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Mattei (famiglia)

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Mattei
Scaccato d'argento e d'azzurro di otto file alla banda d'oro attraversante sul tutto. Scaccato d'argento e d'azzurro di otto file alla banda d'oro attraversante sul tutto; col capo dello stesso caricato di un'aquila di nero coronata del campo.
(Mattei di Giove)
Stato Stato Pontificio
Regno di Napoli
Casata di derivazionePapareschi
Titoli
FondatoreMatteo Papareschi
Data di fondazioneXIII secolo
Data di estinzione24 luglio 1833
Confluita in
EtniaItaliana
Rami cadetti
  • Mattei di Giove
  • Mattei Orsini di Paganica
  • Mattei di Paganica
  • Mattei di Pescaria
  • Mattei di Sant'Angelo
  • Mattei di Trastevere
Stemma della famiglia Mattei nelle decorazioni del soffitto del salone di Palazzo Mattei Caetani

La famiglia Mattei è stata una famiglia nobile italiana, appartenente alla nobiltà romana.

Appartenente al più antico nucleo del patriziato romano e già imparentata con i Conti di Tuscolo e gli Stefaneschi, si ritiene che discenda dai Papareschi (origine rivendicata dai Mattei stessi),[1][2] che estendevano le loro radici con un Johannes de Papa prima del X secolo e il cui vasto gruppo parentale comprendeva le famiglie trasteverine dei De Cardinale, dei Romani e dei Venturini e probabilmente anche quella dei Normanni.[3] Vantano nella famiglia di origine i cardinali Cinzio, Gregorio, Guido e Pietro Papareschi; e con il cognome Mattei ben otto cardinali, oltre al cardinale Gregorio che divenne papa Innocenzo II. Altri tuttavia ne farebbero derivare la discendenza dalla famiglia di papa Gregorio IX, che è quella dei Conti di Segni, derivante a sua volta da quella dei Conti di Tuscolo.[4] Di essa Onofrio Panvinio diceva: «Matthaeiorum gentis Transtiberinae inter Romanas primariae ante quingentos annos diversorum sub appellatione nominum illustria monumenta exstant» («esistono illustri monumenti della famiglia trasteverina dei Mattei, una delle più importanti famiglie romane, nota con vari nomi da cinquecento anni»).[5]

Usava portare uno stemma scaccato d'argento e d'azzurro alla banda d'oro attraversante. L'aquila al capo fu aggiunta nel ramo di Giove in seguito al matrimonio di Asdrubale Mattei con Costanza Gonzaga, avvenuto nel 1595.[6] Questo stemma venne tuttavia rapidamente adottato anche dagli altri rami della famiglia.

La famiglia, che per mezzo dei Papareschi aveva posseduto feudi nei dintorni di Cerveteri, oltre alle signorie di Civita Castellana e Montalto nel XII secolo,[7] continuò a possederne di propri dal XVI secolo, oltre ad ampie estensioni lungo la via Portuense suburbana, e ancora, sul finire del XVIII secolo, secondo il Catasto annonario dell'Agro romano, possedeva la tenuta della Casetta per un'estensione di 650 rubbi, pari a circa 1 170 ha, e quella di Campo Salino o Ponte Galera di 284 rubbi, pari a circa 511 ha.[A 1]

I primi Mattei, forse discendenti da un Matteo Papareschi, costruirono il loro palazzetto, ancora visibile con il loro stemma con lo scudo scaccato con la banda, prospiciente la Piazza in Piscinula, nei pressi degli argini del Tevere, in prossimità del Ponte Cestio sull'Isola Tiberina. Il luogo in passato era noto anche come Capocroce dei Mattei: inoltre nella vicina chiesa di San Benedetto in Piscinula è conservata la più antica sepoltura della famiglia. Il palazzetto aveva una funzione di controllo, perché la gens Mattheia detenne sin dal 1271 e fino alla sua estinzione, la carica di "Guardiano perpetuo dei ponti e delle ripe dell'alma città di Roma in Sede Apostolica vacante", che imponeva, ogniqualvolta moriva un papa, di reclutare cento uomini dai loro possedimenti, vestirli di uniforme rossa (da cui il nome di soldati rossi) e armarli al fine di custodire la Porta Portese, che dava accesso diretto sul lato del Vaticano, e il porto fluviale (ripa) di Ripa Grande, oltre a tenere sotto controllo il transito su tutti i ponti di Roma anche esigendone un pedaggio.[5][8]

Già saldamente presenti con il nobile Pietro, figlio di Giacomo, durante la metà del XIV secolo tra gli esercenti dei diritti di pesca nello stagnum maius di Maccarese, come concessionari del vescovo di Porto ed eredi dei Guidoni e dei Papareschi,[9] sin dagli anni del papato di Bonifacio IX, la famiglia, con il testamento di Jacobello Mattei, figlio di Renzo, era documentata proprietaria dei feudi di Oricona, Pantanello e Polverella e di metà di quelli di Castiglione e San Giorgio. Successivamente il ramo della famiglia che rimase a Trastevere si estinse negli Annibaldi della Molara che dettero il nome alla ora scomparsa piazzetta antistante la loro residenza prospiciente l'attuale Piazza in Piscinula.[10]

Nel maggio del 1434 Giovanni Mattei di Sant'Angelo fu uno dei sette nobili detti da Stefano Infessura "i sette signori per la libertà" che destituirono papa Eugenio IV per instaurare su istigazione dei Colonna, dei quali ne furono tradizionali alleati, la "repubblica romana".[11]

Tra XIV e il XV secolo altri rami della famiglia con Giacomo di Matteo e suo figlio Ludovico, grazie ad un'intensa attività mercantile e creditizia,[A 2] si erano trasferiti nel rione Sant'Angelo su un ampio comprensorio che prese il nome di Insula Mattheorum,[4] compreso dalla loro piazza omonima con la famosa fontana delle Tartarughe, via Paganica, via delle Botteghe Oscure, via Michelangelo Caetani e via dei Funari:[12] tutti gli immobili compresi in questi luoghi appartenevano ai vari rami della casata. L'attività edilizia della famiglia è altresì testimoniata dalla costruzione del palazzo costruito verso la fine del XVI secolo su una preesistente vigna di loro proprietà, all'angolo delle Quattro Fontane, dopo che papa Sisto V fece passare di lì l'attuale via omonima all'incrocio con via del Quirinale, ora noto come Palazzo Mattei-Albani-Del Drago.

Stemma della famiglia Canonici Mattei a Ferrara nel Palazzo Canonici Mattei

Noti per le violente lotte intestine alla famiglia[13] e da sempre aderenti al papato, raggiunsero la massima potenza e ricchezza agli inizi del XVI secolo, dimostrate sia dall'elevato numero dei membri della famiglia nel censo della città di Roma[A 3], fatto poco prima del sacco dei Lanzichenecchi del 1527, esercitarono il Conservatorato della città a partire da Giacomo, vissuto nel XV secolo, che per ben tre volte ricoprì tale carica.[14] Esponente di spicco della famiglia in questo periodo era il noto collezionista d'arte Ciriaco Mattei, che fece costruire la Villa Celimontana e che, insieme a suo fratello Asdrubale, creò una delle più famose e importanti raccolte artistiche della città, nota come collezione Mattei. La famiglia aveva cappelle gentilizie nelle chiese di San Francesco a Ripa, Santa Maria della Consolazione e Santa Maria in Aracoeli.

Tra i feudi che possedettero, oltre a quello di Paganica, acquistato con Onna e Tempera dai De Torres all'inizio del Seicento, su cui successivamente conseguirono il titolo di duca,[A 4] ebbero Rocca Sinibalda acquistata nel 1600 da Giuliano Cesarini dai fratelli Asdrubale e Ciriaco Mattei,[A 5] e Giove, acquistato dagli stessi da Mario Farnese nel 1597 per 65 000 scudi e che passò poi per eredità alla famiglia Antici. Il ramo dei duchi di Giove della famiglia, che nel 1719 nella persona di Alessandro Mattei, ebbe da papa Clemente XI il riconoscimento della dignità di "principe di primo rango",[15][16] abitarono l'omonimo palazzo, eretto su disegno di Carlo Maderno all'angolo tra via Caetani e via dei Funari; nel XIX secolo vi abitò Giacomo Leopardi come nipote della principessa Antici Mattei, mentre gli edifici più antichi sono quelli prospicienti la piazza omonima.

Negli ultimi anni dell'Ottocento la famiglia subì notevoli tracolli immobiliari nei vari rami per via della dedizione al gioco d'azzardo, tant'è che in città si diffuse l'adagio «un quattro un cinque un sei perse il palazzo il duca Mattei».[17]

La famiglia si estinse nel 1801 con Filippo Mattei, ultimo duca di Giove, che trasmise i titoli e i beni alla figlia Caterina, andata in sposa a Giovanni Battista Canonici. Dall'unione nacque la famiglia Canonici Mattei.[4][18]

Albero genealogico

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Lo stesso argomento in dettaglio: Tavole genealogiche della famiglia Mattei.
 Linea originaria
XIII secolo-1473
 
   
 Mattei di Pescaria
1473-1624
confluiti in Mattei di Giove
Mattei di Trastevere
1473-1640
estinti
Mattei di Sant'Angelo
1420-1530 ca.
confluiti in Mattei di Trastevere
 
  
Mattei di Giove
1597-1801
confluiti in Antici e Canonici
Mattei di Paganica
1490-1688
confluiti in Savelli
 
 
 Mattei Orsini di Paganica
1580 ca.-1715
confluiti in Conti e Santacroce

Membri principali

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Asdrubale Mattei in un dipinto della scuola del Caravaggio
Ludovico II Mattei in un ritratto di Federico Zuccari

Ecclesiastici

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Galleria d'immagini

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Annotazioni
  1. ^ Per gran parte dei secoli XVI e XVII possedettero le tenute di Cortecchia, Vaccarese e Villa San Giorgio, che cedettero alla famiglia Pallavicini, quando furono identificate tutte con il solo toponimo di Maccarese, per un totale di 1 700 rubbi, pari ad oltre 3 000 ha.
  2. ^ Durante la metà del XV secolo la famiglia deteneva il monopolio pressoché assoluto del mercato del bestiame per importi delle transazioni. Si veda Ivana Ait, in Mercanti e allevamento a Roma fra tardo-medioevo e prima età moderna.
  3. ^ Al rione di Sant'Angelo, al nucleo familiare di Ciriaco Mattei erano attribuite 199 bocche e a quello dello zio Pietro Antonio 200; per fare un confronto, alla famiglia di Minico de Maximis, considerato il più ricco di Roma (Francesco Guicciardini, Della storia d'Italia, libro XVIII, cap. VIII), figlio di Pietro, nel rione Parione erano attribuite 160 bocche e a quella del cardinale Farnese nel rione Regola 300. Cfr. (EN) Egmont Lee, Descriptio Urbis. The Roman Census of 1527, Roma, 1985., p.119
  4. ^ Il ducato di Paganica venne ceduto nel 1788 alla famiglia Di Costanzo da Faustina Mattei.
  5. ^ Rivenduta nel 1678 ai Lante della Rovere con Antuni e Belmonte.
Riferimenti
  1. ^ Tale ascendenza è descritta in due iscrizioni, una sul frontespizio e l'altra su una lapide all'interno dell'abbazia dei SS. Vincenzo e Anastasio che recita: memoriæ fabii mathei domicelli romani baronis paganicæ antiqvissimo ex genere anicio et paparesco..., cfr. Alfonso Barbiero, Storia dell'abbazia delle Tre Fontane dal 1140 al 1950, a cura di Massimo Pautrier, 2010 [1958], p. 319.
  2. ^ Marco Vendittelli, Famiglia Papareschi, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 81, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015.
  3. ^ Sandro Carocci, Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e nel primo Trecento, Roma, 1993, pp. 30-31.
  4. ^ a b c Giuseppe Marchetti Longhi.
  5. ^ a b Mario Tosi, La società romana dalla feudalità al patriziato (1816-1853), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1968, pp. 55-56, ISBN 978-8884987143.
  6. ^ Stemma dei Mattei, su bibliotecaestense.beniculturali.it.
  7. ^ Ludovico Antonio Muratori, Antiquitates italicæ medii ævi, vol. 2, 1738, coll. 810-814.
  8. ^ Raffaella Bonsignori, Fiume Bojaccia: delitti e misteri romani sul Tevere, Bibliotheka Edizioni, 2015, ISBN 978-88-6934-045-1.
  9. ^ Marco Vendittelli, Diritti ed impianti di pesca degli enti ecclesiastici romani tra X e XIII secolo, pp. 420-421.
  10. ^ Pasquale Adinolfi, Roma nell'età di mezzo. Rione Trastevere, pp. 72-74.
  11. ^ Stefano Infessura, Diaria rerum romanarum (PDF), a cura di Oreste Tommasini, Roma, 1890, p. 32.
  12. ^ Insula Mattei.
  13. ^ Camillo Massimo, Memorie storiche della Chiesa di San Benedetto in Piscinula nel Rione Trastevere, Roma, 1864, pp. 103-104.
  14. ^ Claudio De Dominicis, Membri del Senato della Roma pontificia. Senatori, conservatori, caporioni e loro priori e lista d'oro delle famiglie dirigenti (secc. X-XIX), Roma, Fondazione Marco Besso, 2009, p. 36.
  15. ^ Giuseppe de Novaes, Elementi della storia de' Sommi Pontefici da S. Pietro sino al felicemente regnante Pio Papa VII ed alla santità sua dedicati per l'uso de' giovani studiosi, vol. 11, p. 267.
  16. ^ Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. 1, p. 400.
  17. ^ Palazzo Mattei e la sua fontana, su associazionecoolture.com.
  18. ^ Canonici Mattei, su siusa.archivi.beniculturali.it.
  • Biagio Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, così napoletane, come forastiere, Napoli, 1691.
  • Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 4, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1875.
  • Francesco Zazzera, Della nobiltà dell'Italia, Napoli, 1615.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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