Coordinate: 43°55′N 12°09′E

Sarsina

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Sarsina
comune
Sarsina – Stemma
Sarsina – Bandiera
Sarsina – Veduta
Sarsina – Veduta
Panoramica
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Forlì-Cesena
Amministrazione
SindacoEnrico Cangini (centro-destra) dall'11-6-2018 (2º mandato dal 15-5-2023)
Territorio
Coordinate43°55′N 12°09′E
Altitudine243 m s.l.m.
Superficie100,72 km²
Abitanti3 340[1] (31-8-2024)
Densità33,16 ab./km²
FrazioniCalbano, Castel d'Alfero, Citerno, Molinello, Monteriolo, Murginaglie, Pagno, Pieve di Rivoschio, Quarto, Ranchio, Rullato, San Martino, Sorbano, Tezzo, Tivo, Tomba, Turrito, Valbiano, Vetracchio
Comuni confinantiBagno di Romagna, Cesena, Civitella di Romagna, Mercato Saraceno, Sant'Agata Feltria (RN), Santa Sofia, Sogliano al Rubicone, Verghereto
Altre informazioni
Cod. postale47027
Prefisso0547
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT040044
Cod. catastaleI444
TargaFC
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 303 GG[3]
Nome abitantisarsinati
Patronosan Vicinio
Giorno festivo28 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Sarsina
Sarsina
Sarsina – Mappa
Sarsina – Mappa
Posizione del comune di Sarsina nella provincia di Forlì-Cesena
Sito istituzionale

Sarsina (Sèrsna in romagnolo[4]) è un comune italiano di 3 340 abitanti della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna. Fu patria del grande commediografo romano Plauto.

Geografia fisica

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Si trova nella valle del fiume Savio, nell'Appennino tosco-romagnolo; dista 32 km da Cesena e 50 km da Forlì.

La vetta più elevata all'interno del comune è il monte Facciano (935 m), nei pressi della frazione Quarto. Il territorio comunale è composto da una zona principale e da 2 exclave.

Il clima risente della lontananza dal mare, ed è temperato subcontinentale (secondo Mario Pinna), con una piovosità abbondante e regolare distribuita durante tutto il corso dell'anno. La temperatura media annua è di 15 °C. Il comune ricade nella Fascia Climatica E per i suoi 2303 gradi giorno.[5]

Sarsina Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 6913172227292925191177,317,328,318,317,8
T. media (°C) 4610141823252521169551424,315,314,7
T. min. media (°C) 136101418202017126221019,311,710,8
Precipitazioni (mm) 403851544854415962606859137153154190634
I resti dell'antico foro romano, la cui pavimentazione, in marmo di Verona, risale al I secolo d.C.

Sassina [6][7], il primo insediamento stabile nell'area (dove tuttora sorge la città), era abitato da popolazioni umbre presenti nella valle del Savio, giunte nel IV secolo a.C. Le tracce del nucleo urbano, adiacente all'attuale piazza Plauto, risalgono alla seconda metà del IV secolo a.C. e consistevano in modeste costruzioni in legno con annesse piccole botteghe artigianali. Sassina[8] fu sottomessa dai Romani nel 266 a.C., in seguito a due gravose campagne militari, che le conferirono lo status di civitas foederata (città alleata), concedendo quindi alla città una certa autonomia. A questo periodo risale la nascita di Tito Maccio Plauto, grande poeta e commediografo.

Nei decenni centrali del I secolo a.C. Sassina, divenuta un municipio romano integrato, venne riorganizzata sul piano urbanistico ed architettonico, con la dotazione inoltre di una cinta muraria. La città venne inserita in età augustea nella circoscrizione amministrativa della Regio VI Umbria. I Romani edificarono la necropoli nella valle dove scorre il fiume Savio, col tempo fu ricoperta dalle acque ma nella seconda metà del XX secolo ha iniziato a riemergere. I reperti sono stati classificati e oggi sono visibili nel Museo archeologico.
Durante l'età imperiale, fino al III secolo d.C., la cittadina si sviluppò ulteriormente, grazie anche ad una solida economia silvo-pastorale e ai suoi rapporti commerciali con il porto di Ravenna. La presenza nei testi sepolcrali di riferimenti alle corporazioni di fabri (artigiani), centonari (fabbricanti di stoffe), dendrophori (carpentieri) e muliones (mulattieri), testimoniano le varie attività produttive presenti.

Sarsina subì devastazioni verso la fine del III secolo, forse operate da popolazioni barbariche, come attestano segni di un incendio sui pavimenti di alcune abitazioni, a cui seguì un periodo di declino. Fra il III e il IV secolo a Sarsina fu nominato il primo vescovo, Vicinio, divenuto poi santo e protettore della città. Il periodo compreso tra il 409 e il 470 è segnato da ulteriori incursioni, forse riconducibili ai Visigoti e agli Eruli.

Nel 757 fu sottomessa all'Esarcato di Ravenna. Nel X secolo si ebbe la costruzione della cattedrale romanica, nucleo della città. Subì poi le diverse dominazioni degli Ordelaffi, dei Malatesta e dei Veneziani, mantenendo la sua importanza in quanto sede vescovile. Nella Descriptio provinciæ Romandiolæ del 1371 è citata come quasi in rovina.

Nel 1515 il vescovo Galeazzo Corbara, a motivo della desolazione socio-economica e dello spopolamento che avevano fortemente ridotto la vita cittadina, si accordò con i governanti del comune di Sansepolcro, nella parte fiorentina dell'Alta Valle del Tevere, per trasferire là la sede della diocesi, che avrebbe così preso la denominazione di Sansepolcro e Sarsina. Nonostante l'approvazione da parte di papa Leone X il progetto non ebbe esecuzione, probabilmente per il mancato sostegno della Repubblica fiorentina, che preferiva attribuire all'erigenda Diocesi di Sansepolcro l'intero territorio altotiberino[9].

Dal 1859 all'annessione al Regno d'Italia fece parte dello Stato pontificio. In quell'anno i sarsinati si considerarono parte della Repubblica Romana. Nel 1860 Luca Silvani, nativo di Sarsina, guidò una spedizione di cacciatori (corpo ausiliario) per annettere il Montefeltro al Regno d'Italia.

Nel 1944 una feroce rappresaglia nazista procurò alla città diversi morti e feriti, e l'incendio di numerosi edifici privati e pubblici. Nel 1965 ha incamerato i territori del vicino comune di Sorbano, soppresso.

Lo stemma è stato adottato nel 1965 all'epoca dell'unificazione con il Comune di Sorbano.[10] Sarsina è stata sin dall'antichità sede vescovile e ha come proprio emblema un'allegoria del Calvario ripresa da un antico sigillo.

«D'azzurro, alla croce latina d'oro, infissa sul sommo di un monte di tre cime all'italiana di verde, movente dalla punta; dalla base delle cime laterali fuoriescono due pianticelle arcuate, stelate e fogliate di verde, ognuna sbocciata in apice di un fiore dalla corolla a cinque petali d'argento, bottonata d'oro; l'insieme è sormontato da una testa di cherubino di carnagione, crinita d'oro con due ali spiegate d'argento.[11] Ornamenti esteriori da Città.»

Il gonfalone è un drappo partito di azzurro e di bianco.

Sarsina è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignita il 5 marzo 1958 della croce di guerra al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale[12]:

Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante la seconda guerra mondiale, dopo aver subito per lunghi mesi coercizioni, soprusi e violenze di ogni genere, intraprese la lotta contro l'occupante ed affrontò, sereno, il martirio delle rappresaglie. Caddero i suoi Figli migliori, ma la popolazione dolorante sopportò stoicamente la più dura tragedia ben meritando dalla Patria. Sarsina, maggio - settembre 1944»
— 5 marzo 1958

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture religiose

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Basilica di San Vicinio
Mosaico raffigurante San Vicinio

La basilica, concattedrale della diocesi di Cesena-Sarsina, fu eretta tra X e il XI secolo in stile romanico, su un edificio preesistente di epoca romana o paleocristiana. Essa è dedicata a colui che la devozione popolare ritiene il primo vescovo della chiesa sarsinate, Vicinio, che sarebbe vissuto fra III e IV secolo.

La tipica facciata romanica è solcata dai segni di rifacimenti ed aggiustamenti operati nel corso dei secoli. Sopra l'ingresso, nella lunetta, vi è un mosaico raffigurante il santo titolare con la mitria da vescovo e la catena miracolosa. Il campanile, di epoca tarda, venne restaurato nel XVIII secolo. L'interno della concattedrale è a tre navate a croce latina, separate da colonne, con soffitto a capriate; la navata centrale, più larga di quelle laterali, termina con l'abside. Nella navata sinistra si trovano il battistero, la tomba dell'ultimo vescovo residente di Sarsina, la cappella seicentesca della beata Vergine del Rosario e la cappella del Santissimo Sacramento. Nella navata opposta vi è la cappella di San Vicinio, il principale luogo di culto della concattedrale: qui vi sono le reliquie del santo e la catena miracolosa, appartenuta secondo la tradizione al Santo.

Pieve di Monteriolo

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Intitolata a San Cassiano viene menzionata già in un documento del 950. Nell'abside conserva affreschi quattrocenteschi, dove sono riconoscibili San Cassiano, San Vicinio, la Madonna con Bambino, Santa Caterina d’Alessandria e Sant’Ippolito; nel 2010 sono stati oggetto di un importante restauro.

  • Castello di Casalecchio
  • Museo diocesano d'arte sacra
  • Castello del Piano
    Abbazia di San Salvatore (Abbazia di Summano o anche detta Badia di Montalto)
  • Abbazia di San Salvatore o Abbazia di Summano (Montalto)

Piazza Plauto

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Piazza Plauto

La piazza principale di Sarsina, intitolata a Tito Maccio Plauto occupa il luogo dove in epoca romana sorgeva il foro, al centro della civitas, i cui resti, consistenti in tracce dell'antica pavimentazione a lastre in marmo di Verona, sono tuttora visibili dietro gli edifici sul lato settentrionale della piazza. L'attuale pavimentazione è realizzata in pietra alberese. Due statue di bronzo stanno a ricordare Plauto e rappresentano rispettivamente La Commedia dell'Arte (Arlecchino, Pulcinella, Colombina) e Pirgopolinìce, celeberrimo personaggio del Miles gloriosus.
Sul lato orientale del foro sorgeva un edificio, probabilmente di culto, i cui resti sono visibili da via Aurigemma. Alcuni reperti, principalmente elementi architettonici, sarcofagi, puteali, capitelli e resti delle tubature in piombo dell'acquedotto romano, sono conservati nel cortile del vescovado. Sul lato nord della piazza vi è una galleria che conduce ai resti del foro e di edifici del I secolo a.C.

Via Cesio Sabino

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Via Cesio Sabino

La strada, situata nel centro storico sarsinate, è intitolata a un'importante personalità locale vissuta intorno alla fine del I secolo, Cesio Sabino che, con la carica di magistrato edile, ornò Sarsina con edifici in pietra e marmo. Oggi la via accoglie numerose osterie e botteghe che conservano ancora le insegne a tempera sui muri. Collega il lato destro di Piazza Plauto con la strada statale 71. Lungo essa si trova il Museo Archeologico nazionale.

  • A circa 4 km dal centro abitato si trovano due palazzi rinascimentali. Uno del 1500, denominato Il Castello, perché costruito sulle fondazioni dell'antico Casaleci su un colle, e un secondo più a valle, denominato Il Piano, palazzo settecentesco, recentemente ristrutturato.
  • A 1 km da Sarsina, in località Calbano, sorge l'Arena Plautina, di realizzazione contemporanea, dove ogni anno si tengono recite classiche all'aperto.
  • Interessante è il Museo Archeologico Nazionale, fondato nel 1890, inizialmente come raccolta comunale, per opera dell'archeologo forlivese Antonio Santarelli.
  • Nei pressi dell'abitato è stato istituito il Parco delle marmitte dei giganti, una riserva naturale comprendente le marmitte dei giganti.

Evoluzione demografica

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I dati attestano che la popolazione, a fine 2020, era composta da 3 329 abitanti, tra cui 1 656 maschi e 1 673 femmine[13].

Abitanti censiti[14]

Etnie e minoranze straniere

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Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 268 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:

Sarsina fa parte della diocesi di Cesena-Sarsina, suffraganea dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia. La prima diocesi, solo di Sarsina, sarebbe stata fondata nel IV secolo e sarebbe stata guidata dal vescovo Vicinio, proclamato santo e patrono della città. Nel 1828, con la bolla Dominici gregis, la sede di Sarsina fu soppressa e unita a quella di Bertinoro. L'unione con Bertinoro fu poi revocata a causa delle difficoltà di comunicazione tra le due sedi attorno al 1872, quando Sarsina tornò ad avere un proprio vescovo. Venne infine unita il 30 settembre 1986 alla diocesi di Cesena, eretta nel I secolo, formando l'attuale circoscrizione ecclesiastica.

Tradizioni e folclore

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La tradizione afferma che san Vicinio, il primo vescovo della città, fosse un eremita ritiratosi su un monte che ancor oggi porta il suo nome (Monte san Vicinio, attualmente nel comune di Mercato Saraceno), per condurre una vita di preghiera e penitenza. Sempre secondo la tradizione, egli sarebbe stato indicato ai sarsinati come vescovo della loro città direttamente da Dio, e anche dopo la sua elezione avrebbe proseguito la vita eremitica. Come pratica penitenziale, il Santo soleva indossare un collare di ferro, a cui appendeva una pietra per appesantire il collo. L'oggetto in questione è costituito da due bracci uniti da un duplice snodo e terminanti con due anelli combacianti[15]. Secondo una ricerca scientifica operata[quando?] presso l'Università di Bologna[da chi?], la catena, di incerta origine, sarebbe da attribuire ad un'epoca contemporanea o precedente la vita del Santo. Oggi il collare viene usato per benedizioni. Per i credenti infatti, esso avrebbe effetto taumaturgico su chi è soggetto a possessioni diaboliche e sugli infermi. Si è solito dire che La Catena è la mano del Santo che con la sua potente intercessione presso Dio dona la grazia a tutti coloro che giungono fino al suo altare in devoto pellegrinaggio[16]. Gli esorcismi sono praticati all'interno della basilica da sacerdoti autorizzati dal vescovo. A San Vicinio è dedicata la festa che ricorre ogni anno il 28 agosto.

Per quanto riguarda l'artigianato, Sarsina è rinomata soprattutto per i laboratori di oreficeria e di gioielleria[17].

Ha sede nel comune di Sarsina la società calcistica A.S.D. Sarsinate 1966, militante in Seconda Categoria.

Amministrazione

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Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
12 giugno 1985 8 giugno 1990 Lorenzo Cappelli Democrazia Cristiana Sindaco [18]
8 giugno 1990 24 aprile 1995 Lorenzo Cappelli Democrazia Cristiana Sindaco [18]
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Lucio Cangini centrodestra Sindaco [18]
14 giugno 1999 14 giugno 2004 Lorenzo Cappelli Centro-destra Sindaco [18]
14 giugno 2004 8 giugno 2009 Lorenzo Cappelli centrodestra Sindaco [18]
8 giugno 2009 19 febbraio 2013 Malio Bartolini centrodestra Sindaco [18]
27 maggio 2013 24 ottobre 2017 Luigino Mengaccini centrodestra: Sarsina nostra Sindaco [18][19]
11 giugno 2018 in carica Enrico Cangini centrodestra: Sarsina nostra Sindaco [20]
  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Teresa Cappello e Carlo Tagliavini, Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani, Bologna, Pàtron, 1981, p. 525, SBN IT\ICCU\UMC\0979712.
  5. ^ Sarsina: Clima e Dati Geografici, su Comuni-Italiani.it. URL consultato il 7 ottobre 2017.
  6. ^ Dizionario di toponomastica, Torino, UTET, 1990, p. 714, ISBN 88-02-07228-0.
  7. ^ (DE) August Friedrich von Pauly, Paulys Real-Encyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, a cura di Georg Wissowa e Wilhelm Kroll, Stuttgart, J. B. Metzler, 1893, SBN IT\ICCU\MIL\0092602.
  8. ^ Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna, Sarsina antica, su comune.sarsina.fo.it. URL consultato il 10 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2010).
  9. ^ Cfr. A. Czortek e F. Chieli, La nascita di una diocesi nella Toscana di Leone X: Sansepolcro da Borgo a città, Roma, 2018.
  10. ^ Sarsina, su araldicacivica.it.
  11. ^ Blasonatura da Alessandro Savorelli, Gli stemmi dei comuni e delle province dell'Emilia-Romagna, illustrazioni di Marco Foppoli, Bologna, 2003, ISBN 978-8877943910.
  12. ^ Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare - Istituzioni Decorate di Croce di Guerra al Valor Militare Comune di Sarsina, su istitutonastroazzurro.it. URL consultato il 6 dicembre 2018.
  13. ^ Statistiche ISTAT. - dicembre 2020
  14. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  15. ^ Il collare di San Vicinio. La costituzione della catena. URL consultato il 3 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2017).
  16. ^ San Vicinio. Collare di San Vicinio (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2017).
  17. ^ Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 2, Roma, A.C.I., 1985, p. 4,6.
  18. ^ a b c d e f g http://amministratori.interno.it/
  19. ^ Colto da un malore improvviso, è morto il sindaco di Sarsina „Colto da un malore improvviso, è morto il sindaco di Sarsina“, in Cesenanews, 25 ottobre 2017.
  20. ^ Copia archiviata, su elezioni.interno.gov.it. URL consultato l'11 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2018).
  • Filippo Antonini, Delle antichità di Sarsina, presso Gioseffantonio Archi, 1769.
  • Vittorio Bassetti, Frammenti di storia medievale sarsinate estratti dai registri della Camera Apostolica (sec. XIV), «Studi Romagnoli», LIX (2008), pp. 317–326.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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