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Mail.com

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Mail.com
sito web
Logo
Logo
URLmail.com
Tipo di sitoposta elettronica
LinguaMultilingue (tranne in lingua tedesca)
Scopo di lucro
ProprietarioUnited Internet
Lancio1995

Mail.com è un portale web e un provider di servizi di posta elettronica di proprietà della società 1&1 Mail & Media Inc, facente parte del gruppo United Internet.[1][2]

Mail.com è uno dei più vecchi provider di posta elettronica al mondo: venne fondato nel 1995 come Vanity Mail Services da Gerald Gorman, un investitore finanziario della banca Donaldson, Lufkin & Jenrette, e da Gary Millin, al tempo studente della Harvard Business School.[3][4]

Essi investirono molte risorse per registrare e pubblicizzare oltre 500 nomi di dominio (come world.com, usa.com, india.com, europe.com, asia.com, doctor.com, scientist.com e lawyer.com) a fini speculativi. Ad esempio nel 1999 i domini kosher.com, london.com, e england.com vennero venduti per due milioni di sterline.[2][4]

Nel 2010 mail.com è stato acquistato dal gruppo tedesco United Internet, uno dei maggiori provider di servizi internet europei, mantenendo in funzione gli indirizzi email esistenti.[3]

Una delle principali caratteristiche di mail.com è la possibilità di registrare il proprio indirizzo di posta elettronica scegliendo tra circa 200 nomi di dominio diversi, ottenendo indirizzi come xxx@elvisfan.com o xxx@doctor.com.[2][3]

Un'altra caratteristica è il fatto che non viene richiesto un numero di telefono al momento della registrazione di un nuovo indirizzo email. Questo permette di utilizzare il servizio anche a coloro che non possiedono un numero di telefono o che non vogliono comunicarlo.

  1. ^ Mail.com Media Sells Mail.com To United Internet Group, su techcrunch.com.
  2. ^ a b c The Four Best Free Email Services, su howtogeek.com. URL consultato il 3 settembre 2020 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2017).
  3. ^ a b c mail.com's anniversary, su mail.com.
  4. ^ a b The Man Squatting on Millions of Dollars Worth of Domain Names, su vice.com.

Collegamenti esterni

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