Macchia mongolica
Una macchia mongolica, conosciuta anche come "macchia blu della Mongolia", è quella che in dermatologia si definisce come "melanocitosi dermica congenita in regione lombo-sacrale", ovvero una particolare voglia congenita con un tipico colorito bluastro.
La lesione, benigna, si presenta con bordi ondulati e di forma irregolare, piatta, con diametri che possono superare i 10 cm. La regione interessata comprende generalmente le regioni lombari e sacrali, raggiungendo la parte alta delle natiche e l'apice del solco intergluteo. Casi che interessino gli arti o altre regioni cutanee risultano assai rari; se presente al volto invece prende il nome di forma aberrante. Il colore più comune è l'azzurro, anche se possono esserci macchie di colore grigio-blu, nero-blu o marrone scuro.
Il nome è stato dato dal medico tedesco Erwin Bälz[1]. Oltre a essere molto comune tra gli abitanti della Mongolia (oltre il 90% della popolazione) è anche estremamente diffusa tra gli asiatici orientali, i polinesiani, i nativi americani, e gli africani orientali[2].
La macchia compare alla nascita o nei primi mesi di vita per scomparire di norma dai tre ai cinque anni dopo la nascita e quasi sempre con la pubertà. Ne esistono forme persistenti che non vanno incontro ad autoregressione.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Hironao Numabe, About Mongolian Spot, su tokyo-med.ac.jp, Tokyo Medical University. URL consultato il 15 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2008).
- ^ Mongolian blue spots, in health-cares.net. URL consultato il 15 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 19 gennaio 2017).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Divya Gupta e Devinder Mohan Thappa, Mongolian spots, in Indian J Dermatol Venereol Leprol, vol. 79, n. 4, 5 giugno 2013, pp. 469-478, DOI:10.4103/0378-6323.113074, PMID 23760316.
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