoleto il terremoto provocò gravi danni, pari all'ottavo grado della scala Mercalli.[1] A Rieti molti edifici crollarono ed altri furono danneggiati gravemente, in particolare il Palazzo Papale e le torri.[7] I segni delle riparazioni effettuate in seguito al terremoto sono ancora oggi visibili su Palazzo Potenziani.[16]
Un illustre testimone del sisma fu Papa Bonifacio VIII, che in quel momento si trovava a Rieti (la città era stata più volte sede papale durante il XIII secolo). Le cronache del tempo riportano che, al momento della scossa, il pontefice stesse celebrando messa in Cattedrale e che fu tanto spaventato da fuggire per la campagna in modo ben poco onorevole, con i paramenti sacri ancora indosso.[8] Il papa fu costretto a rifugiarsi in una tenda da campo, allestita nel chiostro del convento dei Domenicani.[17][18]
Il terremoto, come anche la contemporanea apparizione di una grande cometa, fu considerato dall'opinione pubblica dell'epoca una punizione divina nei confronti di Bonifacio VIII, che in quegli anni stava conducendo una sanguinosa lotta per il potere contro i Colonna, e un segno di future sventure personali.[19][6]
In seguito al sisma, lo stesso pontefice promosse in prima persona una serie di interventi per la ricostruzione e il consolidamento degli edifici danneggiati a Rieti.[17][18] Tra questi, si ricorda l'Arco di Bonifacio VIII, edificato per consolidare il vicino Palazzo Papale.[17][18]
Il terremoto provocò danni anche a Subiaco e fu avvertito fino alle Marche, a Verona,[20] a Forlì e a Roma.[7] A Todi, per paura del terremoto, la maggior parte della popolazione abbandonò le città rifugiandosi nelle campagne.[21]
Il terremoto provocò globalmente moltissime vittime[11] anche se il numero totale non è noto.[9]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f INGV, Evento 12981201_0000_000, in Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani 2015-Database Macrosismico Italiano 2015. URL consultato il 18 agosto 2017.
- ^ (IT) (EN) Valerio Comerci, Diego Molin, Federico Pasquaré Mariotto, Leonello Serva, Risposta sismica dell'area urbana di Rieti in occasione del terremoto del 27 giugno 1898 nel bacino di Vazia (RI), su Bollettino - Societa Geologica Italiana, 01/2003. URL consultato il 5 novembre 2015.
- ^ a b R. Camassi, Il terremoto di riferimento: la sequenza, storia sismica, pericolosità (PDF), su INGV, p. 18. URL consultato il 17 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2017).
- ^ Pompeo Sarnelli, Lettera XXXIX - Perché dalla venuta di Cristo al mondo siano più frequenti i terremoti, in Lettere ecclesiastiche di monsignor Pompeo Sarnelli vescovo di Biseglia tomo terzo, stamperia di Felice Mosca, 1702, p. 189.
- ^ Platina, Onofrio Panvinio, Historia de vitis pontificum Romanorum, 1568, p. 245.
- ^ a b Alfonso Chacón, Vitae et res gestae pontificum romanorum, vol. 1, 1630, p. 806., citato anche da Pompeo Angelotti, Descrittione della città di Rieti, 1635, p. 81.
- ^ a b c Microzonazione sismica livello 1 (PDF), su Sito istituzionale del Comune di Rieti, p. 33-34. URL consultato il 19 agosto 2017.
- ^ a b Touring Club Italiano, Guida rossa d'Italia - Lazio, quarta edizione, Milano, 1981, p. 431.
- ^ a b http://www.parrocchiadiantrodoco.it/doc/Terremoti_e_strutture_geologiche_dell'Italia_centrale.pdf
- ^ INGV, Evento 12981130_0000_000, in Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani 2015-Database Macrosismico Italiano 2015. URL consultato il 18 agosto 2017.
- ^ a b c I terremoti nel Medioevo, su Festival del Medioevo. URL consultato il 18 agosto 2017. che cita Mario Baratta, I terremoti d'Italia, Torino, F.lli Bocca editori, 1901, p. 42-43.
- ^ La sede, ex convento di San Francesco, su Museo Civico di Leonessa. URL consultato il 20 agosto 2017.
- ^ Giuseppe Agamennone, I terremoti nel corso inferiore del fiume Velino (PDF), in Atti della Reale Accademia dei Lincei, anno CCXCV, serie quinta, volume VII, 1898, p. 90, nota a piè di pagina n. 3. URL consultato il 17 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2017).«Era venuto in Rieti con la sua Corte papa Bonifacio VIII, ed il 20 novembre, mentre egli, i cardinali e grandissima moltitudine di gente erano nella cattedrale, si ebbe lo spavento di un violentissimo terremoto. La chiesa parve dovesse crollare. Tutti fuggirono atterriti, fuggì lo stesso Bonifacio in abito pontificale ed andò ad alloggiare fuori della città, nel prato adiacente al chiostro dei frati Predicatori. Nei giorni seguenti si i ripeterono le scosse, si aprirono le pareti degli edifizi cadendo in più luoghi e diroccandosi le torri. Perirono fra le rovine innumerevoli cittadini. Anche i castelli del contado furono miseramente danneggiati e quello di Poggio Bustone fu rovinato dalle fondamenta colla morte di 150 abitanti. E giorno e notte, usciti dalla città e dai castelli gli abitanti andarono errando per l'aperta campagna, e cadevano, dice il biografo del papa, uomini e giumenti, tremando spessissimo e fortemente la terra.»
- ^ Mauro Zelli, Narnate: storia di un territorio di frontiera tra Spoleto e Rieti, 1997, p. 107, ISBN 9788870629668. che cita Achille Sansi, Storia del Comune di Spoleto, pag. 129-130
- ^ Chiesa della Madonna delle Grazie, su La Valnerina. URL consultato il 18 agosto 2017.
- ^ AA. VV., Rieti - Percorsi tra ambiente, storia, cultura, Fondazione Varrone, 2007, p. 200.
- ^ a b c Roberto Lorenzetti, Che cosa ci insegna la storia: terremoti nel Reatino dal Medioevo a oggi, su ilmondodegliarchivi.org, 24 novembre 2016. URL consultato il 18 agosto 2017.
- ^ a b c LA CITTA', su Rieti 2000. URL consultato il 6 novembre 2015.
- ^ BONIFACIO VIII E LA DISTRUZIONE DI PALESTRINA, su passaggilenti.com. URL consultato il 19 agosto 2017.
- ^ Margherita Albertoni, Maria dell'Era, Palazzo Senatorio: lavori di restauro, in Bollettino dei Musei Comunali di Roma, Gangemi Editore, 2011 - anno XXV nuova serie, p. 108, nota a piè di pagina n. 45.
- ^ Memorie e manoscritti, su Osservatorio sismico Andrea Bina - Perugia. URL consultato il 19 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2017). che cita Giuliana Italiani, Cronache di Todi - Secoli XIII-XVI, Firenze, La Nuova Italia editrice, 1979, p. 143.