[go: up one dir, main page]

Vai al contenuto

Townes Van Zandt

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Townes Van Zandt
Townes in Concerto al "Kult" di Niederstetten (Germania) il 23/11/1995
NazionalitàStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
GenereAmericana[1]
Folk[1]
Country rock[1]
Progressive country[1]
Musica d'autore[1]
Blues
Periodo di attività musicale1965 – 1996
Strumentovoce, chitarra
Album pubblicati31
Studio13
Live18
Raccolte9
Opere audiovisive4
Sito ufficiale

Townes Van Zandt, all'anagrafe John Townes Van Zandt (Fort Worth, 7 marzo 1944Smyrna, 1º gennaio 1997), è stato un cantautore statunitense. Personaggio dal carattere schivo e malinconico, pur non avendo ottenuto clamorosa popolarità rimase sempre una figura di culto nella musica country statunitense e fu molto apprezzato dalla critica.[1][2]

Nacque in una ricca famiglia texana impegnata nel commercio del petrolio. La famiglia cambiò residenza molte volte per questioni d'affari. Ciò lo allontanò dal senso di appartenenza nei confronti della propria terra d'origine. Fu studente modello. Durante gli anni all'Università cominciò però a soffrire di psicosi maniaco-depressiva. E fu allora che, dopo un tentativo di suicidio, venne rinchiuso in un istituto psichiatrico a Galveston e sottoposto per tre mesi al trattamento da shock di insulina, il quale gli provocò dapprima grossi problemi alla memoria e poi lo fece cadere nel consumo e nella dipendenza da alcool e droghe.[1]

Tra il 1965 e il 1966 iniziò l'attività da musicista suonando in piccoli locali nella zona di Houston in Texas, dove fece conoscenza con i più grandi cantautori texani di country e blues tra cui Guy Clark, che divenne suo amico personale, Jerry Jeff Walker, e Lightnin' Hopkins.[1] Dopo un concerto Mickey Newbury lo convinse a trasferirsi a Nashville dove lo presentò al suo futuro produttore Jack Clement. Nel 1967 Van Zandt fu coinquilino di Roky Erickson, cantante della band di rock psichedelico 13th Floor Elevators[3] il quale insistette affinché suonasse il basso nel suo gruppo nonostante egli avesse sempre suonato la chitarra. Fece un provino per la band ma venne respinto per l'opposizione di Tommy Hall, membro del gruppo[4]. Nel 1968 pubblicò il primo disco For the Sake of the Song: First Album, album ancor troppo acerbo e con un eccessivo lavoro di produzione musicale. Gli anni dal 1969 al 1972 furono quelli più prolifici, videro infatti la pubblicazione di cinque album e contribuirono a crearne il mito tra gli amanti della canzone d'autore.[1] Nel 1975 apparve nel documentario Heartworn Highways assieme a Steve Earle e Guy Clark. Nel 1977 venne pubblicato Live at the Old Quarter, Houston, Texas, doppio album dal vivo registrato nel 1973 in un locale molto piccolo. Questa è tuttora considerata una delle sue prove migliori.[5][6]

A metà degli anni Settanta Van Zandt si separò dal suo manager di lunga data Kevin Eggers[7] sostituendolo con John Lomax III (nipote del famoso storico della musica folk John Lomax) il quale creò anche un fan club di ammiratori di Van Zandt[8]. Nonostante il club venne solo sponsorizzato da piccoli annunci su riviste musicali, Lomax cominciò a ricevere centinaia di lettere da tutto il mondo da parte di persone che si dichiararono infatuati da Van Zandt, dal suo stile e dalla sua musica, alcune di queste raccontavano di come la musica di Van Zandt gli avesse dato sostegno nell'affrontare gravi casi di depressione[8]. In 1978 l'artista licenziò Lomax e ingaggiò nuovamente Eggers firmando per la sua nuova etichetta, la Tomato Records e l'anno successivo pubblicò l'album Flyin' Shoes[7]. Dopo questo album Van Zandt rimase inattivo sul mercato per un decennio, continuando però a divenire una figura di culto e suonando abitualmente in bar e piccoli locali (spesso davanti ad un pubblico che non arrivava a cinquanta spettatori) riuscendo a suonare in posti più capienti e guadagnandosi anche sporadiche apparizioni televisive solo a partire dagli anni Novanta. Per la maggior parte degli anni Settanta Van Zandt visse una vita appartata in un luogo isolato del Tennessee in una baracca di legno col tetto in lamiera senza riscaldamento, acqua corrente o telefono recandovisi in città quasi esclusivamente per esibirsi[9].

Nel 1981 ottenne un notevole successo indiretto quando un suo brano, Pancho & Lefty, reinterpretato dal duo Willie Nelson/Merle Haggard raggiunse il primo posto nella classifica country di Billboard.[10] Un altro suo brano ottenne un buon successo, If I Needed You che cantato da Emmylou Harris, raggiunse il 3º posto della classifica country.

Come riferito dall'amica Susanna Clark, Van Zandt rifiutò più volte proposte di collaborazione da parte di Bob Dylan, il quale era suo grande fan, mentre Van Zandt pur amando le sue canzoni sopportava poco la sua fama e la sua personalità[11].

Nel 1990 aprì alcuni concerti dei Cowboy Junkies[12] che lo fecero conoscere alle generazioni più giovani.

Morì prematuramente il 1º gennaio 1997 per i postumi di una caduta dalle scale, mentre stava finendo di scrivere le canzoni di un nuovo album che sarebbe dovuto uscire per l'etichetta di Steve Shelley dei Sonic Youth.[13]

Dalla prima moglie ebbe un figlio che porta il suo stesso nome.[14]; mentre dalla terza moglie ebbe un figlio, William, e una figlia, Katie Belle.

Tra i musicisti che lo ispirarono possono essere annoverati, oltre al già citato Dylan: Elvis Presley, Woody Guthrie, Hank Williams, Jimmie Rodgers, Lefty Frizzell, Doc Watson, Peter La Farge, Mance Lipscomb, Lightning Hopkins, Blind Willie McTell, Muddy Waters, Bo Diddley e i Rolling Stones[15].

Mentre tra i musicisti che ha influenzato a sua volta e che talvolta hanno inciso cover di suoi brani possiamo elencare: Kris Kristofferson, Guy Clark [16], Billy Joe Shaver, Mickey Newbury (con il quale collaborò alla scrittura di alcune canzoni), Steve Earle[17], Justin Townes Earle, Elvis Costello, Willie Nelson, Merle Haggard, Blaze Foley, David Allan Coe, Ray Wylie Hubbard, Calvin Russell [18], Terry Allen, Joe Ely, Jimmie Dale Gilmore, Butch Hancock[19], Richard Dobson [20], Jason Molina [21], Mark Kozelek, Vic Chesnutt, Will Oldham, Jeff Tweedy, Richard Buckner [22], Mark Lanegan [23], Simon Joyner, Gurf Morlix, Rowland Howard, Robert Earl Keen [24], Nanci Griffith [25], Emmylou Harris, Lucinda Williams, Lyle Lovett, Rodney Crowell, Norah Jones, Colter Wall, i Meat Puppets [26], i Sonic Youth, i Mudhoney, i Cowboy Junkies, i Tindersticks [27], i Lemonheads, Kurt Vile, Devendra Banhart, Chelsea Wolfe [28], Gillian Welch[29], Lykke Li, Marissa Nadler, Laura Marling, Kevin Morby, Andrew Bird, Benjamin Tod[30], Jason Isbell, Hayes Carll[31], gli Amenra, i Cave In, Jake Smith[32] e molti altri ancora.

All'artista nel 2001 è stato dedicato un album tributo intitolato Poet: A Tribute to Townes Van Zandt con la partecipazione di molti artisti country rock tra i quali: Emmylou Harris, Cowboy Junkies, Willie Nelson, Nanci Griffith, Guy Clark, Lucinda Williams, Steve Earle, John Prine.[33]

Al Toronto International Film Festival del 2004 fu proiettato un film documentario sulla sua vita Be Here to Love Me: A Film About Townes Van Zandt diretto dalla regista Margaret Brown, pubblicato poi su DVD nel 2006.[34]

Dal 2004 si tiene in Italia, a Figino Serenza, un festival dedicato all'artista[35].

Nel 2009 il cantautore country texano Steve Earle reinterpreta i suoi brani nell'album tributo Townes[36].

  1. ^ a b c d e f g h i (EN) Kurt Wolff, Townes Van Zandt, su AllMusic, All Media Network.
  2. ^ The History of Rock Music. Townes Van Zandt: biography, discography, reviews, links
  3. ^ (EN) Interview with Roky Erickson, su vice.com. URL consultato il 28 dicembre 2021.
  4. ^ (EN) John Kruth, To Live's to Fly: The Ballad of the Late, Great Townes Van Zandt, Hachette Books, 24 marzo 2020, ISBN 978-0-306-87519-9. URL consultato il 28 dicembre 2021.
  5. ^ (EN) Mark Deming, Live at the Old Quarter, Houston, Texas, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 6 agosto 2010.
  6. ^ Tra i 500 dischi della storia del rock
  7. ^ a b (EN) Townes Van Zandt Biography, su AllMusic. URL consultato il 28 dicembre 2021.
  8. ^ a b Under the Radar - Interview with Margaret Brown, su web.archive.org, 22 maggio 2006. URL consultato il 28 dicembre 2021 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2006).
  9. ^ "The Way of the Gun – Living up to his famous father is a tall order for J.T. Van Zandt", in dallasobserver.com, October 24, 2002.
  10. ^ Pancho & Lefty - Merle Haggard, Willie Nelson | Awards | AllMusic
  11. ^ (EN) Robert Earl Hardy, A Deeper Blue: The Life and Music of Townes Van Zandt, University of North Texas Press, 2008, ISBN 978-1-57441-247-5. URL consultato il 28 dicembre 2021.
  12. ^ Townes Van Zandt Bio | Townes Van Zandt Career | CMT
  13. ^ (EN) Robert Earl Hardy, A Deeper Blue: The Life & Music of Townes Van Zandt, University of North Texas Press, 2008, ISBN 1-57441-247-7.
  14. ^ Rockzillaworld John Townes van Zandt II Interview By Marianne Ebertowski Archiviato il 24 luglio 2012 in Archive.is.
  15. ^ http://pnwpest.org/coopl/tvzfaq.html#4
  16. ^ https://amp.theguardian.com/film/2021/nov/08/guy-clark-susanna-clark-townes-van-zandt-documentary
  17. ^ https://www.nytimes.com/2009/05/10/arts/music/10decurtis.html
  18. ^ http://www.bookciakmagazine.it/calvin-russell-la-voce-di-tutti-i-perdenti-damerica/
  19. ^ https://lonestarmusicmagazine.com/8649-2/
  20. ^ https://thelongjourney.it/richard-dobson-amigos/
  21. ^ https://jasonmolina.bandcamp.com/album/jason-molina-the-townes-van-zandt-covers-7
  22. ^ https://www.covermesongs.com/2011/08/richard-buckner-brings-heartbreak-on-townes-van-zandt-cover.html
  23. ^ https://www.indieforbunnies.com/2010/10/13/isobel-campbell-mark-lanegan-hawk/
  24. ^ https://lonestar995fm.com/robert-earl-keen-talks-townes-van-zandt-ready-for-confetti-bad-country-love-songs/
  25. ^ https://www.pastemagazine.com/music/listen-up-the-whores-of-my-youth
  26. ^ https://www.iseehawks.com/news/meet-the-meat-puppets
  27. ^ https://scienceandfilm.org/articles/2920/minute-bodies-exclusive-interview-with-stuart-staples
  28. ^ https://www.undertheradarmag.com/interviews/my_favorite_album_chelsea_wolfe_on_townes_van_zandts_self-titled_album
  29. ^ https://www.austinchronicle.com/daily/music/2012-06-07/gillian-welch-qa/
  30. ^ https://www.thesleepingshaman.com/reviews/b/benjamin-tod-songs-swore-never-sing/
  31. ^ https://www.cleveland.com/entertainment/2016/06/hayes_carll_reinforces_townes.html
  32. ^ https://soflawedanddrunkandperfectstill.wordpress.com/2018/03/21/elliott-smith-to-me-was-the-beginning/
  33. ^ Amazon.com: Poet: A Tribute to Townes Van Zandt: Various Artists: Music
  34. ^ http://www.rootshighway.it/pneumonia/zandt_film.html[collegamento interrotto]
  35. ^ Townes Van Zandt - International Festival, su townesvanzandtfestival.com. URL consultato il 19 aprile 2018.
  36. ^ Amazon.com: Townes: Steve Earle: Music

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN56876870 · ISNI (EN0000 0001 0781 9607 · Europeana agent/base/63005 · LCCN (ENn94057255 · GND (DE134655877 · BNE (ESXX6420900 (data) · BNF (FRcb13959771s (data) · J9U (ENHE987007324599105171