Maroso
Maroso è un moto ondoso del mare molto intenso. Spesso si trova al plurale marosi ed associato alla parola tempesta. Colloquialmente è chiamato cavallone.
Nella nautica è presente nella scala di Beaufort al numero 10 ed è identificato come "Onde molto alte sormontate da creste (marosi) molto lunghe", con vento intorno ai 100 km/h e onde alte circa 9 metri.
Senso figurato
[modifica | modifica wikitesto]Generalmente indica in senso figurato le difficoltà che si possono incontrare in qualsiasi impresa.
Esempi:
«Noi siamo il pesce davanti alla cascata, siamo l'insetto in gabbia. Siamo il relitto in balia dei marosi, il khakkara del teschio, un violento torrente di forza, la balena che lo ingoia. Noi siamo il toro a cinque corna, noi siamo il mostro che soffia fuoco, un bambino che grida piangendo. Aah, noi siamo avvelenati dalla luce della luna.»
«Vi è un naviglio, un naviglio famoso./Vien da New York: il suo nome è «Io so»./Parlate pure ai vostri velieri:/«La svelta rondine», «I corvi neri»;/ma il bel naviglio che ha nome «Io so»/è il più forte contr'ogni maroso./Ora «Io so» galleggia sul Mersey,/pronto a viaggiare sui mari diversi;/e quando lontano sarà, ognuno saprà»
«Sfuggito ai marosi, vedo di nuovo la donnola[1]»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Si tratta di una gaffe risalente al 408 a.C.: il celebre attore ateniese Egeloco, che impersonava Oreste, durante la rappresentazione della tragedia di Euripide pronunciò γαλῆν (donnola) in luogo di γαλην' (apocope di γαληνά, bonaccia). L'episodio fu poi citato da vari poeti comici, tra cui Aristofane (nei versi citati tratti dalle Rane), Strattide (frr. 1 e 63 Kassel-Austin) e Sannirione (fr. 8 Kassel-Austin).
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