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Shout at the Devil

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Shout at the Devil (disambigua).
Shout at the Devil
album in studio
ArtistaMötley Crüe
Pubblicazione26 settembre 1983
Durata34:55
Dischi1
Tracce11
GenereHeavy metal
Hair metal
Hard rock
Sleaze metal
EtichettaElektra
ProduttoreTom Werman
Registrazione1983, Cherokee Studios, Hollywood, California
FormatiLP, CD, MC
Certificazioni
Dischi d'oroAustralia (bandiera) Australia[1]
(vendite: 35 000+)
Dischi di platinoCanada (bandiera) Canada (3)[2]
(vendite: 300 000+)
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (4)[3]
(vendite: 4 000 000+)
Mötley Crüe - cronologia
Album precedente
(1981)
Album successivo
(1985)
Singoli
  1. Shout at the Devil
    Pubblicato: 1983
  2. Looks That Kill
    Pubblicato: 4 gennaio 1984
  3. Too Young to Fall in Love
    Pubblicato: 30 aprile 1984
Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic[4]

Shout at the Devil è il secondo album in studio del gruppo musicale statunitense Mötley Crüe, pubblicato il 26 settembre 1983 dalla Elektra Records.

Nel giugno del 2017 la rivista Rolling Stone ha collocato l'album alla quarantaquattresima posizione dei 100 migliori album metal di tutti i tempi.[5]

La copertina originale dell'album presentava un pentagramma rovesciato, da alcuni ritenuto un simbolo del diavolo

Questo è considerato da pubblico e critica l'album più metal della band con canzoni cariche di temi come il sesso, la droga, violenza e la ribellione giovanile. La band in questo periodo propone un look tipicamente glam con capelli cotonati e trucco pesante. Il titolo del disco e la prima copertina, raffigurante un pentacolo rovesciato, suscitarono le polemiche di gruppi cristiani e conservatori che accusarono la band di satanismo.[6]

Fu il primo vero successo del gruppo e raggiunse il diciassettesimo posto della Billboard 200.[7] I singoli Looks That Kill e Too Young to Fall in Love entrarono nella Billboard Hot 100,[7] mentre la titletrack Shout at the Devil si piazzò nella Mainstream Rock Songs,[7] una classifica riguardante le canzoni con maggiore messa in onda sulle principali stazioni radio rock statunitensi. L'album contiene anche una cover di Helter Skelter dei Beatles.

  1. In the Beginning – 1:13 (Geoff Workman)
  2. Shout at the Devil – 3:16 (Nikki Sixx)
  3. Looks That Kill – 4:07 (Sixx)
  4. Bastard – 2:54 (Sixx)
  5. God Bless the Children of the Beast – 1:33 (Mick Mars)
  6. Helter Skelter (cover dei Beatles) – 3:09 (Lennon-McCartney)
  7. Red Hot – 3:21 (Sixx, Mars, Vince Neil)
  8. Too Young to Fall in Love – 3:34 (Sixx)
  9. Knock 'Em Dead, Kid – 3:40 (Sixx, Neil)
  10. Ten Seconds to Love – 4:17 (Sixx, Neil)
  11. Danger – 3:51 (Sixx, Mars, Neil)

Tracce bonus edizione rimasterizzata (2003)

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  1. Shout at the Devil (demo) – 3:18 (Sixx)
  2. Looks That Kill (demo) – 5:06 (Sixx)
  3. Hotter Than Hell (demo) – 2:49 (Sixx)
  4. I Will Survive – 3:19 (Sixx, Mars)
  5. Too Young to Fall in Love (demo) – 3:03 (Sixx)

Altri musicisti

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Classifica (1983) Posizione
massima
Stati Uniti[7] 17
  1. ^ (EN) ARIA Charts - Accreditations - 1997 Albums, su aria.com.au, Australian Recording Industry Association. URL consultato il 25 giugno 2015.
  2. ^ (EN) Gold/Platinum, su musiccanada.com, Music Canada. URL consultato il 25 giugno 2015.
  3. ^ (EN) Mötley Crüe - Shout at the Devil – Gold & Platinum, su Recording Industry Association of America. URL consultato il 25 giugno 2015.
  4. ^ (EN) Barry Weber, Shout at the Devil, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 14 marzo 2015.
  5. ^ (EN) Christopher R. Weingarten, Tom Beaujour, Hank Shteamer, Kim Kelly, Steve Smith, Brittany Spanos, Suzy Exposito, Richard Bienstock, Kory Grow, Dan Epstein, J.D. Considine, Andy Greene, Rob Sheffield, Adrien Begrand, Ian Christe, The 100 Greatest Metal Albums of All Time, su rollingstone.com, Rolling Stone, 21 giugno 2017. URL consultato il 13 ottobre 2017.
  6. ^ (EN) Tom Jarriel, The Devil Worshippers, in 20/20, 16 maggio 1985.
  7. ^ a b c d (EN) 312021 – Chart history, su Billboard, Penske Media Corporation. URL consultato il 10 novembre 2016. Cliccare sulla freccia all'interno della casella nera per visualizzare la classifica desiderata.

Collegamenti esterni

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