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Sahib Jamal Begum

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Sahib Jamal
Sahib Jamal con in braccio il figlio Parviz
Begum
In carica1586 –
25 giugno 1599
NascitaHerat
MorteLahore, 25 giugno 1599
SepolturaTomba di Sahib Jamal
Luogo di sepolturaLahore
DinastiaMoghul (matrimonio)
PadreKhwaja Hasan
Consorte diSalim Mirza (Jahangir)
(1586)
FigliParviz Mirza
Due figlie
ReligioneIslam

Sahib Jamal Begum (in persiano صاحب جمال‎; Herat, ... – Lahore, 25 giugno 1599) è stata una nobildonna afghana, che divenne una delle consorti del principe indiano Salim Mirza, che nel 1605, dopo la morte di Sahib Jamal, sarebbe divenuto il quarto imperatore Moghul, col nome di Jahangir.

Nacque a Herat, in Afghanistan, nella seconda metà del XVII secolo. Suo padre era Khwaja Hasan, un eminente figura religiosa di origini turche, che era stato consigliere spirituale dell'imperatore Moghul Akbar, nonché zio di uno dei suoi più importanti statisti, Zain Khan Koka[1][2][3]. Era nota come una donna bellissima, colta e istruita, dalle maniere perfette[3][4].

Sul finire del 1586, suo padre la diede in sposa al principe Salim, figlio maggiore di Akbar. In occasione delle nozze, venne ribattezzata Sahib Jamal ("Signora della bellezza"), nome con cui è nota, mentre a oggi il suo nome di nascita è ignoto[2][5]. Nel corso dei successivi otto anni, diede al marito un figlio, Parviz Mirza, nato nel 1589, e due figlie morte neonate[2][6][7].

Il rapporto con Salim s'incrinò nel 1596, quando lui s'infatuò di Khas Mahal, figlia di Zain Khan Koka e nipote di Sahib Jamal. Sahib cercò l'appoggio di Akbar per vietare il matrimonio e il suocero l'accontentò, non approvando che due donne strettamente imparentate fossero mogli dello stesso uomo, ma alla fine cedette alla caparbietà del figlio e il matrimonio fu celebrato nello stesso anno[8][9].

Mausoleo di Sahib Jamal, vista esterna
Sarcofago di Sahib Jamal

Sahib Jamal morì il 25 giugno 1599, a Lahore, e fu sepolta lì in un mausoleo a suo nome. Una popolare leggenda trasformò poi il suo mausoleo in quello della leggendaria concubina Anarkali, che sarebbe stata murata viva dopo aver avuto una relazione proibita con Salim mentre era la favorita di suo padre Akbar[10]. Il sarcofago interno è di marmo bianco, scolpito con i 99 nomi di Dio e un lungo epitaffio che parla dell'amore di Sahib Jamal per il marito, ed è considerato uno dei pezzi più belli della scultura Moghul[11][12].

Nel 1605, Salim salì al trono come nuovo imperatore, assumendo il nome di Jahangir[6].

Da suo marito, ebbe un figlio e due figlie:[2][6][7]

  • Parviz Mirza (1589 - 1626). Secondogenito maschio di Jahangir, fu giudicato non idoneo al trono a causa del suo carattere debole;
  • Una figlia (nata il 21 gennaio 1591). Nata dopo un travaglio di otto ore e mezza, sembrava sana alla nascita, ma morì prima che suo nonno Akbar potesse nominarla;
  • Una figlia (nata il 14 ottobre 1594). Morì neonata prima di poter ricevere un nome.
  1. ^ (EN) Mohammad Shujauddin e Razia Shujauddin, The Life and Times of Noor Jahan, Caravan Book House, 1967, p. 71.
  2. ^ a b c d (EN) Ellison Banks Findly, Nur Jahan, Empress of Mughal India, Oxford University Press, 1993, pp. 124-125, ISBN 978-0-19-507488-8.
  3. ^ a b Muni Lal, Jahangir, Vikas, 1983, p. 27-28, ISBN 978-0-7069-2271-4.
  4. ^ Kishori Saran Lal, The Mughal harem, 1. publ, Aditya Prakashan, 1988, p. 27, ISBN 978-81-85179-03-2.
  5. ^ (EN) Beni Prasad, History of Jahangir, Indian Press, Limited, 1940, p. 26.
  6. ^ a b c Lisa Balabanlilar, Imperial identity in the Mughal Empire: memory and dynastic politics in early modern South and Central Asia, collana Library of South Asian history and culture, I.B. Tauris ; distributed in the United States and Canada exclusively by Palgrave Macmillan, 2012, p. 10, ISBN 978-1-84885-726-1, OCLC 751754682.
  7. ^ a b H. Beveridge, The Akbarnama Of Abul Fazl Vol. 3, 1907, p. 883.
  8. ^ Purā-prakāśa: recent researches in epigraphy, numismatics, manuscriptology, Persian literature, art, architecture, archaeology, history and conservation: Dr. Z.A. Desai commemoration volume, Bharatiya Kala Prakashan, 2003, p. 281, ISBN 978-81-8090-007-5, OCLC ocm53400630.
  9. ^ (EN) H. Beveridge, Akbar Nama Of Abu-L-Fazl (In 3 Vols. Bound In Two), Low Price Publications, 2010, pp. 1058-1059, ISBN 978-81-7536-481-3.
  10. ^ (EN) From InpaperMagazine, Legend: Anarkali: myth, mystery and history, su DAWN.COM, 11 febbraio 2012.
  11. ^ Anarkali's Tomb, su web.archive.org, 25 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 25 agosto 2016).
  12. ^ (EN) Edward B. Eastwick, Handbook Of The Panjab, Western Rajputana, Kashmir, And Upper Sindh (1883), Kessinger Publishing, 2008-06, ISBN 978-1-4368-6599-9.
Controllo di autoritàVIAF (EN13444574 · CERL cnp00809301 · GND (DE131537350