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Lev L'vovič Tolstoj

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Lev L'vovič Tolstoj

Lev L'vovič Tolstoj, noto anche come L'vov (Jasnaja Poljana, 20 maggio 1869Skon, 18 ottobre 1945), è stato uno scrittore ed artista russo, figlio di Lev Tolstoj e Sof'ja Bers.

Quarto di tredici figli, il padre lo definiva, già in tenera età, «grazioso, furbo, mentalmente vivace, gentile. Tutto ciò che indossa sembra confezionato su misura. Imita quello che gli altri fanno, molto bene, con abilità».[1] Entusiasta tolstoiano in gioventù, si allontanò progressivamente da tale orientamento di pensiero.[2] La sorella maggiore Tat'jana scriverà in merito:

«Di tutti noi chi in un certo momento si è maggiormente avvicinato a nostro padre, per separarsene in seguito più nettamente degli altri, è stato mio fratello Lev. Ci fu un tempo in cui non metteva nulla al di sopra dei principi paterni. "Lev ha delle cose da dirmi," scrive mio padre in una lettera, "sa esprimerle, e in modo tale che sento quanto mi è caro, quanto mi sono cari i suoi interessi e quanto bene sa ciò che mi interessa e desidera conoscerlo di più".[3]»

Dopo il liceo, s'iscrisse alla facoltà di Medicina dell'Università di Mosca, nonostante le perplessità del padre. Spiegherà: «Io volevo diventare medico per fare del bene agli uomini. Tolstoj considerava i medici la casta più ripugnante della nostra società».[4]

Nel 1891 e nei due anni successivi, la famiglia Tolstoj si mobilitò in aiuto delle popolazioni della Russia centrale colpite dalla carestia. Lev junior, pur essendo ancora uno studente, volle partecipare in prima persona ai soccorsi nella provincia di Samara, ma si ammalò di tifo e dovette restare ricoverato per più di due anni.[5] Continuò poi a soffrire di una nevrosi accompagnata da debolezza generale, che scomparve solo nel 1896,[6] quando in Svezia sposò Dora Westerlund, figlia del medico che lo guarì, dalla quale ebbe dieci figli.[2] Egli attribuì al tolstoismo la causa della propria malattia:

Lev con Dora Westerlund nel 1896
Tre generazioni: Lev Nikolàevič Tolstoj col figlio Lev e il nipote Pala

«Ho conosciuto personalmente gli effetti degli errori del pensiero di mio padre. Ho pagato a caro prezzo questa prova ed è per questo che sento il dovere di dirlo. La verità che rivelo mi è più cara di qualsiasi altra cosa. [...] Personalmente ritengo che sia stato soprattutto il contatto con la vita e la civiltà europea ad avermi guarito definitivamente dal tolstoismo e quindi dalla mia lunga malattia. Ho incominciato a guardare il mondo da un altro punto di vista, il mio punto di vista e, grazie a questo, la mia personalità si è formata rafforzando contemporaneamente la mia salute. Il mio matrimonio, di cui mio padre fu molto lieto, fu la seconda causa. Fu in Svezia che ritrovai la salute [...] dopo la mia lunga malattia tolstoiana.[7]»

Nel 1900 si stabilì a San Pietroburgo, dove scrisse commedie, articoli e opere di narrativa.[8] Nel suo racconto più famoso, Il preludio di Chopin (1898), polemizzò con la Sonata a Kreutzer del padre, opponendo alla dottrina della castità assoluta l'ideale del matrimonio precoce.[9] Lev senior, da parte sua, definì l'opera del figlio come «stupida e priva di talento»[10] e – dopo aver scritto il suo ultimo testamento, in cui cedeva al pubblico dominio tutti i diritti d'autore – annotò nel diario:

«Non si possono privare milioni di persone di cose che possono, forse, essere utili per il loro stato morale [...]; anche se c'è solo una minima probabilità che i miei scritti siano necessari a qualcuno, non si può dunque privarlo di questo nutrimento spirituale perché [...] Leone possa continuare i suoi scarabocchi.[11]»

Poco prima di firmare il testamento, il padre aveva avuto con lui aspre discussioni (il figlio era intervenuto nelle liti fra i genitori per assumere le difese della madre),[12] scrivendo nel diario:

«Sono vivo per miracolo. Notte spaventosa. Fino alle quattro del mattino. Il più orribile di tutti fu mio figlio Leone, m'insultava come si fa con un ragazzino e mi ordinava di andare nel giardino a cercare Sofia.[13]»

Oltre che scrittore e pubblicista, Lev junior fu anche scultore, ritrattista e musicista, componendo melodie popolari che negli anni a venire avrebbero continuato ad essere cantate a Jasnaja Poljana.[2]

Emigrò e visse negli Stati Uniti, in Italia, in Francia e in Svezia,[14] dove morì a Skon.[15] Utilizzò lo pseudonimo di «L'vov».[15] Pubblicò due libri di ricordi: La verità su mio padre (scritto in francese e pubblicato a Parigi nel 1923)[2] e Leone Tolstoj visto da suo figlio.[14]

  1. ^ Lev Tolstoj (lettera del 1873), citato in T. Tolstoj, p. 114.
  2. ^ a b c d M. Albertini, Introduzione, in L. L. Tolstoj, La verità su mio padre, pp. 5-6.
  3. ^ T. Tolstoj, p. 251.
  4. ^ L. L. Tolstoj, La verità su mio padre, p. 104.
  5. ^ S. Tolstaja, pp. 180-181.
  6. ^ L. L. Tolstoj, La verità su mio padre, p. 105.
  7. ^ L. L. Tolstoj, La verità su mio padre, pp. 104 e 107.
  8. ^ L. L. Tolstoj, La verità su mio padre, p. 108.
  9. ^ L. L. Tolstoj, Il preludio di Chopin, premessa, pp. 3-4.
  10. ^ M. Albertini, Note, in L. L. Tolstoj, La verità su mio padre, p. 142.
  11. ^ Lev Tolstoj (29 luglio 1910), citato in V. Lebrun, p. 161.
  12. ^ T. Tolstoj, p. 267; A. Cavallari, p. 47.
  13. ^ Lev Tolstoj (giugno-luglio 1910), citato in V. Lebrun, p. 160.
  14. ^ a b T. Tolstoj, p. 60.
  15. ^ a b I. Sibaldi, p. CXXI.
Lev L'vovič scolpisce un busto del padre
  • Victor Lebrun, Devoto a Tolstoj, traduzione di Dino Naldini, Milano, Lerici Editori, 1963, ISBN non esistente.
  • Tatiana Tolstoj, Anni con mio padre, traduzione di Roberto Rebora, Milano, Garzanti, 1978, ISBN non esistente.
  • Alberto Cavallari, La fuga di Tolstoj, Torino, Einaudi, 1986, ISBN 88-06-59385-4.
  • Lev L'vovič Tolstoj, La verità su mio padre, traduzione di Marta Albertini, Milano, Archinto, 2004, ISBN 88-7768-378-3..
  • Igor Sibaldi, Cronologia, in Lev Tolstoj, Tutti i racconti, volume primo, collana I Meridiani Collezione, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2005, ISBN 88-04-55275-1.
  • Sof'ja Tolstaja, Breve autobiografia della contessa Sof'ja Andreevna Tolstaja, in Amore colpevole, traduzione di Nadia Cicognini, La Tartaruga edizioni, Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2009, ISBN 978-88-7738-476-8.
  • Lev L'vovič Tolstoj, Il preludio di Chopin, traduzione di Miriam Capaldo, collana ASCE, Roma, Editori Riuniti, 2010, ISBN 978-88-359-9015-4..

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