Martin 156
Martin M-156 | |
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Descrizione | |
Tipo | idrovolante di linea |
Equipaggio | 8 |
Progettista | Glenn L. Martin |
Costruttore | Martin |
Data primo volo | 27 novembre 1937 |
Data entrata in servizio | gennaio 1938 |
Utilizzatore principale | Aeroflot |
Esemplari | 1 |
Sviluppato dal | Martin M-130 |
Dimensioni e pesi | |
Tavole prospettiche | |
Lunghezza | 27,61 m (90 ft 7 in) |
Apertura alare | 47,85 m (157 ft 0 in) |
Altezza | 8,03 m (26 ft 4 in) |
Superficie alare | 212,75 m² (2 290 ft²) |
Peso a vuoto | 13 468 kg (29 691 lb) |
Peso carico | 28 123 kg (62 000 lb) |
Passeggeri | 53 (max) |
Propulsione | |
Motore | 4 radiali Wright R-1820-G2 Cyclone |
Potenza | 850 hp (634 kW) ciascuno |
Prestazioni | |
Velocità max | 306 km/h (190 mph, 165 kt) |
Velocità di crociera | 251 km/h (156 mph, 135,5 kt) |
Autonomia | 3 879 km (2 410 mi, 2 094 nm) |
Quota di servizio | 4 724 m (15 500 ft) |
i dati sono estratti da The Glenn L. Martin Maryland Aviation Museum[1] | |
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Il Martin 156, citato anche come Martin M-156 nella bibliografia di settore e "Russian Clipper", "Moscow Clipper" o "Soviet Clipper" in quella giornalistica dell'epoca, era un idrovolante quadrimotore di linea a scafo centrale ed ala alta sviluppato dall'azienda statunitense Glenn L. Martin Company negli anni trenta.
Ideato per affiancare sulle rotte transoceaniche della Pan Am il precedente M-130, venne realizzato in unico esemplare costruito su richiesta dell'Unione Sovietica, riproponendone l'aspetto generale tranne per l'adozione di un'ala dalla maggiore apertura e di una coda dall'impennaggio bideriva.[2]
Storia del progetto
[modifica | modifica wikitesto]Nell'aprile 1936 il Consiglio del lavoro e della difesa sovietico (in caratteri cirillici Совет Труда и Обороны (CTO) CCCP), nell'ambito della decisione di acquistare materiale e tecnologia dagli Stati Uniti d'America, a causa della loro immediata necessità di disporre di grandi idrovolanti da affiancare ai più modesti Tupolev MTB-1 emise una richiesta per la fornitura di due esemplari, il Consolidated Model 28, meglio conosciuto con la designazione assegnatagli dall'US Navy PBY Catalina, ed un secondo, più grande, commissionato alla Glenn L. Martin Company basandosi sulle caratteristiche dell'M-130.[3]
Per la Martin fu l'occasione per recuperare le ingenti somme investite nello sviluppo degli M-130 e del Model 146, bombardiere proposto all'United States Army in sostituzione del B-10 ma che non riuscì a superare lo stadio di prototipo.[4]
Tecnica
[modifica | modifica wikitesto]Il Martin 156 riproponeva l'imponente aspetto, per l'epoca, del suo predecessore caratterizzato dalla costruzione interamente metallica, dalla configurazione a scafo centrale, dalla motorizzazione quadrimotore e dalla velatura monoplana.
Lo scafo, di costruzione interamente metallica, comprendeva la cabina di pilotaggio posizionata davanti all'ala ed uno scompartimento passeggeri da 53 posti a sedere. Ai lati dello scafo erano presenti due sponson che avevano tra le altre cose, la funzione di equilibratori mentre il velivolo era sulla superficie dell'acqua. Posteriormente terminava in un impennaggio "a T" dotato di doppia deriva, con gli elementi verticali posizionati alle estremità dell'unico piano orizzontale.
L'ala, montata alta, era collegata allo scafo ed agli sponson tramite una coppia di robuste aste di controvento per lato ed integrava sul bordo di attacco le quattro gondole che racchiudevano gli altrettanti motori.
L'impianto propulsivo era affidato a quattro Wright R-1820-G2 Cyclone, dei motori radiali a 9 cilindri posti su una singola fila e raffreddati ad aria, dotati di riduttore epicicloidale, in grado di sviluppare una potenza di 850 hp (634 kW) ciascuno[1] ed abbinati ad eliche tripala.
L'equipaggio normalmente previsto era composto da otto membri, capitano, secondo pilota, due ufficiali di volo, due ingegneri di volo (Engineering Officer, Assistant Engineering Officer), operatore radio e assistente di volo.[1]
Utilizzatori
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Martin Aircraft Specifications: Clippers (PDF), su The Glenn L. Martin Maryland Aviation Museum, http://www.marylandaviationmuseum.org/index.html, 1998. URL consultato il 14 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2010).
- ^ Flying Clippers Archiviato il 6 aprile 2010 in Internet Archive..
- ^ (RU) Martin M-156 Russian Clipper, su Уголок неба, http://www.airwar.ru. URL consultato il 14 ottobre 2012.
- ^ (EN) Martin Models 156 and 163, su The Glenn L. Martin Maryland Aviation Museum, http://www.marylandaviationmuseum.org/index.html, 2010. URL consultato il 14 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2012).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) The Illustrated Encyclopedia of Aircraft (Part Work 1982-1985), Orbis Publishing.
- (EN) Gene Banning, Pan Am's Clippers, Vol.1, AIRtime Publishingt, 2003, pp. 152-167, ISBN 1-880588-65-X.
- (EN) R.E.G. Davies, PAN AM - An airline and its aircraft, Hamlyn Publ. Group, 1987, pp. 38.
- (EN) Kenneth Munson, Flying-boats and Seaplanes since 1910 (Blandford Colour Series: The Pocket Encyclopedia of World Aircraft in Colour), London, Blandford Press, 1971, ISBN 0-7137-0537-X.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Martin 156
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Martin Models 156 and 163, su The Glenn L. Martin Maryland Aviation Museum, http://www.marylandaviationmuseum.org/index.html, 2010. URL consultato il 14 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2012).
- (RU) Martin M-156 Russian Clipper, su Уголок неба, http://www.airwar.ru. URL consultato il 14 ottobre 2012.