[go: up one dir, main page]

Vai al contenuto

Simone Porzio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Simone Porzio

Simone Porzio o anche Simone Porta (Napoli, dicembre 1496 o 1497Napoli, 27 agosto 1554) è stato un medico e filosofo italiano.

Dopo aver studiato a Pisa sotto la guida di Agostino Nifo, seguì il maestro all'Università di Napoli, guadagnandosi stima e onori da parte degli intellettuali suoi concittadini. Scarsa in questi anni la sua produzione, limitata ai libelli sul celibato dei preti (De celibatu), sull'eruzione del Monte Nuovo (De conflagratione agri puteolani) e sul miracoloso caso di digiuno di una ragazza tedesca (De puella germanica).

Nel 1544 lasciò però Napoli, richiamato all'Università di Pisa da parte del duca Cosimo I de' Medici che gli garantì un alto stipendio e il ruolo di sopraordinario. In quegli anni Porzio compose le sue opere principali, fra cui il trattato di etica An homo bonus, vel malus volens fiat (1551) e in particolare il De mente humana (1551), nel quale sosteneva la mortalità dell'anima secondo un'esegesi alessandrista di Aristotele. Proprio queste sue dottrine mortaliste, troppo facilmente accostate e sovrapposte a quelle sostenute da Pietro Pomponazzi nel De immortalitate animae (1516), contribuirono a creare una falsa leggenda biografica affermatasi dopo la morte di Porzio, secondo la quale egli sarebbe stato allievo e quindi semplice epigono del Peretto.

In ogni caso, al di là di una innegabile tendenza materialista nella sua esegesi di Aristotele, evidente anche nella sua ultima opera, il De rerum naturalium principiis, la produzione di Porzio è caratterizzata anche da interessi teologici del tutto svincolati dalla filosofia peripatetica e che sono particolarmente evidenti nei due commenti al Pater Noster che compose fra 1538 e 1552, probabilmente non estranei ai fermenti evangelici della riforma italiana. Porzio tornò a Napoli nel 1552, dove lì morì nel 1554.

Simone Porzio fu il padre dello storico Camillo Porzio.

  • Eva Del Soldato, «Porzio, Simone», in Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012.
  • Daniela Castelli, Il "De conflagratione" di Simone Porzio: la collazione delle tre edizioni, un volgarizzamento e il ms. Phill.12844 dell´HRC di Austin, «Rinascimento meridionale», III, 2012, pp. 81–104;
  • Id., Tra aristotelismo, naturalismo e critica: Note in margine a Simone Porzio (1496-1554), in Critica e ragione/Critique et raison, Atti del convegno internazionale organizzato dall'Università di Napoli «L'Orientale», in collaborazione con l'IISF (Napoli) e l'Université de Bourgogne (Dijon), Napoli 14-15 Nov. 2008, a cura di Lorenzo Bianchi e Alberto Postigliola, Napoli, Liguori 2011, pp. 33–50;
  • Id., Simone Porzio e il "De puella germanica": echi italiani di un dibattito europeo, in La donna nel Rinascimento meridionale, Atti del Convegno internazionale organizzato dall'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale, Roma 11-13 Nov. 2009, a cura di Marco Santoro, Pisa-Roma, Fabrizio Serra 2010, pp. 107–119;
  • Id., Il "De' sensi" e il "Del sentire" di Simone Porzio: due mss. ritrovati «Giornale critico della filosofia italiana», LXXXVII (LXXXIX), II, 2008, pp. 255–280;
  • Id., Simone Porzio. L'"Epistola" sul Monte Nuovo e l'inedito volgarizzamento di Stefano Breventano, «Archivio Storico per le Province Napoletane», CXXVI, 2008, pp. 107–135;
  • Id., Un bilancio storiografico: il caso Simone Porzio, «Bruniana & Campanelliana», XIV, 1, 2008, pp. 163–177;
  • Id., Tra ricerca empirica e osservazione scientifica: gli studi ittiologici di Simone Porzio, «Archives internationales d'histoire des sciences», LVII, n. 158, 2007, pp. 105–123
  • Id., Simone Porzio e il "De puella germanica": l’"inedia" mirabile di una fanciulla tedesca, «Studi filosofici», XXX, 2007, pp. 71–89.
  • «Pòrta (latinizz. Portius o Porcius, onde l'altro cognome con cui è noto, Pòrzio), Simone», la voce in Enciclopedie on line, sito "Treccani.it L'Enciclopedia italiana".

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN34519123 · ISNI (EN0000 0000 8113 2830 · SBN CFIV124199 · BAV 495/80586 · CERL cnp01336425 · LCCN (ENno92007458 · GND (DE128679891 · BNE (ESXX1745418 (data) · BNF (FRcb122825260 (data) · J9U (ENHE987007266604105171